Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Scenario di terra
Scenario di terra è il nuovo progetto che il Mart dedica al paesaggio, inteso come uno dei luoghi d’elezione dell’esperienza umana. Sviluppata dai curatori del Museo, l’esposizione poggia su un nucleo di opere provenienti dalla collezione permanente e su una selezione di materiali dai fondi archivistici del Mart, completati da prestiti e produzioni inedite.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Il percorso espositivo si propone, attraverso un libero movimento nel tempo, nei media e nelle produzioni artistiche, di narrare alcuni momenti di sintesi nel rapporto fra l’uomo e il suo ambiente. Pur lasciando intravedere uno sviluppo d’ordine storico-artistico, la narrazione evita la successione cronologica delle opere al fine di lasciar emergere, nel ritmo dell’esposizione, la ricerca di differenti empatie con gli elementi del paesaggio.
Un rapporto sempre aperto, che si confronta con il profilo del territorio, la persistenza della materia, il lirismo delle forme mitiche e la loro astrazione.
A cura di Veronica Caciolli, Daniela Ferrari, Denis Isaia, Paola Pettenella,
Alessandra Tiddia, la mostra Scenario di terra si articola secondo diverse angolazioni che mescolano e confrontano linguaggi artistici e periodi della storia dell’arte moderna e contemporanea, in un suggestivo allestimento curato dall’architetto Giovanni Maria Filindeu.
Il percorso espositivo prende avvio indagando la relazione tra la natura e il lavoro dell’uomo: la terra coltivata, intesa come la trasformazione naturale, sociale ed economica del paesaggio, è raccontata nella storia dell’arte principalmente attraverso la pittura.
Incisioni, stampe e riproduzioni fotografiche, provenienti da alcuni fondi dell’Archivio del ’900, sono qui accostate ai dipinti di Umberto Moggioli, Gino Pancheri e Arturo Tosi e a installazioni contemporanee, come il video la Danza degli attrezzi di Nico Angiuli, opera inedita tratta da un lungo progetto di ricerca dedicato allo sviluppo dei gesti dell’agricoltura.
La relazione uomo-natura passa attraverso la conoscenza e l’uso dei materiali naturali, semilavorati o trasformati: è la materia stessa che si presenta attraverso una raccolta di opere bidimensionali in cui la terra da disegno di un territorio diviene lo spunto per un processo astrattivo. Nelle opere di Giuseppe Uncini, Antoni Tàpies, Enrico Donati,
i protagonisti sono gli elementi materici naturali come la sabbia, la terra, la ghiaia. Materia grezza come la seta non lavorata è al centro delle opere di Dario Imbò mentre la materia trasformata da processi chimici costruisce gli insoliti paesaggi realizzati da Giovanni Ozzola.
Gli elementi naturali divengono opere vere e proprie nei capolavori dell’Arte povera, tra cui Chiaro Oscuro di Mario Merz, Terra animata di Luca Maria Patella, Cinque tronchi divisione moltiplicazione di Michelangelo Pistoletto, Grigi che si alleggeriscono oltremare di Giovanni Anselmo che condividono lo spazio con lavori più recenti come Montagne (Alpi) di Matteo Rubbi o Pianeta Azzurro di Franco Piavoli, capolavoro del cinema sperimentale italiano a cui è dedicata un’ampia sala di proiezione.
In questo caso la mostra si raccorda con l’avvio di movimenti che negli anni ’60 e ’70 hanno trasformato il concetto di paesaggio nel concetto di ambiente alla ricerca di un rapporto più empatico con la natura.
Uno spazio della mostra affronta i “margini del paesaggio”, ovvero la capacità propriamente umana di circoscrivere i limiti dello sguardo per catturare la veduta, per sublimare per un verso e controllare per l’altro il paesaggio stesso. I Medium color landscapes di Davide Coltro, gli Appunti per una fotografia di paesaggio di Vittore Fossati o i Cieli di Paolo Vallorz propongono, seppur attraverso stili diversi, la stessa intuizione.
Il paesaggio è visto sovente in mostra come il luogo in cui l’uomo ricerca uno stato di benessere o ispirazione. Nei Nuotatori di Carlo Carrà, opera contemporanea al Tuffatore di Thayaht, l’idea della purezza si esprime attraverso la semplicità delle forme e della composizione di matrice neoprimitivista. Gli stormi di Giusy Calia si affiancano alle curve linee d’acciaio di Bruno Munari, in un dialogo che rimanda alle geometrie aeree del volo.
Il naturale proseguimento è l’astrazione delle forme, ovvero il momento in cui lo scenario terrestre si pone alle spalle di chi guarda, sia esso artista o visitatore, e l’esperienza si fa più concettuale. Paesaggio e osservatore diventano il vettore di un’esperienza poetica ora conclamata.
Il concettualismo di Che cosa succede nelle stanze quando gli uomini se ne vanno? di Alberto Garutti dialoga con i quadri di Mario Raciti, Gastone Novelli e Anton Zoran Music, mentre “Guardando dentro la sua bocca, realizzammo che il Vulcano ci stava scrutando da lungo tempo” chiosa l’opera di Riccardo Arena.
Artisti in mostra
Nico Angiuli, Giovanni Anselmo, Riccardo Arena, Alighiero Boetti, Carlo Bonacina, Giusy Calia, Carlo Carrà, Claudio Cintoli, Ugo Claus, Davide Coltro, Bruno Colorio, Salvador Dalì, Enrico Donati, Vittore Fossati, Alberto Garutti,Sergio Gioberto e Marilena Noro, Giorgio Guidi, Franz Hogenberg, Dario Imbò, Jannis Kounellis, Alexandre Koester, Marcello Jori, Peter McGough e David McDermott, Caterina Lai, Mario Merz, Umberto Moggioli, Bruno Munari, Elena Munerati, Gastone Novelli, Giovanni Ozzola, Federica Palmarin, Gino Pancheri, Luca Maria Patella, Giuseppe Penone, Franco Piavoli, Mario Raciti, Matteo Rubbi, Mario Segantini, Lucia Sterlocchi, Antoni Tápies, Thayaht, Arturo Tosi, Giuseppe Uncini, Michelangelo Pistoletto, Paolo Vallorz, Gigiotti Zanini, Anton Zoran Music.
Esposti inoltre materiali dalla biblioteca e dai fondi del Mart di Luciano Baldessari, Silvio Branzi, Vittore Grubicy, Margherita Sarfatti.
Un rapporto sempre aperto, che si confronta con il profilo del territorio, la persistenza della materia, il lirismo delle forme mitiche e la loro astrazione.
A cura di Veronica Caciolli, Daniela Ferrari, Denis Isaia, Paola Pettenella,
Alessandra Tiddia, la mostra Scenario di terra si articola secondo diverse angolazioni che mescolano e confrontano linguaggi artistici e periodi della storia dell’arte moderna e contemporanea, in un suggestivo allestimento curato dall’architetto Giovanni Maria Filindeu.
Il percorso espositivo prende avvio indagando la relazione tra la natura e il lavoro dell’uomo: la terra coltivata, intesa come la trasformazione naturale, sociale ed economica del paesaggio, è raccontata nella storia dell’arte principalmente attraverso la pittura.
Incisioni, stampe e riproduzioni fotografiche, provenienti da alcuni fondi dell’Archivio del ’900, sono qui accostate ai dipinti di Umberto Moggioli, Gino Pancheri e Arturo Tosi e a installazioni contemporanee, come il video la Danza degli attrezzi di Nico Angiuli, opera inedita tratta da un lungo progetto di ricerca dedicato allo sviluppo dei gesti dell’agricoltura.
La relazione uomo-natura passa attraverso la conoscenza e l’uso dei materiali naturali, semilavorati o trasformati: è la materia stessa che si presenta attraverso una raccolta di opere bidimensionali in cui la terra da disegno di un territorio diviene lo spunto per un processo astrattivo. Nelle opere di Giuseppe Uncini, Antoni Tàpies, Enrico Donati,
i protagonisti sono gli elementi materici naturali come la sabbia, la terra, la ghiaia. Materia grezza come la seta non lavorata è al centro delle opere di Dario Imbò mentre la materia trasformata da processi chimici costruisce gli insoliti paesaggi realizzati da Giovanni Ozzola.
Gli elementi naturali divengono opere vere e proprie nei capolavori dell’Arte povera, tra cui Chiaro Oscuro di Mario Merz, Terra animata di Luca Maria Patella, Cinque tronchi divisione moltiplicazione di Michelangelo Pistoletto, Grigi che si alleggeriscono oltremare di Giovanni Anselmo che condividono lo spazio con lavori più recenti come Montagne (Alpi) di Matteo Rubbi o Pianeta Azzurro di Franco Piavoli, capolavoro del cinema sperimentale italiano a cui è dedicata un’ampia sala di proiezione.
In questo caso la mostra si raccorda con l’avvio di movimenti che negli anni ’60 e ’70 hanno trasformato il concetto di paesaggio nel concetto di ambiente alla ricerca di un rapporto più empatico con la natura.
Uno spazio della mostra affronta i “margini del paesaggio”, ovvero la capacità propriamente umana di circoscrivere i limiti dello sguardo per catturare la veduta, per sublimare per un verso e controllare per l’altro il paesaggio stesso. I Medium color landscapes di Davide Coltro, gli Appunti per una fotografia di paesaggio di Vittore Fossati o i Cieli di Paolo Vallorz propongono, seppur attraverso stili diversi, la stessa intuizione.
Il paesaggio è visto sovente in mostra come il luogo in cui l’uomo ricerca uno stato di benessere o ispirazione. Nei Nuotatori di Carlo Carrà, opera contemporanea al Tuffatore di Thayaht, l’idea della purezza si esprime attraverso la semplicità delle forme e della composizione di matrice neoprimitivista. Gli stormi di Giusy Calia si affiancano alle curve linee d’acciaio di Bruno Munari, in un dialogo che rimanda alle geometrie aeree del volo.
Il naturale proseguimento è l’astrazione delle forme, ovvero il momento in cui lo scenario terrestre si pone alle spalle di chi guarda, sia esso artista o visitatore, e l’esperienza si fa più concettuale. Paesaggio e osservatore diventano il vettore di un’esperienza poetica ora conclamata.
Il concettualismo di Che cosa succede nelle stanze quando gli uomini se ne vanno? di Alberto Garutti dialoga con i quadri di Mario Raciti, Gastone Novelli e Anton Zoran Music, mentre “Guardando dentro la sua bocca, realizzammo che il Vulcano ci stava scrutando da lungo tempo” chiosa l’opera di Riccardo Arena.
Artisti in mostra
Nico Angiuli, Giovanni Anselmo, Riccardo Arena, Alighiero Boetti, Carlo Bonacina, Giusy Calia, Carlo Carrà, Claudio Cintoli, Ugo Claus, Davide Coltro, Bruno Colorio, Salvador Dalì, Enrico Donati, Vittore Fossati, Alberto Garutti,Sergio Gioberto e Marilena Noro, Giorgio Guidi, Franz Hogenberg, Dario Imbò, Jannis Kounellis, Alexandre Koester, Marcello Jori, Peter McGough e David McDermott, Caterina Lai, Mario Merz, Umberto Moggioli, Bruno Munari, Elena Munerati, Gastone Novelli, Giovanni Ozzola, Federica Palmarin, Gino Pancheri, Luca Maria Patella, Giuseppe Penone, Franco Piavoli, Mario Raciti, Matteo Rubbi, Mario Segantini, Lucia Sterlocchi, Antoni Tápies, Thayaht, Arturo Tosi, Giuseppe Uncini, Michelangelo Pistoletto, Paolo Vallorz, Gigiotti Zanini, Anton Zoran Music.
Esposti inoltre materiali dalla biblioteca e dai fondi del Mart di Luciano Baldessari, Silvio Branzi, Vittore Grubicy, Margherita Sarfatti.
03
luglio 2014
Scenario di terra
Dal 03 luglio 2014 all'otto febbraio 2015
arte contemporanea
Location
MART – Museo di Arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto
Rovereto, Corso Angelo Bettini, 43, (Trento)
Rovereto, Corso Angelo Bettini, 43, (Trento)
Biglietti
intero: 11 € Ridotto: 7 €
Orario di apertura
Martedì - Domenica 10.00 - 18.00 Venerdì 10.00 - 21.00 Lunedì chiuso La biglietteria chiude mezz'ora prima della chiusura del Museo
Vernissage
3 Luglio 2014, h 18
Autore
Curatore