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Roma, Texas
Wonder presenta “Roma, Texas”, prima mostra europea degli artisti statunitensi Heather Sundquist Hall e Michael Wayne Hall
Comunicato stampa
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Wonder è entusiasta di presentare “Roma, Texas”, prima mostra europea degli artisti statunitensi Heather Sundquist Hall e Michael Wayne Hall.
Come si finisce dentro una tempesta, come si esce dalle maglie di un buco nero. Nelle sue opere Michael Wayne Hall, texano d'adozione, si muove dentro un vortice di elementi ipnotici, misteriosi, catartici. I suoi pannelli sono al tempo stesso l’occhio del ciclone e la luce in fondo al tunnel, il labirinto in cui il caso o le nostre scelte ci hanno immerso e la via per uscirne.
Per Wayne Hall la pittura è una pratica di meditazione, a partire dalla creazione di infinite sfumature cromatiche fino alla loro applicazione su pannelli di legno intagliati a mano. Senza mai ricorrere all'utilizzo di nastro adesivo per “separare” i colori differenti. Opere che solo a distanza più che ravvicinata svelano la manualità del processo artistico. Il risultato sono tavole che evocano totem, monoliti, eventi estremi o galassie in costante evoluzione. Una narrazione visuale e autoriflessiva fatta di cambi di profondità, l’infinito da guardare e che al contempo ci guarda dentro, ponendo a chi lo interroga, come una sfinge, le domande più profonde a cui tentare di rispondere.
Wayne Hall è nato a Baltimora nel 1981 e vive in Texas dal 2012. Grande appassionato di treni, ha girato gli Stati Uniti sui vagoni dei convogli merci alla maniera di Jack Kerouac. Con lo scrittore beat condivide un approccio all’arte meditativo e spontaneo. Ha esposto in importanti musei degli Stati Uniti, da New York a Seattle, da Philadelphia a Austin e Dallas. Tra i suoi clienti e collezionisti si annoverano Apple e Facebook.
Heather Sundquist Hall, nata nel 1982 a Long Island, ha vissuto a New York e Philadelphia prima di trasferirsi in Texas. Nei suoi gouache racconta un viaggio intimo e onirico che attraversa l'America profonda.
Un'altra versione del sogno americano e di quel che resta dei suoi miti con il passare degli anni, lo svanire e il riemergere dei ricordi e degli affetti. I grandi orizzonti della provincia del South West si mescolano a simboli e luoghi abbandonati, pronti a restituire la meraviglia passata e ancora possibile.
Opere come cartoline di viaggio, foto dal finestrino, capaci di creare una narrativa che ci rimanda a un universo di andersoniana memoria, dove gli oggetti-protagonisti paiono intrappolati tra sogno e realtà.
La leggerezza di un palloncino a forma di Snoopy, una vecchia insegna con la scritta Wonder, un cavallino a dondolo abbandonato accanto a un gigantesco cactus, un ombrellone aperto sulle sponde di un fiume offrono un momento intenso di riflessione: la possibilità di tornare, presi per mano, a ciò che è più caro e prezioso: la magia della propria memoria, la bellezza di qualunque strada percorsa.
“L’idea della mostra nasce in Texas” - racconta il curatore, Alessandro Marini. “Dopo uno di quegli eventi che nella vita segnano il confine tra est e ovest, decidemmo di metterci in viaggio e attraversare The Lone Star. Cercavamo l’America profonda, i grandi spazi della provincia e i suoi miti, il vecchio Paese delle meraviglie. Tra Odessa e il Big Bend finimmo dentro a una tempesta di inimmaginabile violenza. Non si vedeva nulla eccetto una cascata di fulmini. La strada era scomparsa, un buco nero era sceso sulla Route 67. Ci mettemmo nella scia di un vistoso pick up anni ‘70. Sbandava e scompariva di continuo, ma era uno di quei mezzi addobbati con mille luci e il suo bagliore da albero di Natale seminava la traccia di un percorso da seguire, lentamente, in fila indiana, come lo spirito guida di un rituale antico in mezzo a un uragano”.
Come si finisce dentro una tempesta, come si esce dalle maglie di un buco nero. Nelle sue opere Michael Wayne Hall, texano d'adozione, si muove dentro un vortice di elementi ipnotici, misteriosi, catartici. I suoi pannelli sono al tempo stesso l’occhio del ciclone e la luce in fondo al tunnel, il labirinto in cui il caso o le nostre scelte ci hanno immerso e la via per uscirne.
Per Wayne Hall la pittura è una pratica di meditazione, a partire dalla creazione di infinite sfumature cromatiche fino alla loro applicazione su pannelli di legno intagliati a mano. Senza mai ricorrere all'utilizzo di nastro adesivo per “separare” i colori differenti. Opere che solo a distanza più che ravvicinata svelano la manualità del processo artistico. Il risultato sono tavole che evocano totem, monoliti, eventi estremi o galassie in costante evoluzione. Una narrazione visuale e autoriflessiva fatta di cambi di profondità, l’infinito da guardare e che al contempo ci guarda dentro, ponendo a chi lo interroga, come una sfinge, le domande più profonde a cui tentare di rispondere.
Wayne Hall è nato a Baltimora nel 1981 e vive in Texas dal 2012. Grande appassionato di treni, ha girato gli Stati Uniti sui vagoni dei convogli merci alla maniera di Jack Kerouac. Con lo scrittore beat condivide un approccio all’arte meditativo e spontaneo. Ha esposto in importanti musei degli Stati Uniti, da New York a Seattle, da Philadelphia a Austin e Dallas. Tra i suoi clienti e collezionisti si annoverano Apple e Facebook.
Heather Sundquist Hall, nata nel 1982 a Long Island, ha vissuto a New York e Philadelphia prima di trasferirsi in Texas. Nei suoi gouache racconta un viaggio intimo e onirico che attraversa l'America profonda.
Un'altra versione del sogno americano e di quel che resta dei suoi miti con il passare degli anni, lo svanire e il riemergere dei ricordi e degli affetti. I grandi orizzonti della provincia del South West si mescolano a simboli e luoghi abbandonati, pronti a restituire la meraviglia passata e ancora possibile.
Opere come cartoline di viaggio, foto dal finestrino, capaci di creare una narrativa che ci rimanda a un universo di andersoniana memoria, dove gli oggetti-protagonisti paiono intrappolati tra sogno e realtà.
La leggerezza di un palloncino a forma di Snoopy, una vecchia insegna con la scritta Wonder, un cavallino a dondolo abbandonato accanto a un gigantesco cactus, un ombrellone aperto sulle sponde di un fiume offrono un momento intenso di riflessione: la possibilità di tornare, presi per mano, a ciò che è più caro e prezioso: la magia della propria memoria, la bellezza di qualunque strada percorsa.
“L’idea della mostra nasce in Texas” - racconta il curatore, Alessandro Marini. “Dopo uno di quegli eventi che nella vita segnano il confine tra est e ovest, decidemmo di metterci in viaggio e attraversare The Lone Star. Cercavamo l’America profonda, i grandi spazi della provincia e i suoi miti, il vecchio Paese delle meraviglie. Tra Odessa e il Big Bend finimmo dentro a una tempesta di inimmaginabile violenza. Non si vedeva nulla eccetto una cascata di fulmini. La strada era scomparsa, un buco nero era sceso sulla Route 67. Ci mettemmo nella scia di un vistoso pick up anni ‘70. Sbandava e scompariva di continuo, ma era uno di quei mezzi addobbati con mille luci e il suo bagliore da albero di Natale seminava la traccia di un percorso da seguire, lentamente, in fila indiana, come lo spirito guida di un rituale antico in mezzo a un uragano”.
13
dicembre 2024
Roma, Texas
Dal 13 dicembre 2024 al primo marzo 2025
arte contemporanea
Location
Wonder
Roma, Via del Governo Vecchio, 8, (RM)
Roma, Via del Governo Vecchio, 8, (RM)
Orario di apertura
11-18 e su appuntamento
Vernissage
13 Dicembre 2024, 18:30-21
Sito web
Autore
Curatore