Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Sabrina Muzi – Intramondo
La mostra inaugura il nuovo format di esposizioni che avranno come sede le vetrate monumentali di mtn, nel rispetto delle misure sanitarie: le due sale che di solito ospitavano le opere saranno vuote, in attesa; questo vuoto tuttavia non sarà uno spazio inerte ma potenzierà, come un grande serbatoio di ossigeno, le opere esposte sulle vetrate concepite come un territorio inedito, uno spazio della prossimità.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
museo temporaneo navile | mtn di Bologna confermando il suo stretto legame con la comunità, ha
deciso di non interrompere la sua attività espositiva, tenendo comunque presente i problemi in
corso, inaugurando un nuovo format di mostre che avranno come sede le vetrate
monumentali del museo. Questo favorirà la fruizione delle mostre dall’esterno in assoluta
sicurezza e distanziamento sanitario. Si potrebbe quasi dire che in questo modo saranno le
opere ad andare verso il pubblico e non più viceversa. Le due sale che solitamente ospitavano le
opere saranno vuote, impraticabili, in attesa. Questo vuoto tuttavia non sarà uno spazio inerte ma
potenzierà, come un grande serbatoio di ossigeno, le opere esposte sulle vetrate che saranno
concepite come un territorio inedito: uno spazio della prossimità.
Il primo artista che mtn ha invitato per sviluppare questo nuovo format è Sabrina Muzi, la cui
ricerca è focalizzata proprio sulla capacità di trasformare in modo inaspettato i luoghi, instaurando
un rapporto simbiotico tra opera e spazio che la ospita. Inoltre i temi che stanno alla radice della
sua ricerca sono incentrati su una visione non convenzionale dell’essere umano e del suo
rapporto con la società. L’opera dell’artista discostandosi da una concezione monolitica e
mainstreem della storia ne intuisce diversamente le molteplici sfaccettature, le possibilità
interpretative. Le sue opere parlano di una storia minima fatta di sfumature, di racconti negletti e
per certi versi invisibili. In quest’ottica va inquadrato l’interesse dell’artista a lavorare in zone
remote del mondo dove, vivendo a stretto contatto con comunità in villaggi urbani all’interno di
megalopoli o in luoghi rurali, raccoglie come un’antropologa i segni, le voci e le storie di questi,
ricostruendoli successivamente in grandi disegni, performance, sculture con tessuti o materiale
organico e film.
Il progetto di mostra concepisce le sezioni modulari delle vetrate del museo come luoghi
spazio-temporali per una narrazione che si definisce man mano che la si percorre nel senso
di marcia voluto. Disegni di forme vegetali si stendono su grandi fogli di carta ibridandosi con
riflessi, luci e paesaggi reali. A questi si alternano sagome e profili, dipinti direttamente sul vetro,
che richiamano immaginari simbolici, viaggi già percorsi, segni annidati nello spazio remoto
dell’archetipo, che così riscoperto sembra formulare una capitale domanda: in fondo cosa
significa essere umani?
Considerare l’opera di Sabrina Muzi in questo delicato periodo storico vuole dire soprattutto
credere alla multiformità dell’essere umano, alla ricchezza delle sue espressioni vitali e
linguistiche, alla dignità della propria vicenda. Quello che sorprende in questa concezione dell’arte è l’intuizione che oggi ci sia bisogno di una cultura condivisa, nata nell’orizzontalità, nel desiderio
di unire quanto appare drammaticamente diviso. Un’arte umana fatta per gli esseri umani.
“In questi giorni di stasi forzata – spiega Sabrina Muzi - ho pensato a quanto non siamo così
diversi da un leone affamato in cerca della sua preda, da una pianticella che cerca di sopravvivere
sbucando dal duro cemento che l’ha sepolta, da un uccello che si ripara nel suo nido e, infine,
anche da organismi submicroscopici che mutando sfidano la morte a scapito di vite altrui. In
periodi in cui la fine del nostro corpo fisico sembra essere il fantasma quotidiano, durante guerre,
carestie, terremoti o epidemie, come in questo momento che sta coinvolgendo il mondo intero, la
tentazione sempre più presente è quella di parlare di vita. Di pensarla come a un ciclo continuo e
inarrestabile dove il ‘morire’, inteso nel significato più ampio della fine di un percorso, non è altro
che un rinascere”.
deciso di non interrompere la sua attività espositiva, tenendo comunque presente i problemi in
corso, inaugurando un nuovo format di mostre che avranno come sede le vetrate
monumentali del museo. Questo favorirà la fruizione delle mostre dall’esterno in assoluta
sicurezza e distanziamento sanitario. Si potrebbe quasi dire che in questo modo saranno le
opere ad andare verso il pubblico e non più viceversa. Le due sale che solitamente ospitavano le
opere saranno vuote, impraticabili, in attesa. Questo vuoto tuttavia non sarà uno spazio inerte ma
potenzierà, come un grande serbatoio di ossigeno, le opere esposte sulle vetrate che saranno
concepite come un territorio inedito: uno spazio della prossimità.
Il primo artista che mtn ha invitato per sviluppare questo nuovo format è Sabrina Muzi, la cui
ricerca è focalizzata proprio sulla capacità di trasformare in modo inaspettato i luoghi, instaurando
un rapporto simbiotico tra opera e spazio che la ospita. Inoltre i temi che stanno alla radice della
sua ricerca sono incentrati su una visione non convenzionale dell’essere umano e del suo
rapporto con la società. L’opera dell’artista discostandosi da una concezione monolitica e
mainstreem della storia ne intuisce diversamente le molteplici sfaccettature, le possibilità
interpretative. Le sue opere parlano di una storia minima fatta di sfumature, di racconti negletti e
per certi versi invisibili. In quest’ottica va inquadrato l’interesse dell’artista a lavorare in zone
remote del mondo dove, vivendo a stretto contatto con comunità in villaggi urbani all’interno di
megalopoli o in luoghi rurali, raccoglie come un’antropologa i segni, le voci e le storie di questi,
ricostruendoli successivamente in grandi disegni, performance, sculture con tessuti o materiale
organico e film.
Il progetto di mostra concepisce le sezioni modulari delle vetrate del museo come luoghi
spazio-temporali per una narrazione che si definisce man mano che la si percorre nel senso
di marcia voluto. Disegni di forme vegetali si stendono su grandi fogli di carta ibridandosi con
riflessi, luci e paesaggi reali. A questi si alternano sagome e profili, dipinti direttamente sul vetro,
che richiamano immaginari simbolici, viaggi già percorsi, segni annidati nello spazio remoto
dell’archetipo, che così riscoperto sembra formulare una capitale domanda: in fondo cosa
significa essere umani?
Considerare l’opera di Sabrina Muzi in questo delicato periodo storico vuole dire soprattutto
credere alla multiformità dell’essere umano, alla ricchezza delle sue espressioni vitali e
linguistiche, alla dignità della propria vicenda. Quello che sorprende in questa concezione dell’arte è l’intuizione che oggi ci sia bisogno di una cultura condivisa, nata nell’orizzontalità, nel desiderio
di unire quanto appare drammaticamente diviso. Un’arte umana fatta per gli esseri umani.
“In questi giorni di stasi forzata – spiega Sabrina Muzi - ho pensato a quanto non siamo così
diversi da un leone affamato in cerca della sua preda, da una pianticella che cerca di sopravvivere
sbucando dal duro cemento che l’ha sepolta, da un uccello che si ripara nel suo nido e, infine,
anche da organismi submicroscopici che mutando sfidano la morte a scapito di vite altrui. In
periodi in cui la fine del nostro corpo fisico sembra essere il fantasma quotidiano, durante guerre,
carestie, terremoti o epidemie, come in questo momento che sta coinvolgendo il mondo intero, la
tentazione sempre più presente è quella di parlare di vita. Di pensarla come a un ciclo continuo e
inarrestabile dove il ‘morire’, inteso nel significato più ampio della fine di un percorso, non è altro
che un rinascere”.
05
giugno 2020
Sabrina Muzi – Intramondo
Dal 05 giugno al 29 agosto 2020
arte contemporanea
Location
MTN – MUSEO TEMPORANEO NAVILE
Bologna, via John Cage, 11/a-13/a, (Bologna)
Bologna, via John Cage, 11/a-13/a, (Bologna)
Orario di apertura
martedì, giovedì, sabato dalle 15 alle 19 solo su appuntamento.
Autore