Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Sara Campesan / Ben Ormenese
mostra doppia personale dal titolo Arte Scienza Progetto Colore
Comunicato stampa
Segnala l'evento
La mostra è il terzo evento del ciclo biennale sul tema unico dell’Arte programmata e cinetica in ambito veneto, previsto dal programma a lunga scadenza di esposizioni d’arte contemporanea del Museo di Santa Caterina a Treviso e avviato nel novembre del 2006 con la serie biennali di esposizioni intitolate Spazialismi a confronto, dedicate al Movimento Spaziale a Venezia.
I due artisti presenti, Sara Campesan e Ben Ormenese, hanno impostato inizialmente le loro ricerche in pittura sulle possibili innovazioni in fatto di colore e materia del dipinto — su piani differenti, ma altrettanto originali — orientandole però, nei primi anni Sessanta, verso indagini sulle vocazioni espressive di materie radicalmente diverse e per entrambi di impiego non tradizionale nella produzione artistica: per Sara Campesan principalmente il metacrilato (in lastre e in fogli di perspex), trasparente o colorato a mano; per Ben Ormenese il legno, la carta, ma anche, come accessorio strutturale, il perspex e il ferro. A ciò si è aggiunta per loro la prassi comune di progettare e realizzare gruppi di opere tipologicamente omologhe, dotate di due qualità tipiche dell’arte programmata, e più specificamente cinetica, come la mutevolezza percettiva e la capacità di stimolare reazioni psicologico-comportamentali da parte del fruitore.
Alla pianificazione e alla realizzazione di questa seconda serie di esposizioni, curata — come tutte le precedenti — da Elsa Dezuanni, storica dell’arte, e da Giovanni Granzotto, critico d’arte, collabora lo Studio d’Arte GR di Sacile (Pordenone), con il coordinamento del critico d’arte Ennio Pouchard e l’indispensabile sponsorizzazione da parte del Gruppo Euromobil, delle Assicurazioni Generali/Agenzia Generale di Treviso, dell’Editore GMV Libri.
•••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••
PREMESSA
Il titolo Arte Scienza Progetto Colore, comune a tutte e quattro le mostre di questo ciclo biennale, è stato scelto perché tutti gli artisti coinvolti, pur seguendo tendenze individuali e anche sensibilmente diverse, impostano il loro lavoro su basi scientifiche — che vanno dalla fisica in genere, e dall’ottica in particolare, alle teorie del colore e della percezione, alla psicologia — e sulla rinuncia a un tipo di creatività romanticamente dipendente dall’impulso, dallo stato di grazia, dall’istinto. Nelle loro opere, quindi, è riconoscibile il presupposto di una progettualità basata su processi cognitivi eminentemente mentali e guidata da poetiche in continua evoluzione.
Ogni singola rassegna della serie, quindi, presenta esclusivamente opere selezionate nella parte del corpus degli autori che esprime la loro coerente applicazione dei principi suelencati, essendo escluse quelle appartenenti a periodi preparatori o comunque diversamente impegnati.
LA MOSTRA
Le opere esposte — una settantina — partono dal 1961 per Sara Campesan e dal 1967 per Ben Ormenese, distribuendosi in due distinte panoramiche, nelle quali trovano pure evidenza periodi di totali interruzioni, in seguito a radicali mutamenti tipologici delle scelte operative, o a fatti cui fanno riferimento le biografie. I rispettivi punti di arrivo, che concludono la mostra, coincidono con le fasi attuali degli artisti, tuttora impegnati in una ricerca che dimostra chiarezza e vigore da parte di entrambi.
GLI ARTISTI
Sara Campesan
Nasce a Venezia-Mestre nel 1924. Si diploma all’Accademia di Venezia con Bruno Saetti e inizia l’attività artistica nel 1950, con opere contraddistinte da un netto allontanamento dalla figurazione, che nei dieci anni successivi si qualificano per una piena maturità di ricerca nei rapporti tra colore e materia. Nel 1962, a Milano, conosce Bruno Munari con il quale stabilisce un duraturo rapporto, partecipando in seguito all’attività produttiva del Centro operativo Sincron di Brescia, coordinato dallo stesso Munari che cura varie mostre dedicate all’oggetto artistico realizzato in più esemplari. Nel 1965 fa parte di Dialettica delle tendenze, gruppo di giovani artisti veneziani che organizza mostre itineranti in Italia. L’anno dopo aderisce a Set di Numero, il cui punto di riferimento è la Galleria Numero di Firenze, Venezia, Roma, Milano. Si sposta a Roma, stringendo contatti di lavoro dal ’69 al ’73. Crea strutture ottico-dinamiche, basate sulla interazione colore-luce-movimento. Nascono composizioni, in cui le forme prevalenti sono il cerchio e la spirale, concepite per produrre effetti ottici di movimento, analoghi a quelli tipici delle sperimentazioni dell’arte cinetica. Segue la serie delle Composizioni modulari, collage serigrafici in cui una disposizione programmata dei moduli crea impressioni di movimenti ondulatori o rotatori. In parallelo nascono le Sculture girevoli da cui sono derivati gli Oggetti semisferici: calotte di perspex in cui ruotano, su un asse metallico fissato diametralmente, lamelle di plastica colorata. Nel ’78 fonda a Mestre Verifica 8+1, centro di documentazione e informazione, dove per trent’anni vengono tenute mostre di artisti impegnati nella ricerca di nuovi linguaggi. Comincia allora un nuovo percorso, con la frammentazione del modulo nelle vibranti Scomposizioni, dove, nel pieno spirito progettuale dell’arte programmata, le linee spezzate si offrono alla partecipazione attiva dell’osservatore per ricomporre la totalità dell’immagine. Da qui le Rotazioni — produzione protratta fino agli anni Novanta — in cui le singole parti si combinano in vortici centrifughi. Nel 1971 si inseriscono i racconti grafico ottico-dinamici dei libri oggetto, tra i quali, nel 1987, pubblica Virginia Woolf, un itinerario (bio)grafico, con cui culmina il suo impegno sulle problematiche della donna rispetto all’arte e alla vita. Continua intanto l’intensa attività espositiva. Nel 2010 esce l’autobiografia Come un diario. Io ho provato. Vive a Venezia-Mestre e ha lo studio a Venezia.
Ben Ormenese
Nasce a Prata di Pordenone nel 1930. Si avvia verso gli studi di architettura, che però interrompe per dedicarsi alla pittura, e si trasferisce a Milano. Lì passa da esperienze di impostazione espressionista e simbolista a sperimentazioni di colore-luce, con interventi sulla materia pittorica mirati a ottenere paste traslucide di alto spessore, dove zone d’ombra si alternano ad altre di singolare brillantezza cromatica. Ma nel ’64 le inquietudini creative che caratterizzeranno tutta la sua vita lo spingono ad abbandonare la pittura, per applicarsi a ricerche su legno e carta: produrrà nell’annata successiva opere definite LAM (dalle parti “lamellari” che le formano), in cui le successioni di luce-ombra producono effetti di moto apparente tipici dell’arte cinetica. Con lavori di questo ciclo e altri derivati da successive sperimentazioni su legno si presenta in gallerie milanesi famose per le loro posizioni avanzate: la Vismara, la Falchi (che gli organizza personali in varie sedi, fino alla Royal Academy di Londra, nel 1978) e la Blu. Sono inizialmente rigorose geometrie e coloriture timbriche essenziali, con preminenza di nero e rosso, poi, nel tempo, prima gli insiemi, sempre geometrici, colorati con bruciatura, quindi quelli lasciati al naturale e fatti di moduli incastrati. Nel 1978 si apre una parentesi difficile nella sua vita, che lo vede distruggere gran parte delle creazioni via via accumulate, ritirarsi nella sua terra natia, a Sacile, da cui non si separerà più, e iniziare un ventennio di scultura: virtuosistica nella forma e nelle lievità che riesce dare al legno. Produce le Torri Struttura che raccolgono la proposta di derivazione cinetica del modulo, ma stravolgendola sul piano esecutivo e dei materiali. Seguono i Totem, svettanti composizioni geometriche fatte di pieni e vuoti il cui dinamismo è in rapporto al variare della luce. Riprende nel 1998 la ricerca iniziale e l’attività espositiva con un’antologica alla Galleria PoliArt di Bologna, in collaborazione con la Paolo Nanni, e poi con lo Studio GR di Sacile, che lo inserisce in mostre dedicate all’Arte cinetica internazionale, in sedi museali come l’Ermitage di San Pietroburgo. I lavori che lo rappresentano sono strutture-quadro portanti un insieme elaboratissimo di famiglie di curve coerenti, che determinano con i loro incroci campi aperti al colore: ancora neri, rossi, gialli, ma pure scale di blu, sempre compatti, sempre pieni. I titoli ricorrenti sono Fluttuazioni, Variazioni, Levitazioni, Studi Cromatici, Teatrini, Teatrini musicali.
•••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••
LA PROSSIMA MOSTRA (*)
La quarta e ultima mostra del ciclo ARTE SCIENZA PROGETTO COLORE (marzo/giugno 2011), avrà ancora due protagonisti. Edoer Agostini, ideatore e promotore della Biennale di San Martino di Lupari nella cittadina dov’era nato e viveva, della quale ha curato le edizioni finchè è stato in vita (è morto nel 1986), riprese in seguito fino al 1996. Edoardo Landi cofondatore dello storico Gruppo Enne di Padova.
(*) Le mostre del Museo trevigiano, organizzate dallo Studio d’Arte GR di Sacile (PN), si propongono con diverse versioni in sedi museali di elevato prestigio: in Italia, dal Palazzo Venezia a Roma al Palazzo del Senato a Milano, il Palazzo Ducale di Urbino, la Villa Pisani a Stra, le Gallerie civiche di Spoleto e Pordenone, il Palazzo della Società Promotrice delle Belle Arti in Torino; all’estero, dal Museo dell’Ermitage di San Pietroburgo e il Museo d’Arte Moderna di Mosca alla Galleria d’Arte Moderna Mánes di Praga e la Galleria d’Arte Moderna di Atene-Pireo.
Ricordiamo che il Museo di Santa Caterina, il cui restauro è stato avviato da Carlo Scarpa, contiene preziosi affreschi, culminanti nella gloria della Cappella degli Innocenti, ospita in permanenza uno dei cicli più famosi delle Storie di Sant’Orsola, capolavoro di Tommaso da Modena, e ha un ricco patrimonio di opere dal Medio Evo al XIX Secolo, una sezione archeologica e una parte dedicata alle donazioni recenti.
I due artisti presenti, Sara Campesan e Ben Ormenese, hanno impostato inizialmente le loro ricerche in pittura sulle possibili innovazioni in fatto di colore e materia del dipinto — su piani differenti, ma altrettanto originali — orientandole però, nei primi anni Sessanta, verso indagini sulle vocazioni espressive di materie radicalmente diverse e per entrambi di impiego non tradizionale nella produzione artistica: per Sara Campesan principalmente il metacrilato (in lastre e in fogli di perspex), trasparente o colorato a mano; per Ben Ormenese il legno, la carta, ma anche, come accessorio strutturale, il perspex e il ferro. A ciò si è aggiunta per loro la prassi comune di progettare e realizzare gruppi di opere tipologicamente omologhe, dotate di due qualità tipiche dell’arte programmata, e più specificamente cinetica, come la mutevolezza percettiva e la capacità di stimolare reazioni psicologico-comportamentali da parte del fruitore.
Alla pianificazione e alla realizzazione di questa seconda serie di esposizioni, curata — come tutte le precedenti — da Elsa Dezuanni, storica dell’arte, e da Giovanni Granzotto, critico d’arte, collabora lo Studio d’Arte GR di Sacile (Pordenone), con il coordinamento del critico d’arte Ennio Pouchard e l’indispensabile sponsorizzazione da parte del Gruppo Euromobil, delle Assicurazioni Generali/Agenzia Generale di Treviso, dell’Editore GMV Libri.
•••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••
PREMESSA
Il titolo Arte Scienza Progetto Colore, comune a tutte e quattro le mostre di questo ciclo biennale, è stato scelto perché tutti gli artisti coinvolti, pur seguendo tendenze individuali e anche sensibilmente diverse, impostano il loro lavoro su basi scientifiche — che vanno dalla fisica in genere, e dall’ottica in particolare, alle teorie del colore e della percezione, alla psicologia — e sulla rinuncia a un tipo di creatività romanticamente dipendente dall’impulso, dallo stato di grazia, dall’istinto. Nelle loro opere, quindi, è riconoscibile il presupposto di una progettualità basata su processi cognitivi eminentemente mentali e guidata da poetiche in continua evoluzione.
Ogni singola rassegna della serie, quindi, presenta esclusivamente opere selezionate nella parte del corpus degli autori che esprime la loro coerente applicazione dei principi suelencati, essendo escluse quelle appartenenti a periodi preparatori o comunque diversamente impegnati.
LA MOSTRA
Le opere esposte — una settantina — partono dal 1961 per Sara Campesan e dal 1967 per Ben Ormenese, distribuendosi in due distinte panoramiche, nelle quali trovano pure evidenza periodi di totali interruzioni, in seguito a radicali mutamenti tipologici delle scelte operative, o a fatti cui fanno riferimento le biografie. I rispettivi punti di arrivo, che concludono la mostra, coincidono con le fasi attuali degli artisti, tuttora impegnati in una ricerca che dimostra chiarezza e vigore da parte di entrambi.
GLI ARTISTI
Sara Campesan
Nasce a Venezia-Mestre nel 1924. Si diploma all’Accademia di Venezia con Bruno Saetti e inizia l’attività artistica nel 1950, con opere contraddistinte da un netto allontanamento dalla figurazione, che nei dieci anni successivi si qualificano per una piena maturità di ricerca nei rapporti tra colore e materia. Nel 1962, a Milano, conosce Bruno Munari con il quale stabilisce un duraturo rapporto, partecipando in seguito all’attività produttiva del Centro operativo Sincron di Brescia, coordinato dallo stesso Munari che cura varie mostre dedicate all’oggetto artistico realizzato in più esemplari. Nel 1965 fa parte di Dialettica delle tendenze, gruppo di giovani artisti veneziani che organizza mostre itineranti in Italia. L’anno dopo aderisce a Set di Numero, il cui punto di riferimento è la Galleria Numero di Firenze, Venezia, Roma, Milano. Si sposta a Roma, stringendo contatti di lavoro dal ’69 al ’73. Crea strutture ottico-dinamiche, basate sulla interazione colore-luce-movimento. Nascono composizioni, in cui le forme prevalenti sono il cerchio e la spirale, concepite per produrre effetti ottici di movimento, analoghi a quelli tipici delle sperimentazioni dell’arte cinetica. Segue la serie delle Composizioni modulari, collage serigrafici in cui una disposizione programmata dei moduli crea impressioni di movimenti ondulatori o rotatori. In parallelo nascono le Sculture girevoli da cui sono derivati gli Oggetti semisferici: calotte di perspex in cui ruotano, su un asse metallico fissato diametralmente, lamelle di plastica colorata. Nel ’78 fonda a Mestre Verifica 8+1, centro di documentazione e informazione, dove per trent’anni vengono tenute mostre di artisti impegnati nella ricerca di nuovi linguaggi. Comincia allora un nuovo percorso, con la frammentazione del modulo nelle vibranti Scomposizioni, dove, nel pieno spirito progettuale dell’arte programmata, le linee spezzate si offrono alla partecipazione attiva dell’osservatore per ricomporre la totalità dell’immagine. Da qui le Rotazioni — produzione protratta fino agli anni Novanta — in cui le singole parti si combinano in vortici centrifughi. Nel 1971 si inseriscono i racconti grafico ottico-dinamici dei libri oggetto, tra i quali, nel 1987, pubblica Virginia Woolf, un itinerario (bio)grafico, con cui culmina il suo impegno sulle problematiche della donna rispetto all’arte e alla vita. Continua intanto l’intensa attività espositiva. Nel 2010 esce l’autobiografia Come un diario. Io ho provato. Vive a Venezia-Mestre e ha lo studio a Venezia.
Ben Ormenese
Nasce a Prata di Pordenone nel 1930. Si avvia verso gli studi di architettura, che però interrompe per dedicarsi alla pittura, e si trasferisce a Milano. Lì passa da esperienze di impostazione espressionista e simbolista a sperimentazioni di colore-luce, con interventi sulla materia pittorica mirati a ottenere paste traslucide di alto spessore, dove zone d’ombra si alternano ad altre di singolare brillantezza cromatica. Ma nel ’64 le inquietudini creative che caratterizzeranno tutta la sua vita lo spingono ad abbandonare la pittura, per applicarsi a ricerche su legno e carta: produrrà nell’annata successiva opere definite LAM (dalle parti “lamellari” che le formano), in cui le successioni di luce-ombra producono effetti di moto apparente tipici dell’arte cinetica. Con lavori di questo ciclo e altri derivati da successive sperimentazioni su legno si presenta in gallerie milanesi famose per le loro posizioni avanzate: la Vismara, la Falchi (che gli organizza personali in varie sedi, fino alla Royal Academy di Londra, nel 1978) e la Blu. Sono inizialmente rigorose geometrie e coloriture timbriche essenziali, con preminenza di nero e rosso, poi, nel tempo, prima gli insiemi, sempre geometrici, colorati con bruciatura, quindi quelli lasciati al naturale e fatti di moduli incastrati. Nel 1978 si apre una parentesi difficile nella sua vita, che lo vede distruggere gran parte delle creazioni via via accumulate, ritirarsi nella sua terra natia, a Sacile, da cui non si separerà più, e iniziare un ventennio di scultura: virtuosistica nella forma e nelle lievità che riesce dare al legno. Produce le Torri Struttura che raccolgono la proposta di derivazione cinetica del modulo, ma stravolgendola sul piano esecutivo e dei materiali. Seguono i Totem, svettanti composizioni geometriche fatte di pieni e vuoti il cui dinamismo è in rapporto al variare della luce. Riprende nel 1998 la ricerca iniziale e l’attività espositiva con un’antologica alla Galleria PoliArt di Bologna, in collaborazione con la Paolo Nanni, e poi con lo Studio GR di Sacile, che lo inserisce in mostre dedicate all’Arte cinetica internazionale, in sedi museali come l’Ermitage di San Pietroburgo. I lavori che lo rappresentano sono strutture-quadro portanti un insieme elaboratissimo di famiglie di curve coerenti, che determinano con i loro incroci campi aperti al colore: ancora neri, rossi, gialli, ma pure scale di blu, sempre compatti, sempre pieni. I titoli ricorrenti sono Fluttuazioni, Variazioni, Levitazioni, Studi Cromatici, Teatrini, Teatrini musicali.
•••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••
LA PROSSIMA MOSTRA (*)
La quarta e ultima mostra del ciclo ARTE SCIENZA PROGETTO COLORE (marzo/giugno 2011), avrà ancora due protagonisti. Edoer Agostini, ideatore e promotore della Biennale di San Martino di Lupari nella cittadina dov’era nato e viveva, della quale ha curato le edizioni finchè è stato in vita (è morto nel 1986), riprese in seguito fino al 1996. Edoardo Landi cofondatore dello storico Gruppo Enne di Padova.
(*) Le mostre del Museo trevigiano, organizzate dallo Studio d’Arte GR di Sacile (PN), si propongono con diverse versioni in sedi museali di elevato prestigio: in Italia, dal Palazzo Venezia a Roma al Palazzo del Senato a Milano, il Palazzo Ducale di Urbino, la Villa Pisani a Stra, le Gallerie civiche di Spoleto e Pordenone, il Palazzo della Società Promotrice delle Belle Arti in Torino; all’estero, dal Museo dell’Ermitage di San Pietroburgo e il Museo d’Arte Moderna di Mosca alla Galleria d’Arte Moderna Mánes di Praga e la Galleria d’Arte Moderna di Atene-Pireo.
Ricordiamo che il Museo di Santa Caterina, il cui restauro è stato avviato da Carlo Scarpa, contiene preziosi affreschi, culminanti nella gloria della Cappella degli Innocenti, ospita in permanenza uno dei cicli più famosi delle Storie di Sant’Orsola, capolavoro di Tommaso da Modena, e ha un ricco patrimonio di opere dal Medio Evo al XIX Secolo, una sezione archeologica e una parte dedicata alle donazioni recenti.
13
novembre 2010
Sara Campesan / Ben Ormenese
Dal 13 novembre 2010 al 13 febbraio 2011
arte contemporanea
Location
MUSEI CIVICI – COMPLESSO DI SANTA CATERINA
Treviso, Piazzetta Mario Botter, 1, (Treviso)
Treviso, Piazzetta Mario Botter, 1, (Treviso)
Biglietti
(con biglietto del Museo) interi € 3,00, ridotti € 2,00 e € 1,00
Orario di apertura
9-12.30 e 14.30–18
chiuso il lunedì
e i giorni 8, 25 e 26 dicembre, 1 e 6 gennaio
Vernissage
13 Novembre 2010, ore 18
Autore