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Rocco Casaluci – Exposure
Missa – Le sacre bevute, caffetteria e cocktail bar accanto alla parrocchia di Cristo Re a Santa Maria di Leuca , dal 28 luglio 2023 ospiterà il progetto artistico sulle piante spontanee “Il giardino delle erbacce”, la mostra fotografica di Rocco Casaluci.
Comunicato stampa
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Missa - Le sacre bevute, caffetteria e cocktail bar accanto alla parrocchia di Cristo Re a Santa Maria di Leuca (Lecce) ospiterà dal 28 luglio 2023 l'ultimo progetto fotografico di Rocco Casaluci.
Il progetto fotografico legato alle piante spontanee è una tappa importante del mio percorso artistico e vanta origini molto lontane. Fin da bambino amavo giocare in mezzo alla natura e mi perdevo nei mondi fantastici che alcune forme mi suggerivano. Mi capitava spesso di soffermarmi ad analizzare il contenuto di un frutto o le venature di una foglia, di osservarne la diversità, la bellezza unica e fugace. La percezione di uno stesso fiore cambia se muta il punto di vista di chi lo osserva, la luce che lo illumina e che ne rivela aspetti nascosti.
Quasi ogni mattina Lucia ed io usciamo per passeggiare a passo veloce e osserviamo il paesaggio che ci circonda. C’è molto da vedere, da guardare, da conoscere. Spesso lei riporta a casa un piccolo tesoro: una ghianda, una foglia che ne abbraccia un’altra, la corolla di un fiore. Elementi naturali, semplici, spontanei e carichi di meraviglia. La sua curiosità è la musa di questo progetto allo stesso tempo delicato e deciso, così come è lei.
Io amo definirmi una persona in ascolto, una persona attenta che si lascia trasportare da ciò che la circonda, pronta a cambiare prospettiva se qualcosa di più interessante cattura la sua attenzione. Inizio a fotografare quello che incontro sul mio cammino, dapprima cercando di non estrapolare nulla dal suo naturale contesto, poi, man mano che il progetto prende forma, cerco un maggior controllo del punto di vista e delle luci, e porto in studio i soggetti che decido di fotografare. Le piante spontanee assumono delle pose teatrali, si sfiorano, si stagliano maestose sul semplice fondale bianco, alcune sembrano danzare al suono di un profondo, ancestrale silenzio.
Ho scelto un obiettivo macro per riuscire a ottenere il maggior numero possibile di dettagli, di informazioni e di particolari. Non cerco una fotografia iperrealista, immagini
nitide e definite ma, al contrario, ritratti che assumono le caratteristiche di un’illustrazione
dai connotati eterei. Il percorso di sperimentazione che prende corpo durante l’evoluzione del progetto mi conduce ad avvicinarmi sempre più al soggetto e a eliminarne il colore, componente eccessivamente caratterizzante. Il risultato è una fotografia che va ben oltre l’estetica dell’immagine e dichiara apertamente il suo significato, il suo valore etico.
Il bianco e nero sposta l’attenzione dello spettatore su un piano onirico, fa perdere al
soggetto ogni concretezza. Quella particolare pianta diventa altro, trasmette emozioni e rivela segreti. Calma, risveglia, trasporta altrove.
La bellezza, la grande bellezza che scaturisce da quelle che in modo dispregiativo chiamiamo “erbacce” impone una riflessione sul mondo attorno a noi, un mondo ricchissimo di espressioni e di elementi fondamentali per l’equilibrio dell’intero ecosistema.
Troppo spesso questo meraviglioso patrimonio di biodiversità viene sottovalutato, diviene vittima delle più accanite e feroci lotte ma, nonostante l’uomo, sopravvive in tutta la sua
disarmante spontaneità.
La fotografia è per me metafora dei nostri tempi. Le sterpaglie, ignorate, disprezzate, reiette, diventano soggetti fotografici ricchi di sfumature.
Penso infatti che al centro dell’attenzione del fotografo, oggi più che mai, non dovrebbe più esserci soltanto l’estetica dell’immagine, quanto piuttosto il significato dell’immagine, il suo valore etico, il contributo che essa può dare alla conservazione della specie o dell’ambiente riprodotto. Nelle mie consuete passeggiate osservo quanta biodiversità si trovi sul ciglio di una vecchia stradina di campagna, ed è proprio questo allenamento all’osservazione ad avermi dato lo stimolo a dare vita al progetto “Il giardino delle erbacce”, fotografando splendide “erbacce” come fossero veri e propri ritratti umani.
Queste semplici piante spontanee, vera ricchezza di un territorio oramai al collasso, rappresentano per me la metafora del bello.
“Il bello è proprio nelle sterpaglie” mi sono detto, e così per circa sei mesi ho fotografato
quasi tutti i giorni una pianta diversa. La flora spontanea del Salento annovera circa 1300 specie di piante, in tutta Italia se ne contano circa 6000: questo significa che un quarto dell’intera flora italiana vive in Salento. Rallentiamo allora, fermiamoci. E guardiamo.
BIO:
Rocco Casaluci
Sono sempre stato attratto dalla luce, dai suoi segreti, dalla sua forza espressiva così potente e mutevole. La osservo, la studio e sperimento, in fase di scatto e durante lo sviluppo. Ho appreso l’arte fotografica sin da giovanissimo muovendo i miei primi passi all’interno di una camera oscura: la mia era una famiglia di fotografi a Corigliano d’Otranto, piccolo paese della provincia di Lecce.
Dopo aver lavorato per qualche anno a Verona insieme a mio fratello maggiore, mi trasferisco a Bologna per amore. La città mi accoglie in un clima stimolante dove sono possibili profonde contaminazioni: la musica, l’arte, i movimenti culturali e politici, tutto contribuisce ad arricchire il mio sguardo fotografico di nuovi punti di vista. Bologna mi dà inoltre l’opportunità di approfondire il mio grande interesse nei confronti della stampa tanto che nel 1996 decido di aprire uno studio fotografico dove far dialogare le mie due grandi passioni: la fotografia e lo sviluppo in camera oscura. Mi specializzo nella realizzazione di stampe fine art e i miei lavori vengono molto richiesti. In quegli anni collaboro con diverse gallerie d’arte realizzando libri fotografici sia di artisti noti che di artisti italiani emergenti.
È la fine del 2007 quando mi viene affidato il prestigioso incarico di fotografo di scena dalla Fondazione Teatro Comunale di Bologna, e sino alla fine del 2021 rimarrò il fotografo ufficiale. Il teatro mi apre un mondo, un mondo che avevo conosciuto e frequentato solo come spettatore ma del quale avevo sempre subito il fascino. Fotografare gli spettacoli teatrali significa infatti analizzare costantemente ciò di cui si è circondati per cogliere quell’attimo di espressività: gli attori, i loro movimenti sul palcoscenico, i costumi, le luci, i cambi di scena. Come il regista dirige con occhio meticoloso e inflessibile la sua opera, così io seguo le prove, studio i gesti e scelgo con cura dove e quando scattare. Attendo, osservo e pianifico il momento decisivo.
Con gli anni inizia tuttavia a farsi spazio dentro di me la necessità di uno stile di vita tranquillo, fuori dalla città, con ritmi più dilatati e meno frenetici. Insieme a Lucia, la mia compagna di vita con la quale condivido, tra gli altri, il grande amore per la natura, prendiamo l’importante decisione di lasciare Bologna. È così che approdiamo in Salento. L’amore per l’ambiente non è per noi mera aspirazione di vita all’aria aperta ma desiderio di conoscenza, rispetto e cura. Decidiamo di professionalizzare questa nostra grande passione frequentando un corso organizzato dalla Associazione Italiana Guide Ambientali Escursioniste (AIGAE)
Il progetto fotografico legato alle piante spontanee è una tappa importante del mio percorso artistico e vanta origini molto lontane. Fin da bambino amavo giocare in mezzo alla natura e mi perdevo nei mondi fantastici che alcune forme mi suggerivano. Mi capitava spesso di soffermarmi ad analizzare il contenuto di un frutto o le venature di una foglia, di osservarne la diversità, la bellezza unica e fugace. La percezione di uno stesso fiore cambia se muta il punto di vista di chi lo osserva, la luce che lo illumina e che ne rivela aspetti nascosti.
Quasi ogni mattina Lucia ed io usciamo per passeggiare a passo veloce e osserviamo il paesaggio che ci circonda. C’è molto da vedere, da guardare, da conoscere. Spesso lei riporta a casa un piccolo tesoro: una ghianda, una foglia che ne abbraccia un’altra, la corolla di un fiore. Elementi naturali, semplici, spontanei e carichi di meraviglia. La sua curiosità è la musa di questo progetto allo stesso tempo delicato e deciso, così come è lei.
Io amo definirmi una persona in ascolto, una persona attenta che si lascia trasportare da ciò che la circonda, pronta a cambiare prospettiva se qualcosa di più interessante cattura la sua attenzione. Inizio a fotografare quello che incontro sul mio cammino, dapprima cercando di non estrapolare nulla dal suo naturale contesto, poi, man mano che il progetto prende forma, cerco un maggior controllo del punto di vista e delle luci, e porto in studio i soggetti che decido di fotografare. Le piante spontanee assumono delle pose teatrali, si sfiorano, si stagliano maestose sul semplice fondale bianco, alcune sembrano danzare al suono di un profondo, ancestrale silenzio.
Ho scelto un obiettivo macro per riuscire a ottenere il maggior numero possibile di dettagli, di informazioni e di particolari. Non cerco una fotografia iperrealista, immagini
nitide e definite ma, al contrario, ritratti che assumono le caratteristiche di un’illustrazione
dai connotati eterei. Il percorso di sperimentazione che prende corpo durante l’evoluzione del progetto mi conduce ad avvicinarmi sempre più al soggetto e a eliminarne il colore, componente eccessivamente caratterizzante. Il risultato è una fotografia che va ben oltre l’estetica dell’immagine e dichiara apertamente il suo significato, il suo valore etico.
Il bianco e nero sposta l’attenzione dello spettatore su un piano onirico, fa perdere al
soggetto ogni concretezza. Quella particolare pianta diventa altro, trasmette emozioni e rivela segreti. Calma, risveglia, trasporta altrove.
La bellezza, la grande bellezza che scaturisce da quelle che in modo dispregiativo chiamiamo “erbacce” impone una riflessione sul mondo attorno a noi, un mondo ricchissimo di espressioni e di elementi fondamentali per l’equilibrio dell’intero ecosistema.
Troppo spesso questo meraviglioso patrimonio di biodiversità viene sottovalutato, diviene vittima delle più accanite e feroci lotte ma, nonostante l’uomo, sopravvive in tutta la sua
disarmante spontaneità.
La fotografia è per me metafora dei nostri tempi. Le sterpaglie, ignorate, disprezzate, reiette, diventano soggetti fotografici ricchi di sfumature.
Penso infatti che al centro dell’attenzione del fotografo, oggi più che mai, non dovrebbe più esserci soltanto l’estetica dell’immagine, quanto piuttosto il significato dell’immagine, il suo valore etico, il contributo che essa può dare alla conservazione della specie o dell’ambiente riprodotto. Nelle mie consuete passeggiate osservo quanta biodiversità si trovi sul ciglio di una vecchia stradina di campagna, ed è proprio questo allenamento all’osservazione ad avermi dato lo stimolo a dare vita al progetto “Il giardino delle erbacce”, fotografando splendide “erbacce” come fossero veri e propri ritratti umani.
Queste semplici piante spontanee, vera ricchezza di un territorio oramai al collasso, rappresentano per me la metafora del bello.
“Il bello è proprio nelle sterpaglie” mi sono detto, e così per circa sei mesi ho fotografato
quasi tutti i giorni una pianta diversa. La flora spontanea del Salento annovera circa 1300 specie di piante, in tutta Italia se ne contano circa 6000: questo significa che un quarto dell’intera flora italiana vive in Salento. Rallentiamo allora, fermiamoci. E guardiamo.
BIO:
Rocco Casaluci
Sono sempre stato attratto dalla luce, dai suoi segreti, dalla sua forza espressiva così potente e mutevole. La osservo, la studio e sperimento, in fase di scatto e durante lo sviluppo. Ho appreso l’arte fotografica sin da giovanissimo muovendo i miei primi passi all’interno di una camera oscura: la mia era una famiglia di fotografi a Corigliano d’Otranto, piccolo paese della provincia di Lecce.
Dopo aver lavorato per qualche anno a Verona insieme a mio fratello maggiore, mi trasferisco a Bologna per amore. La città mi accoglie in un clima stimolante dove sono possibili profonde contaminazioni: la musica, l’arte, i movimenti culturali e politici, tutto contribuisce ad arricchire il mio sguardo fotografico di nuovi punti di vista. Bologna mi dà inoltre l’opportunità di approfondire il mio grande interesse nei confronti della stampa tanto che nel 1996 decido di aprire uno studio fotografico dove far dialogare le mie due grandi passioni: la fotografia e lo sviluppo in camera oscura. Mi specializzo nella realizzazione di stampe fine art e i miei lavori vengono molto richiesti. In quegli anni collaboro con diverse gallerie d’arte realizzando libri fotografici sia di artisti noti che di artisti italiani emergenti.
È la fine del 2007 quando mi viene affidato il prestigioso incarico di fotografo di scena dalla Fondazione Teatro Comunale di Bologna, e sino alla fine del 2021 rimarrò il fotografo ufficiale. Il teatro mi apre un mondo, un mondo che avevo conosciuto e frequentato solo come spettatore ma del quale avevo sempre subito il fascino. Fotografare gli spettacoli teatrali significa infatti analizzare costantemente ciò di cui si è circondati per cogliere quell’attimo di espressività: gli attori, i loro movimenti sul palcoscenico, i costumi, le luci, i cambi di scena. Come il regista dirige con occhio meticoloso e inflessibile la sua opera, così io seguo le prove, studio i gesti e scelgo con cura dove e quando scattare. Attendo, osservo e pianifico il momento decisivo.
Con gli anni inizia tuttavia a farsi spazio dentro di me la necessità di uno stile di vita tranquillo, fuori dalla città, con ritmi più dilatati e meno frenetici. Insieme a Lucia, la mia compagna di vita con la quale condivido, tra gli altri, il grande amore per la natura, prendiamo l’importante decisione di lasciare Bologna. È così che approdiamo in Salento. L’amore per l’ambiente non è per noi mera aspirazione di vita all’aria aperta ma desiderio di conoscenza, rispetto e cura. Decidiamo di professionalizzare questa nostra grande passione frequentando un corso organizzato dalla Associazione Italiana Guide Ambientali Escursioniste (AIGAE)
28
luglio 2023
Rocco Casaluci – Exposure
Dal 28 luglio al 31 agosto 2023
arte contemporanea
fotografia
personale
fotografia
personale
Location
Missa
Santa Maria di Leuca, Via Siena, 8, (LE)
Santa Maria di Leuca, Via Siena, 8, (LE)
Orario di apertura
Tutti i giorni ore 10-23
Autore
Curatore
Progetto grafico