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Roberto Travan / Paolo Siccardi – Arma il prossimo tuo. Storie di uomini, conflitti, religioni
Centodieci scatti realizzati dai fotoreporter Roberto Travan e Paolo Siccardi in conflitti spesso lontani dai riflettori dell’informazione: le vittime nei campi di battaglia, i villaggi depredati, i profughi in fuga. Ne emerge un aspetto sinora poco raccontato: la fede in Dio.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Repubblica Centrafricana, Sud Sudan, Kosovo, Siria, Afghanistan, Israele, Ucraina:
sono solo alcuni dei luoghi del mondo devastati negli anni più recenti e ancora oggi da guerre.
Magari scoppiate per motivi diversi (politici, economici, etnici), ma tutte accomunate da una sottile
linea rossa, non sempre visibile, capace però di alimentare conflitti che per questo paiono non poter
finire: la religione, il dovere di combattere in nome di Dio.
Nasce da qui Arma il prossimo tuo. Storie di uomini, conflitti, religioni. Una mostra fotografica che
racconta le testimonianze raccolte nelle trincee, nelle chiese e nelle moschee distrutte, tra le
popolazioni ridotte in miseria e disperazione. Una ricerca che Roberto Travan, autore del progetto,
ha realizzato con Paolo Siccardi. I due fotoreporter hanno selezionato tra le centinaia di fotografie
scattate in conflitti sovente lontani dai riflettori dell'informazione: le vittime nei campi di battaglia, i
villaggi depredati, i profughi in fuga. Ne emerge un aspetto sinora poco raccontato: la fede in Dio.
La mostra è organizzata dal Museo Nazionale del Risorgimento Italiano, in collaborazione con il
Consiglio regionale del Piemonte, con il supporto di Fujifilm Italia.
Centodieci scatti che catturano l’attenzione e generano forti emozioni. A condurre il visitatore le
parole del giornalista Domenico Quirico: “Queste foto sono lampi di crudo dolore. La guerra e i segni
di dio: piccoli e grandi, pendagli e lapidi, chiese e moschee, segni tracciati sui muri e scritte che
gridano dio come documentano queste fotografie strazianti che grondano ancora dolore. La fede
ottiene dall'essere umano ciò che nessun'altra dottrina ha mai ottenuto. Nel bene e nel male”.
Il progetto vuole dunque fare emergere i modi in cui la fede viene vissuta nelle zone teatro di
conflitti. Si tratta di un’idea originale che sfrutta appieno il potere delle immagini rispetto ad altri
mezzi di comunicazione. Il linguaggio scelto infatti è quello della fotografia di reportage, genere che
coniuga ricerca personale e rigore giornalistico e garantisce una narrazione omogenea e profonda, in
linea con la tradizione del fotogiornalismo di guerra.
L’esposizione è suddivisa in quattro macro aree:
Balcani (Bosnia, Serbia, Kosovo, Albania)
Europa e Caucaso (Ucraina, Nagorno-Karabakh)
Medio Oriente (Afghanistan, Iraq, Cisgiordania, Golan, Siria, Israele)
Africa (Repubblica Centrafricana, Sud Sudan)
Luoghi in cui si continua a pregare. E a uccidere – e morire – in nome di Dio
La mostra si realizza grazie al sostegno di Fujifilm Italia. “Questa iniziativa rientra in un ampio
progetto di diffusione della cultura fotografica e documentaristica, di cui siamo promotori da anni,
con iniziative che facciano riscoprire a un pubblico sempre più vasto l’importanza dell’immagine, sia
come mezzo espressivo sia come linguaggio artistico, affermandola come pratica sociale - afferma
Guglielmo Allogisi, EI General Manager Fujifilm Italia, e conclude - Abbiamo poi riconosciuto nel
Museo Nazionale del Risorgimento la giusta cornice per esporre il momento storico che stiamo
vivendo; il Museo, con i suoi spazi aulici e una nuova vocazione all’apertura e alla contaminazione di
stili e generi, è divenuto parte stessa del contenuto narrativo.” La cultura fotografica vista dunque
non solo come mezzo espressivo, ma anche come pratica sociale e linguaggio artistico.
“Dopo la pittura, la musica, l’arte contemporanea e il cinema, era giunto il momento di ospitare al
Museo Nazionale del Risorgimento anche la fotografia - dichiara il direttore Ferruccio Martinotti -
Lo facciamo con una mostra coraggiosa che idealmente fa dialogare la contemporaneità con gli scatti
realizzati da James Robertson sui campi di battaglia durante la guerra di Crimea tra il 1855 e il 1856
ed esposti nelle nostre sale, uno dei primi esempi di foto reportage di guerra giunti sino a noi.”
Arma il prossimo tuo sarà aperta al pubblico dal 1 marzo al 1 maggio 2018.
__________________________________________________________________________
Roberto Travan
Giornalista professionista e fotografo indipendente si è specializzato in reportage di guerra e sociale.
Ha seguito il conflitto in Afghanistan "embedded" con la missione militare ISAF a Kabul, Herat e
Shindand. In Kosovo - al seguito del contingente Nato KFOR - ha documentato le tensioni etniche tra
la comunità serba e quella albanese. Nella Repubblica Centrafricana - dilaniata dalla lotta tra
cristiani anti Balaka e musulmani Séléka scoppiata nel 2013 - ha raccontato l'emergenza umanitaria e
l’intervento della missione militare internazionale EUFOR Rca. Dal 2015 segue gli scontri tra le forze
ucraine e gli indipendentisti filorussi per il controllo del Donbass: nel 2017 era ad Avdiivka nei giorni
del drammatico assedio alla città, costato decine di vittime. Nel 2015 ha realizzato il primo di due
servizi fotografici sul conflitto in Nagorno-Karabakh, la piccola Repubblica caucasica che nel 1992 ha
dichiarato l’indipendenza dall’Azerbaigian. Ha inoltre seguito le proteste popolari in Armenia e in
Tunisia. In Israele ha recentemente documentato la vita quotidiana degli ebrei ortodossi a
Gerusalemme. I suoi reportage sono stati pubblicati principalmente da La Stampa- giornale in cui
lavora dal 1989 - e tradotti in diverse lingue.
Nel 2017 ha fondato il collettivo fotografico Walkabout-Ph
Paolo Siccardi
Giornalista e photoreporter free-lance, è autore di diversi libri e mostre fotografiche: dal 2000
collabora con il settore Esteri del settimanale Famiglia Cristiana.
Inizia il percorso professionale negli Anni 80, alla fine degli “Anni di Piombo”, documentando a
Torino i primi processi per terrorismo e le lotte operaie. Tra i suoi lavori più significativi quello sul
conflitto in Afghanistan, dall'occupazione sovietica nel 1986 fino alla missione ISAF nel 2009.
Nel 1987 segue la rivoluzione Sandinista contro i guerriglieri Contras. È in Giordania il 17 gennaio,
giorno in cui scoppia la Prima Guerra del Golfo. Per dieci anni documenta i conflitti nell’ex-Jugoslavia
e i cambiamenti geo-politici nell’area balcanica. È poi la volta del Medio Oriente, la Siria e l’Alto
Golan al confine con Israele. In Africa realizza alcuni servizi sui conflitti e le emergenze umanitarie in
Senegal, Costa d’Avorio, Benin, Togo e Sud Sudan. Nel 2012 è in Siria durante l'assedio di Aleppo.
Due anni dopo ha iniziato a documentare l’esodo delle popolazioni in fuga verso l'Europa. Dal 2015
segue il conflitto ucraino del Donbass.
I suoi reportage, prevalentemente a carattere sociale, sono stati pubblicati dalle più importanti
testate giornalistiche: il Venerdì di Repubblica, Time International, Der Spiegel, Geo Japan, The
Guardian, Courrier International.
sono solo alcuni dei luoghi del mondo devastati negli anni più recenti e ancora oggi da guerre.
Magari scoppiate per motivi diversi (politici, economici, etnici), ma tutte accomunate da una sottile
linea rossa, non sempre visibile, capace però di alimentare conflitti che per questo paiono non poter
finire: la religione, il dovere di combattere in nome di Dio.
Nasce da qui Arma il prossimo tuo. Storie di uomini, conflitti, religioni. Una mostra fotografica che
racconta le testimonianze raccolte nelle trincee, nelle chiese e nelle moschee distrutte, tra le
popolazioni ridotte in miseria e disperazione. Una ricerca che Roberto Travan, autore del progetto,
ha realizzato con Paolo Siccardi. I due fotoreporter hanno selezionato tra le centinaia di fotografie
scattate in conflitti sovente lontani dai riflettori dell'informazione: le vittime nei campi di battaglia, i
villaggi depredati, i profughi in fuga. Ne emerge un aspetto sinora poco raccontato: la fede in Dio.
La mostra è organizzata dal Museo Nazionale del Risorgimento Italiano, in collaborazione con il
Consiglio regionale del Piemonte, con il supporto di Fujifilm Italia.
Centodieci scatti che catturano l’attenzione e generano forti emozioni. A condurre il visitatore le
parole del giornalista Domenico Quirico: “Queste foto sono lampi di crudo dolore. La guerra e i segni
di dio: piccoli e grandi, pendagli e lapidi, chiese e moschee, segni tracciati sui muri e scritte che
gridano dio come documentano queste fotografie strazianti che grondano ancora dolore. La fede
ottiene dall'essere umano ciò che nessun'altra dottrina ha mai ottenuto. Nel bene e nel male”.
Il progetto vuole dunque fare emergere i modi in cui la fede viene vissuta nelle zone teatro di
conflitti. Si tratta di un’idea originale che sfrutta appieno il potere delle immagini rispetto ad altri
mezzi di comunicazione. Il linguaggio scelto infatti è quello della fotografia di reportage, genere che
coniuga ricerca personale e rigore giornalistico e garantisce una narrazione omogenea e profonda, in
linea con la tradizione del fotogiornalismo di guerra.
L’esposizione è suddivisa in quattro macro aree:
Balcani (Bosnia, Serbia, Kosovo, Albania)
Europa e Caucaso (Ucraina, Nagorno-Karabakh)
Medio Oriente (Afghanistan, Iraq, Cisgiordania, Golan, Siria, Israele)
Africa (Repubblica Centrafricana, Sud Sudan)
Luoghi in cui si continua a pregare. E a uccidere – e morire – in nome di Dio
La mostra si realizza grazie al sostegno di Fujifilm Italia. “Questa iniziativa rientra in un ampio
progetto di diffusione della cultura fotografica e documentaristica, di cui siamo promotori da anni,
con iniziative che facciano riscoprire a un pubblico sempre più vasto l’importanza dell’immagine, sia
come mezzo espressivo sia come linguaggio artistico, affermandola come pratica sociale - afferma
Guglielmo Allogisi, EI General Manager Fujifilm Italia, e conclude - Abbiamo poi riconosciuto nel
Museo Nazionale del Risorgimento la giusta cornice per esporre il momento storico che stiamo
vivendo; il Museo, con i suoi spazi aulici e una nuova vocazione all’apertura e alla contaminazione di
stili e generi, è divenuto parte stessa del contenuto narrativo.” La cultura fotografica vista dunque
non solo come mezzo espressivo, ma anche come pratica sociale e linguaggio artistico.
“Dopo la pittura, la musica, l’arte contemporanea e il cinema, era giunto il momento di ospitare al
Museo Nazionale del Risorgimento anche la fotografia - dichiara il direttore Ferruccio Martinotti -
Lo facciamo con una mostra coraggiosa che idealmente fa dialogare la contemporaneità con gli scatti
realizzati da James Robertson sui campi di battaglia durante la guerra di Crimea tra il 1855 e il 1856
ed esposti nelle nostre sale, uno dei primi esempi di foto reportage di guerra giunti sino a noi.”
Arma il prossimo tuo sarà aperta al pubblico dal 1 marzo al 1 maggio 2018.
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Roberto Travan
Giornalista professionista e fotografo indipendente si è specializzato in reportage di guerra e sociale.
Ha seguito il conflitto in Afghanistan "embedded" con la missione militare ISAF a Kabul, Herat e
Shindand. In Kosovo - al seguito del contingente Nato KFOR - ha documentato le tensioni etniche tra
la comunità serba e quella albanese. Nella Repubblica Centrafricana - dilaniata dalla lotta tra
cristiani anti Balaka e musulmani Séléka scoppiata nel 2013 - ha raccontato l'emergenza umanitaria e
l’intervento della missione militare internazionale EUFOR Rca. Dal 2015 segue gli scontri tra le forze
ucraine e gli indipendentisti filorussi per il controllo del Donbass: nel 2017 era ad Avdiivka nei giorni
del drammatico assedio alla città, costato decine di vittime. Nel 2015 ha realizzato il primo di due
servizi fotografici sul conflitto in Nagorno-Karabakh, la piccola Repubblica caucasica che nel 1992 ha
dichiarato l’indipendenza dall’Azerbaigian. Ha inoltre seguito le proteste popolari in Armenia e in
Tunisia. In Israele ha recentemente documentato la vita quotidiana degli ebrei ortodossi a
Gerusalemme. I suoi reportage sono stati pubblicati principalmente da La Stampa- giornale in cui
lavora dal 1989 - e tradotti in diverse lingue.
Nel 2017 ha fondato il collettivo fotografico Walkabout-Ph
Paolo Siccardi
Giornalista e photoreporter free-lance, è autore di diversi libri e mostre fotografiche: dal 2000
collabora con il settore Esteri del settimanale Famiglia Cristiana.
Inizia il percorso professionale negli Anni 80, alla fine degli “Anni di Piombo”, documentando a
Torino i primi processi per terrorismo e le lotte operaie. Tra i suoi lavori più significativi quello sul
conflitto in Afghanistan, dall'occupazione sovietica nel 1986 fino alla missione ISAF nel 2009.
Nel 1987 segue la rivoluzione Sandinista contro i guerriglieri Contras. È in Giordania il 17 gennaio,
giorno in cui scoppia la Prima Guerra del Golfo. Per dieci anni documenta i conflitti nell’ex-Jugoslavia
e i cambiamenti geo-politici nell’area balcanica. È poi la volta del Medio Oriente, la Siria e l’Alto
Golan al confine con Israele. In Africa realizza alcuni servizi sui conflitti e le emergenze umanitarie in
Senegal, Costa d’Avorio, Benin, Togo e Sud Sudan. Nel 2012 è in Siria durante l'assedio di Aleppo.
Due anni dopo ha iniziato a documentare l’esodo delle popolazioni in fuga verso l'Europa. Dal 2015
segue il conflitto ucraino del Donbass.
I suoi reportage, prevalentemente a carattere sociale, sono stati pubblicati dalle più importanti
testate giornalistiche: il Venerdì di Repubblica, Time International, Der Spiegel, Geo Japan, The
Guardian, Courrier International.
28
febbraio 2018
Roberto Travan / Paolo Siccardi – Arma il prossimo tuo. Storie di uomini, conflitti, religioni
Dal 28 febbraio al primo maggio 2018
fotografia
Location
MUSEO NAZIONALE DEL RISORGIMENTO – PALAZZO CARIGNANO
Torino, Via Dell'accademia Delle Scienze, 5, (Torino)
Torino, Via Dell'accademia Delle Scienze, 5, (Torino)
Biglietti
Biglietto unico mostra + museo: 10 euro, ridotto 8 euro – gratis Abbonamento Musei e altre card
Orario di apertura
dal 1 marzo al 1 maggio 2018, dal martedì alla domenica dalle ore 10 alle ore 18 (ultimo
ingresso ore 17.00), lunedì chiuso
Vernissage
28 Febbraio 2018, h 18
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