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RPresentazione del dipinto ‘Le muse’ di Antonio Tamburro
Durante la Rome Art Week (24 – 29 ottobre) presso Sesto Senso Art Gallery sarà possibile ammirare le nuove opere di Antonio Tamburro, tra cui il grande dipinto Le muse (200×200 cm) che verrà presentato al pubblico venerdì 28 ottobre in presenza dell’artista.
Comunicato stampa
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Durante la Rome Art Week (24 - 29 ottobre) presso Sesto Senso Art Gallery sarà possibile ammirare le nuove opere di Antonio Tamburro, tra cui il grande dipinto Le muse (200x200 cm) che verrà presentato al pubblico venerdì 28 ottobre in presenza dell’artista.
L’opera raffigura sei donne in uno spazio minimale, l’ambiente si caratterizza solo per la presenza di pochi elementi e di un panneggio bianco in alto a sinistra; anche le vesti delle figure femminili sono sapientemente realizzate in modo da valorizzare senza eccedere il corpo femminile. La semplicità e il rigore della composizione dà maggior risalto ai toni malinconici e alla tempra dei soggetti. Le sei “muse” del dipinto sono eroine contemporanee ispirate alle protagoniste della tragedia greca: Medea, Elena, Fedra, Antigone, Elettra, Ecuba, importanti personaggi femminili in contrasto con il ruolo della donna nella società della Grecia storica, ma nello stesso tempo anche loro condannate al dramma di non potersi realizzare come donne: Medea, straniera in una Grecia che l’ha etichettata come barbara, viene abbandonata da Giasone; Antigone, la principessa che ha sfidato i sovrani, paga con la vita morendo in solitudine; Elena, contesa tra due principi, oggetto della guerra più famosa dell’antichità; Fedra, compagna dell’eroe Teseo, si uccide perché rifiutata dal casto e devoto Ippolito; Elettra, data in sposa a un contadino per ordine di Egisto, illegittimo sovrano di Micene e infine Ecuba, che dopo aver perso il figlio Polimestore si vede profetizzare una morte orribile lontana da casa. Donne coraggiose, paradigma allo stesso tempo del tragico e di una forte abnegazione, che nella tela del maestro Tamburro si trovano l’una di fronte all’altra.
Nel dipinto Le muse, caratterizzato da una grande forza visiva, la composizione e la disposizione formale sembrano ricreare una messa in scena teatrale. Le figure femminili rappresentate si trovano nello stesso luogo, ma non si guardano, l’atmosfera tesa evidenzia la forza interiore delle protagoniste rivelando il destino tragico. Un’opera inedita, che
restituisce contemporaneità alla cultura e alla mitologia greca trasformando le protagoniste in eroine contemporanee, muse ispiratici, accomunate dalla volontà di determinare gli eventi o di essere oggetto di grandi dispute come per Elena. L’artista raffigura questo tema creando una dimensione poetica e introspettiva giocando con le sfumature di blu e di bianco e con le campiture di grigio che aggiungono solennità al soggetto. Gli incarnati pallidi in contrasto con i drappeggi blu delle vesti creano un suggestivo ricordo della solennità della statuaria greca, per come è visibile a noi dopo aver perso il colore originario. Lo sfondo blu, i giochi di luce e ombra e l’atmosfera così intima suggeriscono una riflessione profonda che sembra essere indicata già dallo stile utilizzato. La scelta cromatica e il panneggio della donna in piedi sulla destra creano un forte richiamo all’opera La vie di Picasso, un’opera del 1903 esposta al Cleveland Museum di New York, uno dei più emblematici dipinti del Periodo Blu che rappresenta un’allegoria del ciclo della vita. La figura in piedi a destra di Tamburro infatti ricorda quella in Le vie sia per la resa scultorea del soggetto che per l’esecuzione pittorica della veste.
Molto suggestiva è anche la figura in piedi a sinistra su sfondo bianco che sembra in contrasto con le altre figure costruite da ombre e inserite con sicurezza nello spazio. La donna è inserita all’interno della composizione appena accennata dal disegno dell’artista e ha una presenza immateriale che sembra quasi assorbita dalla luce. Le altre protagoniste sono assorte in una profonda meditazione, sedute in posizioni differenti eccetto l’ultima donna in piedi. Molto interessante la scelta compositiva che divide il dipinto in due gruppi: a sinistra le due figure femminili che per la posizione sono l’una lo specchio dell’altra, mentre a destra cattura la nostra attenzione la donna al centro rivolta con il busto nudo dalla parte opposta dello spettatore, affiancata dalle altre due: una in posizione contraria rispetto ad essa e l’ultima in piedi con il volto rivolto verso qualcosa che non è visibile allo spettatore, suggerendo la presenza di avvenienti al di fuori dello spazio rappresentato. Tutto il dipinto è caratterizzato da importanti bilanciamenti formali che riescono a restituirci la fermezza di questi soggetti, che senza coinvolgere direttamente lo spettatore e guardando altrove, suggestionano riguardo l’affascinante destino narrato dai più grandi tragediografi greci.
L’opera raffigura sei donne in uno spazio minimale, l’ambiente si caratterizza solo per la presenza di pochi elementi e di un panneggio bianco in alto a sinistra; anche le vesti delle figure femminili sono sapientemente realizzate in modo da valorizzare senza eccedere il corpo femminile. La semplicità e il rigore della composizione dà maggior risalto ai toni malinconici e alla tempra dei soggetti. Le sei “muse” del dipinto sono eroine contemporanee ispirate alle protagoniste della tragedia greca: Medea, Elena, Fedra, Antigone, Elettra, Ecuba, importanti personaggi femminili in contrasto con il ruolo della donna nella società della Grecia storica, ma nello stesso tempo anche loro condannate al dramma di non potersi realizzare come donne: Medea, straniera in una Grecia che l’ha etichettata come barbara, viene abbandonata da Giasone; Antigone, la principessa che ha sfidato i sovrani, paga con la vita morendo in solitudine; Elena, contesa tra due principi, oggetto della guerra più famosa dell’antichità; Fedra, compagna dell’eroe Teseo, si uccide perché rifiutata dal casto e devoto Ippolito; Elettra, data in sposa a un contadino per ordine di Egisto, illegittimo sovrano di Micene e infine Ecuba, che dopo aver perso il figlio Polimestore si vede profetizzare una morte orribile lontana da casa. Donne coraggiose, paradigma allo stesso tempo del tragico e di una forte abnegazione, che nella tela del maestro Tamburro si trovano l’una di fronte all’altra.
Nel dipinto Le muse, caratterizzato da una grande forza visiva, la composizione e la disposizione formale sembrano ricreare una messa in scena teatrale. Le figure femminili rappresentate si trovano nello stesso luogo, ma non si guardano, l’atmosfera tesa evidenzia la forza interiore delle protagoniste rivelando il destino tragico. Un’opera inedita, che
restituisce contemporaneità alla cultura e alla mitologia greca trasformando le protagoniste in eroine contemporanee, muse ispiratici, accomunate dalla volontà di determinare gli eventi o di essere oggetto di grandi dispute come per Elena. L’artista raffigura questo tema creando una dimensione poetica e introspettiva giocando con le sfumature di blu e di bianco e con le campiture di grigio che aggiungono solennità al soggetto. Gli incarnati pallidi in contrasto con i drappeggi blu delle vesti creano un suggestivo ricordo della solennità della statuaria greca, per come è visibile a noi dopo aver perso il colore originario. Lo sfondo blu, i giochi di luce e ombra e l’atmosfera così intima suggeriscono una riflessione profonda che sembra essere indicata già dallo stile utilizzato. La scelta cromatica e il panneggio della donna in piedi sulla destra creano un forte richiamo all’opera La vie di Picasso, un’opera del 1903 esposta al Cleveland Museum di New York, uno dei più emblematici dipinti del Periodo Blu che rappresenta un’allegoria del ciclo della vita. La figura in piedi a destra di Tamburro infatti ricorda quella in Le vie sia per la resa scultorea del soggetto che per l’esecuzione pittorica della veste.
Molto suggestiva è anche la figura in piedi a sinistra su sfondo bianco che sembra in contrasto con le altre figure costruite da ombre e inserite con sicurezza nello spazio. La donna è inserita all’interno della composizione appena accennata dal disegno dell’artista e ha una presenza immateriale che sembra quasi assorbita dalla luce. Le altre protagoniste sono assorte in una profonda meditazione, sedute in posizioni differenti eccetto l’ultima donna in piedi. Molto interessante la scelta compositiva che divide il dipinto in due gruppi: a sinistra le due figure femminili che per la posizione sono l’una lo specchio dell’altra, mentre a destra cattura la nostra attenzione la donna al centro rivolta con il busto nudo dalla parte opposta dello spettatore, affiancata dalle altre due: una in posizione contraria rispetto ad essa e l’ultima in piedi con il volto rivolto verso qualcosa che non è visibile allo spettatore, suggerendo la presenza di avvenienti al di fuori dello spazio rappresentato. Tutto il dipinto è caratterizzato da importanti bilanciamenti formali che riescono a restituirci la fermezza di questi soggetti, che senza coinvolgere direttamente lo spettatore e guardando altrove, suggestionano riguardo l’affascinante destino narrato dai più grandi tragediografi greci.
28
ottobre 2022
RPresentazione del dipinto ‘Le muse’ di Antonio Tamburro
Dal 28 ottobre al 26 novembre 2022
arte contemporanea
Location
Sesto Senso Art Gallery
Roma, Via Margutta, 43, (RM)
Roma, Via Margutta, 43, (RM)
Orario di apertura
lunedì: 10.00 - 15.30
Martedì - sabato: 10.00 - 13.30, 15.00 - 19.30
Vernissage
28 Ottobre 2022, 17.00 - 20.00
Sito web
Ufficio stampa
Sesto Senso Art Gallery
Autore
Allestimento
Progetto grafico
Produzione organizzazione