Il 27 settembre alle ore 18 si inaugura a Milano allo Studio D’Ars, via Sant’Agnese 12/8 la mostra
“SCARPE DIEM” ideata e a curata da Stefania Carrozzini. Si tratta di una mostra composta da scarpe vere rielaborate e reinventate dagli artisti. L’evento è inserito nell’iniziativa del Comune di Milano “MI MODA”, un circuito di eventi sulla scorta di quanto accade con il design e la notte bianca con manifestazioni a cui parteciperanno operatori della moda e il grande pubblico. La settimana della moda sarà difatti dal 24 settembre al 2 ottobre.
Gli artisti partecipanti a SCARPE DIEM hanno interpretato l’oggetto calzatura tenendo conto della valenza “attimo che fugge” a cui il titolo allude. Nel presente permanente dell’arte la scarpa funge da radar, veicolo di emozioni, ricordi, invenzioni e mutamenti. Così scrive, tra l’altro, Stefania Carrozzini nel testo di presentazione al catalogo: “Il titolo della mostra “Scarpe Diem” rimanda all’idea dell’attimo, del tempo che fugge; le nostre scarpe recano le tracce del tempo che passa. Ogni passo sul nostro cammino scandisce gli attimi, segna il presente ed accumula tempo. Le nuove scarpe progettate dagli artisti non saranno solo un’opera di riciclo e riuso (infatti si potrà anche intervenire su scarpe nuove), ma con un operazione di rottura e reinvenzione testimonieranno vissuti e nuovi contesti poetici unendo il concetto di funzione alla meraviglia. Il soggetto principale dei lavori sarà la scarpa, il suo interno e il suo esterno, l’ambiente che la accoglie. La formulazione di un nuovo involucro, di un nuovo abitacolo per il nostro piede ricontestualizzerà l’oggetto scarpa come inedito elemento a sé stante… Il nostro concetto di essere è legato al qui ed ora. Quando camminiamo ribadiamo passo dopo passo questa dimensione. Il più delle volte la mente ci sottrae al nostro istante, al nostro attimo e costa fatica tornare al presente. I nostri piedi le nostre scarpe (soprattutto quando sono strette e ci fanno male ) sono li a ricordarcelo. Ci fanno tornare al presente , al qui ed ora. Alla nostra condizione di piacere o di dolore, insomma alla vita…”