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Santi Medici tra Arte e Medicina
collettiva
Comunicato stampa
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Perché dedicare una poderosa collettiva d’arte contemporanea a due personalità vissute alla fine dell’impero romano - prima medici, santi e guaritori nei villaggi dell’antica Cilicia (oggi Turchia), poi condannati a morte per mano dello spietato Governatore Lisia?
Si narra che il martirio dei Santi Medici Cosma e Damiano fu efferato e cruento: la loro esemplare filantropia echeggia in un culto senza tempo che giunge imponente fino ai giorni nostri.
Cosma e Damiano coniugano icasticamente la nobile quintessenza Ippocratica della medicina, l’umile cifra della santità con una dualità che si scioglie nell’unicum. Ci ipnotizzano questi due Santi: si presentano in due, assieme e all’unisono; sono medici ma non esercitano la medicina schiavi di un narcisismo freddo e accademico, scandito dagli obliqui interessi dell’odierna farmacrazia. Non chiedono, né accettano compensi di alcun tipo per le cure che offrono. Non concorrono tra loro ma cooperano per il bene del paziente.
Questi due Santi ci ricordano che il grande malato di questo nostro secolo è l’immaginazione: quasi da eretici, immaginano un inedito rapporto tra medico e paziente. Un rapporto transitivo e partecipato per cui il medico, lungi dall’essere autoritario, accoglie la malattia del proprio paziente
come lo zampillo sulfureo di un tellurico disagio interiore: ascoltano l’inconscia voce della sua anima più profonda, rimasta fino a quel momento dimenticata. La malattia diventa un prezioso ponte tra il corpo e l’anima intesa come identità peculiare del malato che non prova senso di colpa per le sofferenze patite; non è costretto a sentirsi “naturalmente” patologico, ma anzi dà energia alla sua immaginazione, che è il luogo della sua guarigione. Così egli può riacquistare il senso limpido del suo valore, grazie ad un mentore che fa discendere in lui il suo potenziale creativo, rendendolo consapevole della sua vocazione, rendendolo consapevole del suo Essere.
Cosma e Damiano sanno bene che il vero medico guarisce attraverso se stesso e il livello di guarigione conquistato per sé. Solo il medico che ha imparato a comprendere la propria divinità interiore è in grado di riconoscere l’anima inascoltata del malato: se un medico non è se stesso, può guarire meccanicamente il sintomo, ma non guarisce l’uomo.
Santi e Artisti. L’arte vuol dire soggettività, originalità, corrispondenza al proprio Essere, godimento di sé, intimità con il proprio cosmo interiore: questa rassegna è un inno alla loro assoluta originalità di essere medici, sfidare luoghi comuni e condizionamenti esterni omologanti ed imprigionanti. Solo il medico che riesce a farsi artista cioè ad emanciparsi dal principio di autorità, custodito dalla cosiddetta scienza, può vedere oltre la malattia il malato, oltre il sintomo l’uomo: non un uomo astratto ma proprio quell’uomo. E’ ovvia la contiguità dei Santi Medici con l’arte. L’arte che è guardare il mondo ed accorgersi di vederlo per la prima volta, in maniera nuova, personale, autentica. Come i Santi Medici che hanno trasceso la medicina sublimandola nell’arte: ecco svelata la sacra formula della loro santità.
“Ogni persona è un genio. Ma se giudichi un pesce dalla sua capacità di arrampicarsi su un albero, passerà tutta la sua vita pensando di esser stupido.”
(Albert Einstein)
Si narra che il martirio dei Santi Medici Cosma e Damiano fu efferato e cruento: la loro esemplare filantropia echeggia in un culto senza tempo che giunge imponente fino ai giorni nostri.
Cosma e Damiano coniugano icasticamente la nobile quintessenza Ippocratica della medicina, l’umile cifra della santità con una dualità che si scioglie nell’unicum. Ci ipnotizzano questi due Santi: si presentano in due, assieme e all’unisono; sono medici ma non esercitano la medicina schiavi di un narcisismo freddo e accademico, scandito dagli obliqui interessi dell’odierna farmacrazia. Non chiedono, né accettano compensi di alcun tipo per le cure che offrono. Non concorrono tra loro ma cooperano per il bene del paziente.
Questi due Santi ci ricordano che il grande malato di questo nostro secolo è l’immaginazione: quasi da eretici, immaginano un inedito rapporto tra medico e paziente. Un rapporto transitivo e partecipato per cui il medico, lungi dall’essere autoritario, accoglie la malattia del proprio paziente
come lo zampillo sulfureo di un tellurico disagio interiore: ascoltano l’inconscia voce della sua anima più profonda, rimasta fino a quel momento dimenticata. La malattia diventa un prezioso ponte tra il corpo e l’anima intesa come identità peculiare del malato che non prova senso di colpa per le sofferenze patite; non è costretto a sentirsi “naturalmente” patologico, ma anzi dà energia alla sua immaginazione, che è il luogo della sua guarigione. Così egli può riacquistare il senso limpido del suo valore, grazie ad un mentore che fa discendere in lui il suo potenziale creativo, rendendolo consapevole della sua vocazione, rendendolo consapevole del suo Essere.
Cosma e Damiano sanno bene che il vero medico guarisce attraverso se stesso e il livello di guarigione conquistato per sé. Solo il medico che ha imparato a comprendere la propria divinità interiore è in grado di riconoscere l’anima inascoltata del malato: se un medico non è se stesso, può guarire meccanicamente il sintomo, ma non guarisce l’uomo.
Santi e Artisti. L’arte vuol dire soggettività, originalità, corrispondenza al proprio Essere, godimento di sé, intimità con il proprio cosmo interiore: questa rassegna è un inno alla loro assoluta originalità di essere medici, sfidare luoghi comuni e condizionamenti esterni omologanti ed imprigionanti. Solo il medico che riesce a farsi artista cioè ad emanciparsi dal principio di autorità, custodito dalla cosiddetta scienza, può vedere oltre la malattia il malato, oltre il sintomo l’uomo: non un uomo astratto ma proprio quell’uomo. E’ ovvia la contiguità dei Santi Medici con l’arte. L’arte che è guardare il mondo ed accorgersi di vederlo per la prima volta, in maniera nuova, personale, autentica. Come i Santi Medici che hanno trasceso la medicina sublimandola nell’arte: ecco svelata la sacra formula della loro santità.
“Ogni persona è un genio. Ma se giudichi un pesce dalla sua capacità di arrampicarsi su un albero, passerà tutta la sua vita pensando di esser stupido.”
(Albert Einstein)
01
novembre 2013
Santi Medici tra Arte e Medicina
Dal primo al 24 novembre 2013
arte contemporanea
giovane arte
giovane arte
Location
TORRIONE ANGIOINO – CIVICA GALLERIA D’ARTE CONTEMPORANEA
Bitonto, Piazza Camillo Benso Conte Di Cavour, (Bari)
Bitonto, Piazza Camillo Benso Conte Di Cavour, (Bari)
Orario di apertura
dal martedì al venerdì ore 17,30 - 20,30
Sabato e festivi ore 17,30 - 21,00
Vernissage
1 Novembre 2013, h 17.30
Autore
Curatore