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Sabina Feroci – Il viaggio e il Ritorno
In esposizione una installazione, composta da numerose figure realizzate in cartapesta, atte a ricordare, testimoniare e sottolineare le prime contaminazioni, da parte della tridimensionalità e quindi della scultura, al mondo di Sabina, inizialmente rivolto solo alla bidimensionalità grafica.
Comunicato stampa
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Dice Sabina Feroci:
Il mio approccio alla scultura è istintivo, silenzioso me ne sono ricordata andando indietro nel tempo agli anni irlandesi quando ero una studentessa di grafica e illustrazione all’Art College di Belfast. Avrei fatto illustrazione questo era il patto con gli aerei dell’AerLingus che mi portavano da Pisa a Belfast e ritorno. Non erano previsti sconfinamenti e perdite di rotta. Invece proprio in Irlanda ho avuto il primo contatto con i miei personaggi tridimensionali sia in forma di marionette che di piccole sculture legate alla favola e da li è stato un susseguirsi di scoperte misteriose, lanciavo un sasso in avanti e dovevo correre a riprenderlo, come nel gioco della campana da bambina.
Il busto (il ritratto) è ancora presente ma trasformato in una presenza più completa: un volto con un corpo metallico che si trasforma in folla, in gruppo. Penso spesso alle folle delle metropoli, quelle delle strisce pedonali americane, quelle delle metropolitane di Milano, penso al senso di estraneità che si prova guardandosi intorno, penso a tutte quelle vite che si incrociano ma che non si relazionano, allo smarrimento che ciò provoca ma anche alla curiosità che nasce naturalmente nei confronti del non conosciuto. Il personaggio e la solitudine che lo coinvolge nei confronti della comunità mi ha sempre ispirata ma anche l’ironia che funge da salvazione, non cosciente e voluta ma irrimediabile e trascendente, come un opposto positivo e buono che rende il dolore della solitudine un neutro. L’osservazione della realtà per me è fondamentale. Sono uno di questi personaggi che vedete tradotti in carta, sono nelle strade, partecipo alle migrazioni quotidiane, poi rielaboro e restituisco il reale attraverso la mia personale visione deformante. Le mie sculture non hanno forme iperrealiste, non è la riproduzione che mi interessa, ma piccole citazioni della forma come la conosciamo, come la vediamo. La stilizzazione, il riassunto delle linee dei vuoti e dei pieni. Le proporzioni vengono spesso deformate ingrandendo teste rimpicciolendo gambe, braccia, ma non è un’allusione all’infanzia, è il personaggio in se che mi interessa e non il fatto che sia un bambino o un adulto, può esser l’uno e l’altro e niente togliere alla mia narrazione. Il carattere, l’emozione è presente anche nel bambino è la nozione che non c’è.
Oltre ai busti presento una serie di sculture di medio formato che simboleggiano questa volta sì il mondo dell’infanzia attaccato dalla società dei consumi che arriva presto a corrompere, a cambiare, trasformare. Devo osservare questi mutamenti ora che li ho sott’occhio essendo madre, devo essere il registratore, la macchina fotografica e lo faccio con un gruppo di sculture in pose volutamente rigide, ricordano dei manichini ed è proprio grazie a questa raffigurazione che diventano puro messaggio.
Sabina Feroci
Il mio approccio alla scultura è istintivo, silenzioso me ne sono ricordata andando indietro nel tempo agli anni irlandesi quando ero una studentessa di grafica e illustrazione all’Art College di Belfast. Avrei fatto illustrazione questo era il patto con gli aerei dell’AerLingus che mi portavano da Pisa a Belfast e ritorno. Non erano previsti sconfinamenti e perdite di rotta. Invece proprio in Irlanda ho avuto il primo contatto con i miei personaggi tridimensionali sia in forma di marionette che di piccole sculture legate alla favola e da li è stato un susseguirsi di scoperte misteriose, lanciavo un sasso in avanti e dovevo correre a riprenderlo, come nel gioco della campana da bambina.
Il busto (il ritratto) è ancora presente ma trasformato in una presenza più completa: un volto con un corpo metallico che si trasforma in folla, in gruppo. Penso spesso alle folle delle metropoli, quelle delle strisce pedonali americane, quelle delle metropolitane di Milano, penso al senso di estraneità che si prova guardandosi intorno, penso a tutte quelle vite che si incrociano ma che non si relazionano, allo smarrimento che ciò provoca ma anche alla curiosità che nasce naturalmente nei confronti del non conosciuto. Il personaggio e la solitudine che lo coinvolge nei confronti della comunità mi ha sempre ispirata ma anche l’ironia che funge da salvazione, non cosciente e voluta ma irrimediabile e trascendente, come un opposto positivo e buono che rende il dolore della solitudine un neutro. L’osservazione della realtà per me è fondamentale. Sono uno di questi personaggi che vedete tradotti in carta, sono nelle strade, partecipo alle migrazioni quotidiane, poi rielaboro e restituisco il reale attraverso la mia personale visione deformante. Le mie sculture non hanno forme iperrealiste, non è la riproduzione che mi interessa, ma piccole citazioni della forma come la conosciamo, come la vediamo. La stilizzazione, il riassunto delle linee dei vuoti e dei pieni. Le proporzioni vengono spesso deformate ingrandendo teste rimpicciolendo gambe, braccia, ma non è un’allusione all’infanzia, è il personaggio in se che mi interessa e non il fatto che sia un bambino o un adulto, può esser l’uno e l’altro e niente togliere alla mia narrazione. Il carattere, l’emozione è presente anche nel bambino è la nozione che non c’è.
Oltre ai busti presento una serie di sculture di medio formato che simboleggiano questa volta sì il mondo dell’infanzia attaccato dalla società dei consumi che arriva presto a corrompere, a cambiare, trasformare. Devo osservare questi mutamenti ora che li ho sott’occhio essendo madre, devo essere il registratore, la macchina fotografica e lo faccio con un gruppo di sculture in pose volutamente rigide, ricordano dei manichini ed è proprio grazie a questa raffigurazione che diventano puro messaggio.
Sabina Feroci
13
ottobre 2012
Sabina Feroci – Il viaggio e il Ritorno
Dal 13 ottobre al 18 novembre 2012
arte contemporanea
Location
STUDIO LB CONTEMPORARY ART
Brescia, Via Dei Musei, 83, (Brescia)
Brescia, Via Dei Musei, 83, (Brescia)
Orario di apertura
da mercoledì a domenica ore 10-12 e 16 19
Vernissage
13 Ottobre 2012, ore 18.30
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