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Rumore e silenzio
Rassegna collettiva di fotografia
Comunicato stampa
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Testo critico : Rumore & Silenzio di Luigi Cavadini. Rumore e silenzio. Fanno parte della nostra esistenza, quella fisica del contatto con le persone e con le cose, ma anche quella interiore fatta di pensieri e desideri. Essi, inoltre, potrebbero identificarsi con l’abituale contraddizione del nostro vivere. Nel rumore spesso cerchiamo di annegare l’inconsistenza di certe nostre scelte che il silenzio riporterebbe a galla e nel silenzio ci piacerebbe disintossicarci delle perversioni di una vita frenetica in cui l’unico termine di confronto rischia di essere la capacità economica. Rumore e silenzio. Che percepiamo attorno a noi ma anche dentro di noi. Che - ora l’uno ora l’altro, ora uno contro l’altro - ci prendono e ci condizionano. Certo anche sulla scorta di questi pensieri hanno preso vita le immagini che possiamo vedere in questa mostra, da quella crudele di una parola negata (Ostinelli), a quelle tenere di un sonno o di un pianto (Oreggia), a quella lirica di un fanciullo che cerca nella conchiglia il “borbottìo”del mare (Mattaboni). Il rumore si ritrova nell’agitazione del movimento (Minardi) e nell’agglomerato di visioni (Guerrini), ma la maggior parte dei nostri “cercatori di immagini” ha preferito fermarsi su situazioni riposanti dando voce alle esigenze della gran parte degli uomini. La contemplazione della natura diventa allora momento di decantazione della foga del vivere , sosta corroborante (Ancora, Ray, Tenti, Catuozzo). Ma sono soprattutto i luoghi a possedere un’inquietudine che è nel contempo silenzio e rumore e che nulla riesce a scalfire o a incanalare (Frigerio) o a richiedere un intervento dissacrante per dare ad essi una “voce” sottilmente ironica (Pozzoni con il fumettista Claudio Villa). E nella città - la Torino delle “luci d’artista”, in questo caso – si può ritrovare la calma e la serenità nelle parole dello scrittore che nella notte d’inverno ti accompagnano lungo la via ritmando i tuoi passi (Angri). E, nell’andare, i pensieri, le riflessioni si proiettano sui manifesti che lanciano grida contro il silenzio nei confronti dei drammi che affliggono la nostra società (Pozzi). E molte volte per sfuggire al rumore non resta che rifugiarsi dentro una chiesa e porsi di fronte al Cristo, che è morto, dopo aver lanciato un “alto grido” (Colzani, Grandi) oppure isolarsi, abbandonandosi ad una musica lenta e profonda (Nisselino).
Ma non basta perché mentre il rumore giunge a sconvolgere le montagne (Pastore), resta all’uomo la scelta definitiva tra la solitudine (e il silenzio) di un ponte sospeso sulla valle e la notte della città delle luci (Tettamanti).
Un percorso lungo, quello che ci viene proposto, che pone domande più che dare risposte. Domande filtrate attraverso la sensibilità di ciascuno degli autori e presentate con linguaggi diversi seppure tutti basati sulla ripresa fotografica della realtà.
La ricerca dell’inquadratura, il taglio dell’immagine,
l’elaborazione a computer (quando c’è), rispondono sempre, qui, in modi più o meno convinti, ad un pensiero estetico, che mette a frutto esperienze, confronti, prove, rifiuti, ripensamenti. Insomma è evidente che quello del fotografo che vuole essere qualcosa di più di un raccoglitore di documenti non è un gioco. Dietro queste poche immagini presentate da ciascuno ci sono spesso anni di esperimenti, di fotografie buttate, di delusioni perché la resa fotografica non rispondeva alle premesse e agli intenti, ci sono serate di discussioni con gli amici e i colleghi. C’è soprattutto una passione che porta a godere per un risultato coerente con le aspettative, ma anche a riconoscere la superficialità di una immagine o la banalità di una inquadratura.
Ciò che comunque tutti dimostrano di aver ben compreso è che è proprio la luce l’elemento cui il fotografo che intende essere originale deve prestare l’attenzione massima. Perché è soprattutto attraverso di essa e attraverso la lettura ponderata della sua incidenza sulle cose che è possibile dare alla fotografia una sua autentica “personalità“.
Ma non basta perché mentre il rumore giunge a sconvolgere le montagne (Pastore), resta all’uomo la scelta definitiva tra la solitudine (e il silenzio) di un ponte sospeso sulla valle e la notte della città delle luci (Tettamanti).
Un percorso lungo, quello che ci viene proposto, che pone domande più che dare risposte. Domande filtrate attraverso la sensibilità di ciascuno degli autori e presentate con linguaggi diversi seppure tutti basati sulla ripresa fotografica della realtà.
La ricerca dell’inquadratura, il taglio dell’immagine,
l’elaborazione a computer (quando c’è), rispondono sempre, qui, in modi più o meno convinti, ad un pensiero estetico, che mette a frutto esperienze, confronti, prove, rifiuti, ripensamenti. Insomma è evidente che quello del fotografo che vuole essere qualcosa di più di un raccoglitore di documenti non è un gioco. Dietro queste poche immagini presentate da ciascuno ci sono spesso anni di esperimenti, di fotografie buttate, di delusioni perché la resa fotografica non rispondeva alle premesse e agli intenti, ci sono serate di discussioni con gli amici e i colleghi. C’è soprattutto una passione che porta a godere per un risultato coerente con le aspettative, ma anche a riconoscere la superficialità di una immagine o la banalità di una inquadratura.
Ciò che comunque tutti dimostrano di aver ben compreso è che è proprio la luce l’elemento cui il fotografo che intende essere originale deve prestare l’attenzione massima. Perché è soprattutto attraverso di essa e attraverso la lettura ponderata della sua incidenza sulle cose che è possibile dare alla fotografia una sua autentica “personalità“.
05
ottobre 2008
Rumore e silenzio
Dal 05 al 19 ottobre 2008
fotografia
Location
VILLA IMBONATI
Cavallasca, Via Imbonati, 1, (Como)
Cavallasca, Via Imbonati, 1, (Como)
Orario di apertura
LUNEDI’-VENERDI’ 9-12/15-18 (GIOVEDì E VENERDì ANCHE 21-22,30); SABATO 9-12; DOMENICA 15-18
Vernissage
5 Ottobre 2008, ore 11
Autore