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Roman Ondak – Objects in the Mirror
L’intervento dal titolo Objects in the Mirror, realizzato appositamente per lo spazio non profit di BASE, conferma l’interesse del famoso artista neo-concettuale slovacco di creare esperienze inedite con cui spostare l’attenzione del pubblico sulle modalità di scoperta, percezione e pratica sia della realtà che dell’esperienza dell’arte
Comunicato stampa
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BASE / Progetti per l'arte Arte, presenta mercoledì 14 marzo dalle ore 18 la prima mostra di Roman Ondak a Firenze che, dopo la mostra di Richard Long, rilancia il programma speciale di mostre in occasione del suo Ventesimo anno di attività. L'intervento dal titolo Objects in the Mirror, realizzato appositamente per lo spazio non profit di BASE, conferma l'interesse del famoso artista neo-concettuale slovacco di creare esperienze inedite con cui spostare l'attenzione del pubblico sulle modalità di scoperta, percezione e pratica sia della realtà che dell'esperienza dell'arte.
Objects in the Mirror è il progetto concepito da Roman Ondak per la scatola architettonica di Base e per il pubblico che pratica quel contesto. Il suo approccio spiazzante e rigeneratore si è concentrato, in questa occasione, sulla presenza della porta a vetri e della finestra del luogo. Questi due elementi caratterizzano fortemente lo spazio rendendolo accessibile visivamente all'osservatore anche dalla strada e viceversa, lasciandolo al contempo a distanza di sicurezza al di là del vetro. Il titolo, come specifica l'artista stesso, deriva da: “Objects in the Mirror Are Closer Than They Appear (Gli oggetti nello specchio sono più vicini di quanto appaiono). Questa è la frase che in alcuni paesi deve essere incisa per legge sugli specchietti retrovisori delle automobili. L'avvertimento di sicurezza sollecita il guidatore a fare attenzione al fatto che un tale specchio convesso fa sembrare più piccoli gli oggetti che si riflettono al suo interno”. L’artista, creando una situazione surreale e concreta, immateriale e coinvolgente, punta l'attenzione sulla ri-formulazione delle modalità di interazione del soggetto con un mondo reso globale dalle comunicazioni elettroniche e che appare, potenzialmente, a portata di un click. La sua però non è una critica al sistema, bensì una riflessione sui meccanismi che lo alimentano.
Roman Ondak (Žilina, Slovacchia, 1966; vive e lavora a Bratislava) fin dagli anni '90 ha realizzato installazioni site-specific grazie alle quali fare i conti con l'eredità modernista, ma anche con la pratica concettuale e minimalista degli anni '60 e '70. Con i suoi interventi effimeri che si trasformano in happening spontanei per mezzo dell'idea di delocalizzazione, rappresentazione e duplicazione dell'esperienza, l’artista espande l'attenzione dello spettatore sui gesti della vita di tutti i giorni. Il voler esplorare e attivare un dialogo tra lo spazio dell'arte e quello della vita lo ha portato, infatti, a realizzare opere come Loop per il Padiglione della Repubblica Ceca e della Repubblica Slovacca della Biennale di Venezia del 2009, in cui l’architettura stessa spariva, privata di porte e riempita di piante come se la natura se ne fosse riappropriata, per sottolineare che i principi di divisione nazionale nell’era post-ideologica erano da ripensare radicalmente. Con l'intervento Measuring the Universe, presentato in istituzioni come la Tate Modern di Londra e il MoMA di New York, rimandava alla definizione di nuove esigenze di convivenza al di là delle regolamentazioni politiche internazionali, poiché lo spettatore, segnando la sua altezza sulle pareti dello spazio che ai primi visitatori appariva vuoto se non per la presenza del custode e della lineetta che testimoniava il passaggio dell'artista –, contribuiva in prima persona a creare una costellazione di identità differenti. Le sue mostre pur usando tecniche e display differenti sono tutte accomunate dall'esigenza di trasformarsi in depositi per esperienze individuali e di gruppo. Tra le numerosissime mostre personali internazionali sono da citare GBagency, Paris, 2017; The Arts Club of Chicago, 2017; Kunsten Museum of Modern Art, Aalborg, 2017; South London Gallery, London, 2016; Guangdong Times Museum, Guangzhou, 2015; Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía, Madrid, 2013; Modern Art Oxford, 2011; Padiglione Ceco-Slovacco, Biennale di Venezia, 2009; MOMA, New York, 2009. Tra le Biennali: Biennale di Venezia, 2011 e 2003; Biennale di Mosca, 2013; Biennale di Liverpool, 2008; Biennale d'Arte di Panama, 2008; Biennale di San Paolo, 2006; Biennale di Praga, 2003.
Base / Progetti per l’arte è un’idea di artisti per altri artisti. Base è un luogo unico per la pratica dell’arte in Italia. L’attività, iniziata nel 1998, viene curata da un collettivo di artisti che vivono e operano in toscana e che promuovono, a Firenze, alcuni aspetti tra i più interessanti dell’arte di oggi. Base è un dialogo sulla contemporaneità aperto ad un confronto internazionale. Fino adesso si sono tenute a Base oltre sessanta mostre tra le quali: Sol Lewitt, Marco Bagnoli, Alfredo Pirri, Cesare Pietroiusti, Jan Vercruysse, Niele Toroni, Michael Galasso, Luca Pancrazzi, John Nixon & Marco Fusinato, Heimo Zobernig, Ingo Springenschmid, Paolo Masi & Pier Luigi Tazzi, Antonio Muntadas, Robert Barry, Luca Vitone, Gino De Dominicis, Liliana Moro, Claude Closky, Remo Salvadori, Pietro Sanguineti, Liam Gillick, Massimo Bartolini, Mario Airò, Eva Marisaldi, Rainer Ganahl, François Morellet, Bernhard Rüdiger, Nedko Solakov e Slava Nakovska, Olaf Nicolai, Giuliano Scabia, Kinkaleri, Steve Piccolo & Gak Sato, Rirkrit Tiravanija, Matt Mullican, Michel Verjux, Elisabetta Benassi, Pedro Cabrita Reis, Pietro Riparbelli, Simone Berti, Jeppe Hein, Gerwald Rockenschaub, Jonathan Monk, Peter Kogler, Carsten Nicolai, Surasi Kusulwong, Franz West, Tino Sehgal, Nico Dockx, Grazia Toderi, Armin Linke, Davide Bertocchi, Pierre Bismuth, Olivier Mosset, Stefano Arienti, Erwin Wurm, Thomas Bayrle, Hans Schabus, Maurizio Mochetti, Lawrence Weiner, Amedeo Martegani, Gianni Caravaggio, Piero Golia, David Tremlett, Franco Vaccari, RADICALTOOLS (con Remo Buti, Gianni Pettena, Superstudio, Lapo Binazzi & Ufo, 9999, Zziggurat), Koo Jeong-A, Christian Jankowski, Giuseppe Gabellone, Martin Creed, Ken Lum, Jiri Kovanda, BASEOPEN (con Margherita Moscardini, Francesco Fonassi, Giuseppe Stampone, Giulio Delvè, Marcello Spada, Jacopo Miliani, Riccardo Giacconi, Jaya Cozzani/Marco Andrea Magni/Agostino Osio), Nicole Miller, Luca Trevisani, Richard long che hanno sempre presentato progetti inediti, legati ad una personale lettura dello spazio. Base si propone come uno spazio aperto alla conoscenza degli aspetti più significativi dell’arte di oggi, italiana e internazionale, in una dialettica di segni e linguaggi che concorre a tenere aperto un confronto di idee sulla contemporaneità. Base è promossa da un gruppo aperto di artisti che si avvicendano nella conduzione dell’attività e si prefigge di coinvolgere, in una forma di partecipazione e supporto attivi, un numero sempre più vasto di artisti, studiosi, collezionisti, amici. Base si propone quindi come un necessario luogo di scambio di esperienze e di informazione che fanno parte di un patrimonio comune al quale tutti possono attingere. Base presenta mostre, progetti, confronti e dialoghi, proponendo differenti letture e prospettive su quanto di più interessante accade nell’arte e suoi territori limitrofi. Attualmente fanno parte del collettivo di Base: Mario Airò, Marco Bagnoli, Massimo Bartolini, Vittorio Cavallini, Yuki Ichihashi, Paolo Masi, Massimo Nannucci, Maurizio Nannucci, Paolo Parisi, Remo Salvadori, Enrico Vezzi.
L’attività è promossa e sostenuta dagli artisti fondatori con il contributo dell’associazione BASExBASE / Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, Prato / Regione Toscana
Objects in the Mirror è il progetto concepito da Roman Ondak per la scatola architettonica di Base e per il pubblico che pratica quel contesto. Il suo approccio spiazzante e rigeneratore si è concentrato, in questa occasione, sulla presenza della porta a vetri e della finestra del luogo. Questi due elementi caratterizzano fortemente lo spazio rendendolo accessibile visivamente all'osservatore anche dalla strada e viceversa, lasciandolo al contempo a distanza di sicurezza al di là del vetro. Il titolo, come specifica l'artista stesso, deriva da: “Objects in the Mirror Are Closer Than They Appear (Gli oggetti nello specchio sono più vicini di quanto appaiono). Questa è la frase che in alcuni paesi deve essere incisa per legge sugli specchietti retrovisori delle automobili. L'avvertimento di sicurezza sollecita il guidatore a fare attenzione al fatto che un tale specchio convesso fa sembrare più piccoli gli oggetti che si riflettono al suo interno”. L’artista, creando una situazione surreale e concreta, immateriale e coinvolgente, punta l'attenzione sulla ri-formulazione delle modalità di interazione del soggetto con un mondo reso globale dalle comunicazioni elettroniche e che appare, potenzialmente, a portata di un click. La sua però non è una critica al sistema, bensì una riflessione sui meccanismi che lo alimentano.
Roman Ondak (Žilina, Slovacchia, 1966; vive e lavora a Bratislava) fin dagli anni '90 ha realizzato installazioni site-specific grazie alle quali fare i conti con l'eredità modernista, ma anche con la pratica concettuale e minimalista degli anni '60 e '70. Con i suoi interventi effimeri che si trasformano in happening spontanei per mezzo dell'idea di delocalizzazione, rappresentazione e duplicazione dell'esperienza, l’artista espande l'attenzione dello spettatore sui gesti della vita di tutti i giorni. Il voler esplorare e attivare un dialogo tra lo spazio dell'arte e quello della vita lo ha portato, infatti, a realizzare opere come Loop per il Padiglione della Repubblica Ceca e della Repubblica Slovacca della Biennale di Venezia del 2009, in cui l’architettura stessa spariva, privata di porte e riempita di piante come se la natura se ne fosse riappropriata, per sottolineare che i principi di divisione nazionale nell’era post-ideologica erano da ripensare radicalmente. Con l'intervento Measuring the Universe, presentato in istituzioni come la Tate Modern di Londra e il MoMA di New York, rimandava alla definizione di nuove esigenze di convivenza al di là delle regolamentazioni politiche internazionali, poiché lo spettatore, segnando la sua altezza sulle pareti dello spazio che ai primi visitatori appariva vuoto se non per la presenza del custode e della lineetta che testimoniava il passaggio dell'artista –, contribuiva in prima persona a creare una costellazione di identità differenti. Le sue mostre pur usando tecniche e display differenti sono tutte accomunate dall'esigenza di trasformarsi in depositi per esperienze individuali e di gruppo. Tra le numerosissime mostre personali internazionali sono da citare GBagency, Paris, 2017; The Arts Club of Chicago, 2017; Kunsten Museum of Modern Art, Aalborg, 2017; South London Gallery, London, 2016; Guangdong Times Museum, Guangzhou, 2015; Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía, Madrid, 2013; Modern Art Oxford, 2011; Padiglione Ceco-Slovacco, Biennale di Venezia, 2009; MOMA, New York, 2009. Tra le Biennali: Biennale di Venezia, 2011 e 2003; Biennale di Mosca, 2013; Biennale di Liverpool, 2008; Biennale d'Arte di Panama, 2008; Biennale di San Paolo, 2006; Biennale di Praga, 2003.
Base / Progetti per l’arte è un’idea di artisti per altri artisti. Base è un luogo unico per la pratica dell’arte in Italia. L’attività, iniziata nel 1998, viene curata da un collettivo di artisti che vivono e operano in toscana e che promuovono, a Firenze, alcuni aspetti tra i più interessanti dell’arte di oggi. Base è un dialogo sulla contemporaneità aperto ad un confronto internazionale. Fino adesso si sono tenute a Base oltre sessanta mostre tra le quali: Sol Lewitt, Marco Bagnoli, Alfredo Pirri, Cesare Pietroiusti, Jan Vercruysse, Niele Toroni, Michael Galasso, Luca Pancrazzi, John Nixon & Marco Fusinato, Heimo Zobernig, Ingo Springenschmid, Paolo Masi & Pier Luigi Tazzi, Antonio Muntadas, Robert Barry, Luca Vitone, Gino De Dominicis, Liliana Moro, Claude Closky, Remo Salvadori, Pietro Sanguineti, Liam Gillick, Massimo Bartolini, Mario Airò, Eva Marisaldi, Rainer Ganahl, François Morellet, Bernhard Rüdiger, Nedko Solakov e Slava Nakovska, Olaf Nicolai, Giuliano Scabia, Kinkaleri, Steve Piccolo & Gak Sato, Rirkrit Tiravanija, Matt Mullican, Michel Verjux, Elisabetta Benassi, Pedro Cabrita Reis, Pietro Riparbelli, Simone Berti, Jeppe Hein, Gerwald Rockenschaub, Jonathan Monk, Peter Kogler, Carsten Nicolai, Surasi Kusulwong, Franz West, Tino Sehgal, Nico Dockx, Grazia Toderi, Armin Linke, Davide Bertocchi, Pierre Bismuth, Olivier Mosset, Stefano Arienti, Erwin Wurm, Thomas Bayrle, Hans Schabus, Maurizio Mochetti, Lawrence Weiner, Amedeo Martegani, Gianni Caravaggio, Piero Golia, David Tremlett, Franco Vaccari, RADICALTOOLS (con Remo Buti, Gianni Pettena, Superstudio, Lapo Binazzi & Ufo, 9999, Zziggurat), Koo Jeong-A, Christian Jankowski, Giuseppe Gabellone, Martin Creed, Ken Lum, Jiri Kovanda, BASEOPEN (con Margherita Moscardini, Francesco Fonassi, Giuseppe Stampone, Giulio Delvè, Marcello Spada, Jacopo Miliani, Riccardo Giacconi, Jaya Cozzani/Marco Andrea Magni/Agostino Osio), Nicole Miller, Luca Trevisani, Richard long che hanno sempre presentato progetti inediti, legati ad una personale lettura dello spazio. Base si propone come uno spazio aperto alla conoscenza degli aspetti più significativi dell’arte di oggi, italiana e internazionale, in una dialettica di segni e linguaggi che concorre a tenere aperto un confronto di idee sulla contemporaneità. Base è promossa da un gruppo aperto di artisti che si avvicendano nella conduzione dell’attività e si prefigge di coinvolgere, in una forma di partecipazione e supporto attivi, un numero sempre più vasto di artisti, studiosi, collezionisti, amici. Base si propone quindi come un necessario luogo di scambio di esperienze e di informazione che fanno parte di un patrimonio comune al quale tutti possono attingere. Base presenta mostre, progetti, confronti e dialoghi, proponendo differenti letture e prospettive su quanto di più interessante accade nell’arte e suoi territori limitrofi. Attualmente fanno parte del collettivo di Base: Mario Airò, Marco Bagnoli, Massimo Bartolini, Vittorio Cavallini, Yuki Ichihashi, Paolo Masi, Massimo Nannucci, Maurizio Nannucci, Paolo Parisi, Remo Salvadori, Enrico Vezzi.
L’attività è promossa e sostenuta dagli artisti fondatori con il contributo dell’associazione BASExBASE / Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, Prato / Regione Toscana
14
marzo 2018
Roman Ondak – Objects in the Mirror
Dal 14 marzo al 21 maggio 2018
arte contemporanea
Location
BASE / PROGETTI PER L’ARTE
Firenze, Via Di San Niccolò, 18R, (Firenze)
Firenze, Via Di San Niccolò, 18R, (Firenze)
Orario di apertura
mar-ven 18-20 | 20-24 come vetrina
Vernissage
14 Marzo 2018, ore 18
Autore