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Salvatore Morra Supino – Il sogno della pittura
L’esposizione, che cade in occasione degli ottant’anni dalla nascita dell’artista e a cinque dalla scomparsa, è a cura della storica e critica d’arte Federica De Rosa, docente di Storia dell’Arte presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli, e copre, attraverso una ventina di opere, un ampio arco d’attività, dagli anni Sessanta fino alle ultime opere degli anni Zero
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Dal 18 gennaio al 1° febbraio, alla Galleria Arti Decorative di Napoli, la mostra “Il sogno della pittura”, retrospettiva dell’artista Salvatore Morra Supino.
Sabato 18 gennaio, alle ore 18,00, presso la Galleria Arti Decorative di Napoli, si terrà
l’inaugurazione della mostra – patrocinata dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Napoli – “Il sogno della pittura”, retrospettiva dell’artista napoletano Salvatore Morra Supino.
L’esposizione, che cade in occasione degli ottant’anni dalla nascita dell’artista e a cinque dalla scomparsa, è a cura della storica e critica d’arte Federica De Rosa, docente di Storia dell’Arte presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli, e copre, attraverso una ventina di opere, un ampio arco d’attività, dagli anni Sessanta fino alle ultime opere degli anni Zero.
Con questa mostra, la Galleria Arti Decorative (lo spazio di Alessandro Malgieri nato nel 2010 in Vicoletto Ischitella 8, una traversa di Via Carlo Poerio, alla Riviera di Chiaia), continua l’attenta esplorazione su alcune ricerche artistiche che hanno operato a Napoli che, pur di grande forza espressiva ed elaborata consistenza linguistica, non hanno ancora del tutto avuto un’adeguata sistemazione storica e critica.
In questo contesto può essere letta l’esperienza di Salvatore Morra Supino (Napoli 2/7/1934 - 30/
12/2008), artista napoletano che, con passione e dedizione, ha dato vita ad un’avventura pittorica
di grande interesse, che, a dispetto di un’attività corposa, soprattutto tra gli anni Settanta e i primi Novanta, non ha ancora conosciuto la sua giusta e definitiva collocazione storica e una più precisa sistemazione ermeneutica. La mostra resterà aperta fino a sabato 1° febbraio 2014 e potrà essere visitata dal lunedì al sabato, dalle ore 10,00 alle 13,00 e dalle 16,00 alle 19,30.
Come puntualmente non manca di sottolineare Federica De Rosa nel testo critico che accompagna
la mostra, è stato Vitaliano Corbi a notare, a proposito dell’ultima personale di Salvatore Morra
Supino tenutasi nel febbraio 2005 presso la galleria e scuola di cinema Pigrecoemme di Napoli,
quanto, già a un veloce sguardo sulla sua pittura, si avesse “la netta impressione di trovarsi di fronte ad un lavoro di notevole spessore culturale, ad un artista che ha fatto della pittura un terreno di ricerca espressiva e di autentica testimonianza esistenziale”. E Corbi continuava ragionando su come, nelle sue tele di grandi dimensioni, si manifestasse una “compagine pittorica di forte tenuta plastica e un impianto monumentale, sorretto da un’esigenza di racconto frontale, in cui affiorano motivi iconografici carichi di valori simbolici”.
È poi De Rosa a ricordare come sia necessario ora rileggere il Novecento in tutte le sue pieghe,
alla ricerca anche degli “umbratili” (prendendo in prestito un aggettivo longhiano), ovvero degli
artisti che hanno “operato in modo irregolare, per rinnovamenti più intimi, riflessivi e composti,
anche al costo di rimanere all’ombra della ‘modernità’, in nome di un’adesione personale e sincera al nuovo, non mancando, tuttavia, di offrirgli alcune altrettanto sincere resistenze”. E questa mappatura, osserva De Rosa, “non potrebbe non includere Salvatore Morra (che in omaggio
alla madre scomparsa firmerà Morra Supino dal 1987), artista nato a Napoli nel 1934, formatosi
all’antico mestiere di pittore presso botteghe di maestri locali e avviato all’attività espositiva già dal Cinquanta”.
Ancora con le parole di De Rosa, emerge chiaro come quello di Morra Supino sia un processo
artistico che, tra ricerca spirituale, impegno politico e una lirica chiave onirica, “sceglie di operare in assoluta libertà, concentrandosi sulle possibilità tutte della pittura, che egli stesso indicava come ‘pura’, nel senso di concreta. Invero, tutta la sua pittura, che non rinuncia a certi virtuosismi del colore e che si fa opportunità per osservare lo spettacolo della vita (come pure della morte), vive nel e del costante dialogo tra reale e astrazione, tra resoconto e sogno, tra pause e sinfonie, tra storia e fiaba”. Una pittura fatta di “luoghi non riconoscibili: sono i paesaggi della sua anima, tutti interiorizzati, sognati e riproposti come luoghi possibili, in cui pochi elementi riconoscibili
(una luna piena, un lupo, una foglia o un ramo d’albero, là dove manchi la figura umana) chiedono
al fruitore di completare una narrazione lì dove l’artista l’ha lasciata in sospeso, come appena
risvegliatosi da un sogno”. Il sogno della pittura, appunto.
Nota biografica
Nato a Napoli nel 1934, nel quartiere di Fuorigrotta, dove viveva e lavorava, Salvatore Morra Supino esordiva a soli sedici anni in una collettiva al Parnaso alla Riviera di Chiaia. È del ’57 la sua prima personale. Tra gli anni Sessanta e Settanta è particolarmente attivo tra la costiera sorrentina e il salernitano, dove firma una serie di interessanti esposizioni tutte incentrate su una pittura che metteva insieme istanze sociali forti e un gusto per una figurazione epica e cupa che già allora
incominciava a virare verso suggestioni astratte più oniriche e metafisiche.
È in questo periodo, ad esempio, che le sue tele iniziano ad essere pregne degli umori letali della
guerra, in impianti figurativi che vivevano dello stridente contrasto tra le rimembranze degli orrori dei bombardamenti su Napoli della Seconda guerra mondiale ed uno sguardo, infine, sempre
incantato sull’umanità e sulla sua tragica commedia raccontata, però, con un piglio olistico e spirituale di commossa partecipazione.
Nel ’76 espone a Milano e poi a Foggia mentre tra il ’79 e l’83 è legato all’esperienza breve ma
decisamente interessante della Bilancia, una galleria nel cuore dell’area flegrea. Sempre nell’83 è in Svizzera, a Meisterschwanden, per una mostra alla Del Mese-Fischer. Ancora dell’83, prodotta dal Comune di Ercolano, è la sua unica esposizione d’impianto decisamente concettuale (le
geometrie de “I cerchi della vita”). Nel giugno dell’85, infine, partecipa a Seetal, una complessa
collettiva ancora a Meisterschwanden. Tranne apparizioni sparute, da quell’ultima mostra svizzera, seguono vent’anni di silenzio espositivo, ma di non meno costante e sofferta ricerca artistica, che sfociava nel 2005 in un’emozionante retrospettiva negli spazi napoletani di Pigrecoemme (www.pigrecoemme.com/mostre/salvatore_morra/galleria.htm)
Schivo, riservato, unicamente concentrato sulla sua ricerca, con un rispetto e una dedizione quasi
religiosi per l’arte, Salvatore Morra Supino, che scompare a Napoli nell’inverno del 2008, è stato
un artista che ha sempre coniugato una pittura colta e di grande sensibilità esistenziale a motivi filosofici e sociali profondi.
Ufficio stampa per Pigrecoemme: Valerio Iuliano (tel. 3497841675)
Info: 0815635188; 3392853672.
Sabato 18 gennaio, alle ore 18,00, presso la Galleria Arti Decorative di Napoli, si terrà
l’inaugurazione della mostra – patrocinata dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Napoli – “Il sogno della pittura”, retrospettiva dell’artista napoletano Salvatore Morra Supino.
L’esposizione, che cade in occasione degli ottant’anni dalla nascita dell’artista e a cinque dalla scomparsa, è a cura della storica e critica d’arte Federica De Rosa, docente di Storia dell’Arte presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli, e copre, attraverso una ventina di opere, un ampio arco d’attività, dagli anni Sessanta fino alle ultime opere degli anni Zero.
Con questa mostra, la Galleria Arti Decorative (lo spazio di Alessandro Malgieri nato nel 2010 in Vicoletto Ischitella 8, una traversa di Via Carlo Poerio, alla Riviera di Chiaia), continua l’attenta esplorazione su alcune ricerche artistiche che hanno operato a Napoli che, pur di grande forza espressiva ed elaborata consistenza linguistica, non hanno ancora del tutto avuto un’adeguata sistemazione storica e critica.
In questo contesto può essere letta l’esperienza di Salvatore Morra Supino (Napoli 2/7/1934 - 30/
12/2008), artista napoletano che, con passione e dedizione, ha dato vita ad un’avventura pittorica
di grande interesse, che, a dispetto di un’attività corposa, soprattutto tra gli anni Settanta e i primi Novanta, non ha ancora conosciuto la sua giusta e definitiva collocazione storica e una più precisa sistemazione ermeneutica. La mostra resterà aperta fino a sabato 1° febbraio 2014 e potrà essere visitata dal lunedì al sabato, dalle ore 10,00 alle 13,00 e dalle 16,00 alle 19,30.
Come puntualmente non manca di sottolineare Federica De Rosa nel testo critico che accompagna
la mostra, è stato Vitaliano Corbi a notare, a proposito dell’ultima personale di Salvatore Morra
Supino tenutasi nel febbraio 2005 presso la galleria e scuola di cinema Pigrecoemme di Napoli,
quanto, già a un veloce sguardo sulla sua pittura, si avesse “la netta impressione di trovarsi di fronte ad un lavoro di notevole spessore culturale, ad un artista che ha fatto della pittura un terreno di ricerca espressiva e di autentica testimonianza esistenziale”. E Corbi continuava ragionando su come, nelle sue tele di grandi dimensioni, si manifestasse una “compagine pittorica di forte tenuta plastica e un impianto monumentale, sorretto da un’esigenza di racconto frontale, in cui affiorano motivi iconografici carichi di valori simbolici”.
È poi De Rosa a ricordare come sia necessario ora rileggere il Novecento in tutte le sue pieghe,
alla ricerca anche degli “umbratili” (prendendo in prestito un aggettivo longhiano), ovvero degli
artisti che hanno “operato in modo irregolare, per rinnovamenti più intimi, riflessivi e composti,
anche al costo di rimanere all’ombra della ‘modernità’, in nome di un’adesione personale e sincera al nuovo, non mancando, tuttavia, di offrirgli alcune altrettanto sincere resistenze”. E questa mappatura, osserva De Rosa, “non potrebbe non includere Salvatore Morra (che in omaggio
alla madre scomparsa firmerà Morra Supino dal 1987), artista nato a Napoli nel 1934, formatosi
all’antico mestiere di pittore presso botteghe di maestri locali e avviato all’attività espositiva già dal Cinquanta”.
Ancora con le parole di De Rosa, emerge chiaro come quello di Morra Supino sia un processo
artistico che, tra ricerca spirituale, impegno politico e una lirica chiave onirica, “sceglie di operare in assoluta libertà, concentrandosi sulle possibilità tutte della pittura, che egli stesso indicava come ‘pura’, nel senso di concreta. Invero, tutta la sua pittura, che non rinuncia a certi virtuosismi del colore e che si fa opportunità per osservare lo spettacolo della vita (come pure della morte), vive nel e del costante dialogo tra reale e astrazione, tra resoconto e sogno, tra pause e sinfonie, tra storia e fiaba”. Una pittura fatta di “luoghi non riconoscibili: sono i paesaggi della sua anima, tutti interiorizzati, sognati e riproposti come luoghi possibili, in cui pochi elementi riconoscibili
(una luna piena, un lupo, una foglia o un ramo d’albero, là dove manchi la figura umana) chiedono
al fruitore di completare una narrazione lì dove l’artista l’ha lasciata in sospeso, come appena
risvegliatosi da un sogno”. Il sogno della pittura, appunto.
Nota biografica
Nato a Napoli nel 1934, nel quartiere di Fuorigrotta, dove viveva e lavorava, Salvatore Morra Supino esordiva a soli sedici anni in una collettiva al Parnaso alla Riviera di Chiaia. È del ’57 la sua prima personale. Tra gli anni Sessanta e Settanta è particolarmente attivo tra la costiera sorrentina e il salernitano, dove firma una serie di interessanti esposizioni tutte incentrate su una pittura che metteva insieme istanze sociali forti e un gusto per una figurazione epica e cupa che già allora
incominciava a virare verso suggestioni astratte più oniriche e metafisiche.
È in questo periodo, ad esempio, che le sue tele iniziano ad essere pregne degli umori letali della
guerra, in impianti figurativi che vivevano dello stridente contrasto tra le rimembranze degli orrori dei bombardamenti su Napoli della Seconda guerra mondiale ed uno sguardo, infine, sempre
incantato sull’umanità e sulla sua tragica commedia raccontata, però, con un piglio olistico e spirituale di commossa partecipazione.
Nel ’76 espone a Milano e poi a Foggia mentre tra il ’79 e l’83 è legato all’esperienza breve ma
decisamente interessante della Bilancia, una galleria nel cuore dell’area flegrea. Sempre nell’83 è in Svizzera, a Meisterschwanden, per una mostra alla Del Mese-Fischer. Ancora dell’83, prodotta dal Comune di Ercolano, è la sua unica esposizione d’impianto decisamente concettuale (le
geometrie de “I cerchi della vita”). Nel giugno dell’85, infine, partecipa a Seetal, una complessa
collettiva ancora a Meisterschwanden. Tranne apparizioni sparute, da quell’ultima mostra svizzera, seguono vent’anni di silenzio espositivo, ma di non meno costante e sofferta ricerca artistica, che sfociava nel 2005 in un’emozionante retrospettiva negli spazi napoletani di Pigrecoemme (www.pigrecoemme.com/mostre/salvatore_morra/galleria.htm)
Schivo, riservato, unicamente concentrato sulla sua ricerca, con un rispetto e una dedizione quasi
religiosi per l’arte, Salvatore Morra Supino, che scompare a Napoli nell’inverno del 2008, è stato
un artista che ha sempre coniugato una pittura colta e di grande sensibilità esistenziale a motivi filosofici e sociali profondi.
Ufficio stampa per Pigrecoemme: Valerio Iuliano (tel. 3497841675)
Info: 0815635188; 3392853672.
18
gennaio 2014
Salvatore Morra Supino – Il sogno della pittura
Dal 18 gennaio al primo febbraio 2014
arte contemporanea
Location
GALLERIA ARTI DECORATIVE
Napoli, Vico Ischitella, 8, (Napoli)
Napoli, Vico Ischitella, 8, (Napoli)
Orario di apertura
dal lunedì al sabato dalle ore 10,00 alle 13,00 e dalle 16,00 alle 19,30
Vernissage
18 Gennaio 2014, ore 18
Autore
Curatore