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Santi Alleruzzo: Night and Day
SpazioA è lieta di presentare, sabato 20 marzo, 2023, la mostra di Santi Alleruzzo, “Santi Alleruzzo: Night and Day”, a cura di Simon Grant.
Comunicato stampa
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Santi Alleruzzo
Santi Alleruzzo: Night and Day
a cura di Simon Grant
DA: SABATO 20 MAGGIO, 2023 - dalle 15 alle 20
MART - SAB 11 - 14 / 15 -19 o su appuntamento
SpazioA è lieta di presentare, sabato 20 marzo, 2023, la mostra di Santi Alleruzzo, Santi Alleruzzo: Night and Day, a cura di Simon Grant.
Nel dipinto del 1998 di Santi Alleruzzo, Notturno, la tela è dominata da una distesa blu scuro, con l’eccezione delle forme a prima vista organiche che incorniciano l’immagine. In basso, a sinistra e a destra, vediamo sagome che potrebbero essere fronde di alberi nella loro esuberanza estiva, o forse il bordo di una coppia di cespugli?
In alto, come uno straripare di foglie, si cala nello spazio pittorico una striscia di forme verde chiaro che, se le si guarda abbastanza a lungo, sembrano fluttuare come i tentacoli di un anemone di mare nella corrente. Una fascia sottile di azzurro si allunga tra i profili della parte inferiore, forse l’unico segno chiaro che non si tratta di una composizione astratta o immaginaria, ma della linea tenue dell’orizzonte in un paesaggio notturno. A prima vista, il soggetto dei dipinti, gouache e acquerelli di Alleruzzo può apparire semplice: i grossi blocchi rettangolari in pietra di un argine che sporgono, un campo da calcio deserto nel tardo pomeriggio, un albero isolato, onde leggere che si infrangono su una spiaggia. Gli oggetti sono ridotti alle forme più essenziali, e spesso risultano privi di dettagli chiari o nitidamente definiti. Le figure umane non sono quasi mai presenti. La tavolozza limitata di azzurri, verdi, gialli e bianchi accentua la sensazione minimalista. Eppure questi lavori apparentemente sobri traboccano di un’energia latente che riflette i decenni di intensa osservazione compiuta dall’artista nella città portuale di Villa San Giovanni. A forza di rivisitare questi soggetti, Alleruzzo ha realizzato un corpus di serie diverse, da cui emergono sfumature e sottili differenze.
Pur concentrandosi su un raggio geografico relativamente ristretto, la sua arte trascende il locale. “Dal mio villaggio”, scriveva il poeta Fernando Pessoa, “io vedo quanto dalla Terra si può vedere dell’universo, per questo il mio villaggio è grande quanto qualsiasi altro luogo, perché io sono della dimensione di quello che vedo.” Come Pessoa, Alleruzzo si rendeva conto che, per quanti viaggi possiamo compiere nella vita, e per quante esperienze possiamo vivere, è il radicamento nei nostri immediati dintorni che può aiutarci a comprendere meglio il mondo intorno a noi.
Il risultato è che i dipinti quieti e sicuri di Alleruzzo emanano una fiducia e un ottimismo sconfinati, applicando una sensibilità tenera e serena alle visioni più quotidiane, che siano contemplate dal finestrino di un autobus o nelle visite ripetute agli scenari preferiti, poco importa se artificiali o naturali. A differenza dell’istantanea di un turista che documenta una gita o della fedeltà organizzata di un topografo, i suoi dipinti sono impregnati di una feroce, appassionata sincerità nell’esplorare i paesaggi, quasi fossero ignari del fardello del luogo comune che potrebbe intimorire tanti artisti. Alleruzzo trasforma piuttosto il quotidiano in religioso. Il suo metodo ricorda il lavoro del fotografo Luigi Ghirri (1943-1992), il cui occhio prodigioso esplorava in modo simile il rapporto inquieto tra il mondo fisico e il mondo delle immagini. Ghirri amava immortalare le parti meno scontate degli ambienti urbani: una fila di lucine in un vicolo, un ombrellone chiuso nel vento. Come Alleruzzo, evitava una narrazione didattica. Non ci diceva mai come pensare o quale emozione provare davanti a quello che stavamo guardando. Lasciava sempre che creassimo le nostre storie personali. Alleruzzo racconta storie attraverso il modo straordinario in cui dipinge la luce cangiante del suo paese natale. Nelle sue scene balneari, il nostro occhio è attratto dall’azzurro intenso del cielo: l’azzurro bruciante del sole meridiano che si staglia contro il bianco sbiadito della sabbia. Le figure che intravediamo in queste composizioni appaiono estranee al contesto. Esistono come sagome indefinite e sfocate sul punto di evaporare. Nel gruppo di pastelli di un grande albero solitario (che sia una quercia?), l’albero si erge solido, con la sua fitta chioma e il caratteristico tronco nodoso che dominano il piano pittorico. In diverse versioni l’azzurro vibrante del cielo del mattino (o della sera) e il verde dell’albero sono interrotti da una striscia sottile di luce gialla all’orizzonte. Il tempo si dissolve nella foschia delicata del pastello.
Nella serie che ritrae i traghetti notturni che attraversano lo stretto da Villa San Giovanni a Messina, le intense luci gialle delle navi spandono i loro riflessi sull’acqua, accentuando la più sommessa luce blu della notte. In alcuni, la scena è quasi ridotta a un’astrazione di forme. È questo senso elastico del tempo a rendere i dipinti di Alleruzzo così affascinanti, e così memorabili.
Le sue esplorazioni della luce appaiono in tutto il loro splendore in una serie di acquerelli su carta realizzati negli ultimi anni della sua vita. Le vedute sono perlopiù marine, rese con i più essenziali strati di colore sulla superficie: rosa chiari, viola delicati, verdi tenui, verdi scuri, gialli pungenti, azzurri placidi. Ricordano gli studi in acquerello di JMW Turner, e sono umili celebrazioni dei mutevoli veli di luce che scorrono sull’acqua. Con semplicissimi guizzi, sfioramenti o colpetti del pennello, Alleruzzo riesce a catturare il ritmo naturale della natura, dai primi istanti del giorno in Mattino (2004) al blu inchiostro del crepuscolo in Senza Titolo (2006). Si trattava forse delle sue meditazioni pittoriche su una vita vissuta? “Vedere è capire, giudicare, trasformare, immaginare, dimenticare ed essere dimenticati, essere e scomparire” scrisse Paul Éluard. Le parole del poeta francese sembrano guidarci nell’interpretazione dei lavori di Santi Alleruzzo. Conoscere la sua opera significa sentirsi inesorabilmente attratti dentro una modalità generosa e modesta di espressione che non può che suscitare un’esperienza ricca e rigenerante.
Simon Grant
Santi Alleruzzo (Messina, 1929 - Villa San Giovanni, 2006) ha trascorso i primi anni di vita a Messina, dove è nato nel 1929. Si è poi trasferito sulla sponda calabra, dall’altra parte dello Stretto, dove ha passato la sua intera vita a dipingere, da una casa studio divenuta il centro della sua produzione. La sua scomparsa è avvenuta a Villa San Giovanni nel 2006.
Diplomatosi al Liceo Artistico, Alleruzzo ha iniziato a dipingere fin da giovanissimo e ha tenuto la prima personale nel 1958 alla Galleria Il Fondaco di Messina. Da lì in poi ha presentato il suo lavoro in innumerevoli occasioni: mostre personali – tra cui si ricordano quelle alla Galleria del Vantaggio (Roma, 1964), alla Galleria Indipendenza (Bologna, 1966), alla Galleria Nuovo Vertice (Roma, 1972 e 1981), alla Galleria San Michele (Brescia, 1973 e 1976), alla Galleria Cefaly (Catania, 1986, 1991 e 2002), alla Galleria Fidia (Roma, 1987 e 2004) – collettive e premi di pittura in Italia e all’estero. Dal 1957 al 1980 è stato animatore e Segretario del Premio di Pittura Villa San Giovanni, che nel corso delle diverse edizioni ha visto protagonisti alcuni dei principali artisti e critici d’arte italiani della seconda metà del Novecento. Nel 2016, in occasione del decimo anniversario della morte dell’artista è stata presentata a SpazioA una mostra personale, accompagnata da catalogo con un testo critico di Davide Ferri, curatore della mostra. Recenti mostre personali: Santi Alleruzzo, Gallery Side 2, Tokyo, Japan (2022); Santi Alleruzzo, Frieze Masters, Londra (2021); Santi Alleruzzo – Mediterranean light, Gallery Side 2, Tokyo, Japan (2020); Santi Alleruzzo. These earthly things, a cura di Davide Ferri, SpazioA, Pistoia (2018); Back to the Future, Artissima, Torino, (2017); Tutta la vita / All Life Long, a cura di Davide Ferri, SpazioA, Pistoia (2016).
Santi Alleruzzo: Night and Day
a cura di Simon Grant
DA: SABATO 20 MAGGIO, 2023 - dalle 15 alle 20
MART - SAB 11 - 14 / 15 -19 o su appuntamento
SpazioA è lieta di presentare, sabato 20 marzo, 2023, la mostra di Santi Alleruzzo, Santi Alleruzzo: Night and Day, a cura di Simon Grant.
Nel dipinto del 1998 di Santi Alleruzzo, Notturno, la tela è dominata da una distesa blu scuro, con l’eccezione delle forme a prima vista organiche che incorniciano l’immagine. In basso, a sinistra e a destra, vediamo sagome che potrebbero essere fronde di alberi nella loro esuberanza estiva, o forse il bordo di una coppia di cespugli?
In alto, come uno straripare di foglie, si cala nello spazio pittorico una striscia di forme verde chiaro che, se le si guarda abbastanza a lungo, sembrano fluttuare come i tentacoli di un anemone di mare nella corrente. Una fascia sottile di azzurro si allunga tra i profili della parte inferiore, forse l’unico segno chiaro che non si tratta di una composizione astratta o immaginaria, ma della linea tenue dell’orizzonte in un paesaggio notturno. A prima vista, il soggetto dei dipinti, gouache e acquerelli di Alleruzzo può apparire semplice: i grossi blocchi rettangolari in pietra di un argine che sporgono, un campo da calcio deserto nel tardo pomeriggio, un albero isolato, onde leggere che si infrangono su una spiaggia. Gli oggetti sono ridotti alle forme più essenziali, e spesso risultano privi di dettagli chiari o nitidamente definiti. Le figure umane non sono quasi mai presenti. La tavolozza limitata di azzurri, verdi, gialli e bianchi accentua la sensazione minimalista. Eppure questi lavori apparentemente sobri traboccano di un’energia latente che riflette i decenni di intensa osservazione compiuta dall’artista nella città portuale di Villa San Giovanni. A forza di rivisitare questi soggetti, Alleruzzo ha realizzato un corpus di serie diverse, da cui emergono sfumature e sottili differenze.
Pur concentrandosi su un raggio geografico relativamente ristretto, la sua arte trascende il locale. “Dal mio villaggio”, scriveva il poeta Fernando Pessoa, “io vedo quanto dalla Terra si può vedere dell’universo, per questo il mio villaggio è grande quanto qualsiasi altro luogo, perché io sono della dimensione di quello che vedo.” Come Pessoa, Alleruzzo si rendeva conto che, per quanti viaggi possiamo compiere nella vita, e per quante esperienze possiamo vivere, è il radicamento nei nostri immediati dintorni che può aiutarci a comprendere meglio il mondo intorno a noi.
Il risultato è che i dipinti quieti e sicuri di Alleruzzo emanano una fiducia e un ottimismo sconfinati, applicando una sensibilità tenera e serena alle visioni più quotidiane, che siano contemplate dal finestrino di un autobus o nelle visite ripetute agli scenari preferiti, poco importa se artificiali o naturali. A differenza dell’istantanea di un turista che documenta una gita o della fedeltà organizzata di un topografo, i suoi dipinti sono impregnati di una feroce, appassionata sincerità nell’esplorare i paesaggi, quasi fossero ignari del fardello del luogo comune che potrebbe intimorire tanti artisti. Alleruzzo trasforma piuttosto il quotidiano in religioso. Il suo metodo ricorda il lavoro del fotografo Luigi Ghirri (1943-1992), il cui occhio prodigioso esplorava in modo simile il rapporto inquieto tra il mondo fisico e il mondo delle immagini. Ghirri amava immortalare le parti meno scontate degli ambienti urbani: una fila di lucine in un vicolo, un ombrellone chiuso nel vento. Come Alleruzzo, evitava una narrazione didattica. Non ci diceva mai come pensare o quale emozione provare davanti a quello che stavamo guardando. Lasciava sempre che creassimo le nostre storie personali. Alleruzzo racconta storie attraverso il modo straordinario in cui dipinge la luce cangiante del suo paese natale. Nelle sue scene balneari, il nostro occhio è attratto dall’azzurro intenso del cielo: l’azzurro bruciante del sole meridiano che si staglia contro il bianco sbiadito della sabbia. Le figure che intravediamo in queste composizioni appaiono estranee al contesto. Esistono come sagome indefinite e sfocate sul punto di evaporare. Nel gruppo di pastelli di un grande albero solitario (che sia una quercia?), l’albero si erge solido, con la sua fitta chioma e il caratteristico tronco nodoso che dominano il piano pittorico. In diverse versioni l’azzurro vibrante del cielo del mattino (o della sera) e il verde dell’albero sono interrotti da una striscia sottile di luce gialla all’orizzonte. Il tempo si dissolve nella foschia delicata del pastello.
Nella serie che ritrae i traghetti notturni che attraversano lo stretto da Villa San Giovanni a Messina, le intense luci gialle delle navi spandono i loro riflessi sull’acqua, accentuando la più sommessa luce blu della notte. In alcuni, la scena è quasi ridotta a un’astrazione di forme. È questo senso elastico del tempo a rendere i dipinti di Alleruzzo così affascinanti, e così memorabili.
Le sue esplorazioni della luce appaiono in tutto il loro splendore in una serie di acquerelli su carta realizzati negli ultimi anni della sua vita. Le vedute sono perlopiù marine, rese con i più essenziali strati di colore sulla superficie: rosa chiari, viola delicati, verdi tenui, verdi scuri, gialli pungenti, azzurri placidi. Ricordano gli studi in acquerello di JMW Turner, e sono umili celebrazioni dei mutevoli veli di luce che scorrono sull’acqua. Con semplicissimi guizzi, sfioramenti o colpetti del pennello, Alleruzzo riesce a catturare il ritmo naturale della natura, dai primi istanti del giorno in Mattino (2004) al blu inchiostro del crepuscolo in Senza Titolo (2006). Si trattava forse delle sue meditazioni pittoriche su una vita vissuta? “Vedere è capire, giudicare, trasformare, immaginare, dimenticare ed essere dimenticati, essere e scomparire” scrisse Paul Éluard. Le parole del poeta francese sembrano guidarci nell’interpretazione dei lavori di Santi Alleruzzo. Conoscere la sua opera significa sentirsi inesorabilmente attratti dentro una modalità generosa e modesta di espressione che non può che suscitare un’esperienza ricca e rigenerante.
Simon Grant
Santi Alleruzzo (Messina, 1929 - Villa San Giovanni, 2006) ha trascorso i primi anni di vita a Messina, dove è nato nel 1929. Si è poi trasferito sulla sponda calabra, dall’altra parte dello Stretto, dove ha passato la sua intera vita a dipingere, da una casa studio divenuta il centro della sua produzione. La sua scomparsa è avvenuta a Villa San Giovanni nel 2006.
Diplomatosi al Liceo Artistico, Alleruzzo ha iniziato a dipingere fin da giovanissimo e ha tenuto la prima personale nel 1958 alla Galleria Il Fondaco di Messina. Da lì in poi ha presentato il suo lavoro in innumerevoli occasioni: mostre personali – tra cui si ricordano quelle alla Galleria del Vantaggio (Roma, 1964), alla Galleria Indipendenza (Bologna, 1966), alla Galleria Nuovo Vertice (Roma, 1972 e 1981), alla Galleria San Michele (Brescia, 1973 e 1976), alla Galleria Cefaly (Catania, 1986, 1991 e 2002), alla Galleria Fidia (Roma, 1987 e 2004) – collettive e premi di pittura in Italia e all’estero. Dal 1957 al 1980 è stato animatore e Segretario del Premio di Pittura Villa San Giovanni, che nel corso delle diverse edizioni ha visto protagonisti alcuni dei principali artisti e critici d’arte italiani della seconda metà del Novecento. Nel 2016, in occasione del decimo anniversario della morte dell’artista è stata presentata a SpazioA una mostra personale, accompagnata da catalogo con un testo critico di Davide Ferri, curatore della mostra. Recenti mostre personali: Santi Alleruzzo, Gallery Side 2, Tokyo, Japan (2022); Santi Alleruzzo, Frieze Masters, Londra (2021); Santi Alleruzzo – Mediterranean light, Gallery Side 2, Tokyo, Japan (2020); Santi Alleruzzo. These earthly things, a cura di Davide Ferri, SpazioA, Pistoia (2018); Back to the Future, Artissima, Torino, (2017); Tutta la vita / All Life Long, a cura di Davide Ferri, SpazioA, Pistoia (2016).
20
maggio 2023
Santi Alleruzzo: Night and Day
Dal 20 maggio al 29 luglio 2023
arte contemporanea
personale
personale
Location
SPAZIOA GALLERY
Pistoia, Via Amati, 13, (Pistoia)
Pistoia, Via Amati, 13, (Pistoia)
Orario di apertura
MART - SAB 11 - 14 / 15 -19 o su appuntamento
Vernissage
20 Maggio 2023, 15-20
Sito web
Autore
Curatore
Autore testo critico