Rodrigo Blanco può esibire con il suo disegno compositivo una libertà di manovra assai ampia e rara, in un panorama come quello del presente in cui predominano rotte già tracciate. […] La leggerezza che appartiene agli elementi del suo lavoro, assieme alla limpidezza e mobilità delle tinte, alla velocità dinamica dei segni non vengono da un esercizio di disciplina e di contenimento, ma, al contrario, da una pienezza espressiva che ha trovato, oltre allo slancio, la direzione del proprio volo. […] Viene spontaneo collegare il lavoro di Blanco a quello di un costruttore di mappe: come se un mondo, intravisto, immaginato o ideato, venga a poco a poco oggettivato in forma di “paesaggio”, di territorio dell’anima, per essere abitato da segni, leggeri, ariosi, vibranti, sempre in procinto di muoversi , apparentemente colti in uno stazionamento provvisorio o nell’attimo isolato di una traiettoria. E i colori utilizzati, senza scoperte forzature o azzardi, fossero distribuiti nello spazio definito e circoscritto per svolgere anch’essi una funzione narrativa più che psicologica. La dinamica del gesto pittorico sembra quello di chi sta mettendo mano, divertendosi prima degli altri come spettatore del proprio agire, ad una narrazione, che ha per oggetto non tanto l’individuazione di realtà psicologiche complesse, quanto ad una sorta di avventura spaziale. […]
(prof. Antonio Luccarini)