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Rolando Monti – Dal tonalismo all’astrazione lirica
La rassegna, di carattere antologico, rientra in quel lavoro di indagine e ricostruzione dell’ambiente artistico romano del ‘900 che Mariastella Margozzi conduce nella sede di via Boncompagni della GNAM e che spesso ha il merito di riportare alla luce tasselli significativi della nostra memoria culturale.
Comunicato stampa
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La Galleria nazionale d’arte moderna ospita presso il Museo Boncompagni Ludovisi una rassegna di carattere antologico dedicata al pittore Rolando Monti. L’intento è quello di riportare alla luce l'attività dell’artista nella sua interezza, dalla intensa partecipazione al rinnovamento della pittura nell'ambito dell'ambiente romano degli anni trenta e quaranta, alle personali, isolate ricerche poetiche dei decenni successivi. In esposizione oltre cento opere tra dipinti e disegni provenienti dall'Archivio Rolando Monti di Roma, messi a disposizione dal figlio dell’artista, Paolo Monti, dalla Galleria nazionale d'arte moderna, dal Museo dell’Accademia Etrusca e della Città di Cortona. Completano la mostra alcune opere di Cavalli, Capogrossi, Pirandello, Melli, esponenti, insieme a Monti, di quel gruppo di amici e di artisti che, dai primi anni ’30, diede vita alla cosiddetta pittura tonale romana.
Il Museo Boncompagni Ludovisi è un luogo bello e appartato posto a ridosso di Via Veneto. Questo pregevole esempio di architettura eclettica di inizio ‘900 oggi è una sede distaccata della Galleria Nazionale d’Arte Moderna. Nei saloni un tempo abitati dalla Principessa Blanceflor Mariastella Margozzi, assistita da poche collaboratrici, ricostruisce con filologico rigore pagine della storia dell’arte dello scorso secolo riservando una particolare attenzione all’ambiente romano. Nel corso degli anni, il paziente lavoro di indagine condotto dalla GNAM nella signorile dimora di Via Boncompagni ha restituito al pubblico degli appassionati figure di artisti delle quali si era ingiustamente persa memoria.
Artisti come Rolando Monti, protagonista della vasta rassegna di carattere antologico che sarà inaugurata nella Villa Boncompagni Ludovisi il 12 dicembre.
Mariastella Margozzi, che con Arianna Marullo cura la mostra, dedica ben due dei saggi in catalogo al tormentato e combattuto rapporto di Monti con quella parte della critica d’arte che, pur non essendogli palesemente ostile, tese ad ignorare l’importante contributo dell’artista allo sviluppo della cosiddetta pittura tonale romana, cioè quella ricerca sulla funzione espressiva del colore individuata, all’inizio degli anni ’30, da un gruppo di giovani artisti come via d’uscita al clima artistico dominante. Del sodalizio artistico che cercò di rinnovare la pittura attraverso il colore Monti, con Capogrossi e Cavalli, fece parte sin dall’inizio. A loro si unì in seguito Melli e si avvicinarono anche Pirandello e Cagli.
Ora è arrivato il tempo di tornare ad occuparsi di Rolando Monti ed è giusto che a farlo sia la più importante istituzione italiana dedicata all’arte moderna, perché la memoria di un artista non può essere troppo a lungo tradita.
Quando, nel 1960, Giorgio Castelfranco e Dario Durbè danno alle stampe Sguardo alla giovane scuola romana dal 1930 al 1945 - uno dei primi studi sull’ambiente artistico romano che, dall’inizio degli anni ’30, operò in contrapposizione a Novecento – in nessuno dei saggi presenti nel volume compare il nome di Rolando Monti. Da più parti, in compenso, si comincia a riconoscere al più anziano del gruppo, il carismatico Roberto Melli, una sorta di paternità del tonalismo. Da quel momento si innesca un pigro meccanismo di trasmissione della storia della Scuola romana che ripete l’esclusione di Monti in modo automatico condannandolo all’oblio.
Un oblio del tutto inspiegabile se si analizza la carriera dell’artista, sempre presente nelle vicende dell’arte che conta dal suo trasferimento a Roma nel 1928,
Nato a Cortona nel 1906, ma ligure d’adozione, Monti dal 1929 è invitato a partecipare a tutte le Mostre Sindacali del Lazio; pubblica disegni sulla Tribuna e su Italia letteraria; nel 1931 è ammesso alla neonata Quadriennale di Roma. In quell’occasione nasce una solida amicizia con Emanuele Cavalli e Giuseppe Capogrossi, ben presto estesa a Fausto Pirandello, appena rientrato da Parigi. Nel “comune desiderio di evadere dal clima artistico del momento” i quattro avviano una ricerca artistica comune sul valore del tono del colore nella costruzione dell’immagine. Le opere frutto di questo percorso vengono esposte per la prima volta nel 1932 alla Terza Sindacale del Lazio. Quei dipinti in cui un colore puro e sgargiante è protagonista della composizione allo stesso modo degli umili soggetti della vita quotidiana trattati non passano inosservati e la critica sancisce la nascita della pittura tonale romana. Nel 1935 si unisce al gruppo anche l’anziano e amatissimo Roberto Melli, erroneamente accreditato dalla critica del dopoguerra come padre della linea tonalista. Anche negli anni ’40 Monti si mantiene al centro della vita artistica romana: partecipa a tutte le Quadriennali , dal 1948 è membro dell’Art Club e, nello stesso anno, prende parte ad una delle più famose mostre del decennio, la Mostra dei dieci alla Galleria Giosi di Roma. Con lui Gentilini, Greco, Omiccioli, Pirandello, Perotti, Purificato, Stradone, Tamburi, Ziveri, proposti come i protagonisti della più aggiornata ricerca estetica romana in opposizione alle correnti astrattiste. Un gruppo oltremodo agguerrito come dimostra la collettiva sfida a duello al critico Virgilio Guzzi, reo di una recensione non gradita.
Questa prima, interessante e proficua stagione di Monti cede il posto, agli albori degli anni cinquanta, ad una sorta di neocubismo picassiano, che tende a geometrizzare i contorni e ad appiattire le immagini. Da questi presupposti Monti si dirige verso un'astrazione mediata, nella seconda metà degli anni cinquanta, da una forte suggestione informale, in cui il colore materico governa la composizione. La razionalità prevale nelle opere degli anni sessanta, quando Monti recupera l'immagine, sebbene nel segno dell'astrattismo geometrico L'ultima stagione dell'artista, nell’ottavo decennio del secolo, è caratterizzata, invece, da un'astrazione “lirica”, condotta fuori dalla geometria e legata a composizioni impostate su due piani pittorici: una leggera tela di canapa sospesa su tavola o su una seconda tela.
Il primo critico a fare breccia nel muro di silenzio costruito attorno al nome di Monti sarà, nel 1989, Fabrizio D’Amico. Seguiranno Francesca Romana Morelli e Valerio Rivosecchi, i giovani studiosi dell’Archivio della Scuola Romana.
Rolando Monti muore a Roma nel 1991.
Il Museo Boncompagni Ludovisi è un luogo bello e appartato posto a ridosso di Via Veneto. Questo pregevole esempio di architettura eclettica di inizio ‘900 oggi è una sede distaccata della Galleria Nazionale d’Arte Moderna. Nei saloni un tempo abitati dalla Principessa Blanceflor Mariastella Margozzi, assistita da poche collaboratrici, ricostruisce con filologico rigore pagine della storia dell’arte dello scorso secolo riservando una particolare attenzione all’ambiente romano. Nel corso degli anni, il paziente lavoro di indagine condotto dalla GNAM nella signorile dimora di Via Boncompagni ha restituito al pubblico degli appassionati figure di artisti delle quali si era ingiustamente persa memoria.
Artisti come Rolando Monti, protagonista della vasta rassegna di carattere antologico che sarà inaugurata nella Villa Boncompagni Ludovisi il 12 dicembre.
Mariastella Margozzi, che con Arianna Marullo cura la mostra, dedica ben due dei saggi in catalogo al tormentato e combattuto rapporto di Monti con quella parte della critica d’arte che, pur non essendogli palesemente ostile, tese ad ignorare l’importante contributo dell’artista allo sviluppo della cosiddetta pittura tonale romana, cioè quella ricerca sulla funzione espressiva del colore individuata, all’inizio degli anni ’30, da un gruppo di giovani artisti come via d’uscita al clima artistico dominante. Del sodalizio artistico che cercò di rinnovare la pittura attraverso il colore Monti, con Capogrossi e Cavalli, fece parte sin dall’inizio. A loro si unì in seguito Melli e si avvicinarono anche Pirandello e Cagli.
Ora è arrivato il tempo di tornare ad occuparsi di Rolando Monti ed è giusto che a farlo sia la più importante istituzione italiana dedicata all’arte moderna, perché la memoria di un artista non può essere troppo a lungo tradita.
Quando, nel 1960, Giorgio Castelfranco e Dario Durbè danno alle stampe Sguardo alla giovane scuola romana dal 1930 al 1945 - uno dei primi studi sull’ambiente artistico romano che, dall’inizio degli anni ’30, operò in contrapposizione a Novecento – in nessuno dei saggi presenti nel volume compare il nome di Rolando Monti. Da più parti, in compenso, si comincia a riconoscere al più anziano del gruppo, il carismatico Roberto Melli, una sorta di paternità del tonalismo. Da quel momento si innesca un pigro meccanismo di trasmissione della storia della Scuola romana che ripete l’esclusione di Monti in modo automatico condannandolo all’oblio.
Un oblio del tutto inspiegabile se si analizza la carriera dell’artista, sempre presente nelle vicende dell’arte che conta dal suo trasferimento a Roma nel 1928,
Nato a Cortona nel 1906, ma ligure d’adozione, Monti dal 1929 è invitato a partecipare a tutte le Mostre Sindacali del Lazio; pubblica disegni sulla Tribuna e su Italia letteraria; nel 1931 è ammesso alla neonata Quadriennale di Roma. In quell’occasione nasce una solida amicizia con Emanuele Cavalli e Giuseppe Capogrossi, ben presto estesa a Fausto Pirandello, appena rientrato da Parigi. Nel “comune desiderio di evadere dal clima artistico del momento” i quattro avviano una ricerca artistica comune sul valore del tono del colore nella costruzione dell’immagine. Le opere frutto di questo percorso vengono esposte per la prima volta nel 1932 alla Terza Sindacale del Lazio. Quei dipinti in cui un colore puro e sgargiante è protagonista della composizione allo stesso modo degli umili soggetti della vita quotidiana trattati non passano inosservati e la critica sancisce la nascita della pittura tonale romana. Nel 1935 si unisce al gruppo anche l’anziano e amatissimo Roberto Melli, erroneamente accreditato dalla critica del dopoguerra come padre della linea tonalista. Anche negli anni ’40 Monti si mantiene al centro della vita artistica romana: partecipa a tutte le Quadriennali , dal 1948 è membro dell’Art Club e, nello stesso anno, prende parte ad una delle più famose mostre del decennio, la Mostra dei dieci alla Galleria Giosi di Roma. Con lui Gentilini, Greco, Omiccioli, Pirandello, Perotti, Purificato, Stradone, Tamburi, Ziveri, proposti come i protagonisti della più aggiornata ricerca estetica romana in opposizione alle correnti astrattiste. Un gruppo oltremodo agguerrito come dimostra la collettiva sfida a duello al critico Virgilio Guzzi, reo di una recensione non gradita.
Questa prima, interessante e proficua stagione di Monti cede il posto, agli albori degli anni cinquanta, ad una sorta di neocubismo picassiano, che tende a geometrizzare i contorni e ad appiattire le immagini. Da questi presupposti Monti si dirige verso un'astrazione mediata, nella seconda metà degli anni cinquanta, da una forte suggestione informale, in cui il colore materico governa la composizione. La razionalità prevale nelle opere degli anni sessanta, quando Monti recupera l'immagine, sebbene nel segno dell'astrattismo geometrico L'ultima stagione dell'artista, nell’ottavo decennio del secolo, è caratterizzata, invece, da un'astrazione “lirica”, condotta fuori dalla geometria e legata a composizioni impostate su due piani pittorici: una leggera tela di canapa sospesa su tavola o su una seconda tela.
Il primo critico a fare breccia nel muro di silenzio costruito attorno al nome di Monti sarà, nel 1989, Fabrizio D’Amico. Seguiranno Francesca Romana Morelli e Valerio Rivosecchi, i giovani studiosi dell’Archivio della Scuola Romana.
Rolando Monti muore a Roma nel 1991.
12
dicembre 2009
Rolando Monti – Dal tonalismo all’astrazione lirica
Dal 12 dicembre 2009 al 28 febbraio 2010
arte contemporanea
Location
MUSEO BONCOMPAGNI LUDOVISI PER LE ARTI DECORATIVE, IL COSTUME E LA MODA DEI SECOLI XIX E XX
Roma, Via Boncompagni, 18, (Roma)
Roma, Via Boncompagni, 18, (Roma)
Orario di apertura
dal martedì alla domenica ore 10-13 / 15-18 – Chiuso il lunedì
Vernissage
12 Dicembre 2009, ore 18
Ufficio stampa
SCARLETT MATASSI
Autore
Curatore