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Sansovino Street 243/25g
Autori già noti e altri più giovani permettono di fruire di uno spaccato esemplare di questa situazione emergente
Comunicato stampa
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I motivi che mi hanno indotto, in accordo con Angelo Barile ed Alessandro Icardi, a curare, per la
prima volta, una ricognizione che è soprattutto motivo di riflessione critica, su quel movimento
estremamente articolato definito “street art”, sono sostanzialmente tre. Il primo risiede nella mia
attenzione ventennale verso la dimensione “pubblica”, l’unica in cui , in tempi di globalizzazione e
prevalenza del mercato e di un’arte vissuta in molti casi come puro glamour e semplice apparenza,
quest’ultima può e deve riscoprire la sua funzione didattica ed etica. Da questo punto di vista il caso
più lampante del mio impegno è relativo al Museo d’Arte Urbana, che da quindici d’anni sta
ridisegnando il volto del Borgo Campidoglio a Torino, tramite la realizzazione di opere concordate
con i residenti sulle pareti di edifici privati. Il secondo motivo è rintracciabile nella mia azione
critica sempre tesa ad una osservazione attenta ed il più possibile obiettiva dei mutamenti in atto
nella fenomenologia artistica contemporanea. Nei primi anni di un’attività che è nata come
vocazione, a contatto con i giovani autori di quell’epoca distante ma per molti versi ancora attuale,
ho registrato il rinnovamento della pittura dopo l’ondata della Transavanguardia, in un clima di
contaminazione multidisciplinare e di enfasi espressiva, fortemente venata da suggestioni
provenienti dall’estetica metropolitana, dalla moda, dalla musica e, soprattutto, dal fumetto. Dagli
States giungevano intanto gli echi delle gesta dei primi graffitisti, che invadevano con la vernice
spray gli anfratti della metropoli e le subways, coniando, in piena post modernità, un nuovo alfabeto
pre moderno, mentre nelle discoteche, che al tempo frequentavo anche come organizzatore
contaminando tra loro vari generi, si iniziava a proporre il rap, a quelle esperienze strettamente
correlato. Incanalatosi nella dimensione di un ingresso nel mercato al più alto livello di quegli anni,
comunque ancora equilibrato se paragonato agli eccessi degli anni Zero, soprattutto per le migliori
individualità quali Basquiat, Haring, Sharf, Cutrone , Ramalzee l’arte di strada, oscurata per buona
parte degli anni ’90 da altri fenomeni quali il Post Human di Jeffrey Deitch e l’invadenza,
soprattutto in Italia, di un neo concettuale citazionista, stereotipato e molto “politicamente corretto”,
ha conosciuto nuovo vigore ed un allargamento delle sue potenzialità di linguaggio con gradualità
negli anni Zero. Molti giovani artisti hanno iniziato ad usare le strade e le piazze delle città come
luoghi per esprimere la propria creatività adoperando tecniche diverse, con uno stile non più
vincolato unicamente all’impiego della bombola spray, che pure rimane veicolo privilegiato, con
finalità che vanno dalla critica sociale anche radicale alla rivendicazione della libertà espressiva al
di fuori dei canali tradizionali. Ma anche da questo punto di vista c’è da registrare una novità
sostanziale. Mentre l’ingresso dei graffitisti americani nelle strutture di mercato apparve all’epoca
come una sorta di “tradimento” della loro originale vocazione underground, la maggior parte di
questa nuova generazione, e così è anche in Italia dove il fenomeno è molto esteso, non vive alcuna
contraddizione nel proporre la sua arte sia in strada che in strutture espositive “tradizionali” , e
questo atteggiamento è condiviso dall’intero ambiente artistico. La forza e la sintesi del linguaggio
di molti tra gli artisti uniti a questo fattore rende il fenomeno, a mio avviso, una componente
innovativa nello scenario artistico contemporaneo, come da profezia di Walter Benjamin che
sosteneva come l’arte, entrando grazie agli strumenti di riproducibilità tecnica nella sfera
della “politica”, fosse destinata a perdere l’aura di esclusività che per secoli l’aveva contraddistinta.
Un’aura che è inaspettatamente rientrata in scena negli ultimi anni grazie alle follie del mercato ed
all’esaltazione della personalità di artisti dello star system ormai tramutatisi in veri e propri “brand”
commerciali, ma che un fenomeno come quello della street art è in grado di esorcizzare
nuovamente. Terzo buon motivo per organizzare questa mostra è lo spirito che anima Spazio
Sansovino, con la volontà di spaziare a trecentosessanta gradi nella ricerca estetica contemporanea.
La proposta di “Sansovino Street 243/25g” con autori già noti come Gec, Opiemme, Truly
Design, Pixel Pancho, Galo e Daniele Alonge insieme ai più giovani Xel, Emanuele Mannisi ed
Irene Ruiu, permetterà di fruire di uno spaccato esemplare di questa situazione emergente.
Edoardo Di Mauro
prima volta, una ricognizione che è soprattutto motivo di riflessione critica, su quel movimento
estremamente articolato definito “street art”, sono sostanzialmente tre. Il primo risiede nella mia
attenzione ventennale verso la dimensione “pubblica”, l’unica in cui , in tempi di globalizzazione e
prevalenza del mercato e di un’arte vissuta in molti casi come puro glamour e semplice apparenza,
quest’ultima può e deve riscoprire la sua funzione didattica ed etica. Da questo punto di vista il caso
più lampante del mio impegno è relativo al Museo d’Arte Urbana, che da quindici d’anni sta
ridisegnando il volto del Borgo Campidoglio a Torino, tramite la realizzazione di opere concordate
con i residenti sulle pareti di edifici privati. Il secondo motivo è rintracciabile nella mia azione
critica sempre tesa ad una osservazione attenta ed il più possibile obiettiva dei mutamenti in atto
nella fenomenologia artistica contemporanea. Nei primi anni di un’attività che è nata come
vocazione, a contatto con i giovani autori di quell’epoca distante ma per molti versi ancora attuale,
ho registrato il rinnovamento della pittura dopo l’ondata della Transavanguardia, in un clima di
contaminazione multidisciplinare e di enfasi espressiva, fortemente venata da suggestioni
provenienti dall’estetica metropolitana, dalla moda, dalla musica e, soprattutto, dal fumetto. Dagli
States giungevano intanto gli echi delle gesta dei primi graffitisti, che invadevano con la vernice
spray gli anfratti della metropoli e le subways, coniando, in piena post modernità, un nuovo alfabeto
pre moderno, mentre nelle discoteche, che al tempo frequentavo anche come organizzatore
contaminando tra loro vari generi, si iniziava a proporre il rap, a quelle esperienze strettamente
correlato. Incanalatosi nella dimensione di un ingresso nel mercato al più alto livello di quegli anni,
comunque ancora equilibrato se paragonato agli eccessi degli anni Zero, soprattutto per le migliori
individualità quali Basquiat, Haring, Sharf, Cutrone , Ramalzee l’arte di strada, oscurata per buona
parte degli anni ’90 da altri fenomeni quali il Post Human di Jeffrey Deitch e l’invadenza,
soprattutto in Italia, di un neo concettuale citazionista, stereotipato e molto “politicamente corretto”,
ha conosciuto nuovo vigore ed un allargamento delle sue potenzialità di linguaggio con gradualità
negli anni Zero. Molti giovani artisti hanno iniziato ad usare le strade e le piazze delle città come
luoghi per esprimere la propria creatività adoperando tecniche diverse, con uno stile non più
vincolato unicamente all’impiego della bombola spray, che pure rimane veicolo privilegiato, con
finalità che vanno dalla critica sociale anche radicale alla rivendicazione della libertà espressiva al
di fuori dei canali tradizionali. Ma anche da questo punto di vista c’è da registrare una novità
sostanziale. Mentre l’ingresso dei graffitisti americani nelle strutture di mercato apparve all’epoca
come una sorta di “tradimento” della loro originale vocazione underground, la maggior parte di
questa nuova generazione, e così è anche in Italia dove il fenomeno è molto esteso, non vive alcuna
contraddizione nel proporre la sua arte sia in strada che in strutture espositive “tradizionali” , e
questo atteggiamento è condiviso dall’intero ambiente artistico. La forza e la sintesi del linguaggio
di molti tra gli artisti uniti a questo fattore rende il fenomeno, a mio avviso, una componente
innovativa nello scenario artistico contemporaneo, come da profezia di Walter Benjamin che
sosteneva come l’arte, entrando grazie agli strumenti di riproducibilità tecnica nella sfera
della “politica”, fosse destinata a perdere l’aura di esclusività che per secoli l’aveva contraddistinta.
Un’aura che è inaspettatamente rientrata in scena negli ultimi anni grazie alle follie del mercato ed
all’esaltazione della personalità di artisti dello star system ormai tramutatisi in veri e propri “brand”
commerciali, ma che un fenomeno come quello della street art è in grado di esorcizzare
nuovamente. Terzo buon motivo per organizzare questa mostra è lo spirito che anima Spazio
Sansovino, con la volontà di spaziare a trecentosessanta gradi nella ricerca estetica contemporanea.
La proposta di “Sansovino Street 243/25g” con autori già noti come Gec, Opiemme, Truly
Design, Pixel Pancho, Galo e Daniele Alonge insieme ai più giovani Xel, Emanuele Mannisi ed
Irene Ruiu, permetterà di fruire di uno spaccato esemplare di questa situazione emergente.
Edoardo Di Mauro
20
maggio 2011
Sansovino Street 243/25g
Dal 20 maggio al 18 giugno 2011
arte contemporanea
Location
SPAZIO SANSOVINO
Torino, Via Andrea Sansovino, 243/25g, (Torino)
Torino, Via Andrea Sansovino, 243/25g, (Torino)
Orario di apertura
dal martedì al sabato 16-19 o su appuntamento
Vernissage
20 Maggio 2011, dalle 18.30 alle 23
Autore
Curatore