Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Salvatore Cascino
La pittura poetica di Cascino parla di solitudine, parla di dolore, ma parla anche di forza; i fiori gialli di una delle ultime nature morte, che escono prepotenti dal quadro, sembrano forse accennare ad un’energia ritrovata, che urla con estremo vigore la necessità di non arrendersi.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Case emergono dall’asfalto acquoso che rispecchia il cielo; alberi spogli spuntano dal suolo, ricoperto di neve, tendono i loro rami verso l’alto.
Non vi sono figure umane nelle vedute di Salvatore Cascino, per altro appassionato ritrattista. I paesaggi si presentano sempre deserti.
Eppure, dietro le persiane verdi, chiuse, delle case, si potrebbe intuire l’attento osservare di un viso, che senza farsi scorgere, scruta le movenze del pittore; e gli alberi tendono i loro rami verso l’alto; quasi figure umane con le braccia protese nella solitudine dell’inverno della vita.
Ma la vita prorompe. Sulla cima appaiono come per incanto nella sosta invernale tocchi di marrone rossiccio. Sono foglie che non hanno voluto cadere? Sono butti di un’anticipata primavera? Sono fiori primaticci?
Certo il vivere è presente. Gli alberi si contorcono come in una danza frenetica; una specie di sabba orgiastico che non vuole accettare il proprio destino.
Ecco però, in seconda fila, ma posto nell’ipotetico centro del dipinto, un albero tagliato.
L’esistenza spezzata che fa quasi presagire la fine di ogni tentativo di rinascita.
Il quadro parla dell’uomo, anche se l’uomo non vi compare. Parla della fatica dell’essere, quasi come nelle poesie di Montale di “Ossi di seppia”. Un faticoso spingersi in avanti, che sa la propria fine, ma non vuole arrendersi.
Il pittore vede le cose, le scruta, le interpreta. Ogni uomo è interprete, spesso inconsapevole, di ciò che lo circonda e dei suoi stessi pensieri.
L’ arte così (fa molto pensare), svela un mondo prima ignoto e nascosto, che ora brilla alla luce e risplende in un operare che di per sé non ha fine. Ogni artista fa risplendere un mondo a sé stesso e agli occhi di chi lo sà vedere.
Qual’ è il mondo di Salvatore Cascino?
La sua pittura poetica parla di solitudine, parla di dolore, ma parla anche di forza; i fiori gialli di una delle ultime nature morte, che escono prepotenti dal quadro, sembrano forse accennare ad un’energia ritrovata, che urla con estremo vigore la necessità di non arrendersi.
Giovanni Motta
Non vi sono figure umane nelle vedute di Salvatore Cascino, per altro appassionato ritrattista. I paesaggi si presentano sempre deserti.
Eppure, dietro le persiane verdi, chiuse, delle case, si potrebbe intuire l’attento osservare di un viso, che senza farsi scorgere, scruta le movenze del pittore; e gli alberi tendono i loro rami verso l’alto; quasi figure umane con le braccia protese nella solitudine dell’inverno della vita.
Ma la vita prorompe. Sulla cima appaiono come per incanto nella sosta invernale tocchi di marrone rossiccio. Sono foglie che non hanno voluto cadere? Sono butti di un’anticipata primavera? Sono fiori primaticci?
Certo il vivere è presente. Gli alberi si contorcono come in una danza frenetica; una specie di sabba orgiastico che non vuole accettare il proprio destino.
Ecco però, in seconda fila, ma posto nell’ipotetico centro del dipinto, un albero tagliato.
L’esistenza spezzata che fa quasi presagire la fine di ogni tentativo di rinascita.
Il quadro parla dell’uomo, anche se l’uomo non vi compare. Parla della fatica dell’essere, quasi come nelle poesie di Montale di “Ossi di seppia”. Un faticoso spingersi in avanti, che sa la propria fine, ma non vuole arrendersi.
Il pittore vede le cose, le scruta, le interpreta. Ogni uomo è interprete, spesso inconsapevole, di ciò che lo circonda e dei suoi stessi pensieri.
L’ arte così (fa molto pensare), svela un mondo prima ignoto e nascosto, che ora brilla alla luce e risplende in un operare che di per sé non ha fine. Ogni artista fa risplendere un mondo a sé stesso e agli occhi di chi lo sà vedere.
Qual’ è il mondo di Salvatore Cascino?
La sua pittura poetica parla di solitudine, parla di dolore, ma parla anche di forza; i fiori gialli di una delle ultime nature morte, che escono prepotenti dal quadro, sembrano forse accennare ad un’energia ritrovata, che urla con estremo vigore la necessità di non arrendersi.
Giovanni Motta
19
febbraio 2011
Salvatore Cascino
Dal 19 febbraio al 03 marzo 2011
arte contemporanea
Location
CIRCOLO ARTISTICO ITERARTE
Bologna, Corte Isolani, 7/A, (Bologna)
Bologna, Corte Isolani, 7/A, (Bologna)
Orario di apertura
da lunedì a sabato ore 11-13 e 17-20
Vernissage
19 Febbraio 2011, ore 18.00
Autore