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Salvatore Zappalà – Della natura e delle cose
La presentazione di quersta mostra prosegue la ricerca da anni avviata sui percorsi artistici dei docenti del Liceo di Brera, offrendo al pubblico la lettura di un itinerario di esemplare coerenza espressiva e agli studenti un motivo di riflessione e di spunto per il proprio lavoro creativo.
Comunicato stampa
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Scrive Francesca Pensa:
"I dipinti di Salvatore Zappalà possono essere letti come estreme declinazioni di due generi caratteristici della nostra storia dell’arte: paesaggio e natura morta sono infatti le radici iconografiche di molte delle opere dell’artista, che tuttavia sviluppa questi soggetti, frequenti da secoli nella nostra produzione espressiva, in qualcosa di assolutamente moderno e totalmente coerente con la realtà contemporanea. Gli elementi compositivi di questa pittura sono vari e diversi ma possono raggrupparsi in due grandi ambiti, un primo riferibile alla natura, intesa come cosmo organico vegetale o come universo inorganico di terre, rocce e acque, e un secondo comprendente oggetti e manufatti generati dall’azione dell’uomo. Le piante, i fiori, gli arbusti, i fiumi e le colline, che Zappalà delinea nei suoi quadri, appaiono differenti nella loro proposizione, che può prevedere sembianze lussureggianti e cariche di energia vitale o all’opposto aspetti più umbratili e solitari, secondo un ritmo pittorico che riflette quello naturale delle stagioni.
Ed è dentro questo scenario che possono mostrarsi gli altri protagonisti delle opere dell’artista: tra questi, colpiscono particolarmente quegli oggetti che si identificano senza incertezza come rifiuti e scarti lasciati dall’uomo, inutilizzabili nella loro apparenza logora e ammaccata, che sembra sottendere un passato ormai sconosciuto e occupato da avvenimenti persi nel tempo.
Una parte sostanziale della poetica di Zappalà sta proprio in questo accostamento a tratti incongruo, capace però di suscitare in chi guarda molti e spontanei interrogativi. Come sono arrivate nella natura, tra le piante e lungo le rive dei fiumi, quelle scarpe consunte da chissà quali misteriosi cammini? E chi avrà bevuto da quelle lattine buttate ai margini della strada in imponderabili e irricostruibili situazioni? Chi avrà guidato quell’automobile sventrata e arrugginita fino alla sua ultima corsa tra i fili d’erba e sotto gli alberi? E se intellegibile è ormai il percorso delle singole vicende di quegli oggetti scartati dall’uomo, molto chiaro appare invece il senso generale del loro collocarsi dentro la natura, della quale oltraggiano, con la loro straniante presenza, la millenaria e ciclica bellezza.
Un posto particolare nel catalogo di questi residui del passaggio dell’uomo occupano le pompe di benzina, che possono ergersi in mezzo a rigogliosi scenari vegetali o dimenticate in spazi desolatamente abbandonati ed esemplarmente riconoscibili come “aree dismesse”, così citate nei titoli dei quadri dell’artista: il motivo richiama un immediato riferimento alla pittura di Edward Hopper, che però qui si carica di toni e luminosità che, dalla inquieta solitudine della provincia americana, virano verso il clima solare del calore mediterraneo. Ogni quadro traccia quindi una storia diversa, che però si sostanzia paradossalmente di un comune elemento poetico, che è costituito dalla prepotente e ingombrante assenza dell’uomo, mai presente e pur costantemente evocato in ogni dipinto attraverso i segni e le tracce della sua attività trascorsa e conclusa.
Questi temi, che definiscono una serie iconografica costantemente approfondita nella produzione dell’artista, vengono declinati attraverso una pittura che da sempre vede Zappalà fedele a una linea di figurazione, che tuttavia riesce ad andare ben al di là della semplice riproduzione visiva del mondo. I colori più che descrivere interpretano la realtà, con tonalismi e contrasti timbrici che definiscono atmosfere e luci dalle ricercate suggestioni percettive, capaci di marcare e sottolineare le griglie prospettiche che strutturano la composizione.
Su tutto incombe poi un silenzio totale, che innesca un effetto di cristallizzazione del tempo, nel quale tutto sembra bloccato e sospeso in una solitudine assoluta. Particolare si mostra poi il segno, che attraverso le cromie dell’acrilico costruisce le forme, lasciando però visibile, senza intaccare la riconoscibilità del soggetto, il tocco del pittore, rivelatore del suo pensiero creativo. E tutti questi ingredienti compositivi fanno sì che la pittura dell’artista perda qualsiasi riferimento puramente fotografico, trasformandosi in visione mentale, in commento personale sulla realtà del mondo e soprattutto in metafora della condizione umana nell’attualità dei nostri giorni.
La presentazione dell’opera di Salvatore Zappalà nello Spazio Hajech prosegue dunque la ricerca da anni avviata sui percorsi artistici dei docenti del Liceo di Brera, offrendo al pubblico la lettura di un itinerario di esemplare coerenza espressiva e agli studenti un motivo di riflessione e di spunto per il proprio lavoro creativo.
Breve Biografia dell'Artista
Salvatore Zappalà è nato ad Acireale (CT) il 17 Febbraio 1952. Vive a Lazzate (MB).
Ha frequentato l’Istituto d’Arte e si è diplomato all’Accademia di Belle Arti di Brera (Milano), ha insegnato Discipline Pittoriche presso il Liceo Artistico di Brera di Milano.
La sua produzione artistica è presentata in varie personali fra le quali si ricordano le mostre alla Galleria San Fedele di Milano nel 1981 e nel 1991; alla Galleria Vinciana di Milano nel 1983; alla Galleria San Michele di Brescia nel 1984; alla Galleria Schollbrockhaus di Herne (Germania) nel 1986; alla Galleria Interarte di Milano nel 1986; a Metanopoli, San Donato Milanese, 1993; alla Galleria Civica E.Mariani di Seregno, 1996; all’Associazione Artistica ArtEmozioni di Voghera, 1989; “Itinerari pisani”, Galleria Il Prato dei Miracoli (Pisa), 1992; Galleria Gastaldelli (Milano), 1993; “Generazione a confronto”, Galleria Meridiana (Messina), 1994; “Miscellanea”, Centro Culturale l’Approdo (Avellino); “Venature” (Bergamo, Ancona, Sondrio, Voghera, Mantova, Acireale, Berlino, Treviglio, Codogno, Milano, Sassari); “Metropoli: 40 artisti delle aree metropolitane di Milano e Berlino”; “10x15”, Galleria Gastaldelli (Milano), 1997; “Verdeblu”, Galleria San Michele (Brescia), 1998; “Naturarte: percorsi artistici nel territorio lodigiano”, 1999; “Ema”, Associazione Culturale Arte Giapponese (Milano, Tokyo), 2001; “A tutto tondo: una collezione per amicizia Duilio Zanni”, Museo della Permanente (Milano), 2002; “65 artisti in ricordo di Carlo Linati”, Galleria Bellinzona (Milano), 2003; “Al caro Giorgio Gaber”, Libreria Bocca-Galleria Bianca-Galleria Scoglio di Quarto (Milano); “Tracce”, Miart (Milano), 2004; “Tracce nel silenzio”, Casa Alessandro Volta (Lazzate), 2005; “Il volto di Cristo” (Novara), 2005; “Primo Concorso di xilografia Città di Lodi”.
Sue opere grafiche sono presenti nel Gabinetto delle Stampe Antiche e Moderne del Comune di Bagnacavallo e in numerose collezioni pubbliche e private.
"I dipinti di Salvatore Zappalà possono essere letti come estreme declinazioni di due generi caratteristici della nostra storia dell’arte: paesaggio e natura morta sono infatti le radici iconografiche di molte delle opere dell’artista, che tuttavia sviluppa questi soggetti, frequenti da secoli nella nostra produzione espressiva, in qualcosa di assolutamente moderno e totalmente coerente con la realtà contemporanea. Gli elementi compositivi di questa pittura sono vari e diversi ma possono raggrupparsi in due grandi ambiti, un primo riferibile alla natura, intesa come cosmo organico vegetale o come universo inorganico di terre, rocce e acque, e un secondo comprendente oggetti e manufatti generati dall’azione dell’uomo. Le piante, i fiori, gli arbusti, i fiumi e le colline, che Zappalà delinea nei suoi quadri, appaiono differenti nella loro proposizione, che può prevedere sembianze lussureggianti e cariche di energia vitale o all’opposto aspetti più umbratili e solitari, secondo un ritmo pittorico che riflette quello naturale delle stagioni.
Ed è dentro questo scenario che possono mostrarsi gli altri protagonisti delle opere dell’artista: tra questi, colpiscono particolarmente quegli oggetti che si identificano senza incertezza come rifiuti e scarti lasciati dall’uomo, inutilizzabili nella loro apparenza logora e ammaccata, che sembra sottendere un passato ormai sconosciuto e occupato da avvenimenti persi nel tempo.
Una parte sostanziale della poetica di Zappalà sta proprio in questo accostamento a tratti incongruo, capace però di suscitare in chi guarda molti e spontanei interrogativi. Come sono arrivate nella natura, tra le piante e lungo le rive dei fiumi, quelle scarpe consunte da chissà quali misteriosi cammini? E chi avrà bevuto da quelle lattine buttate ai margini della strada in imponderabili e irricostruibili situazioni? Chi avrà guidato quell’automobile sventrata e arrugginita fino alla sua ultima corsa tra i fili d’erba e sotto gli alberi? E se intellegibile è ormai il percorso delle singole vicende di quegli oggetti scartati dall’uomo, molto chiaro appare invece il senso generale del loro collocarsi dentro la natura, della quale oltraggiano, con la loro straniante presenza, la millenaria e ciclica bellezza.
Un posto particolare nel catalogo di questi residui del passaggio dell’uomo occupano le pompe di benzina, che possono ergersi in mezzo a rigogliosi scenari vegetali o dimenticate in spazi desolatamente abbandonati ed esemplarmente riconoscibili come “aree dismesse”, così citate nei titoli dei quadri dell’artista: il motivo richiama un immediato riferimento alla pittura di Edward Hopper, che però qui si carica di toni e luminosità che, dalla inquieta solitudine della provincia americana, virano verso il clima solare del calore mediterraneo. Ogni quadro traccia quindi una storia diversa, che però si sostanzia paradossalmente di un comune elemento poetico, che è costituito dalla prepotente e ingombrante assenza dell’uomo, mai presente e pur costantemente evocato in ogni dipinto attraverso i segni e le tracce della sua attività trascorsa e conclusa.
Questi temi, che definiscono una serie iconografica costantemente approfondita nella produzione dell’artista, vengono declinati attraverso una pittura che da sempre vede Zappalà fedele a una linea di figurazione, che tuttavia riesce ad andare ben al di là della semplice riproduzione visiva del mondo. I colori più che descrivere interpretano la realtà, con tonalismi e contrasti timbrici che definiscono atmosfere e luci dalle ricercate suggestioni percettive, capaci di marcare e sottolineare le griglie prospettiche che strutturano la composizione.
Su tutto incombe poi un silenzio totale, che innesca un effetto di cristallizzazione del tempo, nel quale tutto sembra bloccato e sospeso in una solitudine assoluta. Particolare si mostra poi il segno, che attraverso le cromie dell’acrilico costruisce le forme, lasciando però visibile, senza intaccare la riconoscibilità del soggetto, il tocco del pittore, rivelatore del suo pensiero creativo. E tutti questi ingredienti compositivi fanno sì che la pittura dell’artista perda qualsiasi riferimento puramente fotografico, trasformandosi in visione mentale, in commento personale sulla realtà del mondo e soprattutto in metafora della condizione umana nell’attualità dei nostri giorni.
La presentazione dell’opera di Salvatore Zappalà nello Spazio Hajech prosegue dunque la ricerca da anni avviata sui percorsi artistici dei docenti del Liceo di Brera, offrendo al pubblico la lettura di un itinerario di esemplare coerenza espressiva e agli studenti un motivo di riflessione e di spunto per il proprio lavoro creativo.
Breve Biografia dell'Artista
Salvatore Zappalà è nato ad Acireale (CT) il 17 Febbraio 1952. Vive a Lazzate (MB).
Ha frequentato l’Istituto d’Arte e si è diplomato all’Accademia di Belle Arti di Brera (Milano), ha insegnato Discipline Pittoriche presso il Liceo Artistico di Brera di Milano.
La sua produzione artistica è presentata in varie personali fra le quali si ricordano le mostre alla Galleria San Fedele di Milano nel 1981 e nel 1991; alla Galleria Vinciana di Milano nel 1983; alla Galleria San Michele di Brescia nel 1984; alla Galleria Schollbrockhaus di Herne (Germania) nel 1986; alla Galleria Interarte di Milano nel 1986; a Metanopoli, San Donato Milanese, 1993; alla Galleria Civica E.Mariani di Seregno, 1996; all’Associazione Artistica ArtEmozioni di Voghera, 1989; “Itinerari pisani”, Galleria Il Prato dei Miracoli (Pisa), 1992; Galleria Gastaldelli (Milano), 1993; “Generazione a confronto”, Galleria Meridiana (Messina), 1994; “Miscellanea”, Centro Culturale l’Approdo (Avellino); “Venature” (Bergamo, Ancona, Sondrio, Voghera, Mantova, Acireale, Berlino, Treviglio, Codogno, Milano, Sassari); “Metropoli: 40 artisti delle aree metropolitane di Milano e Berlino”; “10x15”, Galleria Gastaldelli (Milano), 1997; “Verdeblu”, Galleria San Michele (Brescia), 1998; “Naturarte: percorsi artistici nel territorio lodigiano”, 1999; “Ema”, Associazione Culturale Arte Giapponese (Milano, Tokyo), 2001; “A tutto tondo: una collezione per amicizia Duilio Zanni”, Museo della Permanente (Milano), 2002; “65 artisti in ricordo di Carlo Linati”, Galleria Bellinzona (Milano), 2003; “Al caro Giorgio Gaber”, Libreria Bocca-Galleria Bianca-Galleria Scoglio di Quarto (Milano); “Tracce”, Miart (Milano), 2004; “Tracce nel silenzio”, Casa Alessandro Volta (Lazzate), 2005; “Il volto di Cristo” (Novara), 2005; “Primo Concorso di xilografia Città di Lodi”.
Sue opere grafiche sono presenti nel Gabinetto delle Stampe Antiche e Moderne del Comune di Bagnacavallo e in numerose collezioni pubbliche e private.
29
aprile 2015
Salvatore Zappalà – Della natura e delle cose
Dal 29 aprile al 16 maggio 2015
arte contemporanea
Location
SPAZIO HAJECH – LICEO ARTISTICO DI BRERA
Milano, Via Camillo Hajech, 27, (Milano)
Milano, Via Camillo Hajech, 27, (Milano)
Orario di apertura
Da lunedì a venerdì ore 9.30/14.00. Sabato ore 9.30-12.30
Vernissage
29 Aprile 2015, ore 18.00
Autore
Curatore