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Santi, madonne e… la cassettina
Opere d’arte restaurate 2005
Comunicato stampa
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Ci sono tanto modi per onorare il santo patrono di una città. Bassano del Grappa ha scelto il modo forse più originale oltre che intelligente: ricordare il suo santo patrono, dall’inequivocabile nome di San Bassiano, con una mostra in cui si espongono le opere d’arte che la città, con il contributo proprio e di terzi, ha strappato dal degrado nell’anno intercorso dall’ultima festa in onore del Santo. Il tutto in alternativa a luminarie, festoni e fuochi d‘artificio.
Così anno dopo anno, la centralissima Chiesetta dell’Angelo, svela a bassanesi e ai molti turisti cosa è stato fatto per salvaguardare concretamente il patrimonio d’arte della città di San Bassiano.
Quest’anno l’appuntamento è particolarmente importante perché le opere restaurate nel 2005 che saranno in mostra dal 13 gennaio al 5 marzo 2006 sono di straordinario interesse certo artistico ma anche storico.
La scelta della direzione dei Civici Musei ha infatti privilegiato una straordinaria serie di affreschi staccati, provenienti da chiese e palazzi della città e dei dintorni, affreschi datati tra Medio Evo e primo Rinascimento, testimonianze fra le più antiche della pittura veneta.
A finanziare il restauro di queste opere ha provveduto la Regione del Veneto, naturalmente in concorso con la Soprintendenza di territorio.
Sono tutte opere che, per la precarietà di conservazione, non erano mai state esposte al pubblico e sarà per tutti una vera emozione ritrovare, grazie a questi affreschi, la storia della città.
Il titolo parla di “Santi, madonne e..la cassettina”, ma non solo di soggetti a tema sacro si tratta. A partire dall’emozionante lacerto con “Torri, mura e stemmi” appartenente al primo strato d’intonaco dell’Aula Capitolare della Chiesa di San Francesco. Sull’intonaco, finito a calce, sono disegnati, con matita grassa, i profili di due torri con scarpata, uno stemma con drappo a cinque stelle con cimiero a forma di drago e, accennate in rosso, le ruote dello stemma carrarese, il celebre carro. Quello che il restauro ha restituito è un “album per schizzi”, anteriore al 1388, che documenta la decorazione che ornava, è ipotizzabile, la Torre di Piazza.
In tema di Madonne, sempre di epoca trecentesca, da ricordare la “Madonna con Bambino, Santa Maria Maddalena e SantAntonio Abate”, raffinata opera che proviene da quello scrigno che si è rivelato essere San Francesco. Analogo il soggetto di un secondo affresco, stavolta provenire dalla chiesa di San Bartolomeo a Pove, località dov’era l’attracco fluviale sul Brenta, è opera in cui si risentono gli influssi di Giotto nella pittura locale. Ancora da San Francesco, provengono anche altri brani staccati di pittura a fresco raffiguranti un “Santo Vescovo con donatore”, un “San Lorenzo tra due offerenti” e soprattutto una “Sant’Agata” che è emersa come rivelazione di questa campagna di restauri che hanno fatto riemergere la meravigliosa raffinatezza di un’opera che risente degli influssi della pittura veronese prima di Pisanello con l’aggiunta di elementi lombardi. Un’opera di un artista non ancora individuato ma certo di qualità assolutamente ragguardevole.
I restauri hanno consentito di evidenziare anche uno storico falso. Oggetto di questo falso è la “Una testa, un ritratto e Santa Caterina” presunta opera di Jacopo da Ponte. L’analisi stratigrafica ha risolto i dubbi che serpeggiavano intorno a questo affresco chiarendo che si tratta di una copia dei primi del Novecento. Lo dimostra, inequivocabilmente, l’utilizzo di un Blu d’oltremare artificiale, in commercio e uso a partire dalla seconda metà dell’Ottocento. L’opera, pervenuta ai Civici Musei nel 1924 per donazione di Bartolo Marchiorello è da attribuirsi più che a Jacopo da Bassano al pur bravo ma anche più recente Gaspare Fontana, copista che ai primi del Novecento documentò le glorie pittoriche cittadine, lavoro che evidentemente compì con assolta abilità, tanto da indurre in inganno molti ma non il laboratorio di analisi che ha reso a Fontana ciò che passava per Da Ponte.
Tra tanti affreschi compare - come ricorda il titolo della mostra - una singolare “cassettina”. Non è destinata, come qualcuno potrebbe supporre alla raccolta di offerte per finanziare la nuova campagna di restauro ma si tratta di un cimelio ritrovato, due volte interessante. In primo luogo perché si tratta dello scrigno in legno di noce fatto costruire da Antonio Canova per ospitare il primo bozzetto de “Le tre Grazie” donato al suo primo biografo, Melchior Missirini, poi finito sul mercato antiquario e infine (nel 2003) recuperato al Museo Civico dove il bozzetto ora è esposto. Al momento della consegna al Museo del prezioso bozzetto, la cassettina, che pur da sempre lo aveva protetto, rischiava di non accompagnarlo. Era stata dimenticata in una cantina, ritenuta un banale oggetto da imballo. Ora il recupero che ha consentito di valorizzare anche il rivestimento del nobile manufatto: un carta marezzata di verde scelta, come la seta interna dello stesso colore, dal Canova tra le carte dei Remondini. Un recupero che ha particolare significato proprio mentre la città si appresta (nel prossimo autunno) ad aprire, a Palazzo Sturm, una grande esposizione dedicata proprio ai Remondini.
Le opere a fresco, che, conclusa la mostra saranno stabilmente esposti nella costituenda sezione dedicata alla storia della città dei Civici Musei, sono state restaurate da Emma Colle, Anna e Giordano Passarella, Maurizio Tagliapietra e Velluti restauratori sotto il controllo della Direzione del Museo Biblioteca Archivio di Bassano del Grappa e della Soprintendenza per il patrimonio storico artistico e etnoantropoplogico delle province di Verona, Vivenza e Rovigo, grazie al contributo della Regione del Veneto.
Così anno dopo anno, la centralissima Chiesetta dell’Angelo, svela a bassanesi e ai molti turisti cosa è stato fatto per salvaguardare concretamente il patrimonio d’arte della città di San Bassiano.
Quest’anno l’appuntamento è particolarmente importante perché le opere restaurate nel 2005 che saranno in mostra dal 13 gennaio al 5 marzo 2006 sono di straordinario interesse certo artistico ma anche storico.
La scelta della direzione dei Civici Musei ha infatti privilegiato una straordinaria serie di affreschi staccati, provenienti da chiese e palazzi della città e dei dintorni, affreschi datati tra Medio Evo e primo Rinascimento, testimonianze fra le più antiche della pittura veneta.
A finanziare il restauro di queste opere ha provveduto la Regione del Veneto, naturalmente in concorso con la Soprintendenza di territorio.
Sono tutte opere che, per la precarietà di conservazione, non erano mai state esposte al pubblico e sarà per tutti una vera emozione ritrovare, grazie a questi affreschi, la storia della città.
Il titolo parla di “Santi, madonne e..la cassettina”, ma non solo di soggetti a tema sacro si tratta. A partire dall’emozionante lacerto con “Torri, mura e stemmi” appartenente al primo strato d’intonaco dell’Aula Capitolare della Chiesa di San Francesco. Sull’intonaco, finito a calce, sono disegnati, con matita grassa, i profili di due torri con scarpata, uno stemma con drappo a cinque stelle con cimiero a forma di drago e, accennate in rosso, le ruote dello stemma carrarese, il celebre carro. Quello che il restauro ha restituito è un “album per schizzi”, anteriore al 1388, che documenta la decorazione che ornava, è ipotizzabile, la Torre di Piazza.
In tema di Madonne, sempre di epoca trecentesca, da ricordare la “Madonna con Bambino, Santa Maria Maddalena e SantAntonio Abate”, raffinata opera che proviene da quello scrigno che si è rivelato essere San Francesco. Analogo il soggetto di un secondo affresco, stavolta provenire dalla chiesa di San Bartolomeo a Pove, località dov’era l’attracco fluviale sul Brenta, è opera in cui si risentono gli influssi di Giotto nella pittura locale. Ancora da San Francesco, provengono anche altri brani staccati di pittura a fresco raffiguranti un “Santo Vescovo con donatore”, un “San Lorenzo tra due offerenti” e soprattutto una “Sant’Agata” che è emersa come rivelazione di questa campagna di restauri che hanno fatto riemergere la meravigliosa raffinatezza di un’opera che risente degli influssi della pittura veronese prima di Pisanello con l’aggiunta di elementi lombardi. Un’opera di un artista non ancora individuato ma certo di qualità assolutamente ragguardevole.
I restauri hanno consentito di evidenziare anche uno storico falso. Oggetto di questo falso è la “Una testa, un ritratto e Santa Caterina” presunta opera di Jacopo da Ponte. L’analisi stratigrafica ha risolto i dubbi che serpeggiavano intorno a questo affresco chiarendo che si tratta di una copia dei primi del Novecento. Lo dimostra, inequivocabilmente, l’utilizzo di un Blu d’oltremare artificiale, in commercio e uso a partire dalla seconda metà dell’Ottocento. L’opera, pervenuta ai Civici Musei nel 1924 per donazione di Bartolo Marchiorello è da attribuirsi più che a Jacopo da Bassano al pur bravo ma anche più recente Gaspare Fontana, copista che ai primi del Novecento documentò le glorie pittoriche cittadine, lavoro che evidentemente compì con assolta abilità, tanto da indurre in inganno molti ma non il laboratorio di analisi che ha reso a Fontana ciò che passava per Da Ponte.
Tra tanti affreschi compare - come ricorda il titolo della mostra - una singolare “cassettina”. Non è destinata, come qualcuno potrebbe supporre alla raccolta di offerte per finanziare la nuova campagna di restauro ma si tratta di un cimelio ritrovato, due volte interessante. In primo luogo perché si tratta dello scrigno in legno di noce fatto costruire da Antonio Canova per ospitare il primo bozzetto de “Le tre Grazie” donato al suo primo biografo, Melchior Missirini, poi finito sul mercato antiquario e infine (nel 2003) recuperato al Museo Civico dove il bozzetto ora è esposto. Al momento della consegna al Museo del prezioso bozzetto, la cassettina, che pur da sempre lo aveva protetto, rischiava di non accompagnarlo. Era stata dimenticata in una cantina, ritenuta un banale oggetto da imballo. Ora il recupero che ha consentito di valorizzare anche il rivestimento del nobile manufatto: un carta marezzata di verde scelta, come la seta interna dello stesso colore, dal Canova tra le carte dei Remondini. Un recupero che ha particolare significato proprio mentre la città si appresta (nel prossimo autunno) ad aprire, a Palazzo Sturm, una grande esposizione dedicata proprio ai Remondini.
Le opere a fresco, che, conclusa la mostra saranno stabilmente esposti nella costituenda sezione dedicata alla storia della città dei Civici Musei, sono state restaurate da Emma Colle, Anna e Giordano Passarella, Maurizio Tagliapietra e Velluti restauratori sotto il controllo della Direzione del Museo Biblioteca Archivio di Bassano del Grappa e della Soprintendenza per il patrimonio storico artistico e etnoantropoplogico delle province di Verona, Vivenza e Rovigo, grazie al contributo della Regione del Veneto.
12
gennaio 2006
Santi, madonne e… la cassettina
Dal 12 gennaio al 05 marzo 2006
arte antica
Location
CHIESETTA DELL’ANGELO
Bassano Del Grappa, Via Roma, 80, (Vicenza)
Bassano Del Grappa, Via Roma, 80, (Vicenza)
Orario di apertura
tutti i giorni 15-19, lunedì chiuso
Vernissage
12 Gennaio 2006, ore 18
Ufficio stampa
STUDIO ESSECI
Curatore