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Savino Marseglia – Tante ragioni di stare alla larga dal sistema malato dell’arte
Video-installazione di Savino Marseglia.
Comunicato stampa
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Trasformare gli escrementi in oro non è oggi solo un'arte, ma addirittura la norma di mediazione su cui oggi si basa il sistema stesso dell'arte. Come accadde a Re Mida, che non riusciva più a distinguere tra cibo e escrementi, così oggi l'arte contemporanea subisce un inarrestabile processo di “merdificazione”. Un’ invisibile e insidiosa intossicazione interiore sta diventando la conseguenza di una produzione artistica che non conosce più misura. Il dramma “ecologico” come prodotto della civiltà post-capitalistica non porta solo alla decimazione delle risorse naturali, ma all'avvelenamento dell'uomo e, si badi bene, non solo del corpo, ma anche dello spirito. Questo ostinarsi ad ogni costo a mettere in circolo non solo merci inquinanti, ma anche “opere inquinanti” porterà non solo il pianeta a non salvarsi, ma sarà ciò che determinerà anche la fine stessa dell'arte. Se, per assurdo, ogni artista decidesse di realizzare opere d'arte a partire dai rifiuti, giungendo a farsi una “casetta-studio” di spazzatura, un simile gesto non eliminerebbe l’aberrante intossicazione da merce.
Nel corso dei secoli, spinta continuamente dalla necessità, la civiltà contadina aveva imparato a fare tesoro di tutto, ovvero a riciclare qualunque cosa a partire dagli avanzi di cibo ai manufatti di lavoro in disuso. Allo stesso modo vediamo in tante parti del mondo intere popolazioni costruirsi, per motivi di sopravvivenza abitazioni e utensili con i rifiuti dell’industria.
Nel bosco di Ripapietra, vicino al suggestivo Borgo medievale di Bovino (tra i cinquanta Borghi più belli d’Italia) in provincia di Foggia, l’artista Savino Marseglia, trasforma un riparo di contadini, realizzato con materiale di recupero in uno spazio di video- installazione. L’interno appare al visitatore colmo di oggetti domestici ingombranti, tra cui un frigo, sul quale troneggia un apparecchio televisivo. Un ambiente apparentemente irreale, ma che in verità infonde sicurezza: non fanno forse parte della nostra quotidianità comuni elettrodomestici e pertanto non ci restituiscono un senso di familiarità ? Così ciò che accade in città tra le tranquille mura domestiche, viene qui riprodotto nel bosco. Vediamo una televisione interfacciarsi con gli spettatori, spegnendosi e accendendosi, al loro passaggio. L'apparecchio video trasmette la voce dell'artista che, in dialetto locale, racconta storie di contadini, proverbi e detti sull’identità culturali perdute o in fase di catalogazione. Una simile ricerca si incentra sui meccanismi di appartenenza ad uno specifico territorio e sulla complessa relazione tra alienazione urbana e la conseguente mancanza di radici. L'artista si sente libero di ritrovare nei luoghi in cui soggiorna interessi e suggestioni che provengono non solo nelle relazioni antropologiche con la storia locale, ma anche dall'interazione con le persone di quella particolare comunità, attraverso pratiche di riappropriazione della memoria storica che vanno oltre il concetto stesso di produzione di opera d’arte. Se, come è noto, l'opera di arte contemporanea nasce di per sé “decontestualizzata”, la sua dislocazione in un ambiente diverso e marginale quale quello del bosco, la rende accessibile e di facile lettura a tutti, contro l'arroganza di chi esercita qualunque forma di controllo o potere su di essa.
Nel corso dei secoli, spinta continuamente dalla necessità, la civiltà contadina aveva imparato a fare tesoro di tutto, ovvero a riciclare qualunque cosa a partire dagli avanzi di cibo ai manufatti di lavoro in disuso. Allo stesso modo vediamo in tante parti del mondo intere popolazioni costruirsi, per motivi di sopravvivenza abitazioni e utensili con i rifiuti dell’industria.
Nel bosco di Ripapietra, vicino al suggestivo Borgo medievale di Bovino (tra i cinquanta Borghi più belli d’Italia) in provincia di Foggia, l’artista Savino Marseglia, trasforma un riparo di contadini, realizzato con materiale di recupero in uno spazio di video- installazione. L’interno appare al visitatore colmo di oggetti domestici ingombranti, tra cui un frigo, sul quale troneggia un apparecchio televisivo. Un ambiente apparentemente irreale, ma che in verità infonde sicurezza: non fanno forse parte della nostra quotidianità comuni elettrodomestici e pertanto non ci restituiscono un senso di familiarità ? Così ciò che accade in città tra le tranquille mura domestiche, viene qui riprodotto nel bosco. Vediamo una televisione interfacciarsi con gli spettatori, spegnendosi e accendendosi, al loro passaggio. L'apparecchio video trasmette la voce dell'artista che, in dialetto locale, racconta storie di contadini, proverbi e detti sull’identità culturali perdute o in fase di catalogazione. Una simile ricerca si incentra sui meccanismi di appartenenza ad uno specifico territorio e sulla complessa relazione tra alienazione urbana e la conseguente mancanza di radici. L'artista si sente libero di ritrovare nei luoghi in cui soggiorna interessi e suggestioni che provengono non solo nelle relazioni antropologiche con la storia locale, ma anche dall'interazione con le persone di quella particolare comunità, attraverso pratiche di riappropriazione della memoria storica che vanno oltre il concetto stesso di produzione di opera d’arte. Se, come è noto, l'opera di arte contemporanea nasce di per sé “decontestualizzata”, la sua dislocazione in un ambiente diverso e marginale quale quello del bosco, la rende accessibile e di facile lettura a tutti, contro l'arroganza di chi esercita qualunque forma di controllo o potere su di essa.
25
marzo 2010
Savino Marseglia – Tante ragioni di stare alla larga dal sistema malato dell’arte
Dal 25 marzo al 29 aprile 2010
arte contemporanea
Location
BOSCO DI RIPAPIETRA
Bovino, Via Ripamonte, (Foggia)
Bovino, Via Ripamonte, (Foggia)
Orario di apertura
su appuntamento dalle 9.30 alle 12.30 Dalle 15.30 alle 18.30
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