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Saluzzo Arte. 13° Rassegna di Arte Contemporanea
La rassegna 2008 offre un viaggio alla scoperta della complessa realtà del panorama artistico nazionale ed internazionale, dal Novecento alle più attuali forme di creatività ed espressione
Comunicato stampa
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“SALUZZO ARTE 2008”
13° Rassegna di Arte Contemporanea
Pittura, Scultura, Grafica, Incisione, Fotografia, Design.
Dal 19 al 27 aprile Saluzzo torna ad essere capitale dell’arte contemporanea, pronta ad attirare critici e appassionati da tutta Italia e dall’estero. Al via la 13° edizione di Saluzzo Arte, a cura della Fondazione Amleto Bertoni – Città di Saluzzo.
La rassegna 2008 offre un viaggio alla scoperta della complessa realtà del panorama artistico nazionale ed internazionale, dal Novecento alle più attuali forme di creatività ed espressione.
Appuntamento clou di questa edizione è la mostra dedicata a “Matteo Olivero ed i fratelli Vacchetti”: una serie di opere che raccontano una storia di arte e di amicizia. “All’omaggio a Matteo Olivero – afferma Elso Banchero, presidente della Fondazione Amleto Bertoni - si è pensato di affiancare un invito a meglio conoscere, qui in terra saluzzese, l’opera di tre artisti di Carrù, Pippo, Emilio e Sandro Vacchetti, che in gioventù gli furono compagni di studi e con lui condivisero aspirazioni e rovelli, allegrie e ristrettezze, mantenendo poi rapporti di viva amicizia con frequenti scambi di aiuti, di consigli, di incoraggiamenti”.
L’omaggio alla figura di Matteo non finisce qui. “Saluzzo Arte”celebra il XXX anniversario del Premio intitolato al Maestro cuneese.
Ritorna anche “Spazio aperto. Una vetrina per trentuno artisti”. In esposizione trentuno mostre personali, allestite da artisti di diverse generazioni e tendenze per rappresentare un significativo spaccato della recente contemporaneità nelle diverse espressioni, pittura, scultura, grafica, incisione, fotografia e design, riconfermando anche la particolare attenzione riservata nei confronti dei giovani artisti emergenti. Saranno presenti: Daniele Aletti, Antonella Avataneo, Adriana Bozzi, Alberto Branca, Paola Capellino, Sergio Carletto, Liliana Cecchin, Massimo Daghero, il Movimento estrattista con Gianni Bergamin, Rosanna Bonavia, Mery Rigo, Maurizio Rivetti, Luisella Rolle e Stefano Stranges ed ancora Elisa Filomena, Moira Franco, Maria Enid Fuentes, Franco Galetto, Gianfranco Galizio, Daniela Madeleine Guggisberg, Angela Manfredi, Claudio Massucco, Francesco Murlo, Franco Negro, Alberto Perini, Pitti, Claudio Rabino, Piero Riva, Sergio Unia, PiercarloVilla. A questi si aggiungono Adriana Bozzi e Luisa Minchiante, rispettivamente vincitrici per la pittura e l’incisione del Premio “Matteo Olivero” 2007.
“Saluzzo Arte” è una manifestazione realizzata con il Patrocinio della Regione Piemonte, Provincia di Cuneo, Comune di Saluzzo, Camera di Commercio, Cassa di Risparmio di Saluzzo e Fondazione della Cassa di Risparmio di Cuneo. Coordinamento artistico: Paolo Infossi e Roberto Giordana.
La mostra: “Matteo Olivero ed i fratelli Vacchetti” è un’iniziativa curata da Nino Tagliano e Paolo Infossi, in collaborazione con Carlo Pellegrino, Presidente dell’Associazione Culturale “Pòrti di Magnin” di Mondovì.
Matteo Olivero e i fratelli Vacchetti:
compagni di studi e amici fraterni
Quattro talenti nati lontano dai centri culturali: Olivero nell’aspra valla Maira, i Vacchetti alla porta della Langa. Si incontrarono ai corsi d’Accademia nella Torino di fine Ottocento e primo Novecento: Matteo e Filippo fin dal 1896, e poi Emilio e Sandro.
Il montanaro Olivero ebbe nei fratelli Vacchetti, langaroli di Carrù dei compagni di studio e degli amici particolarmente cordiali e fraterni. Con loro condivise aspirazioni, difficoltà, estri, allegrie; con loro scambiò a voce e per lettera esperienze, confidenze, incoraggiamenti, anche profferte e richieste di aiuto. Un’amicizia durata negli anni, anche se le strade si diversificarono.
Mentre i Vacchetti procedevano con gradualità, Matteo prima ancora d’aver terminato l’Accademia già s’avviava con passo deciso sui sentieri dell’arte pura e risaliva la natia valle Maira per le prime impegnative prove “en plein air”. Quei paesaggi familiari e solenni - di cieli tesi, di netti profili, di rocce, nevi e acque - subito gli posero problemi di resa luminosa e atmosferica che affrontò in termini di divisionismo. Un viaggio in terra elvetica, dove aveva dipinto Segantini (e, prima di lui, Fontanesi), e poi una lunga corrispondenza con Pellizza da Volpedo lo aiutarono in tal senso. A fianco del pittore del “Quarto Stato” il giovane Matteo si era trovato ad esporre le sue “Ultime capanne” alla Quadriennale torinese del 1902. Pellizza lo incitò all’impegno scrupoloso del vero, dell’esatta visione, della struttura compositiva. Senza del tutto abbandonare la pittura tonale, della pittura “divisa” Matteo, si servì prevalentemente nei grandi paesaggi per rendere con una minuta trama di linee e filamenti di colore le vibrazioni di luce tipiche dell’ambiente montano. Ma non lasciò che la tecnica soffocasse le esigenze liriche, l’“aspirazione profonda e sofferta ad esprimere qualcosa di mitico e perenne”, come ebbe a dire Angelo Dragone. Ciò gli riuscì specialmente nelle tante tavolette più libere, istintive, rapide, vigorose. Una produzione tuttavia da non contrapporre nettamente a quella dei dipinti grandi “da esposizione”, perché - avverte Marini - “fanno tutti parte di un’unica storia d’artista”.
Fin dal 1904 la rivista “Les tendances nouvelles” gli dischiuse opportunità a livello internazionale. La Biennale di Venezia lo accettò nel 1905 e nel 1907, e lo invitò dal 1909 fino al 1920, poi di nuovo nel 1926. Ebbe riconoscimenti a Bruxelles e a Roma, a Rimini e a Torino. Nel 1910 espose 37 opere al Salon des Beaux Arts di Parigi, e due anni dopo allestì ancora a Parigi una personale con soggetti di neve. Nel 1914 l’XI Biennale di Venezia lo accolse ufficialmente fra i Divisionisti italiani, mentre una sua sorta di caricatura del futurismo appariva episodio più che altro goliardico e carnevalesco.
Chiamato nel 1917 alle armi (non in prima linea), fu congedato quand’era quarantenne: più maturo ma con l’insidia della depressione e col rischio di cedere, riprendendo in mano i pennelli, ad un “realismo raggelato, quasi fotografico” e ad una tecnica già alquanto spremuta. Espose per la prima volta a Saluzzo nel 1920, poi 48 opere a Cuneo nel ’26. Un mecenate, il senatore Burgo, lo incoraggiò a dipingere in val Po. Trovò ancora buoni momenti; e i giudizi positivi ottenuti a Roma dal suo “Funerali a Casteldelfino” gli riaprirono le porte di Venezia, dove raffigurò se stesso come “Uno strambo in piazza san Marco”. E quanto più l’ansia lo assaliva, tanto più si arrovellava sui temi della luce e del sole. Ebbe ancora soddisfazioni e favorevoli recensioni. L’Accademia Albertina lo nominò socio onorario; la rivista cuneese “Subalpina” gli dedicò un profilo appassionato. Ma nel 1930 la morte della madre lo prostrò accentuando le sue crisi nervose. Il senatore Burgo lo ospitò nella sua casa di Verzuolo, dove il 21 aprile 1932 pose fine ai suoi giorni.
Il cammino dei Vacchetti fu meno tormentato di quello di Olivero, dato anche il carattere dei personaggi, e scandito da una serena operosità.
Una famiglia d’artisti, i Vacchetti. Il padre Giuseppe (1837 - 1906) fu maestro di scuola e di musica. Insegnò l’abc a Luigi Einaudi e l’uso di svariati strumenti ai figli; la madre Francesca Beccaria costituì per la famiglia un sicuro riferimento fino alla morte nel 1922. Il primogenito Ignazio, fu violinista e poeta rapito da inquieti sogni d’amore; tre altri figli - Filippo, nato nel 1873, Emilio nel 1880, Sandro nel 1889 - si formarono tutti all’Accademia di Belle Arti. Dotati di buon carattere, di buonumore, di estri e di determinazione, scommisero a proprio rischio di vivere d’arte. Si dedicarono però anche a lavori di routine, e si caratterizzarono infine in generi di pittura diversi ma complementari: Pippo nel paesaggio e soprattutto nella natura morta realistica e sorridente; Emilio nei fiori, Sandro nella grafica, nella pittura di figura e di paesaggio, ma soprattutto nella ceramica modellata e dipinta.
Ernesto Billò
13° Rassegna di Arte Contemporanea
Pittura, Scultura, Grafica, Incisione, Fotografia, Design.
Dal 19 al 27 aprile Saluzzo torna ad essere capitale dell’arte contemporanea, pronta ad attirare critici e appassionati da tutta Italia e dall’estero. Al via la 13° edizione di Saluzzo Arte, a cura della Fondazione Amleto Bertoni – Città di Saluzzo.
La rassegna 2008 offre un viaggio alla scoperta della complessa realtà del panorama artistico nazionale ed internazionale, dal Novecento alle più attuali forme di creatività ed espressione.
Appuntamento clou di questa edizione è la mostra dedicata a “Matteo Olivero ed i fratelli Vacchetti”: una serie di opere che raccontano una storia di arte e di amicizia. “All’omaggio a Matteo Olivero – afferma Elso Banchero, presidente della Fondazione Amleto Bertoni - si è pensato di affiancare un invito a meglio conoscere, qui in terra saluzzese, l’opera di tre artisti di Carrù, Pippo, Emilio e Sandro Vacchetti, che in gioventù gli furono compagni di studi e con lui condivisero aspirazioni e rovelli, allegrie e ristrettezze, mantenendo poi rapporti di viva amicizia con frequenti scambi di aiuti, di consigli, di incoraggiamenti”.
L’omaggio alla figura di Matteo non finisce qui. “Saluzzo Arte”celebra il XXX anniversario del Premio intitolato al Maestro cuneese.
Ritorna anche “Spazio aperto. Una vetrina per trentuno artisti”. In esposizione trentuno mostre personali, allestite da artisti di diverse generazioni e tendenze per rappresentare un significativo spaccato della recente contemporaneità nelle diverse espressioni, pittura, scultura, grafica, incisione, fotografia e design, riconfermando anche la particolare attenzione riservata nei confronti dei giovani artisti emergenti. Saranno presenti: Daniele Aletti, Antonella Avataneo, Adriana Bozzi, Alberto Branca, Paola Capellino, Sergio Carletto, Liliana Cecchin, Massimo Daghero, il Movimento estrattista con Gianni Bergamin, Rosanna Bonavia, Mery Rigo, Maurizio Rivetti, Luisella Rolle e Stefano Stranges ed ancora Elisa Filomena, Moira Franco, Maria Enid Fuentes, Franco Galetto, Gianfranco Galizio, Daniela Madeleine Guggisberg, Angela Manfredi, Claudio Massucco, Francesco Murlo, Franco Negro, Alberto Perini, Pitti, Claudio Rabino, Piero Riva, Sergio Unia, PiercarloVilla. A questi si aggiungono Adriana Bozzi e Luisa Minchiante, rispettivamente vincitrici per la pittura e l’incisione del Premio “Matteo Olivero” 2007.
“Saluzzo Arte” è una manifestazione realizzata con il Patrocinio della Regione Piemonte, Provincia di Cuneo, Comune di Saluzzo, Camera di Commercio, Cassa di Risparmio di Saluzzo e Fondazione della Cassa di Risparmio di Cuneo. Coordinamento artistico: Paolo Infossi e Roberto Giordana.
La mostra: “Matteo Olivero ed i fratelli Vacchetti” è un’iniziativa curata da Nino Tagliano e Paolo Infossi, in collaborazione con Carlo Pellegrino, Presidente dell’Associazione Culturale “Pòrti di Magnin” di Mondovì.
Matteo Olivero e i fratelli Vacchetti:
compagni di studi e amici fraterni
Quattro talenti nati lontano dai centri culturali: Olivero nell’aspra valla Maira, i Vacchetti alla porta della Langa. Si incontrarono ai corsi d’Accademia nella Torino di fine Ottocento e primo Novecento: Matteo e Filippo fin dal 1896, e poi Emilio e Sandro.
Il montanaro Olivero ebbe nei fratelli Vacchetti, langaroli di Carrù dei compagni di studio e degli amici particolarmente cordiali e fraterni. Con loro condivise aspirazioni, difficoltà, estri, allegrie; con loro scambiò a voce e per lettera esperienze, confidenze, incoraggiamenti, anche profferte e richieste di aiuto. Un’amicizia durata negli anni, anche se le strade si diversificarono.
Mentre i Vacchetti procedevano con gradualità, Matteo prima ancora d’aver terminato l’Accademia già s’avviava con passo deciso sui sentieri dell’arte pura e risaliva la natia valle Maira per le prime impegnative prove “en plein air”. Quei paesaggi familiari e solenni - di cieli tesi, di netti profili, di rocce, nevi e acque - subito gli posero problemi di resa luminosa e atmosferica che affrontò in termini di divisionismo. Un viaggio in terra elvetica, dove aveva dipinto Segantini (e, prima di lui, Fontanesi), e poi una lunga corrispondenza con Pellizza da Volpedo lo aiutarono in tal senso. A fianco del pittore del “Quarto Stato” il giovane Matteo si era trovato ad esporre le sue “Ultime capanne” alla Quadriennale torinese del 1902. Pellizza lo incitò all’impegno scrupoloso del vero, dell’esatta visione, della struttura compositiva. Senza del tutto abbandonare la pittura tonale, della pittura “divisa” Matteo, si servì prevalentemente nei grandi paesaggi per rendere con una minuta trama di linee e filamenti di colore le vibrazioni di luce tipiche dell’ambiente montano. Ma non lasciò che la tecnica soffocasse le esigenze liriche, l’“aspirazione profonda e sofferta ad esprimere qualcosa di mitico e perenne”, come ebbe a dire Angelo Dragone. Ciò gli riuscì specialmente nelle tante tavolette più libere, istintive, rapide, vigorose. Una produzione tuttavia da non contrapporre nettamente a quella dei dipinti grandi “da esposizione”, perché - avverte Marini - “fanno tutti parte di un’unica storia d’artista”.
Fin dal 1904 la rivista “Les tendances nouvelles” gli dischiuse opportunità a livello internazionale. La Biennale di Venezia lo accettò nel 1905 e nel 1907, e lo invitò dal 1909 fino al 1920, poi di nuovo nel 1926. Ebbe riconoscimenti a Bruxelles e a Roma, a Rimini e a Torino. Nel 1910 espose 37 opere al Salon des Beaux Arts di Parigi, e due anni dopo allestì ancora a Parigi una personale con soggetti di neve. Nel 1914 l’XI Biennale di Venezia lo accolse ufficialmente fra i Divisionisti italiani, mentre una sua sorta di caricatura del futurismo appariva episodio più che altro goliardico e carnevalesco.
Chiamato nel 1917 alle armi (non in prima linea), fu congedato quand’era quarantenne: più maturo ma con l’insidia della depressione e col rischio di cedere, riprendendo in mano i pennelli, ad un “realismo raggelato, quasi fotografico” e ad una tecnica già alquanto spremuta. Espose per la prima volta a Saluzzo nel 1920, poi 48 opere a Cuneo nel ’26. Un mecenate, il senatore Burgo, lo incoraggiò a dipingere in val Po. Trovò ancora buoni momenti; e i giudizi positivi ottenuti a Roma dal suo “Funerali a Casteldelfino” gli riaprirono le porte di Venezia, dove raffigurò se stesso come “Uno strambo in piazza san Marco”. E quanto più l’ansia lo assaliva, tanto più si arrovellava sui temi della luce e del sole. Ebbe ancora soddisfazioni e favorevoli recensioni. L’Accademia Albertina lo nominò socio onorario; la rivista cuneese “Subalpina” gli dedicò un profilo appassionato. Ma nel 1930 la morte della madre lo prostrò accentuando le sue crisi nervose. Il senatore Burgo lo ospitò nella sua casa di Verzuolo, dove il 21 aprile 1932 pose fine ai suoi giorni.
Il cammino dei Vacchetti fu meno tormentato di quello di Olivero, dato anche il carattere dei personaggi, e scandito da una serena operosità.
Una famiglia d’artisti, i Vacchetti. Il padre Giuseppe (1837 - 1906) fu maestro di scuola e di musica. Insegnò l’abc a Luigi Einaudi e l’uso di svariati strumenti ai figli; la madre Francesca Beccaria costituì per la famiglia un sicuro riferimento fino alla morte nel 1922. Il primogenito Ignazio, fu violinista e poeta rapito da inquieti sogni d’amore; tre altri figli - Filippo, nato nel 1873, Emilio nel 1880, Sandro nel 1889 - si formarono tutti all’Accademia di Belle Arti. Dotati di buon carattere, di buonumore, di estri e di determinazione, scommisero a proprio rischio di vivere d’arte. Si dedicarono però anche a lavori di routine, e si caratterizzarono infine in generi di pittura diversi ma complementari: Pippo nel paesaggio e soprattutto nella natura morta realistica e sorridente; Emilio nei fiori, Sandro nella grafica, nella pittura di figura e di paesaggio, ma soprattutto nella ceramica modellata e dipinta.
Ernesto Billò
19
aprile 2008
Saluzzo Arte. 13° Rassegna di Arte Contemporanea
Dal 19 al 27 aprile 2008
arte contemporanea
Location
CASERMA MUSSO
Saluzzo, Piazza Montebello, 1, (Cuneo)
Saluzzo, Piazza Montebello, 1, (Cuneo)
Orario di apertura
Feriali e festivi dalle 15 alle 19 – sabato e giovedì 24 aprile dalle 15 alle 22.30
Autore