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Rosa Spina – Impenetrabili intrecci
“Il fascino di un tempo perduto, riflesso su declinazioni contemporanee”. E’ questo il contenuto del lavoro, ed il sentito messaggio che l’artista Rosa Spina, tra le più affermate esponenti della “fiber art” italiana, vuole trasmettere per la sua personale, che dopo il recente successo di Arezzo, arriva, a cura di Salvatore e Antonio Falbo, dal 24 marzo, fino al 20 aprile, al castello Martinengo-Colleoni a Cavernago, con ospiti dell’inaugurazione il critico Vittorio Sgarbi e Domenico Piraina, direttore di Palazzo Reale a Milano.
Comunicato stampa
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Gli “impenetrabili intrecci” di Rosa Spina, tra antico e moderno al castello di Cavernago
Una suggestiva mostra dal 24 marzo al 30 aprile, con festosa inaugurazione tra figuranti e sbandieratori e la presenza di Vittorio Sgarbi e Domenico Piraina.
Vittorio Sgarbi: "Fare arte col filo vuol dire, innanzitutto, meditare sul senso più intrinseco delle cose. Ogni opera di Rosa Spina ha la particolarità tutta speciale di essere, nello stesso tempo, un linguaggio, il proprio artistico, e ‘il’ linguaggio, funzionando come una presa di coscienza per via metaforica e sperimentando di volta in volta nuovi indirizzi, nuovi percorsi da battere".
Palazzolo sull’Oglio, 22 marzo 2018 - “Il fascino di un tempo perduto, riflesso su declinazioni contemporanee”. E’ questo il contenuto del lavoro, ed il sentito messaggio che l’artista Rosa Spina, tra le più affermate esponenti della “fiber art” italiana, vuole trasmettere per la sua personale, che dopo il recente successo di Arezzo, arriva, a cura di Salvatore e Antonio Falbo, dal 24 marzo, fino al 20 aprile, al castello Martinengo-Colleoni a Cavernago, con ospiti dell’inaugurazione il critico Vittorio Sgarbi e Domenico Piraina, direttore di Palazzo Reale a Milano.
Qui, accanto alle sue ultime e apprezzate nuove produzioni dell’artista, sarà possibile ammirare anche quelle, altrettanto pregevoli, ispirate al contesto architettonico del luogo, alla lunga tradizione degli affreschi, a quella “cavalleresca” e ai caratteri simbolici e nobiliari. Tutto ancora una volta, e sempre, debitamente e liberamente ispirato e reinterpretato. Una storia di antico e contemporaneo che si rinnova e si sancisce con questa significativa mostra voluta dall’amministrazione comunale di Cavernago, e con Rosa Spina capace di linguaggi visuali originali, se non inconfondibili, fusi tra fibre materiche di grande armonia e di ascetica eleganza
La mostra - come fa notare il sindaco di Cavernago, Giuseppe Togni - si intreccia a perfezione e non a caso con le manifestazioni per le “Giornate dei castelli, palazzi e borghi medievali 2018”: significativa iniziativa voluta per scoprire e far rivivere luoghi di solito non fruibili, come i castelli, le imponenti e suggestive fortificazioni, le dimore di grandi condottieri. Tante meraviglie della pianura padana, più o meno conservate, giunte fino a noi e pronte a raccontarci la loro storia.
“Ecco dunque la possibilità - spiega Togni - di visitare gli spazi magnifici del Castello di Cavernago, grazie alla collaborazione della Pro loco e alla disponibilità della proprietà, la famiglia dei principi Gonzaga. Ed ecco la festosa inaugurazione della Mostra, alle 17 di sabato 24 marzo, con un preludio spettacolare di figuranti e sbandieratori convocati da ‘Malus Pagus’, prima degli interventi delle autorità, dei curatori e critici, cui seguirà il rinfresco. Per l’occasione inaugurale, sarà possibile visitare gratuitamente mostra e castello”.
In questo lieto e prestigioso contesto, ecco allora le opere della Spina, di forte suggestività e assai apprezzate dal mercato dell'arte contemporanea che vi trova quel che cerca: ossia, il rigoroso e costante rifiuto dell’omologazione, e al tempo stesso la volontaria disposizione a sperimentare, creare originalità, superare il déjà-vù. Peculiarità dell’arista è, infatti, un riuscito processo tecnico e poetico di scarnificazione, di de-monumentalizzazione, di svincolo dell'opera pittoricascultorea da ogni ingombranza statuaria e da qualsivoglia finalità illustrativa, iconografica, celebrativa od encomiastica.
Vittorio Sgarbi ne scrive così sul corposo catalogo per Editoriale Giorgio Mondadori, a lei dedicato: "avvicinerei l'arte di Rosa Spina allo spirito di certo Antiform americano degli scorsi Sessanta, in quanto ricerca di forme alternative (...). Fare arte col filo vuol dire, innanzitutto, meditare sul senso più intrinseco delle cose. (...) Ogni sua opera ha la particolarità tutta speciale di essere, nello stesso tempo, un linguaggio, il proprio artistico, e "il" linguaggio, funzionando come una presa di coscienza per via metaforica. (...) Strette, avvincenti questioni di forma, si propongono di continuo delle mete variate (...) sperimentando di volta in volta nuovi indirizzi, nuovi percorsi da battere”.
Sempre nel catalogo, spiega invece il giornalista Roberto Messina: “Accurata nei dettagli. Dal segno sapiente. Anticonformista e spregiudicata quanto basta per affrontare a viso aperto l'inaudito, l'astratto, il grottesco e il lezioso, Rosa Spina è una costruttivista, espressionista, astrattista moderna e globale, che porta in dono un nucleo di opere capaci di generare pathos tramite pochi, scarni elementi ottenuti da nette campiture di fili colorati che delineano immagini al limite tra idea di paesaggio e astrazione. Con risultati, però, chiari e netti, di rara preziosità ed eleganza. Siamo nell’ambito del concettuale, con i materiali deviati dal loro uso comune che assumono significati inediti, tra minimalismo e performance, tradizione e contemporaneità. Un'arte assai particolare, dove si dipinge scolpendo e si scolpisce dipingendo, ma con una poliedrica, coerente e costante produzione in fluido equilibrio”.
“Il suo linguaggio - scrive ancora Salvatore Falbo - curatore dell'archivio ufficiale, sta mostrando una parabola evolutiva che l’itinerario di mostra si propone di fissare all’attenzione dello spettatore: dai semplici intrecci sfilacciati romboidali su fondo neutro, fino al recupero della qualità pittorica affrontata dall’artista ancora anni fa, ridefinendo la propria cifra compositiva in opere di un più ampio, e completo, respiro".
I convinti elogi alla Spina (tra gli artisti di punta assieme a Angelo Brescianini e M’horò, della “factory” Minotauro Fine Art Gallery di Palazzolo sull’Oglio diretta da Diego Giudici) si sommano agli altri contributi scritti da Antonio Falbo, Maria Elena Loda, Giovanna Vecchio e Leo Strozzieri, tutti concordi sull'ultima e ben compiuta “micro-macro-metamorfosi” (definizione di Antonio Falbo) di quest'artista dal solido curriculum (mostre personali e collettive a Milano, Roma, Verona, Venezia, Napoli, Torino, Firenze, Dubai, Monaco, Parigi, Barcellona, New York, Washington, Istanbul, Stoccarda, Stoccolma, Hong Kong) con la decisiva, recente rivoluzione stilistica, indicativa della sua "umiltà", ma soprattutto della notevole versatilità e dell’entusiasmo con cui rimette ogni volta alla prova la propria specificità artistica, ridefinendola, ridisegnanola, riattualizzandola di continuo.
Dopo Brescianini, M’horò, e ora appunto, Rosa Spina, Antonio Falbo, art director della Minotauro GalleryFactory annuncia e anticipa, comunque, nuove originali proposte in arrivo…
Una suggestiva mostra dal 24 marzo al 30 aprile, con festosa inaugurazione tra figuranti e sbandieratori e la presenza di Vittorio Sgarbi e Domenico Piraina.
Vittorio Sgarbi: "Fare arte col filo vuol dire, innanzitutto, meditare sul senso più intrinseco delle cose. Ogni opera di Rosa Spina ha la particolarità tutta speciale di essere, nello stesso tempo, un linguaggio, il proprio artistico, e ‘il’ linguaggio, funzionando come una presa di coscienza per via metaforica e sperimentando di volta in volta nuovi indirizzi, nuovi percorsi da battere".
Palazzolo sull’Oglio, 22 marzo 2018 - “Il fascino di un tempo perduto, riflesso su declinazioni contemporanee”. E’ questo il contenuto del lavoro, ed il sentito messaggio che l’artista Rosa Spina, tra le più affermate esponenti della “fiber art” italiana, vuole trasmettere per la sua personale, che dopo il recente successo di Arezzo, arriva, a cura di Salvatore e Antonio Falbo, dal 24 marzo, fino al 20 aprile, al castello Martinengo-Colleoni a Cavernago, con ospiti dell’inaugurazione il critico Vittorio Sgarbi e Domenico Piraina, direttore di Palazzo Reale a Milano.
Qui, accanto alle sue ultime e apprezzate nuove produzioni dell’artista, sarà possibile ammirare anche quelle, altrettanto pregevoli, ispirate al contesto architettonico del luogo, alla lunga tradizione degli affreschi, a quella “cavalleresca” e ai caratteri simbolici e nobiliari. Tutto ancora una volta, e sempre, debitamente e liberamente ispirato e reinterpretato. Una storia di antico e contemporaneo che si rinnova e si sancisce con questa significativa mostra voluta dall’amministrazione comunale di Cavernago, e con Rosa Spina capace di linguaggi visuali originali, se non inconfondibili, fusi tra fibre materiche di grande armonia e di ascetica eleganza
La mostra - come fa notare il sindaco di Cavernago, Giuseppe Togni - si intreccia a perfezione e non a caso con le manifestazioni per le “Giornate dei castelli, palazzi e borghi medievali 2018”: significativa iniziativa voluta per scoprire e far rivivere luoghi di solito non fruibili, come i castelli, le imponenti e suggestive fortificazioni, le dimore di grandi condottieri. Tante meraviglie della pianura padana, più o meno conservate, giunte fino a noi e pronte a raccontarci la loro storia.
“Ecco dunque la possibilità - spiega Togni - di visitare gli spazi magnifici del Castello di Cavernago, grazie alla collaborazione della Pro loco e alla disponibilità della proprietà, la famiglia dei principi Gonzaga. Ed ecco la festosa inaugurazione della Mostra, alle 17 di sabato 24 marzo, con un preludio spettacolare di figuranti e sbandieratori convocati da ‘Malus Pagus’, prima degli interventi delle autorità, dei curatori e critici, cui seguirà il rinfresco. Per l’occasione inaugurale, sarà possibile visitare gratuitamente mostra e castello”.
In questo lieto e prestigioso contesto, ecco allora le opere della Spina, di forte suggestività e assai apprezzate dal mercato dell'arte contemporanea che vi trova quel che cerca: ossia, il rigoroso e costante rifiuto dell’omologazione, e al tempo stesso la volontaria disposizione a sperimentare, creare originalità, superare il déjà-vù. Peculiarità dell’arista è, infatti, un riuscito processo tecnico e poetico di scarnificazione, di de-monumentalizzazione, di svincolo dell'opera pittoricascultorea da ogni ingombranza statuaria e da qualsivoglia finalità illustrativa, iconografica, celebrativa od encomiastica.
Vittorio Sgarbi ne scrive così sul corposo catalogo per Editoriale Giorgio Mondadori, a lei dedicato: "avvicinerei l'arte di Rosa Spina allo spirito di certo Antiform americano degli scorsi Sessanta, in quanto ricerca di forme alternative (...). Fare arte col filo vuol dire, innanzitutto, meditare sul senso più intrinseco delle cose. (...) Ogni sua opera ha la particolarità tutta speciale di essere, nello stesso tempo, un linguaggio, il proprio artistico, e "il" linguaggio, funzionando come una presa di coscienza per via metaforica. (...) Strette, avvincenti questioni di forma, si propongono di continuo delle mete variate (...) sperimentando di volta in volta nuovi indirizzi, nuovi percorsi da battere”.
Sempre nel catalogo, spiega invece il giornalista Roberto Messina: “Accurata nei dettagli. Dal segno sapiente. Anticonformista e spregiudicata quanto basta per affrontare a viso aperto l'inaudito, l'astratto, il grottesco e il lezioso, Rosa Spina è una costruttivista, espressionista, astrattista moderna e globale, che porta in dono un nucleo di opere capaci di generare pathos tramite pochi, scarni elementi ottenuti da nette campiture di fili colorati che delineano immagini al limite tra idea di paesaggio e astrazione. Con risultati, però, chiari e netti, di rara preziosità ed eleganza. Siamo nell’ambito del concettuale, con i materiali deviati dal loro uso comune che assumono significati inediti, tra minimalismo e performance, tradizione e contemporaneità. Un'arte assai particolare, dove si dipinge scolpendo e si scolpisce dipingendo, ma con una poliedrica, coerente e costante produzione in fluido equilibrio”.
“Il suo linguaggio - scrive ancora Salvatore Falbo - curatore dell'archivio ufficiale, sta mostrando una parabola evolutiva che l’itinerario di mostra si propone di fissare all’attenzione dello spettatore: dai semplici intrecci sfilacciati romboidali su fondo neutro, fino al recupero della qualità pittorica affrontata dall’artista ancora anni fa, ridefinendo la propria cifra compositiva in opere di un più ampio, e completo, respiro".
I convinti elogi alla Spina (tra gli artisti di punta assieme a Angelo Brescianini e M’horò, della “factory” Minotauro Fine Art Gallery di Palazzolo sull’Oglio diretta da Diego Giudici) si sommano agli altri contributi scritti da Antonio Falbo, Maria Elena Loda, Giovanna Vecchio e Leo Strozzieri, tutti concordi sull'ultima e ben compiuta “micro-macro-metamorfosi” (definizione di Antonio Falbo) di quest'artista dal solido curriculum (mostre personali e collettive a Milano, Roma, Verona, Venezia, Napoli, Torino, Firenze, Dubai, Monaco, Parigi, Barcellona, New York, Washington, Istanbul, Stoccarda, Stoccolma, Hong Kong) con la decisiva, recente rivoluzione stilistica, indicativa della sua "umiltà", ma soprattutto della notevole versatilità e dell’entusiasmo con cui rimette ogni volta alla prova la propria specificità artistica, ridefinendola, ridisegnanola, riattualizzandola di continuo.
Dopo Brescianini, M’horò, e ora appunto, Rosa Spina, Antonio Falbo, art director della Minotauro GalleryFactory annuncia e anticipa, comunque, nuove originali proposte in arrivo…
24
marzo 2018
Rosa Spina – Impenetrabili intrecci
Dal 24 marzo al 30 aprile 2018
arte contemporanea
Location
CASTELLO DI CAVERNAGO
Cavernago, (Bergamo)
Cavernago, (Bergamo)
Autore