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Saluzzo Arte 2009
La rassegna 2009 offre un viaggio alla scoperta della complessa realtà del panorama artistico nazionale ed internazionale, dal Novecento alle più attuali forme di creatività ed espressione
Comunicato stampa
Segnala l'evento
“Saluzzo Arte”
rende omaggio
a Enrico Paulucci
Dal 18 aprile al 3 maggio, Saluzzo è di nuovo capitale dell’arte contemporanea. Al via la 14° Edizione di Saluzzo Arte, la rassegna che da anni offre la possibilità di viaggiare tra le diverse forme dell’espressione artistica: dalla pittura alla scultura, dalla grafica all’incisione, dalla fotografia al design.
L’edizione 2009, organizzata dalla Fondazione Amleto Bertoni, si apre con un “Omaggio a Enrico Paulucci” (1901-1999). L’iniziativa è curata da Nino Tagliano, in collaborazione con la “Galleria Rocca Tre” di Antonio e Alessandro Toppino e Laura Riccio – Archivio Enrico Paulucci, Torino ed il coordinamento artistico di Paolo Infossi e Roberto Giordana.
La rassegna intende ricordare nella ricorrenza del primo decennio dalla sua scomparsa, il Maestro Enrico Paulucci, attraverso un’ampia sequenza, che comprenderà un centinaio fra dipinti e disegni, realizzati dall’artista a partire dalla fine degli anni Venti, senza dimenticare le positive esperienze maturate nell’ambito del movimento artistico torinese più noto come il “Gruppo dei Sei”.
Sempre nei Quartieri di Cavalleria dell’Ex Caserma Mario Musso, sede espositiva della Fondazione Amleto Bertoni, la mostra prosegue con “Spazio aperto”, una vetrina sul panorama artistico contemporaneo.
Espongono: Sergio Aiello, Ingrid Barth, Piera Bessone, Danilo Bozzetto, Eugenio Broggini, Caterina Bruno, Nella Caffaratti, Paola Capellino, Secondo Capra, Matteo Cassetta, Liliana Cecchin, Jean-Paul Charles, Massimo Daghero, Elisa Filomena, Silvia Fornasero, Moira Elisa Franco, Gabriele Garbolino, Mario Giammarinaro, Bruno Giuliano, Marcello Gobbi, Giancarlo Laurenti, Angela Manfredi, Franco Negro, Matteo Notaro, Giorgia Oldano, Guido Palmero, Paola Rattazzi, Luigi Rubino, Gioacchino Senese, Livio Stroppiana, Michele Toselli, Elena Tosoni.
Anche quest’anno, inoltre, al termine del percorso espositivo, nello spazio dedicato al Premio “Matteo Olivero” saranno esposte tutte le opere premiate o comunque ammesse alla fase finale della XXXI Edizione del Concorso.
La Rassegna sarà accompagnata da un prestigioso Catalogo Mostra con Testi di Angelo Mistrangelo, Nino Tagliano e Paolo Infossi.
La manifestazione è organizzata dalla Fondazione Amleto Bertoni, con il patrocinio della Regione Piemonte, Provincia di Cuneo, Comune di Saluzzo, Cassa di Risparmio di Saluzzo, C.C.I.A.A. di Cuneo, ed il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo.
Saluzzo Arte 2009
ex Caserma Mario Musso
piazza Montebello, 1
dal 18 aprile al 3 maggio
giovedì e venerdì:15-19
sabato e prefestivi: 15-22,30
domenica e festività:15-19
chiuso il lunedì, martedì e mercoledì
Biglietto ingresso:
Intero 5,00 euro
Ridotto 3,00 euro
Catalogo in mostra
Il biglietto d’ingresso di Saluzzo Arte è valido per ottenere una riduzione di €. 3,00 sul biglietto d’ingresso per la Mostra “Energie sottili della materia” presente in Castiglia , viceversa chi si presenterà alla cassa della Fondazione Bertoni con il biglietto della Castiglia potrà accedere alla mostra con una riduzione di 2€ .
Per informazioni
Fondazione Amleto Bertoni - Città di Saluzzo
Tel. 0175.43527 - Fax 0175.42427
info@fondazioneamletobertoni.it
NOTE INTRODUTTIVE
IL LIRICO RINNOVARSI DELL'IMMAGINE
«Il vento disegna il pino e lo muove
in scirocco e tramontana»
(Nico Orengo)
Le liriche «Cartoline di mare vecchie e nuove» di Nico Orengo, evocano le vele, i viali di Rapallo, la Liguria dipinta da Enrico Paulucci, che viene ricordato, a dieci anni dalla scomparsa, con questa mostra alla Fondazione Amleto Bertoni di Saluzzo.
Un nuovo e significativo incontro con una stagione che appartiene alla cultura artistica torinese e al più ampio contesto nazionale e internazionale, a una ricerca espressiva che dalle cadenze di una lirica ed essenziale figurazione è approdata a suggestive e intense pagine astratte, a pagine impreziosite dalla luce atmosferica, a immagini immateriali e vaporose, limpide e lievi come un'intuizione o una visione del paesaggio.
Per questa occasione, sono stati scelti da Antonio Luigi e Alessandro Toppino, titolari della Galleria «Rocca Tre» di Torino, in collaborazione con Laura Ferrero Riccio, dell'Archivio Paulucci, una serie di opere che testimoniano di un'esperienza che merita senza alcun dubbio una retrospettiva che rinnova l'attenzione intorno a una ricerca in cui la natura rappresenta i momenti alti del suo discorso, come suggerisce Nino Tagliano, esperto d'arte figurativa (da Matteo Olivero a Giulio Boetto), nella testimonianza che accompagna l'esposizione.
In particolare, il lungo cammino artistico di Paulucci è contrassegnato dall'appartenenza al «Gruppo dei Sei Pittori di Torino», promosso da Edoardo Persico e Lionello Venturi e attivo dal 1929 al 1931. Formato dall'inglese Jessie Boswell (della quale è stata allestita un'ampia retrospettiva alla Sala Bolaffi di Torino, marzo-maggio 2009), Gigi Chessa, Nicola Galante, Carlo Levi, Francesco Menzio e naturalmente Enrico Paulucci.
«Sulla scena italiana dell'arte - ha scritto Mirella Bandini - i Sei Pittori proposero con successo un'apertura europea accanto alle tematiche novecentiste, neorinascimentali, e alla saldezza volumetrica metafisica (Casorati) mediante un'arte del colore, la rappresentazione della quotidianità vista nel suo balenio intimista e fuggevole, e gli effetti tonali dello sfumato. Il referente è la Scuola di Parigi ... ».
E proprio il colore costituisce l'essenza della pittura di Paulucci e di quel suo universo legato alla luminosità mediterranea, alla immediata definizione delle immagini, alla piacevole e fresca vena narrativa che ha fatto dire a Federico Riccio: «Paulucci ha amato molto la terra, il sole, la luna, i ghiribizzi delle nuvole nel cielo ... ha amato i grandi orizzonti e le piccole ombre delle soglie, quando la giornata è finita ... ha fatto della sua pittura un ringraziamento ai miracoli misteriosi della natura: due pennellate per ricordare l'eternità della luna, un tocco d'azzurro senza confini come è il mare ... ».
Ligure di Genova, dove era nato nel 1901 da nobile famiglia emiliana, Paulucci si trasferì a Torino nel 1912. Laureato in Economia e Commercio ed in Giurisprudenza, portiere della Juventus nel 1921, attivo per un breve periodo nell'area del Futurismo Torinese, nel 1927 entrò a far parte della cerchia di Felice Casorati e di Riccardo Gualino, mentre l'anno successivo si recò a Parigi. Attento alla lezione degli impressionisti e di Picasso, del cubista Braque, di Dufy e Matisse, ha realizzato una pittura dalla cadenza luminosa, dalla fresca vena narrativa che si colloca fra gli artisti torinesi tra le due Guerre: da Luigi Spazzapan a Italo Cremona, dal surreale Enrico Allimandi agli scultori Adriano Alloati, Umberto Mastroianni, Edoardo Rubino, Franco Garelli e Roberto Terracini. E, poi, gli astigiani Carlo Terzolo, Giuseppe Manzone, Giovanni Rovero, Massimo Quaglino; la pittrice futurista Marisa Mori e Domenico Valinotti, Gianni Tribaudino, i critici e pittori Filippo Scroppo e Albino Galvano, il chiarista Ermanno Politi e le soffuse atmosfere del Po di Giuliano Emprin, la «classica» figurazione di Gigi Morbelli, il valdostano Italo Mus, Eso Peluzzi e Mario Micheletti, l'alessandrino Pietro Morando e Guido di Montezemolo, Gregorio Calvi di Bergolo, Riccardo Chicco, Giulio Boetto artefice dei paesaggi saluzzesi, Alberto Cravanzola e Teonesto Deabate, sino a Giulio Da Milano, Cesare Ferro e Cesare Maggi, Ugo Malvano, Nella Marchesini e Daphne Maugham Casorati.
E in questa dimensione, la vicenda di Paulucci costituisce un punto di riferimento, un documento dell'arte del Novecento, la testimonianza di un percorso che lo vede impegnato come scenografo del film «Il Torrente» e collaboratore della rivista «La Casa Bella», autore dei pannelli decorativi per il transatlantico «Leonardo da Vinci» e per l'Auditorium e la Direzione RAI di Torino.
Un impegno contraddistinto anche dall'insegnamento ai corsi dell'Accademia Albertina, di cui diverrà nel 1955 Direttore e presidente nel 1973.
Una figura, la sua, che appartiene alla cultura italiana, a un costante rapporto con l'ambiente artistico, a una ricerca ricca di scansioni poetiche, capaci di tradurre sulla tela o sui fogli di grafica, l'essenza di un'immagine rivisitata con l'intuizione e l'eleganza di un segno fluido, stenografico, vibrante di una tensione altamente emotiva.
Lo spazio della rappresentazione è, in sintesi, il luogo di una istintiva musicalità, di un limpido cromatismo, di un linguaggio mai sottomesso alle correnti del Novecento, ma estremamente libero di trasformare il lungomare di Rapallo o le colline di Langa, in una sorta di diario, di storia, di una visione che sembra richiamare i versi di Paul Valery: «Si leva il vento ! ... E di nuovo, la vita! / L'aria immensa apre e richiude il mio libro, / L'onda il suo fiotto avventa dalle rocce ! ... ».
E così la «Passeggiata» del 1954 e la tavola «Langa a Bossolasco», esprimono l'incalzare di un'avventura che ha il fascino delle giostre o dei capanni e della bandiera a Genova, di una raffinata natura morta con caffettiera o di una ragazza seduta sulla spiaggia.
Paulucci definisce con una brillante resa d'insieme la scena ripresa con la volontà di ricreare il clima di Villa Borghese, la donna con il kimono rosso, il ritratto di Maria in un interno e le vedute di Bossolasco.
Invitato alle Biennali di Venezia e alla Quadriennale di Roma, Medaglia d'oro della Presidenza della Repubblica, Premio «Cesare Pavese» del 1995, Paulucci, che è scomparso nel mese di agosto del 1999, ha eseguito composizioni astratte mantenute entro i registri di un colore misurato, calibrato, sicuramente espressione di una interiore sensibilità.
E dal «Ritratto in azzurro» si passa alle nature morte con bottiglie e uva, a delicate marine, a muri bianchi che sembrano ricordare i versi di Eugenio Montale e ombrelloni, paesi sul mare, vele, barche e una mirabile regata.
L'appuntamento di Saluzzo rinnova l'incontro con un dipingere profondamente amato, con l'entroterra ligure, con il Piemonte, con una «felicità già avuta, quella che già ci è dietro le spalle - ha scritto Italo Calvino - ma che continuiamo impalpabilmente a portare con noi...».
Angelo Mistrangelo
Un ricordo di Nino Tagliano:
Enrico Paulucci, nel decennale dalla scomparsa
La Galleria “Le Immagini” in via della Rocca 3, (allora dei signori Riccio Federico e Laura, ora Galleria “Rocca Tre” dei signori Toppino Antonio Luigi e Alessandro) era una delle soste che mi concedevo quando ragioni di lavoro mi portavano settimanalmente a Torino.
Quel venerdì si era inaugurata una mostra postuma del pittore Piero Martina e fu in quella occasione che salutai per l’ultima volta il prof. Enrico Paulucci.
Qualche ricordo della “Galleria Floriana” di Fossano, la stagione dell’opera lirica al Teatro Regio; di tutto questo è rimasta soltanto la nostalgia.
E come non aver viva la memoria del compianto Federico Riccio, che in occasione di una mostra del Maestro ed Amico, presso la Galleria “Il Platano” di Asti, nella Presentazione del Catalogo così scriveva: «.... Paulucci ha amato molto la terra, il sole, la luna, i ghiribizzi delle nuvole nel cielo, le piccole finestre dei casali di campagna, gli aratri ed i trattori lasciati la sera a riposare nei campi; e gli umili animali ed i tramonti rosso fuoco, quando la campagna si fa improvvisamente silenzio e meditazione: ha amato il lavoro degli uomini ed i centomila toni di verde delle foglie sugli alberi, ha amato i grandi orizzonti e le piccole ombre delle soglie, quando la giornata è finita e, tutti, si incontra la notte: l’umanità e le zolle, i trifogli e le spighe, i frutti e i fiori, i boschi e le campagne, e i colori del creato si addormentano nel buio.
Ha amato ciò che può ancora portare luce e bellezza all’uomo, ha fatto della sua pittura un ringraziamento ai miracoli misteriosi della natura: due pennellate per ricordare l’eternità della luna, un tocco d’azzurro senza confini come è il mare, un papavero rosso, un noccioleto raccolto, uno scoppio di gialli e di oro per il sole che si affaccia dai colli: piccole e immense cose, silenziose e immutabili che la sua pittura ci invita a non dimenticare, a portar sempre nel cuore; anche nel mondo di oggi».
Ora Paulucci è qui tra noi con le sue opere. E a me pare di averlo accanto.
ENRICO PAULUCCI
Note biografiche
Nato a Genova il 13 Ottobre 1901, Enrico Paulucci compie i primi studi ed i corsi universitari a Torino, città dove si era già rivelata, sin dagli anni del Liceo, la sua particolare inclinazione per la pittura.
Risalgono infatti al 1927-1928 i primi rapporti di amicizia con diversi esponenti dell’ambiente artistico torinese, nato anche intorno al “Bar Patria”, artisti ed intellettuali come Felice Casorati, Arturo Martini, Mario Soldati e tanti altri.
Nel 1928 si reca a Parigi, da dove ritornò dopo aver approfondito la sua conoscenza della pittura francese e dell’Impressionismo in particolare. Tornato a Torino l’anno successivo, si unisce agli amici Menzio, Chessa, Levi, Galante e Boswell costituendo il gruppo dei “Sei” di Torino. Un “movimento” che diede vita ad un fervore espositivo e creativo che si contrappose felicemente al nazionalismo retorico dell’epoca. Un felice periodo che aveva trovato nei critici Lionello Venturi e Edoardo Persico due insostituibili e validi consiglieri e sostenitori.
Il gruppo si scioglie, in effetti, dopo le mostre allestite tra il 1929 ed il 1930 a Torino, Genova, Milano, anche se Paulucci, Menzio e Levi esposero ancora insieme nel biennio successivo a Parigi, Londra e Roma.
Nel 1934 Paulucci fonda con l’amico Felice Casorati prima lo studio Casorati-Paulucci ed in seguito lo studio “La Zecca” dove si tennero le prime mostre di arte astratta con artisti del calibro di Bogliardi, D’Errico, Fontana, Ghiringhelli e Reggiani ed altri.
Nel 1939, allo scoppio della II Guerra mondiale è chiamato alla Cattedra di Pittura dell’Accademia Albertina di Torino dove cercò, sin dall’inizio di: “ … stimolare ed aprire gli occhi ai giovani, ai quali sino ad allora erano ignoti persino Cézanne e l’Impressionismo, cercando di far circolare nei vecchi studi l’aria ossigenata dell’arte contemporanea con i suoi problemi e le sue ricerche più vive … “
I durissimi bombardamenti lanciati sul capoluogo piemontese comportarono anche la distruzione del suo studio e della scuola ed Enrico Paulucci si trasferisce a Rapallo. Tornò a Torino solo alla fine delle ostilità, dopo la mostra allestita all’Art Club di Roma, organizzata da Prampolini e Capogrossi.
Il 1954 rappresenta un momento importante per la sua carriera artistica, con una sala allestita per lui alla Biennale di Venezia, una rassegna presentata da Marchiori.
L’anno successivo viene nominato Membro dell’Accademia di San Luca a Roma, dell’Accademia Clementina di Bologna e delle Arti e del Disegno di Firenze, mentre viene chiamato a dirigere l’Accademia Albertina di Torinese.
Seguiranno negli anni Sessanta numerose altre mostre personali e collettive, sovente anche all’estero, dove aveva esposto sin dal 1930.
Nel 1993 riceve il Premio Pannunzio a Torino e nel 1994 la Medaglia d’Oro della Presidenza della Repubblica ed anche il Premio Cesare Pavese, assegnatogli l’anno successivo.
Vengono allestiti anche due importanti omaggi come la mostre antologica realizzata presso la Fondazione Palazzo Bricherasio di Torino nel 1996, un’ampia rassegna trasferita in seguito al Palazzo delle Nazioni Unite a Ginevra l’anno successivo.
Nella sua lunga carriera artistica Enrico Paulucci è stato pittore, incisore ed ha collaborato come scenografo anche in campo teatrale e cinematografico.
Nominato Presidente dell’Accademia Albertina, dove era entrato molti anni prima come insegnante ed in seguito come Direttore, scompare, molto anziano, a Torino il 22 agosto 1999.
SPAZIO APERTO, UNA VETRINA PER 32 ARTISTI
di Paolo Infossi
Saluzzo Arte si apre, quest’anno, con un Omaggio a Enrico Paulucci (1901-1999). Un omaggio al Maestro che rinnova, nel contempo, anche l’ideale collegamento esistente con la stessa Accademia Albertina, un evento sottolineato dall’incisiva partecipazione di alcuni artisti emergenti, proposti nell’ampia Sezione collaterale Spazio Aperto.
Le Sale della guardia ospitano, per la prima volta, ad esempio, due giovani, quanto già affermati artisti torinesi, come Danilo Bozzetto e Gabriele Garbolino. Un artista, Bozzetto, che coniuga sapientemente la tradizionale matericità della scultura e della pittura con la grafica ed il design. Fantasiose figure di cavalli e cavalieri, quasi a costituire un simbolico grande esercito giocattolo, concepiti nell’ambito di una moderna figurativa visione. Gabriele Garbolino realizza invece sculture proposte a moduli o blocchi composti da più ritratti, o il singolo lavoro montato con angolature diverse come se fosse costituito da mattoni, momenti di una struttura ben più complessa di una semplice fotografia.
Poco più avanti, nel grande salone tematico, la rassegna prosegue con: “Grandi formati, cinque artisti a confronto” un’iniziativa nata dall’incontro di vecchi “amici” della Rassegna come Cecchin, Daghero, Giammarinaro, Gobbi e Stroppiana. Un gruppo che apporterà un personale contributo, giocato tra la pittura e l’installazione, su temi ed argomenti sempre attuali, come l’uomo, l’ambiente, la natura o l’inquinamento. Una rivisitazione sospesa tra elementi di poesia e di realistica costante denuncia.
Proseguendo, nelle antiche scuderie, molte altre novità, come Matteo Cassetta, che presenta una serie di grandi e piccole tele raffiguranti favolose giostre “d’antan” o ancora Guido Palmero, con un’interessante serie di interni, dipinti su vetri di parabrezza.
Ma non mancano spazi adeguati anche per altri artisti, figurativi, come Caterina Bruno, Nella Caffaratti, Silvia Fornasero, Paola Rattazzi ed Elena Tosoni, con una serie di figure legate alla sua ricerca ritrattistica sulla senilità o più informali come Sergio Aiello, Eugenio Broggini, Secondo Capra, Jean-Paul Charles, Luigi Rubino e Michele Toselli, o ancora, l’approccio futurista, contaminato dal design, di Gioacchino Senese.
Un percorso che comprende naturalmente anche alcune conferme. Ritornano, ad esempio, Piera Bessone, Paola Capellino, Bruno Giuliano, Giancarlo Laurenti, Angela Manfredi e Franco Negro, con una serie di grandi nevi realizzate en plein air. Fra questi, non sarà più con noi, purtroppo, Franco Galetto, scomparso improvvisamente all’inizio di Marzo. Un uomo ed un artista poliedrico e schietto, pittore, incisore ma anche scultore, brillante ed efficace nelle sue esecuzioni. Un amico, innanzitutto, ma anche un protagonista delle iniziative saluzzesi, dove ottenne, per ben quattro volte, il Primo premio nella Sezione Grafica e molti altri riconoscimenti.
La rassegna prosegue con gli spazi destinati ai giovani artisti emergenti, un appuntamento che attesta la particolare attenzione riservata all’argomento. L’Edizione ospiterà, ad esempio, le “figure” di Moira Elisa Franco, la pittrice mantese, che ha ricevuto il Premio Speciale del Trentennale nella trascorsa edizione, per la costante attenzione che ha saputo richiamare nel mondo della critica, ma anche Giorgia Oldano e Matteo Notaro, proposti accanto ad Elisa Filomena, che ha ottenuto, tra i vari riconoscimenti, anche il XXX Premio Matteo Olivero per la pittura ed Ingrid Barth, premiata per la sezione Grafica ed incisione nella trascorsa Edizione.
rende omaggio
a Enrico Paulucci
Dal 18 aprile al 3 maggio, Saluzzo è di nuovo capitale dell’arte contemporanea. Al via la 14° Edizione di Saluzzo Arte, la rassegna che da anni offre la possibilità di viaggiare tra le diverse forme dell’espressione artistica: dalla pittura alla scultura, dalla grafica all’incisione, dalla fotografia al design.
L’edizione 2009, organizzata dalla Fondazione Amleto Bertoni, si apre con un “Omaggio a Enrico Paulucci” (1901-1999). L’iniziativa è curata da Nino Tagliano, in collaborazione con la “Galleria Rocca Tre” di Antonio e Alessandro Toppino e Laura Riccio – Archivio Enrico Paulucci, Torino ed il coordinamento artistico di Paolo Infossi e Roberto Giordana.
La rassegna intende ricordare nella ricorrenza del primo decennio dalla sua scomparsa, il Maestro Enrico Paulucci, attraverso un’ampia sequenza, che comprenderà un centinaio fra dipinti e disegni, realizzati dall’artista a partire dalla fine degli anni Venti, senza dimenticare le positive esperienze maturate nell’ambito del movimento artistico torinese più noto come il “Gruppo dei Sei”.
Sempre nei Quartieri di Cavalleria dell’Ex Caserma Mario Musso, sede espositiva della Fondazione Amleto Bertoni, la mostra prosegue con “Spazio aperto”, una vetrina sul panorama artistico contemporaneo.
Espongono: Sergio Aiello, Ingrid Barth, Piera Bessone, Danilo Bozzetto, Eugenio Broggini, Caterina Bruno, Nella Caffaratti, Paola Capellino, Secondo Capra, Matteo Cassetta, Liliana Cecchin, Jean-Paul Charles, Massimo Daghero, Elisa Filomena, Silvia Fornasero, Moira Elisa Franco, Gabriele Garbolino, Mario Giammarinaro, Bruno Giuliano, Marcello Gobbi, Giancarlo Laurenti, Angela Manfredi, Franco Negro, Matteo Notaro, Giorgia Oldano, Guido Palmero, Paola Rattazzi, Luigi Rubino, Gioacchino Senese, Livio Stroppiana, Michele Toselli, Elena Tosoni.
Anche quest’anno, inoltre, al termine del percorso espositivo, nello spazio dedicato al Premio “Matteo Olivero” saranno esposte tutte le opere premiate o comunque ammesse alla fase finale della XXXI Edizione del Concorso.
La Rassegna sarà accompagnata da un prestigioso Catalogo Mostra con Testi di Angelo Mistrangelo, Nino Tagliano e Paolo Infossi.
La manifestazione è organizzata dalla Fondazione Amleto Bertoni, con il patrocinio della Regione Piemonte, Provincia di Cuneo, Comune di Saluzzo, Cassa di Risparmio di Saluzzo, C.C.I.A.A. di Cuneo, ed il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo.
Saluzzo Arte 2009
ex Caserma Mario Musso
piazza Montebello, 1
dal 18 aprile al 3 maggio
giovedì e venerdì:15-19
sabato e prefestivi: 15-22,30
domenica e festività:15-19
chiuso il lunedì, martedì e mercoledì
Biglietto ingresso:
Intero 5,00 euro
Ridotto 3,00 euro
Catalogo in mostra
Il biglietto d’ingresso di Saluzzo Arte è valido per ottenere una riduzione di €. 3,00 sul biglietto d’ingresso per la Mostra “Energie sottili della materia” presente in Castiglia , viceversa chi si presenterà alla cassa della Fondazione Bertoni con il biglietto della Castiglia potrà accedere alla mostra con una riduzione di 2€ .
Per informazioni
Fondazione Amleto Bertoni - Città di Saluzzo
Tel. 0175.43527 - Fax 0175.42427
info@fondazioneamletobertoni.it
NOTE INTRODUTTIVE
IL LIRICO RINNOVARSI DELL'IMMAGINE
«Il vento disegna il pino e lo muove
in scirocco e tramontana»
(Nico Orengo)
Le liriche «Cartoline di mare vecchie e nuove» di Nico Orengo, evocano le vele, i viali di Rapallo, la Liguria dipinta da Enrico Paulucci, che viene ricordato, a dieci anni dalla scomparsa, con questa mostra alla Fondazione Amleto Bertoni di Saluzzo.
Un nuovo e significativo incontro con una stagione che appartiene alla cultura artistica torinese e al più ampio contesto nazionale e internazionale, a una ricerca espressiva che dalle cadenze di una lirica ed essenziale figurazione è approdata a suggestive e intense pagine astratte, a pagine impreziosite dalla luce atmosferica, a immagini immateriali e vaporose, limpide e lievi come un'intuizione o una visione del paesaggio.
Per questa occasione, sono stati scelti da Antonio Luigi e Alessandro Toppino, titolari della Galleria «Rocca Tre» di Torino, in collaborazione con Laura Ferrero Riccio, dell'Archivio Paulucci, una serie di opere che testimoniano di un'esperienza che merita senza alcun dubbio una retrospettiva che rinnova l'attenzione intorno a una ricerca in cui la natura rappresenta i momenti alti del suo discorso, come suggerisce Nino Tagliano, esperto d'arte figurativa (da Matteo Olivero a Giulio Boetto), nella testimonianza che accompagna l'esposizione.
In particolare, il lungo cammino artistico di Paulucci è contrassegnato dall'appartenenza al «Gruppo dei Sei Pittori di Torino», promosso da Edoardo Persico e Lionello Venturi e attivo dal 1929 al 1931. Formato dall'inglese Jessie Boswell (della quale è stata allestita un'ampia retrospettiva alla Sala Bolaffi di Torino, marzo-maggio 2009), Gigi Chessa, Nicola Galante, Carlo Levi, Francesco Menzio e naturalmente Enrico Paulucci.
«Sulla scena italiana dell'arte - ha scritto Mirella Bandini - i Sei Pittori proposero con successo un'apertura europea accanto alle tematiche novecentiste, neorinascimentali, e alla saldezza volumetrica metafisica (Casorati) mediante un'arte del colore, la rappresentazione della quotidianità vista nel suo balenio intimista e fuggevole, e gli effetti tonali dello sfumato. Il referente è la Scuola di Parigi ... ».
E proprio il colore costituisce l'essenza della pittura di Paulucci e di quel suo universo legato alla luminosità mediterranea, alla immediata definizione delle immagini, alla piacevole e fresca vena narrativa che ha fatto dire a Federico Riccio: «Paulucci ha amato molto la terra, il sole, la luna, i ghiribizzi delle nuvole nel cielo ... ha amato i grandi orizzonti e le piccole ombre delle soglie, quando la giornata è finita ... ha fatto della sua pittura un ringraziamento ai miracoli misteriosi della natura: due pennellate per ricordare l'eternità della luna, un tocco d'azzurro senza confini come è il mare ... ».
Ligure di Genova, dove era nato nel 1901 da nobile famiglia emiliana, Paulucci si trasferì a Torino nel 1912. Laureato in Economia e Commercio ed in Giurisprudenza, portiere della Juventus nel 1921, attivo per un breve periodo nell'area del Futurismo Torinese, nel 1927 entrò a far parte della cerchia di Felice Casorati e di Riccardo Gualino, mentre l'anno successivo si recò a Parigi. Attento alla lezione degli impressionisti e di Picasso, del cubista Braque, di Dufy e Matisse, ha realizzato una pittura dalla cadenza luminosa, dalla fresca vena narrativa che si colloca fra gli artisti torinesi tra le due Guerre: da Luigi Spazzapan a Italo Cremona, dal surreale Enrico Allimandi agli scultori Adriano Alloati, Umberto Mastroianni, Edoardo Rubino, Franco Garelli e Roberto Terracini. E, poi, gli astigiani Carlo Terzolo, Giuseppe Manzone, Giovanni Rovero, Massimo Quaglino; la pittrice futurista Marisa Mori e Domenico Valinotti, Gianni Tribaudino, i critici e pittori Filippo Scroppo e Albino Galvano, il chiarista Ermanno Politi e le soffuse atmosfere del Po di Giuliano Emprin, la «classica» figurazione di Gigi Morbelli, il valdostano Italo Mus, Eso Peluzzi e Mario Micheletti, l'alessandrino Pietro Morando e Guido di Montezemolo, Gregorio Calvi di Bergolo, Riccardo Chicco, Giulio Boetto artefice dei paesaggi saluzzesi, Alberto Cravanzola e Teonesto Deabate, sino a Giulio Da Milano, Cesare Ferro e Cesare Maggi, Ugo Malvano, Nella Marchesini e Daphne Maugham Casorati.
E in questa dimensione, la vicenda di Paulucci costituisce un punto di riferimento, un documento dell'arte del Novecento, la testimonianza di un percorso che lo vede impegnato come scenografo del film «Il Torrente» e collaboratore della rivista «La Casa Bella», autore dei pannelli decorativi per il transatlantico «Leonardo da Vinci» e per l'Auditorium e la Direzione RAI di Torino.
Un impegno contraddistinto anche dall'insegnamento ai corsi dell'Accademia Albertina, di cui diverrà nel 1955 Direttore e presidente nel 1973.
Una figura, la sua, che appartiene alla cultura italiana, a un costante rapporto con l'ambiente artistico, a una ricerca ricca di scansioni poetiche, capaci di tradurre sulla tela o sui fogli di grafica, l'essenza di un'immagine rivisitata con l'intuizione e l'eleganza di un segno fluido, stenografico, vibrante di una tensione altamente emotiva.
Lo spazio della rappresentazione è, in sintesi, il luogo di una istintiva musicalità, di un limpido cromatismo, di un linguaggio mai sottomesso alle correnti del Novecento, ma estremamente libero di trasformare il lungomare di Rapallo o le colline di Langa, in una sorta di diario, di storia, di una visione che sembra richiamare i versi di Paul Valery: «Si leva il vento ! ... E di nuovo, la vita! / L'aria immensa apre e richiude il mio libro, / L'onda il suo fiotto avventa dalle rocce ! ... ».
E così la «Passeggiata» del 1954 e la tavola «Langa a Bossolasco», esprimono l'incalzare di un'avventura che ha il fascino delle giostre o dei capanni e della bandiera a Genova, di una raffinata natura morta con caffettiera o di una ragazza seduta sulla spiaggia.
Paulucci definisce con una brillante resa d'insieme la scena ripresa con la volontà di ricreare il clima di Villa Borghese, la donna con il kimono rosso, il ritratto di Maria in un interno e le vedute di Bossolasco.
Invitato alle Biennali di Venezia e alla Quadriennale di Roma, Medaglia d'oro della Presidenza della Repubblica, Premio «Cesare Pavese» del 1995, Paulucci, che è scomparso nel mese di agosto del 1999, ha eseguito composizioni astratte mantenute entro i registri di un colore misurato, calibrato, sicuramente espressione di una interiore sensibilità.
E dal «Ritratto in azzurro» si passa alle nature morte con bottiglie e uva, a delicate marine, a muri bianchi che sembrano ricordare i versi di Eugenio Montale e ombrelloni, paesi sul mare, vele, barche e una mirabile regata.
L'appuntamento di Saluzzo rinnova l'incontro con un dipingere profondamente amato, con l'entroterra ligure, con il Piemonte, con una «felicità già avuta, quella che già ci è dietro le spalle - ha scritto Italo Calvino - ma che continuiamo impalpabilmente a portare con noi...».
Angelo Mistrangelo
Un ricordo di Nino Tagliano:
Enrico Paulucci, nel decennale dalla scomparsa
La Galleria “Le Immagini” in via della Rocca 3, (allora dei signori Riccio Federico e Laura, ora Galleria “Rocca Tre” dei signori Toppino Antonio Luigi e Alessandro) era una delle soste che mi concedevo quando ragioni di lavoro mi portavano settimanalmente a Torino.
Quel venerdì si era inaugurata una mostra postuma del pittore Piero Martina e fu in quella occasione che salutai per l’ultima volta il prof. Enrico Paulucci.
Qualche ricordo della “Galleria Floriana” di Fossano, la stagione dell’opera lirica al Teatro Regio; di tutto questo è rimasta soltanto la nostalgia.
E come non aver viva la memoria del compianto Federico Riccio, che in occasione di una mostra del Maestro ed Amico, presso la Galleria “Il Platano” di Asti, nella Presentazione del Catalogo così scriveva: «.... Paulucci ha amato molto la terra, il sole, la luna, i ghiribizzi delle nuvole nel cielo, le piccole finestre dei casali di campagna, gli aratri ed i trattori lasciati la sera a riposare nei campi; e gli umili animali ed i tramonti rosso fuoco, quando la campagna si fa improvvisamente silenzio e meditazione: ha amato il lavoro degli uomini ed i centomila toni di verde delle foglie sugli alberi, ha amato i grandi orizzonti e le piccole ombre delle soglie, quando la giornata è finita e, tutti, si incontra la notte: l’umanità e le zolle, i trifogli e le spighe, i frutti e i fiori, i boschi e le campagne, e i colori del creato si addormentano nel buio.
Ha amato ciò che può ancora portare luce e bellezza all’uomo, ha fatto della sua pittura un ringraziamento ai miracoli misteriosi della natura: due pennellate per ricordare l’eternità della luna, un tocco d’azzurro senza confini come è il mare, un papavero rosso, un noccioleto raccolto, uno scoppio di gialli e di oro per il sole che si affaccia dai colli: piccole e immense cose, silenziose e immutabili che la sua pittura ci invita a non dimenticare, a portar sempre nel cuore; anche nel mondo di oggi».
Ora Paulucci è qui tra noi con le sue opere. E a me pare di averlo accanto.
ENRICO PAULUCCI
Note biografiche
Nato a Genova il 13 Ottobre 1901, Enrico Paulucci compie i primi studi ed i corsi universitari a Torino, città dove si era già rivelata, sin dagli anni del Liceo, la sua particolare inclinazione per la pittura.
Risalgono infatti al 1927-1928 i primi rapporti di amicizia con diversi esponenti dell’ambiente artistico torinese, nato anche intorno al “Bar Patria”, artisti ed intellettuali come Felice Casorati, Arturo Martini, Mario Soldati e tanti altri.
Nel 1928 si reca a Parigi, da dove ritornò dopo aver approfondito la sua conoscenza della pittura francese e dell’Impressionismo in particolare. Tornato a Torino l’anno successivo, si unisce agli amici Menzio, Chessa, Levi, Galante e Boswell costituendo il gruppo dei “Sei” di Torino. Un “movimento” che diede vita ad un fervore espositivo e creativo che si contrappose felicemente al nazionalismo retorico dell’epoca. Un felice periodo che aveva trovato nei critici Lionello Venturi e Edoardo Persico due insostituibili e validi consiglieri e sostenitori.
Il gruppo si scioglie, in effetti, dopo le mostre allestite tra il 1929 ed il 1930 a Torino, Genova, Milano, anche se Paulucci, Menzio e Levi esposero ancora insieme nel biennio successivo a Parigi, Londra e Roma.
Nel 1934 Paulucci fonda con l’amico Felice Casorati prima lo studio Casorati-Paulucci ed in seguito lo studio “La Zecca” dove si tennero le prime mostre di arte astratta con artisti del calibro di Bogliardi, D’Errico, Fontana, Ghiringhelli e Reggiani ed altri.
Nel 1939, allo scoppio della II Guerra mondiale è chiamato alla Cattedra di Pittura dell’Accademia Albertina di Torino dove cercò, sin dall’inizio di: “ … stimolare ed aprire gli occhi ai giovani, ai quali sino ad allora erano ignoti persino Cézanne e l’Impressionismo, cercando di far circolare nei vecchi studi l’aria ossigenata dell’arte contemporanea con i suoi problemi e le sue ricerche più vive … “
I durissimi bombardamenti lanciati sul capoluogo piemontese comportarono anche la distruzione del suo studio e della scuola ed Enrico Paulucci si trasferisce a Rapallo. Tornò a Torino solo alla fine delle ostilità, dopo la mostra allestita all’Art Club di Roma, organizzata da Prampolini e Capogrossi.
Il 1954 rappresenta un momento importante per la sua carriera artistica, con una sala allestita per lui alla Biennale di Venezia, una rassegna presentata da Marchiori.
L’anno successivo viene nominato Membro dell’Accademia di San Luca a Roma, dell’Accademia Clementina di Bologna e delle Arti e del Disegno di Firenze, mentre viene chiamato a dirigere l’Accademia Albertina di Torinese.
Seguiranno negli anni Sessanta numerose altre mostre personali e collettive, sovente anche all’estero, dove aveva esposto sin dal 1930.
Nel 1993 riceve il Premio Pannunzio a Torino e nel 1994 la Medaglia d’Oro della Presidenza della Repubblica ed anche il Premio Cesare Pavese, assegnatogli l’anno successivo.
Vengono allestiti anche due importanti omaggi come la mostre antologica realizzata presso la Fondazione Palazzo Bricherasio di Torino nel 1996, un’ampia rassegna trasferita in seguito al Palazzo delle Nazioni Unite a Ginevra l’anno successivo.
Nella sua lunga carriera artistica Enrico Paulucci è stato pittore, incisore ed ha collaborato come scenografo anche in campo teatrale e cinematografico.
Nominato Presidente dell’Accademia Albertina, dove era entrato molti anni prima come insegnante ed in seguito come Direttore, scompare, molto anziano, a Torino il 22 agosto 1999.
SPAZIO APERTO, UNA VETRINA PER 32 ARTISTI
di Paolo Infossi
Saluzzo Arte si apre, quest’anno, con un Omaggio a Enrico Paulucci (1901-1999). Un omaggio al Maestro che rinnova, nel contempo, anche l’ideale collegamento esistente con la stessa Accademia Albertina, un evento sottolineato dall’incisiva partecipazione di alcuni artisti emergenti, proposti nell’ampia Sezione collaterale Spazio Aperto.
Le Sale della guardia ospitano, per la prima volta, ad esempio, due giovani, quanto già affermati artisti torinesi, come Danilo Bozzetto e Gabriele Garbolino. Un artista, Bozzetto, che coniuga sapientemente la tradizionale matericità della scultura e della pittura con la grafica ed il design. Fantasiose figure di cavalli e cavalieri, quasi a costituire un simbolico grande esercito giocattolo, concepiti nell’ambito di una moderna figurativa visione. Gabriele Garbolino realizza invece sculture proposte a moduli o blocchi composti da più ritratti, o il singolo lavoro montato con angolature diverse come se fosse costituito da mattoni, momenti di una struttura ben più complessa di una semplice fotografia.
Poco più avanti, nel grande salone tematico, la rassegna prosegue con: “Grandi formati, cinque artisti a confronto” un’iniziativa nata dall’incontro di vecchi “amici” della Rassegna come Cecchin, Daghero, Giammarinaro, Gobbi e Stroppiana. Un gruppo che apporterà un personale contributo, giocato tra la pittura e l’installazione, su temi ed argomenti sempre attuali, come l’uomo, l’ambiente, la natura o l’inquinamento. Una rivisitazione sospesa tra elementi di poesia e di realistica costante denuncia.
Proseguendo, nelle antiche scuderie, molte altre novità, come Matteo Cassetta, che presenta una serie di grandi e piccole tele raffiguranti favolose giostre “d’antan” o ancora Guido Palmero, con un’interessante serie di interni, dipinti su vetri di parabrezza.
Ma non mancano spazi adeguati anche per altri artisti, figurativi, come Caterina Bruno, Nella Caffaratti, Silvia Fornasero, Paola Rattazzi ed Elena Tosoni, con una serie di figure legate alla sua ricerca ritrattistica sulla senilità o più informali come Sergio Aiello, Eugenio Broggini, Secondo Capra, Jean-Paul Charles, Luigi Rubino e Michele Toselli, o ancora, l’approccio futurista, contaminato dal design, di Gioacchino Senese.
Un percorso che comprende naturalmente anche alcune conferme. Ritornano, ad esempio, Piera Bessone, Paola Capellino, Bruno Giuliano, Giancarlo Laurenti, Angela Manfredi e Franco Negro, con una serie di grandi nevi realizzate en plein air. Fra questi, non sarà più con noi, purtroppo, Franco Galetto, scomparso improvvisamente all’inizio di Marzo. Un uomo ed un artista poliedrico e schietto, pittore, incisore ma anche scultore, brillante ed efficace nelle sue esecuzioni. Un amico, innanzitutto, ma anche un protagonista delle iniziative saluzzesi, dove ottenne, per ben quattro volte, il Primo premio nella Sezione Grafica e molti altri riconoscimenti.
La rassegna prosegue con gli spazi destinati ai giovani artisti emergenti, un appuntamento che attesta la particolare attenzione riservata all’argomento. L’Edizione ospiterà, ad esempio, le “figure” di Moira Elisa Franco, la pittrice mantese, che ha ricevuto il Premio Speciale del Trentennale nella trascorsa edizione, per la costante attenzione che ha saputo richiamare nel mondo della critica, ma anche Giorgia Oldano e Matteo Notaro, proposti accanto ad Elisa Filomena, che ha ottenuto, tra i vari riconoscimenti, anche il XXX Premio Matteo Olivero per la pittura ed Ingrid Barth, premiata per la sezione Grafica ed incisione nella trascorsa Edizione.
18
aprile 2009
Saluzzo Arte 2009
Dal 18 aprile al 03 maggio 2009
arte contemporanea
Location
CASERMA MUSSO
Saluzzo, Piazza Montebello, 1, (Cuneo)
Saluzzo, Piazza Montebello, 1, (Cuneo)
Biglietti
Intero 5,00 euro
Ridotto 3,00 euro Il biglietto d’ingresso di Saluzzo Arte è valido per ottenere una riduzione di €. 3,00 sul biglietto d’ingresso per la Mostra “Energie sottili della materia” presente in Castiglia , viceversa chi si presenterà alla cassa della Fondazione Bertoni con il biglietto della Castiglia potrà accedere alla mostra con una riduzione di 2€ .
Orario di apertura
giovedì e venerdì:15-19 sabato e prefestivi: 15-22,30
domenica e festività:15-19
chiuso il lunedì, martedì e mercoledì
Vernissage
18 Aprile 2009, ore 17
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