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Roberto Fontana – Cerco Casa degli Specchi con Vita Interiore
La mostra riunisce una selezione di autoritratti realizzati tra il 2006 e il 2016. In essi, Fontana si ritrae di fronte ad uno specchio che diviene suo alter ego deformato con il quale riflette in cerca di vista e vita interiori, come evocato dal titolo ideato come un annuncio immobiliare.
Comunicato stampa
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La mostra riunisce un’accurata selezione di autoritratti dell’artista palermitano, realizzati tra il 2006 e il 2016. In essi, infatti, Roberto Fontana si ritrae spesso di fronte ad uno specchio mentre la sua immagine duplica o triplica se stessa, frammentandosi.
Lo specchio diviene, quindi, una sorta di alter ego deformato con il quale dialogare e riflettere alla ricerca di una vita (e di una vista) interiore di conforto, proprio come evoca il titolo dell’esposizione, simpaticamente strutturato come un annuncio immobiliare. La duplicazione di se, enfatizzata dalle sue più recenti e peculiari tele doppie, genera la frantumazione di uno specchio identitario da ricomporre come pezzi acuminati e sofferti di un puzzle.
Viviamo una quotidianità selfie-sminuente, di asocialità social e di estemporanei momenti di celebrità vacua, di non sense immaginifici e di nonlieux innocui. Viviamo il trionfo dell’apparire ad ogni costo che ci rende manichini di cera per il puro godimento altrui, che ci squaglia alla prima giornata di sole. E Roberto Fontana somatizza lo spaesamento e la spersonalizzazione dello spirito contemporaneo da proiettarli vigorosamente sulle sue tele di grande formato, dalle quali affiorano volti emaciati, smorfie addolorate e corpi in agonia. E come per i virtuosismi ottici con gli specchi convessi di Escher, nell’artista palermitano a prevalere sono la deformazione dei corpi e dei volti, spesso piegati in contorsioni urlate, l’apertura oltre la tela che pervade il visitatore e lo stravolge con sensazioni forti, il ribaltamento della destra con la sinistra, che è anche un’estraniazione dalla propria immagine che coesiste con un paradossale autoriconoscimento.
L’unico bagliore di speranza è rappresentato dal suo riflesso speculare, mediante il quale nutre i suoi equilibri interiori, in cui proietta le sue aspirazioni e con cui confronta i suoi turbamenti. Lo specchio è lo strumento col quale ama di più dialogare in cerca risposte, di conferme e di fuga. “Dipingere, per me, è nutrimento, è ritrovare l’equilibrio” ha confessato Fontana e proiettarsi nei suoi autoritratti è una confessione intima ed interiorizzata in cerca di una sua personalissima vista pacificata.
Come ha in proposito scritto Lacan, lo specchio è un “campo immaginario”, un luogo diverso dal nostro “subconscio”, dove ognuno di noi colloca le aspirazioni accantonate per “mediare” con il prossimo. E Roberto Fontana, un anti Narciso del Terzo Millennio, non cerca, specchiandosi, l’amplesso con il suo adorato doppio, ma anela di bypassare il suo volto, di trapassare il suo sguardo e trovare la sua pace in un’epoca storica di sovvertimento di valori e di terremoti virtuali.
Lo specchio diviene, quindi, una sorta di alter ego deformato con il quale dialogare e riflettere alla ricerca di una vita (e di una vista) interiore di conforto, proprio come evoca il titolo dell’esposizione, simpaticamente strutturato come un annuncio immobiliare. La duplicazione di se, enfatizzata dalle sue più recenti e peculiari tele doppie, genera la frantumazione di uno specchio identitario da ricomporre come pezzi acuminati e sofferti di un puzzle.
Viviamo una quotidianità selfie-sminuente, di asocialità social e di estemporanei momenti di celebrità vacua, di non sense immaginifici e di nonlieux innocui. Viviamo il trionfo dell’apparire ad ogni costo che ci rende manichini di cera per il puro godimento altrui, che ci squaglia alla prima giornata di sole. E Roberto Fontana somatizza lo spaesamento e la spersonalizzazione dello spirito contemporaneo da proiettarli vigorosamente sulle sue tele di grande formato, dalle quali affiorano volti emaciati, smorfie addolorate e corpi in agonia. E come per i virtuosismi ottici con gli specchi convessi di Escher, nell’artista palermitano a prevalere sono la deformazione dei corpi e dei volti, spesso piegati in contorsioni urlate, l’apertura oltre la tela che pervade il visitatore e lo stravolge con sensazioni forti, il ribaltamento della destra con la sinistra, che è anche un’estraniazione dalla propria immagine che coesiste con un paradossale autoriconoscimento.
L’unico bagliore di speranza è rappresentato dal suo riflesso speculare, mediante il quale nutre i suoi equilibri interiori, in cui proietta le sue aspirazioni e con cui confronta i suoi turbamenti. Lo specchio è lo strumento col quale ama di più dialogare in cerca risposte, di conferme e di fuga. “Dipingere, per me, è nutrimento, è ritrovare l’equilibrio” ha confessato Fontana e proiettarsi nei suoi autoritratti è una confessione intima ed interiorizzata in cerca di una sua personalissima vista pacificata.
Come ha in proposito scritto Lacan, lo specchio è un “campo immaginario”, un luogo diverso dal nostro “subconscio”, dove ognuno di noi colloca le aspirazioni accantonate per “mediare” con il prossimo. E Roberto Fontana, un anti Narciso del Terzo Millennio, non cerca, specchiandosi, l’amplesso con il suo adorato doppio, ma anela di bypassare il suo volto, di trapassare il suo sguardo e trovare la sua pace in un’epoca storica di sovvertimento di valori e di terremoti virtuali.
17
marzo 2016
Roberto Fontana – Cerco Casa degli Specchi con Vita Interiore
Dal 17 al 25 marzo 2016
arte contemporanea
Location
PANORMITANIA SERVICE
Palermo, Via Francesco Lo Jacono, 10, (Palermo)
Palermo, Via Francesco Lo Jacono, 10, (Palermo)
Orario di apertura
da lunedì a sabato ore 16,30-19,30
Vernissage
17 Marzo 2016, ore 18,30
Autore
Curatore