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Sabrina Casadei – Terre emerse
Francesca Antonini Arte Contemporanea è lieta di presentare Terre emerse, prima personale in galleria di Sabrina Casadei (Roma, 1985). Partendo dall’esercizio di un gesto pittorico libero e istintivo, ma allo stesso tempo ponderato, la ricerca dell’artista si concentra sul trattamento del paesaggio.
Comunicato stampa
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Francesca Antonini Arte Contemporanea è lieta di presentare Terre emerse, prima personale in galleria di Sabrina Casadei (Roma, 1985).
Partendo dall’esercizio di un gesto pittorico libero e istintivo, ma allo stesso tempo ponderato, la ricerca dell’artista si concentra sul trattamento del paesaggio, inteso non necessariamente come pittura dal vero, bensì come rappresentazione di forme naturali vive, fluide e in continuo mutamento.
Sono le forze invisibili ma potentissime che innalzano le catene montuose e scavano gli abissi le protagoniste del nucleo di lavori realizzati per gli spazi della galleria, che mostrano l’evoluzione dell’universo pittorico di Casadei, sostenuto da un equilibrio tra astrazione, segno e sensibilità cromatica.
Cieli in tempesta e fondali rocciosi si sciolgono in velature e accenti cromatici che si allargano sulla tela grezza, alla quale — insieme all’acrilico e al bitume — l’artista assegna un ruolo specifico, rendendola comprimaria della composizione.
Ora fluido e ampio, ora nervoso e scattante, il tratto di Casadei si muove come magma al di sotto di una superficie sulla quale scivolano e si sovrappongono le forme, in un campo aperto di forze tettoniche mosse da direttrici contrastanti. Concentrata sulla rappresentazione delle energie vitali più che sulla rappresentazione dei fenomeni della realtà, nei suoi lavori i contorni non sono delineati e le forme sono piuttosto accennate e aperte, fino al limite della loro riconoscibilità.
“Il paesaggio che risulta da questo tipo di pittura si presenta allora non come un oggetto, come un corpo inerte, come ‘natura morta’, ma, al contrario, come un corpo vivente. In tal senso la pittura, pur essendo fatta di segni immobili, riesce ad essere l’arte più vicina alla vita”. Le parole di Giangiorgio Pasqualotto nella prefazione ai Discorsi sulla pittura del monaco Zucca Amara trovano perfetta applicazione al lavoro di Sabrina Casadei, che con la tradizione cinese condivide il tentativo di cogliere l’immensa e nascosta gamma di energie che anima i paesaggi. Compito della pittura non può quindi essere quello di dominare tale energia bloccandola in schemi e figure geometriche, ma quello di rappresentare la sua potenza mostrandone la capacità di penetrare in ogni cosa e di dilagare in ogni luogo.
I lavori presentati in Terre emerse si nutrono così di immagini vive e fluenti, a dare luogo a una corrente inafferrabile che si traduce in un’estetica vitale del soffio e del respiro della vita animale, vegetale e minerale.
Partendo dall’esercizio di un gesto pittorico libero e istintivo, ma allo stesso tempo ponderato, la ricerca dell’artista si concentra sul trattamento del paesaggio, inteso non necessariamente come pittura dal vero, bensì come rappresentazione di forme naturali vive, fluide e in continuo mutamento.
Sono le forze invisibili ma potentissime che innalzano le catene montuose e scavano gli abissi le protagoniste del nucleo di lavori realizzati per gli spazi della galleria, che mostrano l’evoluzione dell’universo pittorico di Casadei, sostenuto da un equilibrio tra astrazione, segno e sensibilità cromatica.
Cieli in tempesta e fondali rocciosi si sciolgono in velature e accenti cromatici che si allargano sulla tela grezza, alla quale — insieme all’acrilico e al bitume — l’artista assegna un ruolo specifico, rendendola comprimaria della composizione.
Ora fluido e ampio, ora nervoso e scattante, il tratto di Casadei si muove come magma al di sotto di una superficie sulla quale scivolano e si sovrappongono le forme, in un campo aperto di forze tettoniche mosse da direttrici contrastanti. Concentrata sulla rappresentazione delle energie vitali più che sulla rappresentazione dei fenomeni della realtà, nei suoi lavori i contorni non sono delineati e le forme sono piuttosto accennate e aperte, fino al limite della loro riconoscibilità.
“Il paesaggio che risulta da questo tipo di pittura si presenta allora non come un oggetto, come un corpo inerte, come ‘natura morta’, ma, al contrario, come un corpo vivente. In tal senso la pittura, pur essendo fatta di segni immobili, riesce ad essere l’arte più vicina alla vita”. Le parole di Giangiorgio Pasqualotto nella prefazione ai Discorsi sulla pittura del monaco Zucca Amara trovano perfetta applicazione al lavoro di Sabrina Casadei, che con la tradizione cinese condivide il tentativo di cogliere l’immensa e nascosta gamma di energie che anima i paesaggi. Compito della pittura non può quindi essere quello di dominare tale energia bloccandola in schemi e figure geometriche, ma quello di rappresentare la sua potenza mostrandone la capacità di penetrare in ogni cosa e di dilagare in ogni luogo.
I lavori presentati in Terre emerse si nutrono così di immagini vive e fluenti, a dare luogo a una corrente inafferrabile che si traduce in un’estetica vitale del soffio e del respiro della vita animale, vegetale e minerale.
26
ottobre 2017
Sabrina Casadei – Terre emerse
Dal 26 ottobre 2017 al 10 febbraio 2018
arte contemporanea
Location
FAAC – FRANCESCA ANTONINI ARTE CONTEMPORANEA
Roma, Via Di Capo Le Case, 4, (Roma)
Roma, Via Di Capo Le Case, 4, (Roma)
Orario di apertura
da martedì a venerdì ore 12.00 - 19.00
sabato ore 10.30 - 13.30
Vernissage
26 Ottobre 2017, ore 18.00
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