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Rossella Canuti / Giovanni Drovandini
Due personali in contemporanea di Rossella Canuti e Giovanni Drovandini.
Comunicato stampa
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Le installazioni
“Elementi” di Rossella Canuti e
“Tracce” di Giovanni Drovandini
Testo critico
Elena Paloscia
Due personali in contemporanea di Rossella Canuti e Giovanni Drovandini.
Rossella Canuti presenta un’installazione dedicata ai quattro elementi: aria, acqua, terra e fuoco, composta da oltre cento immagini tratte dalle pagine dei quotidiani ed elaborate in digitale, in moduli 9x9 cm che scorrono lungo le pareti della galleria, accompagnate da testi tratti da giornali e da libri.
Giovanni Drovandini, ispirandosi a tracciati antichissimi come le Vie Cave, che ancora oggi solcano le Colline del Fiora tra Pitigliano, Sovana e Sorano in Toscana e portano le tracce del passaggio di genti e culture diverse, affronta un discorso sul segno che dalle tracce macroscopiche lasciate lungo questi percorsi si estende ai solchi lasciati dallo scalpello dello scultore.
TESTI
ROSSELLA CANUTI
Elementi, 2004
Installazione
Moduli da cm 9,2 x 9,2
Elaborazioni digitali su Forex
Il presente delle pagine dei quotidiani, le immagini colte dallo sguardo indiscreto dei fotoreporter, destinate ad un rapido e superficiale consumo, sono il patrimonio iconografico cui attinge Rossella Canuti nell’installazione dedicata ai quattro elementi: acqua, aria, terra e fuoco. L’artista elabora particolari selezionati dalle riproduzioni retinate in bianco e nero sulla carta porosa del giornale, per creare una connessione tra gli eventi e i loro significati che prende forma in una striscia continua lungo le pareti delle sale. Gli elementi sono il cardine della narrazione e suggeriscono, mediante il viraggio dei colori una “accentuazione del significato o una completa traslazione in un altro elemento”: associazioni esplicite là dove il rosso diviene sangue, ma anche fuoco e distruzione, dove il nero diventa terra che inghiotte e seppellisce; più mediate, dove il grigio si fa aria soffocante o l'azzurro acqua. In alcune elaborazioni delle immagini originali la Canuti sembra fornire una sua interpretazione accentuando talvolta il colore, talaltra l’aspetto
propagandistico e “pubblicitario”. Così accade che i soldati, con i loro elmetti tutti uguali, possano evocare, in una libera associazione, il tappeto di teschi del Ruanda. In altre il punto di vista dell’artista appare più legato all’emozione e alla ricerca di nuovi effetti e significati. Nascono così forme in cui l’elemento colore può essere una pennellata quanto una dissolvenza che rende tutto intuibile, o appena riconoscibile. A volte, dell’originale restano solo le linee di forza compositive. Altre volte, sono i simboli a prevalere; altre ancora l’artista ha colto assonanze con brani dell’arte del passato. Così la donna iraniana di Bam, riemersa dal buio della terra dopo il terremoto, ci appare come una visione di Goya, mentre il ragazzo palestinese aspirante kamikaze non può non far pensare ad un personaggio caravaggesco; i gruppi di immigrati, invece, ricordano brani di deposizioni in terracotta, o ancora, il naufragio della Medusa di Gericault. Questo sguardo fortemente partecipato, in cui si intuiscono empatia verso i sofferenti e indignazione nei confronti del potere, si prolunga nei testi, tratti da quotidiani e da libri, che scorrono, come commenti evocativi, lungo le immagini, creando un nesso inscindibile tra parola e figura.
Elena Paloscia
Giovanni Drovandini
Tracce, 2004
Installazione
Dimensione ambiente.
Video, Tufo, materiali vari
Giovanni Drovandini interagisce nello spazio della galleria con un’installazione composta di due momenti di cui l’uno costituisce complemento ed approfondimento dell’altro, in un discorso sul segno e sulla traccia che l’artista affronta ormai da molti anni. L’immagine complessiva che ha costruito nasce dalla suggestione dei luoghi in cui vive e dai percorsi delle “vie cave”, tracciati antichissimi che dai tempi degli etruschi solcavano le colline del Fiora nel territorio tra Pitigliano, Sovana e Sorano, che recano, ancora oggi, sul loro percorso, le tracce del passaggio di genti e culture diverse. Questo percorso, quasi mistico per l’artista, evocato da una proiezione e suggerito da piccoli blocchi di tufo, è volutamente, come un’immagine della memoria, sfocato, restituito attraverso la dimensione temporale ed emotiva e costituisce, con un effetto quasi ipnotico, una regressione ad uno stadio primordiale. L’intero tragitto esistenziale di un individuo e la sua storia si condensano nell’immagine del triciclo che, dichiaratamente, si offre come simbolo di qualcosa intimamente connesso all’infanzia e al tempo stesso, grazie ad un gioco di parole, legato ai cicli della vita. Questo primo mezzo con cui il bambino si sposta lasciando le sue tracce nel mondo che lo circonda è qui occasione per riflettere anche sulla direzione che ognuno di noi assume nel corso della propria esistenza, cui allude l’assetto non parallelo delle ruote. Lo sguardo dello spettatore percorre l’atmosfera polverosa e sbiadita, ogni cosa è ricoperta di polvere di tufo. Il viaggio nelle viscere della terra è solo virtuale: ognuno, liberamente, vi potrà accedere completando l’immagine iniziale. Quei territori della mente, suggeriscono percorsi nei quali ricordi ed altre tracce affiorano come reperti ed il percorso si fa reale. Il segno macroscopico dei solchi delle “vie cave” nella terra corrisponde al segno più piccolo, alla ruga di un volto, al solco che lo scalpello dello scultore ha creato nelle arcaiche sculture in tufo che, come frammenti, riemergono dalla terra e, proprio in virtù di quei solchi senza soluzione di continuità, si fondono con il presente.
Elena Paloscia
“Elementi” di Rossella Canuti e
“Tracce” di Giovanni Drovandini
Testo critico
Elena Paloscia
Due personali in contemporanea di Rossella Canuti e Giovanni Drovandini.
Rossella Canuti presenta un’installazione dedicata ai quattro elementi: aria, acqua, terra e fuoco, composta da oltre cento immagini tratte dalle pagine dei quotidiani ed elaborate in digitale, in moduli 9x9 cm che scorrono lungo le pareti della galleria, accompagnate da testi tratti da giornali e da libri.
Giovanni Drovandini, ispirandosi a tracciati antichissimi come le Vie Cave, che ancora oggi solcano le Colline del Fiora tra Pitigliano, Sovana e Sorano in Toscana e portano le tracce del passaggio di genti e culture diverse, affronta un discorso sul segno che dalle tracce macroscopiche lasciate lungo questi percorsi si estende ai solchi lasciati dallo scalpello dello scultore.
TESTI
ROSSELLA CANUTI
Elementi, 2004
Installazione
Moduli da cm 9,2 x 9,2
Elaborazioni digitali su Forex
Il presente delle pagine dei quotidiani, le immagini colte dallo sguardo indiscreto dei fotoreporter, destinate ad un rapido e superficiale consumo, sono il patrimonio iconografico cui attinge Rossella Canuti nell’installazione dedicata ai quattro elementi: acqua, aria, terra e fuoco. L’artista elabora particolari selezionati dalle riproduzioni retinate in bianco e nero sulla carta porosa del giornale, per creare una connessione tra gli eventi e i loro significati che prende forma in una striscia continua lungo le pareti delle sale. Gli elementi sono il cardine della narrazione e suggeriscono, mediante il viraggio dei colori una “accentuazione del significato o una completa traslazione in un altro elemento”: associazioni esplicite là dove il rosso diviene sangue, ma anche fuoco e distruzione, dove il nero diventa terra che inghiotte e seppellisce; più mediate, dove il grigio si fa aria soffocante o l'azzurro acqua. In alcune elaborazioni delle immagini originali la Canuti sembra fornire una sua interpretazione accentuando talvolta il colore, talaltra l’aspetto
propagandistico e “pubblicitario”. Così accade che i soldati, con i loro elmetti tutti uguali, possano evocare, in una libera associazione, il tappeto di teschi del Ruanda. In altre il punto di vista dell’artista appare più legato all’emozione e alla ricerca di nuovi effetti e significati. Nascono così forme in cui l’elemento colore può essere una pennellata quanto una dissolvenza che rende tutto intuibile, o appena riconoscibile. A volte, dell’originale restano solo le linee di forza compositive. Altre volte, sono i simboli a prevalere; altre ancora l’artista ha colto assonanze con brani dell’arte del passato. Così la donna iraniana di Bam, riemersa dal buio della terra dopo il terremoto, ci appare come una visione di Goya, mentre il ragazzo palestinese aspirante kamikaze non può non far pensare ad un personaggio caravaggesco; i gruppi di immigrati, invece, ricordano brani di deposizioni in terracotta, o ancora, il naufragio della Medusa di Gericault. Questo sguardo fortemente partecipato, in cui si intuiscono empatia verso i sofferenti e indignazione nei confronti del potere, si prolunga nei testi, tratti da quotidiani e da libri, che scorrono, come commenti evocativi, lungo le immagini, creando un nesso inscindibile tra parola e figura.
Elena Paloscia
Giovanni Drovandini
Tracce, 2004
Installazione
Dimensione ambiente.
Video, Tufo, materiali vari
Giovanni Drovandini interagisce nello spazio della galleria con un’installazione composta di due momenti di cui l’uno costituisce complemento ed approfondimento dell’altro, in un discorso sul segno e sulla traccia che l’artista affronta ormai da molti anni. L’immagine complessiva che ha costruito nasce dalla suggestione dei luoghi in cui vive e dai percorsi delle “vie cave”, tracciati antichissimi che dai tempi degli etruschi solcavano le colline del Fiora nel territorio tra Pitigliano, Sovana e Sorano, che recano, ancora oggi, sul loro percorso, le tracce del passaggio di genti e culture diverse. Questo percorso, quasi mistico per l’artista, evocato da una proiezione e suggerito da piccoli blocchi di tufo, è volutamente, come un’immagine della memoria, sfocato, restituito attraverso la dimensione temporale ed emotiva e costituisce, con un effetto quasi ipnotico, una regressione ad uno stadio primordiale. L’intero tragitto esistenziale di un individuo e la sua storia si condensano nell’immagine del triciclo che, dichiaratamente, si offre come simbolo di qualcosa intimamente connesso all’infanzia e al tempo stesso, grazie ad un gioco di parole, legato ai cicli della vita. Questo primo mezzo con cui il bambino si sposta lasciando le sue tracce nel mondo che lo circonda è qui occasione per riflettere anche sulla direzione che ognuno di noi assume nel corso della propria esistenza, cui allude l’assetto non parallelo delle ruote. Lo sguardo dello spettatore percorre l’atmosfera polverosa e sbiadita, ogni cosa è ricoperta di polvere di tufo. Il viaggio nelle viscere della terra è solo virtuale: ognuno, liberamente, vi potrà accedere completando l’immagine iniziale. Quei territori della mente, suggeriscono percorsi nei quali ricordi ed altre tracce affiorano come reperti ed il percorso si fa reale. Il segno macroscopico dei solchi delle “vie cave” nella terra corrisponde al segno più piccolo, alla ruga di un volto, al solco che lo scalpello dello scultore ha creato nelle arcaiche sculture in tufo che, come frammenti, riemergono dalla terra e, proprio in virtù di quei solchi senza soluzione di continuità, si fondono con il presente.
Elena Paloscia
11
maggio 2004
Rossella Canuti / Giovanni Drovandini
Dall'undici al 28 maggio 2004
arte contemporanea
Location
CENTRO LUIGI DI SARRO
Roma, Via Paolo Emilio, 28, (Roma)
Roma, Via Paolo Emilio, 28, (Roma)
Orario di apertura
dal martedì al Venerdì 17.00-20.00 (sabato per appuntamento)
Vernissage
11 Maggio 2004, ORE 18.00