Il titolo della mostra richiama l’idea di migrazione, di sconfinamento, alludendo ad un costante fluire teso alla ricerca di una collocazione, che per l’artista corrisponde a vera e propria urgenza interiore. L’universo poetico di Sandra libera la fantasia e sembra riferirsi alla dimensione dell’inconscio e del sogno più che alla realtà: un mondo all’apparenza giocoso che ad un’analisi più attenta rivela inquietudini e ambiguità.
Il recente impiego della ceramica, a sostituire quello abituale del pongo, presuppone uno slittamento di senso nell’uso del materiale, che si carica di ulteriori connotazioni esistenziali. La ceramica condivide con il pongo la fragilità costitutiva e il processo di manipolazione della materia, di sua costruzione e distruzione; passando con la cottura ad uno stato di solidità, l’artista sembra affermare una volontà di esserci e di restare, mettendo radici in uno spazio conquistato che è anche quello della vita.
In mostra una serie di sculture in ceramica, tele di grandi dimensioni e disegni ad articolare in modo nuovo lo spazio della galleria, proiettandovi all’interno una realtà colorata e fantastica, ma allo stesso tempo complessa e stratificata.