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Rosso + Nero
Futurismo: per un centenario incendiario. Echaurren collezionista artista antagonista
Comunicato stampa
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il progetto della mostra
Il Piemonte partecipa alle Celebrazioni del Centenario del Futurismo dimostrando un suo assoluto, misconosciuto, primato “rivoluzionario”, nel senso anche politico del termine. La politica, si sa, è questione cruciale, e imbarazzante, per il Futurismo, per le sue liasons dangereuses con il Fascismo. Ma vi fu una exception piémontaise futurista, documentata sin dagli anni ’10 del ‘900. Qualche esempio: nel 1913 una delle due primissime prove di Antonio Gramsci come giornalista, sotto lo pseudonimo Alfa Gamma, sul torinese “Corriere universitario”, è proprio dedicata a una apologia del Futurismo; nel 1914 ad Alessandria il socialista Duilio Remondino pubblica il volumetto Il futurismo non può essere nazionalista (ma secondo uno specialista come Michel Antony anche un altro illustre alessandrino, Carlo Carrà, fu incontestabilmente “en peinture, l’élément le plus proche de l’anarchisme parmi les grands noms du futurisme”); nel 1916 il repubblicano, e luciniano, Terenzio Grandi pubblica il suo saggio Il futurismo tipografico. Tutte prove di un apporto subalpino, “da sinistra”, al Futurismo. Vocazione eccentrica che sarà confermata anche nella fase del Fascismo nascente e montante, a fine anni ’10 e nei primissimi anni ’20. Altri esempi: Gramsci, ancora una volta, sia in corrispondenze intrattenute con esponenti comunisti sovietici come Trotzky e Lunaciarskij, sia su “L’Ordine nuovo”, ribadirà la portata rivoluzionaria del movimento futurista, e lo stesso foglio promuoverà una visita di operai torinesi alla mostra futurista del 1922 al Winter Club nella Galleria Subalpina. Mostra che -promossa e partecipata da altri personaggi di sinistra come Franco Rampa-Rossi, Duilio Remondino, Alfonso Leonetti, l’operaio tipografo Carlo Frassinelli teorizzatore, prima di Marinetti, di una Rivoluzione grafica- costituisce secondo Giovanni Lista un estremo tentativo di alleanza tra avanguardie estetiche e proletarie nell’anno della Marcia su Roma. Lo stesso anno nel quale a Torino viene pubblicata dall’Istituto di Cultura Proletaria la plaquette di 1+1+1=1 Dinamite. Poesie proletarie. Rosso+Nero (uno di quei tre anonimi autori era Fillia, il fondatore un anno dopo, nel 1923, con Bracci e Pozzo, dei Sindacati Artistici Futuristi, la cui ideologia è ancora “proletaria”). Questo rarissimo libretto sarà una “pietra angolare” della costruzione della mostra. Infine sarà ribadito il rilievo assunto dal tema della “fabbrica” nei rapporti tra Torino e il Futurismo, con le Tenerezze fresatorie di Farfa, che fu operaio alla FIAT, molti contributi di Fillia, e la dichiarazione di Filippo Tommaso Marinetti nel Manifesto dell’Architettura aerea del 1933: “il Lingotto Fiat è stata la prima invenzione costruttiva futurista”.
materiali e protagonisti della mostra
La massima parte dei testi e dei documenti raccolti in mostra -alcuni, di valore storico incalcolabile, mai prima d’ora esposti- relativi ai temi sovra citati provengono dalla collezione, unica al mondo, di Pablo Echaurren e di Claudia Salaris. Da un lato una grandissima e autorevolissima studiosa del Futurismo i cui scritti sono un riferimento obbligato per ogni cultore del movimento; dall’altro una poliedrica figura intellettuale alla quale però la mostra vuole rendere omaggio non soltanto per il suo benemerito ruolo di collezionista, ma anche per quello di artista, e “antagonista”. Con il tributo a Echaurren e la mostra di suoi quadri, grafiche e oggetti, si solleva il problema di una possibile “eredità”, non formale ma spirituale, del Futurismo, evidenziando riprese, dal secondo dopoguerra sino ai giorni nostri, della sua ambiguità ideologica, nel suo “pensiero laterale” e destabilizzante. Pablo Echaurren sarà illustrato in mostra con la ricostruzione di capitoli della sua attività che rappresentano un contributo singolare alla costruzione di un nuovo “rivoluzionario” progetto politico-culturale. La “lezione magistrale” di Echaurren non riguarda solo la sua pratica democratica delle arti applicate o le sue graphic novel dedicate a Marinetti e Majakovskij, Evola e Pound ma anche sue produzioni politico-artistiche border line svolte dal ‘68 e dal ’77 sino a oggi: dalle collaborazioni con quegli “indiani metropolitani” che Maurizio Calvesi vide come una sorta di replicanti Futuristi a quelle con i Mutoidi a Torino in occasione di Artigiano metropolitano; dalle esperienze creative svolte con Renato Curcio e Giusva Fioravanti agli interventi su variegate testate politiche, da “Lotta continua” a “Carta” al “Secolo d’Italia”. Echaurren insegna che occorre andare Al di là del comunismo (che è anche il titolo di uno scritto del 1920 di Marinetti) e del Fascismo, senza però adeguarsi a un mercificato “pensiero unico”, dominante anche nelle arti.
il catalogo della mostra
Il catalogo della mostra sarà edito in forma di “giornale”, da collezione, intitolato Rosso+Nero, per ricordare, anche graficamente, quelli “avanguardisti”, politici e artistici, novecenteschi -a partire naturalmente da quelli del gruppo futurista torinese- con un comitato di direzione composto tra gli altri da Enzo Biffi Gentili, Luisa Perlo, Claudia Salaris, che accoglierà contributi di studiosi di differente, a volte opposta, formazione politica e culturale, eccezionalmente riuniti per l’occasione.
Il Piemonte partecipa alle Celebrazioni del Centenario del Futurismo dimostrando un suo assoluto, misconosciuto, primato “rivoluzionario”, nel senso anche politico del termine. La politica, si sa, è questione cruciale, e imbarazzante, per il Futurismo, per le sue liasons dangereuses con il Fascismo. Ma vi fu una exception piémontaise futurista, documentata sin dagli anni ’10 del ‘900. Qualche esempio: nel 1913 una delle due primissime prove di Antonio Gramsci come giornalista, sotto lo pseudonimo Alfa Gamma, sul torinese “Corriere universitario”, è proprio dedicata a una apologia del Futurismo; nel 1914 ad Alessandria il socialista Duilio Remondino pubblica il volumetto Il futurismo non può essere nazionalista (ma secondo uno specialista come Michel Antony anche un altro illustre alessandrino, Carlo Carrà, fu incontestabilmente “en peinture, l’élément le plus proche de l’anarchisme parmi les grands noms du futurisme”); nel 1916 il repubblicano, e luciniano, Terenzio Grandi pubblica il suo saggio Il futurismo tipografico. Tutte prove di un apporto subalpino, “da sinistra”, al Futurismo. Vocazione eccentrica che sarà confermata anche nella fase del Fascismo nascente e montante, a fine anni ’10 e nei primissimi anni ’20. Altri esempi: Gramsci, ancora una volta, sia in corrispondenze intrattenute con esponenti comunisti sovietici come Trotzky e Lunaciarskij, sia su “L’Ordine nuovo”, ribadirà la portata rivoluzionaria del movimento futurista, e lo stesso foglio promuoverà una visita di operai torinesi alla mostra futurista del 1922 al Winter Club nella Galleria Subalpina. Mostra che -promossa e partecipata da altri personaggi di sinistra come Franco Rampa-Rossi, Duilio Remondino, Alfonso Leonetti, l’operaio tipografo Carlo Frassinelli teorizzatore, prima di Marinetti, di una Rivoluzione grafica- costituisce secondo Giovanni Lista un estremo tentativo di alleanza tra avanguardie estetiche e proletarie nell’anno della Marcia su Roma. Lo stesso anno nel quale a Torino viene pubblicata dall’Istituto di Cultura Proletaria la plaquette di 1+1+1=1 Dinamite. Poesie proletarie. Rosso+Nero (uno di quei tre anonimi autori era Fillia, il fondatore un anno dopo, nel 1923, con Bracci e Pozzo, dei Sindacati Artistici Futuristi, la cui ideologia è ancora “proletaria”). Questo rarissimo libretto sarà una “pietra angolare” della costruzione della mostra. Infine sarà ribadito il rilievo assunto dal tema della “fabbrica” nei rapporti tra Torino e il Futurismo, con le Tenerezze fresatorie di Farfa, che fu operaio alla FIAT, molti contributi di Fillia, e la dichiarazione di Filippo Tommaso Marinetti nel Manifesto dell’Architettura aerea del 1933: “il Lingotto Fiat è stata la prima invenzione costruttiva futurista”.
materiali e protagonisti della mostra
La massima parte dei testi e dei documenti raccolti in mostra -alcuni, di valore storico incalcolabile, mai prima d’ora esposti- relativi ai temi sovra citati provengono dalla collezione, unica al mondo, di Pablo Echaurren e di Claudia Salaris. Da un lato una grandissima e autorevolissima studiosa del Futurismo i cui scritti sono un riferimento obbligato per ogni cultore del movimento; dall’altro una poliedrica figura intellettuale alla quale però la mostra vuole rendere omaggio non soltanto per il suo benemerito ruolo di collezionista, ma anche per quello di artista, e “antagonista”. Con il tributo a Echaurren e la mostra di suoi quadri, grafiche e oggetti, si solleva il problema di una possibile “eredità”, non formale ma spirituale, del Futurismo, evidenziando riprese, dal secondo dopoguerra sino ai giorni nostri, della sua ambiguità ideologica, nel suo “pensiero laterale” e destabilizzante. Pablo Echaurren sarà illustrato in mostra con la ricostruzione di capitoli della sua attività che rappresentano un contributo singolare alla costruzione di un nuovo “rivoluzionario” progetto politico-culturale. La “lezione magistrale” di Echaurren non riguarda solo la sua pratica democratica delle arti applicate o le sue graphic novel dedicate a Marinetti e Majakovskij, Evola e Pound ma anche sue produzioni politico-artistiche border line svolte dal ‘68 e dal ’77 sino a oggi: dalle collaborazioni con quegli “indiani metropolitani” che Maurizio Calvesi vide come una sorta di replicanti Futuristi a quelle con i Mutoidi a Torino in occasione di Artigiano metropolitano; dalle esperienze creative svolte con Renato Curcio e Giusva Fioravanti agli interventi su variegate testate politiche, da “Lotta continua” a “Carta” al “Secolo d’Italia”. Echaurren insegna che occorre andare Al di là del comunismo (che è anche il titolo di uno scritto del 1920 di Marinetti) e del Fascismo, senza però adeguarsi a un mercificato “pensiero unico”, dominante anche nelle arti.
il catalogo della mostra
Il catalogo della mostra sarà edito in forma di “giornale”, da collezione, intitolato Rosso+Nero, per ricordare, anche graficamente, quelli “avanguardisti”, politici e artistici, novecenteschi -a partire naturalmente da quelli del gruppo futurista torinese- con un comitato di direzione composto tra gli altri da Enzo Biffi Gentili, Luisa Perlo, Claudia Salaris, che accoglierà contributi di studiosi di differente, a volte opposta, formazione politica e culturale, eccezionalmente riuniti per l’occasione.
20
febbraio 2009
Rosso + Nero
Dal 20 febbraio al 05 aprile 2009
arte contemporanea
disegno e grafica
disegno e grafica
Location
MIAAO – MUSEO INTERNAZIONALE DELLE ARTI APPLICATE OGGI
Torino, Via Maria Vittoria, 5, (Torino)
Torino, Via Maria Vittoria, 5, (Torino)
Orario di apertura
dal martedì al venerdì 16.00 – 19.30. Sabato e domenica 11.00 – 19.00. Chiuso lunedì
Vernissage
20 Febbraio 2009, ore 18
Ufficio stampa
STUDIO DE ANGELIS
Autore
Curatore