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Sarah Loibl / Stan Van Steendam – De/Construction
I due artisti Sarah Loibl (DE) e Stan Van Steendam (BE) considerano il quadro non solo come una superficie ma come un oggetto che possiede una propria dimensione spaziale. Il loro approccio é tuttavia antitetico: Decostruzione per Sara Loibl vs Costruzione per Stan Van Steendam.
Comunicato stampa
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Siamo abituati a pensare al quadro come una superficie su cui l’artista dipinge.
Sarah e Stan, invece, lo considerano come un oggetto che lavora in diverse dimensioni spaziali. Entrambi gli artisti mettono in discussione il concetto tradizionale, spingendosi oltre i limiti della tela.
Il loro approccio é tuttavia antitetico, e proprio su questo contrasto si fonda il concetto della mostra: Decostruzione per Sarah Loibl vs Costruzione per Stan Van Steendam.
Sarah Loibl sostituisce la tela con tessuti trasparenti simili a veli e decostruisce fisicamente il dipinto in molteplici strati. L’opera risulta infatti dalla sovrapposizione di singoli veli trasparenti, su cui dipinge scomponendo l’immagine finale in diversi piani. I molteplici layers che compongono il quadro sono talvolta montati su un unico telaio in alluminio, talvolta invece l’artista li monta singolarmente e sovrappone i telai stessi. L’opera dunque acquisisce una propria profondità spaziale, interagendo allo stesso tempo anche con l’ambiente in cui é installata. Sulla parete si creano infatti ombre là dove il colore riempie la porosità della garza e non lascia passare la luce, riproducendo un’impronta dell’opera sul muro.
Interagendo con la luce e il movimento dello spettatore, il lavoro di Sarah ha un carattere intrinseco dinamico e mutevole a seconda del punto di osservazione. Il suo punto di forza é quindi dato dal contrasto tra l’effimera matericità dei veli trasparenti e l’interazione fisica con l’ambiente e con la corporalità dello spettatore.
In contrapposizione all’approccio decostruttivo di Sarah, Stan Van Steendam costruisce opere monocrome massive che l’artista definisce ‘pittoriche’ piuttosto che ‘scultoree’, mettendo in discussione le definizioni di queste categorie tradizionali. Il suo interesse infatti non é plasmare una forma come uno scultore. La forma é data dal supporto ligneo, che é la base e il punto di partenza. La ricerca di Stan si fonda piuttosto sulla costruzione materica della superficie, un processo al contempo fisico e meditativo per l’artista che applica con le sue stesse mani molteplici strati di miscele di polvere, pigmenti, ceneri e gesso. Le sue mani diventano l’unico strumento.
Nonstante questo approccio costruttivo e massivo opposto a quello di Sarah, l’opera presenta delle curiose affinità di risultato: anche i monocromi cangianti di Stan hanno una presenza fisica che esce dalla parete e si estende nello spazio, invitando lo spettatore a interagire con essi e lavorando su diversi livelli di percezione, visiva e tattile. Una percezione anche in questo caso mutevole a seconda della riflessione della luce sulla superficie materica e dal punto di osservazione dello spettatore.
Le superfici monocrome di Van Steendam vogliono inoltre interagire con l’aspetto emotivo e psicologico dello spettatore. L’astrazione totale ricercata dall’artista anche nei titoli, vuole donare allo spettatore uno spazio neutrale e vuoto in cui immergersi, un luogo metafisico dove ritrovarsi con le proprie emozioni. I colori non hanno tuttavia dei significati e cercano anche essi di essere atratti,
se possibile. L’artista esercita un controllo solamente sulla scelta della palettes chiara piuttosto che scura, e poi si lascia guidare in modo inconsapevole dai materiali che usa.
Sarah e Stan, invece, lo considerano come un oggetto che lavora in diverse dimensioni spaziali. Entrambi gli artisti mettono in discussione il concetto tradizionale, spingendosi oltre i limiti della tela.
Il loro approccio é tuttavia antitetico, e proprio su questo contrasto si fonda il concetto della mostra: Decostruzione per Sarah Loibl vs Costruzione per Stan Van Steendam.
Sarah Loibl sostituisce la tela con tessuti trasparenti simili a veli e decostruisce fisicamente il dipinto in molteplici strati. L’opera risulta infatti dalla sovrapposizione di singoli veli trasparenti, su cui dipinge scomponendo l’immagine finale in diversi piani. I molteplici layers che compongono il quadro sono talvolta montati su un unico telaio in alluminio, talvolta invece l’artista li monta singolarmente e sovrappone i telai stessi. L’opera dunque acquisisce una propria profondità spaziale, interagendo allo stesso tempo anche con l’ambiente in cui é installata. Sulla parete si creano infatti ombre là dove il colore riempie la porosità della garza e non lascia passare la luce, riproducendo un’impronta dell’opera sul muro.
Interagendo con la luce e il movimento dello spettatore, il lavoro di Sarah ha un carattere intrinseco dinamico e mutevole a seconda del punto di osservazione. Il suo punto di forza é quindi dato dal contrasto tra l’effimera matericità dei veli trasparenti e l’interazione fisica con l’ambiente e con la corporalità dello spettatore.
In contrapposizione all’approccio decostruttivo di Sarah, Stan Van Steendam costruisce opere monocrome massive che l’artista definisce ‘pittoriche’ piuttosto che ‘scultoree’, mettendo in discussione le definizioni di queste categorie tradizionali. Il suo interesse infatti non é plasmare una forma come uno scultore. La forma é data dal supporto ligneo, che é la base e il punto di partenza. La ricerca di Stan si fonda piuttosto sulla costruzione materica della superficie, un processo al contempo fisico e meditativo per l’artista che applica con le sue stesse mani molteplici strati di miscele di polvere, pigmenti, ceneri e gesso. Le sue mani diventano l’unico strumento.
Nonstante questo approccio costruttivo e massivo opposto a quello di Sarah, l’opera presenta delle curiose affinità di risultato: anche i monocromi cangianti di Stan hanno una presenza fisica che esce dalla parete e si estende nello spazio, invitando lo spettatore a interagire con essi e lavorando su diversi livelli di percezione, visiva e tattile. Una percezione anche in questo caso mutevole a seconda della riflessione della luce sulla superficie materica e dal punto di osservazione dello spettatore.
Le superfici monocrome di Van Steendam vogliono inoltre interagire con l’aspetto emotivo e psicologico dello spettatore. L’astrazione totale ricercata dall’artista anche nei titoli, vuole donare allo spettatore uno spazio neutrale e vuoto in cui immergersi, un luogo metafisico dove ritrovarsi con le proprie emozioni. I colori non hanno tuttavia dei significati e cercano anche essi di essere atratti,
se possibile. L’artista esercita un controllo solamente sulla scelta della palettes chiara piuttosto che scura, e poi si lascia guidare in modo inconsapevole dai materiali che usa.
22
maggio 2021
Sarah Loibl / Stan Van Steendam – De/Construction
Dal 22 maggio al 31 luglio 2021
arte contemporanea
Location
G / A R T / E N
Como, Via Francesco Anzani, 25a, (CO)
Como, Via Francesco Anzani, 25a, (CO)
Orario di apertura
da martedì a sabato ore 10-13 e 16-19. Per appuntamenti chiamare il numero +39 375 590 8840
Vernissage
22 Maggio 2021, 16:00-20:00
Sito web
Autore
Curatore