-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
S.O.B. – save our body
S ave our body, salvate i nostri corpi è il segnale d’emergenza che Paul Virilio manda durante il dialogo con Enrico Baj Sull’orrore dell’arte. Il futurologo parigino intuisce l’urgenza e manda il suo appello che io ho ricevuto. S. O. B. è una mostra di tre artisti, tre come le parole del messaggio, ma vuole essere anche il ripetitore di un grido di soccorso dell’arte. “Salvare i corpi significa anche” – dice Virilio – “salvare il gruppo” dall’inabissamento nello stato miserabile di un’umanità che giunge, poco a poco, ad uno stadio d’annientamento critico e morale in cui l’opera ha la funzione di celebrare e non più di contestare o riflettere le angosce del proprio tempo, un’apologia del dramma orchestrata in modo da imporre un presunto dato scientifico assiologicamente inconfutabile. Per questo ho scelto tre opere e tre artisti anomali e dai linguaggi differenti. Anomali, per il loro essere fuori del gioco dell’arte ufficiale. Michele Melotta è un plasticatore, uno scultore che lascia alla materia il compito di conformarsi e all’osservatore quello di configurarla. Stefano di Maulo è un pittore, ma che dico…, è uno scenografo, forse anche lui scultore, insomma è un artista di purezze e messaggi analogici. Christian Rainer lavora sul tema del corpo con la fotografia ed il video confrontandosi con lo stato di emergenza dell’identità sostanziale dell’uomo che subisce una consunzione ed un degrado tale da renderla una sorta di carapace vuoto, un relitto abbandonato.
Questi signori vogliono salvare il corpo dell’arte dai flutti della comunicazione, l’unicità del momento in cui compartecipano uomo e visione “otticamente scorretta” non più figlia della macchina ma macchina essa stessa.
S.O.B. – save our body
Roma, Via Flaminia, 58, (Roma)