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Robot. Immagini di un mito della modernità
Quest’anno il bibliofilo milanese Michele Rapisarda ritorna con la sua collezione “segreta”, unica in Italia e mai prima d’ora esposta, dedicata all’iconografia e alla letteratura sul tema del robot.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Da alcuni anni nei suggestivi spazi del Castello Mediceo di Melegnano vengono
presentate in anteprima collezioni di rilevante interesse culturale. Nel 2008 la
mostra dedicata alle carte effimere illustrate, dal Cinquecento al Novecento, della
raccolta Rapisarda ha illuminato un capitolo inedito di storia della stampa,
dell’illustrazione e soprattutto dell’economia. Quest’anno il bibliofilo milanese
Michele Rapisarda ritorna con la sua collezione “segreta”, unica in Italia e mai
prima d’ora esposta, dedicata all’iconografia e alla letteratura sul tema del
robot.
La costruzione di macchine antropomorfe risale all’antichità e si compendia
nell’automa, la cui storia attraversa i secoli ed ha affascinato schiere di romanzieri
dell’Ottocento. Ma il termine “robot” è novecentesco (l’ha usato per primo nel 1921
lo scrittore ceco Karel Čapek nel suo dramma R.U.R.) e tipicamente
novecentesche sono le sue implicazioni culturali: il rapporto uomomacchina,
nel contesto dello sviluppo senza precedenti dell’industria e della
tecnologia e nel contesto del ruolo esercitato dalla scienza.
La mostra – curata dal libraio antiquario milanese Andrea Tomasetig insieme a
Michele Rapisarda e realizzata dalla Provincia di Milano, degli Assessorati alla
Biblioteca e alla Fiera del Comune di Melegnano e dal Sistema Bibliotecario Milano
Est (con il supporto di Autostrade Milano-Serravalle, TASM e Afol Sud Milano) –
offre nello stesso tempo materiali perlopiù inediti e una chiave di lettura
dell’affascinante vicenda. La prima parte dell’esposizione indaga a fondo la
creatività di scrittori e artisti che, all’inizio del secolo scorso, hanno anticipato le
successive scoperte scientifiche e conquiste tecnologiche. Per qualche decennio le
pagine dei romanzi e delle riviste illustrate, affiancate dal teatro e dal cinema,
hanno diffuso in vasti strati della società l’immagine dell’uomo meccanico,
rendendola popolare, mentre la tecnologia a riguardo ancora balbettava.
La collezione Rapisarda, pur attenta alle dimensioni internazionali della vicenda e
alla loro trasmissione presso di noi (da R.U.R. a Metropolis di Fritz Lang, dallo
scrittore Philip Dick al film Guerre stellari) ha giustamente focalizzato l’attenzione
sulla produzione italiana, sorprendente per originalità e qualità. L’Italia
offre un contributo di primordine, a partire dal futurismo anticipatore che,
all’interno del culto della macchina e della proclamazione della sua piena valenza
estetica, con Marinetti, Depero, Pannaggi, Vasari, Thayaht immagina superuomini
d’acciaio e crea balletti meccanici, ma con l’ironico Munari progetta macchine
inutili. Altrettanto importante è l’apporto dei grandi illustratori, da Rubino a
Garretto e Yambo, inventori di Dinamello, Tabù Automata e Robottino, personaggi
freschissimi e originali, rigorosamente meccanici, che si impongono dalle pagine
dei giornali per ragazzi. Non mancano copertine in tema dei periodici popolari e dei
romanzi di fantascienza e pagine pubblicitarie (di autori come Beltrame,
Codognato, ecc.).
Quando, a partire dal secondo dopoguerra e dallo sviluppo dell’elettronica e delle
ricerche sull’intelligenza artificiale, la realtà raggiunge e talora supera la fantasia, il
dualismo uomo-macchina, uomo-robot si dispiega in tutte le sue valenze,
alternando simpatia e antipatia, fiducia e paura, sogno e incubo o, in una
prospettiva più cupa e conflittuale a noi coeva, delineando la visione di un’umanità
robotizzata, cyborg e mutante. Anche nel secondo Novecento il contributo italiano
resta significativo e si misura con nomi come Sinisgalli, Arpino e Montale per
quanto riguarda la letteratura, Molino e Sto (Sergio Tofano) nel campo
dell’illustrazione, Jacovitti, Berti fino a Tamburini e Liberatore in quello del fumetto.
La mostra, composta di circa 150 pezzi selezionati, abbraccia molti campi
e mal sopporta l’inadeguata distinzione tra arti “alte” e “basse”,
consapevole che la comprensione di un autentico mito della modernità
come il robot si può avere solo passando dalle avanguardie artistiche al
fumetto, dalla letteratura alla fantascienza, dal cinema d’autore
all’illustrazione. I pezzi esposti offrono l’occasione di fare i conti con le parole e
le immagini del sogno aggiornato, e la segreta paura, dell’uomo di replicare e
potenziare se stesso attraverso una macchina che non sente la fatica. Il robot
come altro da sé meccanico è, alla fine, lo specchio deformato in cui si riflette
l’uomo novecentesco e in cui non ritrova la propria identità.
presentate in anteprima collezioni di rilevante interesse culturale. Nel 2008 la
mostra dedicata alle carte effimere illustrate, dal Cinquecento al Novecento, della
raccolta Rapisarda ha illuminato un capitolo inedito di storia della stampa,
dell’illustrazione e soprattutto dell’economia. Quest’anno il bibliofilo milanese
Michele Rapisarda ritorna con la sua collezione “segreta”, unica in Italia e mai
prima d’ora esposta, dedicata all’iconografia e alla letteratura sul tema del
robot.
La costruzione di macchine antropomorfe risale all’antichità e si compendia
nell’automa, la cui storia attraversa i secoli ed ha affascinato schiere di romanzieri
dell’Ottocento. Ma il termine “robot” è novecentesco (l’ha usato per primo nel 1921
lo scrittore ceco Karel Čapek nel suo dramma R.U.R.) e tipicamente
novecentesche sono le sue implicazioni culturali: il rapporto uomomacchina,
nel contesto dello sviluppo senza precedenti dell’industria e della
tecnologia e nel contesto del ruolo esercitato dalla scienza.
La mostra – curata dal libraio antiquario milanese Andrea Tomasetig insieme a
Michele Rapisarda e realizzata dalla Provincia di Milano, degli Assessorati alla
Biblioteca e alla Fiera del Comune di Melegnano e dal Sistema Bibliotecario Milano
Est (con il supporto di Autostrade Milano-Serravalle, TASM e Afol Sud Milano) –
offre nello stesso tempo materiali perlopiù inediti e una chiave di lettura
dell’affascinante vicenda. La prima parte dell’esposizione indaga a fondo la
creatività di scrittori e artisti che, all’inizio del secolo scorso, hanno anticipato le
successive scoperte scientifiche e conquiste tecnologiche. Per qualche decennio le
pagine dei romanzi e delle riviste illustrate, affiancate dal teatro e dal cinema,
hanno diffuso in vasti strati della società l’immagine dell’uomo meccanico,
rendendola popolare, mentre la tecnologia a riguardo ancora balbettava.
La collezione Rapisarda, pur attenta alle dimensioni internazionali della vicenda e
alla loro trasmissione presso di noi (da R.U.R. a Metropolis di Fritz Lang, dallo
scrittore Philip Dick al film Guerre stellari) ha giustamente focalizzato l’attenzione
sulla produzione italiana, sorprendente per originalità e qualità. L’Italia
offre un contributo di primordine, a partire dal futurismo anticipatore che,
all’interno del culto della macchina e della proclamazione della sua piena valenza
estetica, con Marinetti, Depero, Pannaggi, Vasari, Thayaht immagina superuomini
d’acciaio e crea balletti meccanici, ma con l’ironico Munari progetta macchine
inutili. Altrettanto importante è l’apporto dei grandi illustratori, da Rubino a
Garretto e Yambo, inventori di Dinamello, Tabù Automata e Robottino, personaggi
freschissimi e originali, rigorosamente meccanici, che si impongono dalle pagine
dei giornali per ragazzi. Non mancano copertine in tema dei periodici popolari e dei
romanzi di fantascienza e pagine pubblicitarie (di autori come Beltrame,
Codognato, ecc.).
Quando, a partire dal secondo dopoguerra e dallo sviluppo dell’elettronica e delle
ricerche sull’intelligenza artificiale, la realtà raggiunge e talora supera la fantasia, il
dualismo uomo-macchina, uomo-robot si dispiega in tutte le sue valenze,
alternando simpatia e antipatia, fiducia e paura, sogno e incubo o, in una
prospettiva più cupa e conflittuale a noi coeva, delineando la visione di un’umanità
robotizzata, cyborg e mutante. Anche nel secondo Novecento il contributo italiano
resta significativo e si misura con nomi come Sinisgalli, Arpino e Montale per
quanto riguarda la letteratura, Molino e Sto (Sergio Tofano) nel campo
dell’illustrazione, Jacovitti, Berti fino a Tamburini e Liberatore in quello del fumetto.
La mostra, composta di circa 150 pezzi selezionati, abbraccia molti campi
e mal sopporta l’inadeguata distinzione tra arti “alte” e “basse”,
consapevole che la comprensione di un autentico mito della modernità
come il robot si può avere solo passando dalle avanguardie artistiche al
fumetto, dalla letteratura alla fantascienza, dal cinema d’autore
all’illustrazione. I pezzi esposti offrono l’occasione di fare i conti con le parole e
le immagini del sogno aggiornato, e la segreta paura, dell’uomo di replicare e
potenziare se stesso attraverso una macchina che non sente la fatica. Il robot
come altro da sé meccanico è, alla fine, lo specchio deformato in cui si riflette
l’uomo novecentesco e in cui non ritrova la propria identità.
28
marzo 2009
Robot. Immagini di un mito della modernità
Dal 28 marzo al 26 aprile 2009
Location
CASTELLO MEDICEO
Melegnano, Piazza Vittoria, 11, (Milano)
Melegnano, Piazza Vittoria, 11, (Milano)
Orario di apertura
mercoledì (10.00/12.00 e 15.00/17.00), giovedì (10.00/12.00 e 15.00/17.00), venerdì (15.00/17.00), sabato (15.00/17.30) e domenica (10.00/12.00 e 15.00/18.30)
Vernissage
28 Marzo 2009, ore 18. Alle ore 17.00: Collezionare robot: conversazione tra Andrea Tomasetig e Michele Rapisarda con intermezzi letterari sul tema di Antonello Cassinotti, attore e performer.
Curatore