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Roberto Roda – Reload. Fotografie d’affezione 1972-2008
L’haiku è una forma di poesia giapponese dove un attimo di vita diventa verso. Le immagini che Roberto Roda presenta nella mostra Reload sono pensate come degli haiku visivi: immagini volutamente piccole, minimaliste, ove il ricordo diventa immagine
Comunicato stampa
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Si inaugura sabato 6 settembre 2008 alle ore 17.00 a Ponte Ronca di Zola Predosa nel Museo di Ca’ la Ghironda, Sala delle colonne, la mostra di Roberto Roda “RELOAD. Fotografie d’affezione 1972-2008”.
La mostra
L’haiku è una forma di poesia giapponese dove un attimo di vita diventa verso. Le immagini che Roberto Roda presenta nella mostra Reload sono pensate come degli haiku visivi: immagini volutamente piccole, minimaliste, ove il ricordo diventa immagine.
La mostra Reload presenta una serie di immagini d’affezione scattate dalla metà degli anni settanta ad oggi, ma tuttavia non è una retrospettiva in senso stretto. L’autore, non si compiace del già fatto ma cerca, piuttosto, di riattivare (riavvolgere e ricaricare) i fili della memoria, da cui il titolo.
Roda trae le foto dai suoi archivi per rileggerle a distanza di anni, utilizzando una macchina fotografica digitale o la fotocamera di un telefonino. Seguendo nuove e aggiornate istintività l’occhio fotografico digitale non “riproduce” l’immagine originale, ma la riscrive da angolazioni inconsuete, sfuocando alcuni particolari, accentuandone altri, deformando più o meno impercettibilmente forme e prospettive. Il linguaggio fotografico si adegua ai meccanismi della memoria e si comporta in modo analogo perché, con lo scorrere dell’ esistenza, i ricordi tendono solitamente a sfumare tranne alcuni che invece sembrano capaci di attivare il processo opposto: certi episodi di vita, infatti, inspiegabilmente ingigantiscono e vanno ad assumere maggiore considerazione di quanto avessero mai ricevuto al momento del loro accadere. Roda configura così nuove immagini che mantengono con le foto primigenie un rapporto di disomogenea infedeltà.
Roberto Roda allestisce “Reload” appendendo in parete piccole ma profonde cornici, quasi delle cassettine di legno, a suggerire l’idea di piccole stanze dove, nella parete di fondo, si aprono finestre che lasciano scorgere luoghi, persone, cose. Si vedono paesaggi di insolita quotidianità, nudi femminili imprevedibili, inaspettate forme oggettuali. Sono immagini eleganti, in cui il visitatore può scorgere, magari col dubbio di essersi sbagliato, personaggi qui inattesi, come l’attrice Selen, la musicista Tying Tiffany, la pianista e percussionista Daniela Taglioni, l’artista e fotografa Distemper, il critico d’arte Isabella Falbo tutte compartecipi al pari delle fotomodelle Monica Baraldi, Silvia Gamberini, Loredana Mendicovich, Aurora Pavani, Debora Pelatti delle inusuali progettualità visive del fotografo. Qua e là, emergono improvvise visioni di oggetti fascinosi e inconsueti che rimandano a sodalizi artistici rilevanti come quello che ha visto Roda collaborare e interagire reiteratamente con lo sloveno Oskar Kogoj, maestro dell’industrial design internazionale e indiscusso caposcuola mondiale del Nature Design.
L’autore
Roberto Roda, etnografo, fotografo e artista, è nato nel 1953 a Ferrara, ove vive e lavora come ricercatore presso il Centro Etnografico del Comune di Ferrara. Coordina l’Osservatorio Nazionale sulla Fotografia. Ha profuso nella fotografia un impegno articolato. Come etnofotografo ha firmato importanti ricerche sul campo, come fotografo del territorio ha realizzato innovativi censimenti e rilievi di beni paesaggistici, architettonici, urbanistici, come antropologo visuale ha prodotto saggi di metodologia fotografica applicata alle scienze umane, come storico e critico della fotografia ha pubblicato studi e curato rilevanti eventi espositivi. Questa intensa attività “scientifica” non ha limitato l’impegno che lo stesso autore ha profuso nella fotografia creativa e nella ricerca artistica, un impegno che ha preso l’avvio nel lontano 1972 e si è poi intensificato dopo le prime mostre del 1975. Roda ha progressivamente sviluppato una qualificata attività espositiva realizzando, nel corso di oltre 35 anni, unicamente progetti a tema ospitati da prestigiose gallerie private e musei pubblici in Italia e altrove (Francia, Slovenia, Stati Uniti, ecc). Nel 2008 è stato fra i 33 fotografi internazionali invitati ai Rencontres Photographiques di Saint Geniez d’Olt.
Il catalogo
La mostra Reload è accompagnata dal volume omonimo pubblicato dall’Editoriale Sometti di Mantova (formato 27x20 cm, 128 pp, 55 ill., prezzo di copertina € 18,00) che non solo raccoglie le immagini della la mostra, ma fa il punto sulla complessa, intensa e per molti versi insolita vicenda artistica e professionale di Roda. Ha scritto Gianni Cerioli, critico de “Il Resto del Carlino” che “sono da leggere con attenzione le ultime sei pagine del libro ove sotto una generica denominazione di “ringraziamenti” rivelano il profilo di un atipico professionista dell’immagine. Nel testo Roda dichiara di dove proviene questa passione, chi sono stati i suoi maestri e gli attori del suo sodalizio con la fotografia, ne puntualizza le specificità tecniche, culturali, artistiche e, soprattutto, le molte sollecitazioni agli approdi verso altre discipline. Una fotografia, insomma, percepita a tutto campo come adozione di punti di vista diversi, pronti a cogliere la complessità del mondo nello spazio dell’inquadratura”.
La mostra
L’haiku è una forma di poesia giapponese dove un attimo di vita diventa verso. Le immagini che Roberto Roda presenta nella mostra Reload sono pensate come degli haiku visivi: immagini volutamente piccole, minimaliste, ove il ricordo diventa immagine.
La mostra Reload presenta una serie di immagini d’affezione scattate dalla metà degli anni settanta ad oggi, ma tuttavia non è una retrospettiva in senso stretto. L’autore, non si compiace del già fatto ma cerca, piuttosto, di riattivare (riavvolgere e ricaricare) i fili della memoria, da cui il titolo.
Roda trae le foto dai suoi archivi per rileggerle a distanza di anni, utilizzando una macchina fotografica digitale o la fotocamera di un telefonino. Seguendo nuove e aggiornate istintività l’occhio fotografico digitale non “riproduce” l’immagine originale, ma la riscrive da angolazioni inconsuete, sfuocando alcuni particolari, accentuandone altri, deformando più o meno impercettibilmente forme e prospettive. Il linguaggio fotografico si adegua ai meccanismi della memoria e si comporta in modo analogo perché, con lo scorrere dell’ esistenza, i ricordi tendono solitamente a sfumare tranne alcuni che invece sembrano capaci di attivare il processo opposto: certi episodi di vita, infatti, inspiegabilmente ingigantiscono e vanno ad assumere maggiore considerazione di quanto avessero mai ricevuto al momento del loro accadere. Roda configura così nuove immagini che mantengono con le foto primigenie un rapporto di disomogenea infedeltà.
Roberto Roda allestisce “Reload” appendendo in parete piccole ma profonde cornici, quasi delle cassettine di legno, a suggerire l’idea di piccole stanze dove, nella parete di fondo, si aprono finestre che lasciano scorgere luoghi, persone, cose. Si vedono paesaggi di insolita quotidianità, nudi femminili imprevedibili, inaspettate forme oggettuali. Sono immagini eleganti, in cui il visitatore può scorgere, magari col dubbio di essersi sbagliato, personaggi qui inattesi, come l’attrice Selen, la musicista Tying Tiffany, la pianista e percussionista Daniela Taglioni, l’artista e fotografa Distemper, il critico d’arte Isabella Falbo tutte compartecipi al pari delle fotomodelle Monica Baraldi, Silvia Gamberini, Loredana Mendicovich, Aurora Pavani, Debora Pelatti delle inusuali progettualità visive del fotografo. Qua e là, emergono improvvise visioni di oggetti fascinosi e inconsueti che rimandano a sodalizi artistici rilevanti come quello che ha visto Roda collaborare e interagire reiteratamente con lo sloveno Oskar Kogoj, maestro dell’industrial design internazionale e indiscusso caposcuola mondiale del Nature Design.
L’autore
Roberto Roda, etnografo, fotografo e artista, è nato nel 1953 a Ferrara, ove vive e lavora come ricercatore presso il Centro Etnografico del Comune di Ferrara. Coordina l’Osservatorio Nazionale sulla Fotografia. Ha profuso nella fotografia un impegno articolato. Come etnofotografo ha firmato importanti ricerche sul campo, come fotografo del territorio ha realizzato innovativi censimenti e rilievi di beni paesaggistici, architettonici, urbanistici, come antropologo visuale ha prodotto saggi di metodologia fotografica applicata alle scienze umane, come storico e critico della fotografia ha pubblicato studi e curato rilevanti eventi espositivi. Questa intensa attività “scientifica” non ha limitato l’impegno che lo stesso autore ha profuso nella fotografia creativa e nella ricerca artistica, un impegno che ha preso l’avvio nel lontano 1972 e si è poi intensificato dopo le prime mostre del 1975. Roda ha progressivamente sviluppato una qualificata attività espositiva realizzando, nel corso di oltre 35 anni, unicamente progetti a tema ospitati da prestigiose gallerie private e musei pubblici in Italia e altrove (Francia, Slovenia, Stati Uniti, ecc). Nel 2008 è stato fra i 33 fotografi internazionali invitati ai Rencontres Photographiques di Saint Geniez d’Olt.
Il catalogo
La mostra Reload è accompagnata dal volume omonimo pubblicato dall’Editoriale Sometti di Mantova (formato 27x20 cm, 128 pp, 55 ill., prezzo di copertina € 18,00) che non solo raccoglie le immagini della la mostra, ma fa il punto sulla complessa, intensa e per molti versi insolita vicenda artistica e professionale di Roda. Ha scritto Gianni Cerioli, critico de “Il Resto del Carlino” che “sono da leggere con attenzione le ultime sei pagine del libro ove sotto una generica denominazione di “ringraziamenti” rivelano il profilo di un atipico professionista dell’immagine. Nel testo Roda dichiara di dove proviene questa passione, chi sono stati i suoi maestri e gli attori del suo sodalizio con la fotografia, ne puntualizza le specificità tecniche, culturali, artistiche e, soprattutto, le molte sollecitazioni agli approdi verso altre discipline. Una fotografia, insomma, percepita a tutto campo come adozione di punti di vista diversi, pronti a cogliere la complessità del mondo nello spazio dell’inquadratura”.
06
settembre 2008
Roberto Roda – Reload. Fotografie d’affezione 1972-2008
Dal 06 al 21 settembre 2008
fotografia
Location
FONDAZIONE DI CA’ LA GHIRONDA – MUSEO DI ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA
Zola Predosa, Via Leonardo Da Vinci, 19, (Bologna)
Zola Predosa, Via Leonardo Da Vinci, 19, (Bologna)
Orario di apertura
sabato-domenica 10.00-12.00 / 15.00-18.00 gli altri giorni, previo appuntamento (lunedì chiuso)
Vernissage
6 Settembre 2008, ore 17
Autore
Curatore