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Roberto Panichi – Destrutturazioni. La persistenza della forma
Sull’ossimoro “destrutturazione-persistenza” riposa l’esperienza pittorica di Roberto Panichi. È questo il filo rosso che occorrerà dipanare attraversando i dipinti esposti in Sala d’Armi
Comunicato stampa
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Panichi, oltre che pittore, è uomo di lettere, studioso e critico d’arte. Conosce bene, quindi, il significato delle parole. Sa che il titolo che ha voluto dare alla sua mostra suona come un ossimoro. Da una parte la “destrutturazione” e cioè la caduta delle strutture portanti, lo scheletro delle cose che si scioglie nei suoi elementi compositivi, la riconoscibilità dell’immagine che si sfrangia e si offusca; dall’altra la “persistenza”, la lunga durata, l’insopprimibile vitalità della forma. È dunque – il termine “persistenza” – la pervicace affermazione di un principio che contraddice il processo destrutturante. Sull’ossimoro “destrutturazione-persistenza” riposa l’esperienza pittorica di Roberto Panichi. È questo il filo rosso che occorrerà dipanare attraversando i dipinti esposti in Sala d’Armi.
ANTONIO PAOLUCCI
La poesia di Panichi viene depositata, con estrema naturalezza, nella sua pittura. Gli stereotipi perdono vigore. Quando dipinge paesaggi urbani, ad esempio, le città smarriscono ogni traccia di persistente oleografia. Le linee si fanno sghembe, traiettorie inusitate si sostituiscono alle severe architetture di ponti e palazzi storici, e non per un facile gioco intellettuale, ma perché la visione dell’artista è tesa ad altri scopi, che quelli puramente descrittivi. Così, nei ritratti femminili, egli sfugge ai rischi di omaggi superficiali alla bellezza della donna, e perlustra sentieri poco battuti, riportando echi di incontri, memorie, esperienze. Ricordo con emozione il ciclo delle sue Matrone, nel quale le donne affioravano come apparizioni oniriche, portatrici di nostalgia, risvegliatrici del desiderio, fonti di eleganza fittizia, rivelatrici del mistero.
STEFANO DE ROSA
ANTONIO PAOLUCCI
La poesia di Panichi viene depositata, con estrema naturalezza, nella sua pittura. Gli stereotipi perdono vigore. Quando dipinge paesaggi urbani, ad esempio, le città smarriscono ogni traccia di persistente oleografia. Le linee si fanno sghembe, traiettorie inusitate si sostituiscono alle severe architetture di ponti e palazzi storici, e non per un facile gioco intellettuale, ma perché la visione dell’artista è tesa ad altri scopi, che quelli puramente descrittivi. Così, nei ritratti femminili, egli sfugge ai rischi di omaggi superficiali alla bellezza della donna, e perlustra sentieri poco battuti, riportando echi di incontri, memorie, esperienze. Ricordo con emozione il ciclo delle sue Matrone, nel quale le donne affioravano come apparizioni oniriche, portatrici di nostalgia, risvegliatrici del desiderio, fonti di eleganza fittizia, rivelatrici del mistero.
STEFANO DE ROSA
19
giugno 2009
Roberto Panichi – Destrutturazioni. La persistenza della forma
Dal 19 giugno al 12 luglio 2009
arte contemporanea
Location
PALAZZO VECCHIO
Firenze, Piazza Della Signoria, (Firenze)
Firenze, Piazza Della Signoria, (Firenze)
Orario di apertura
Tutti i giorni 10.30-19.30
Vernissage
19 Giugno 2009, ore 17.30
Editore
POLISTAMPA
Ufficio stampa
EVENTI PAGLIAI
Autore
Curatore