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Sandro Beltramo – Quasi niente
“Beltramo deposita, con la punta della matita, le sue creaturine sulla carta o sulla tela, una per una e poi dice loro: “buona fortuna amici.” La cosa sorprendente è che, mentre li guarda scendere in campo e riempire tutto lo spazio vuoto, se proprio non ride, sorride” Serena Giordano
Comunicato stampa
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“Quasi niente” di Sandro Beltramo
dal 17 marzo al 1 maggio 2016
A proposito di Sandro Beltramo
Sandro Beltramo parla pochissimo. Chi lo conosce superficialmente potrebbe giudicarlo persino un po’ scostante. Non ricordo di avergli mai sentito dire niente di superfluo: quando Sandro parla, superando la sua naturale ritrosia nei confronti della vanità, dice sempre cose molto semplici ma assolutamente essenziali, pregnanti e, soprattutto, ironiche.
L’ironia è una delle sue principali doti, mescolata a qualcosa che potrebbe somigliare al cinismo. Il suo è uno spirito nietzschiano che svela ogni altarino fittizio, corrodendolo dalle fondamenta. Tutto questo è ben evidente nel suo lavoro d’artista. Beltramo non ha nessuna voglia di parlare di temi secondari o, meno che mai, di se stesso o dell’arte. Sandro va dritto al punto: la vita, la morte, il destino dell’umanità, le relazioni fra gli esseri umani, la loro l’aggressività, la loro paura del vuoto. Sono certamente temi che è davvero difficile trattare senza nemmeno un briciolo di retorica o di compiacimento. Eppure, lui ci riesce perfettamente.
Le sue moltitudini, per usare un termine molto di moda in ambienti lontani dall’arte, si trascinano in lunghe file, si perdono, si scontrano, non sanno assolutamente dove andare, ma continuano a camminare. Uno di loro, d’un tratto, si mette alla testa della folla, sembra che abbia un’idea, una meta: così tutti lo seguono. Ma poi, delusi, si accorgono che c’è solo il nulla che li accompagna e, nel contempo, li aspetta. Allora se ne stanno lì, mogi mogi, uno vicino all’altro: alcuni amoreggiano, altri litigano, altri ancora dormono per non sentire quel senso di vuoto che li attanaglia. Ci sono anche gli animali: hanno la stessa anima triste e disorientata degli umani. Beltramo deposita, con la punta della matita, le sue creaturine sulla carta o sulla tela, una per una e poi dice loro: “buona fortuna amici.”. La cosa sorprendente è che, mentre li guarda scendere in campo e riempire tutto lo spazio vuoto, se proprio non ride (non c’è molto da ridere), sorride. I lavori di Sandro Beltramo, infatti, fanno sorridere amaramente e il motivo è quello che ho detto prima: l’ironia. Beltramo ci fa sorridere di noi stessi, delle nostre goffaggini, delle nostre bassezze e dei nostri sentimenti, buoni e cattivi.
Serena Giordano
“ I primi passi, dico, mi sgomentarono e mi piacquero tanto che a stento ho proseguito, a stento ho voluto andare oltre, e sempre mi fermo e mi attardo a cantarli in estatici canti.”
Così scrive un poeta.
Per diversi anni ho rincorso una pittura dove non doveva esserci quasi niente di figurale.
Non che non conoscessi il desiderio di figura, ma era come se la forza con cui si proponeva mi permettesse di fare solo qualche passo.
Finché un giorno il desiderio di figura si presentò in tono più mite e io riconobbi che aveva già animato la pittura dell’ infanzia e dell’adolescenza, per ritrarsi di fronte alla complessità della vita. Da allora, la figura è sempre stata presente nel mio lavoro.
Dopo un abbrivio pittorico, si è fatta disegno e presto ha avuto bisogno della creta per esprimersi. Adesso si manifesta in tutti e tre i modi.
Oggi cerco di superare l’imbarazzo che provo di fronte al proliferare di figure e mi industrio per offrire loro un destino.
Se l’arte non deve dare risposte ma aprire interrogativi, sono sicuro che un giorno qualcuno, magari professionalmente non affine, un astronomo, un neuroscienziato, un entomologo, mi rivelerà aspetti del mio fare che non vedo.
Sandro Beltramo
dal 17 marzo al 1 maggio 2016
A proposito di Sandro Beltramo
Sandro Beltramo parla pochissimo. Chi lo conosce superficialmente potrebbe giudicarlo persino un po’ scostante. Non ricordo di avergli mai sentito dire niente di superfluo: quando Sandro parla, superando la sua naturale ritrosia nei confronti della vanità, dice sempre cose molto semplici ma assolutamente essenziali, pregnanti e, soprattutto, ironiche.
L’ironia è una delle sue principali doti, mescolata a qualcosa che potrebbe somigliare al cinismo. Il suo è uno spirito nietzschiano che svela ogni altarino fittizio, corrodendolo dalle fondamenta. Tutto questo è ben evidente nel suo lavoro d’artista. Beltramo non ha nessuna voglia di parlare di temi secondari o, meno che mai, di se stesso o dell’arte. Sandro va dritto al punto: la vita, la morte, il destino dell’umanità, le relazioni fra gli esseri umani, la loro l’aggressività, la loro paura del vuoto. Sono certamente temi che è davvero difficile trattare senza nemmeno un briciolo di retorica o di compiacimento. Eppure, lui ci riesce perfettamente.
Le sue moltitudini, per usare un termine molto di moda in ambienti lontani dall’arte, si trascinano in lunghe file, si perdono, si scontrano, non sanno assolutamente dove andare, ma continuano a camminare. Uno di loro, d’un tratto, si mette alla testa della folla, sembra che abbia un’idea, una meta: così tutti lo seguono. Ma poi, delusi, si accorgono che c’è solo il nulla che li accompagna e, nel contempo, li aspetta. Allora se ne stanno lì, mogi mogi, uno vicino all’altro: alcuni amoreggiano, altri litigano, altri ancora dormono per non sentire quel senso di vuoto che li attanaglia. Ci sono anche gli animali: hanno la stessa anima triste e disorientata degli umani. Beltramo deposita, con la punta della matita, le sue creaturine sulla carta o sulla tela, una per una e poi dice loro: “buona fortuna amici.”. La cosa sorprendente è che, mentre li guarda scendere in campo e riempire tutto lo spazio vuoto, se proprio non ride (non c’è molto da ridere), sorride. I lavori di Sandro Beltramo, infatti, fanno sorridere amaramente e il motivo è quello che ho detto prima: l’ironia. Beltramo ci fa sorridere di noi stessi, delle nostre goffaggini, delle nostre bassezze e dei nostri sentimenti, buoni e cattivi.
Serena Giordano
“ I primi passi, dico, mi sgomentarono e mi piacquero tanto che a stento ho proseguito, a stento ho voluto andare oltre, e sempre mi fermo e mi attardo a cantarli in estatici canti.”
Così scrive un poeta.
Per diversi anni ho rincorso una pittura dove non doveva esserci quasi niente di figurale.
Non che non conoscessi il desiderio di figura, ma era come se la forza con cui si proponeva mi permettesse di fare solo qualche passo.
Finché un giorno il desiderio di figura si presentò in tono più mite e io riconobbi che aveva già animato la pittura dell’ infanzia e dell’adolescenza, per ritrarsi di fronte alla complessità della vita. Da allora, la figura è sempre stata presente nel mio lavoro.
Dopo un abbrivio pittorico, si è fatta disegno e presto ha avuto bisogno della creta per esprimersi. Adesso si manifesta in tutti e tre i modi.
Oggi cerco di superare l’imbarazzo che provo di fronte al proliferare di figure e mi industrio per offrire loro un destino.
Se l’arte non deve dare risposte ma aprire interrogativi, sono sicuro che un giorno qualcuno, magari professionalmente non affine, un astronomo, un neuroscienziato, un entomologo, mi rivelerà aspetti del mio fare che non vedo.
Sandro Beltramo
17
marzo 2016
Sandro Beltramo – Quasi niente
Dal 17 marzo al primo maggio 2016
arte contemporanea
Location
SPAZIO MOUV’
Torino, Via Silvio Pellico, 3, (Torino)
Torino, Via Silvio Pellico, 3, (Torino)
Orario di apertura
martedì-venerdi ore 12-24
sabato - domenica 10-24
Vernissage
17 Marzo 2016, ore 18.30
Autore
Curatore