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Schegge di maio… frammenti d’arte
mostra collettiva
Comunicato stampa
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IL TESTO CRITICO:
La manifestazione “Schegge di maio… frammenti d’arte” è stata pensata ed organizzata per valorizzare la nostra Festa del Maio utilizzando linguaggi diversi da quelli tradizionali, proiettandola in una dimensione più ampia, meno “paesana”, aperta all’arte ed ai suoi valori universali. Ci è sembrato opportuno affidarci a nuovi modi di esprimersi, più incisivi e contemporanei, dopo un lungo e non facile percorso di “formazione” durato più di venti anni. La radicale trasformazione della nostra società negli anni 50/60 spazzò via la cultura contadina e la sua organizzazione di vita. Grande impegno ed energie furono necessarie per mettere in sicurezza la Festa del Maio, che, espressione di quel mondo, sembrava trasformarsi in un rito senza anima e deragliava pericolosamente verso l’esaurimento della sua carica vitale, avendo perso per strada senso della comunità e fede.
In una società sempre più egoista, l’obiettivo più importante di quegli anni e di quel lavoro è stato, attraverso la riscoperta della Festa, il recupero della coscienza delle radici comuni, un sentimento importante per un piccolo paese come il nostro. E’ stata una vera e propria operazione culturale di massa, portata avanti, forse, senza convinzione scientifica, ma con la determinazione di chi ha le idee chiare, l’ingenuità delle persone semplici, l’incosciente ottimismo dei sognatori, la passione di chi ama il proprio paese. Non possiamo non ricordare, fra le persone più impegnate, la figura di Orazio Bocciero, baianese di grande spessore umano e intellettuale, che amava Baiano sopra ogni altra cosa. Riappropriarsi della propria storia, della memoria collettiva, del senso di radicamento alla propria terra, riscoprire un retroterra popolare fatto di privazioni, di lavoro, di sacrifici, di coraggio, di fede, nel quale tutti si riconoscono: sono i risultati di questa azione, emersi, nel tempo, in tutta la loro evidenza.
Eravamo entusiasti, convinti di far bene e di poter registrare un salto di qualità per tutti, giovani e meno giovani. In un mondo globalizzato, in cui tutto è massificato, le identità smarrite e le giovani generazioni disorientate, la certezza delle proprie radici conferisce a ciascuno una base solida per progettare e costruire il proprio futuro. La consapevolezza di essere parte di una “comunità”, verificata e rafforzata dall’essere uniti intorno al Maio, facilita la coesione sociale, rasserena i rapporti tra i cittadini, favorisce la solidarietà e l’assistenza reciproca, aumenta l’attenzione per la difesa e la tutela del territorio, crea le condizioni per una responsabile partecipazione, civile e rispettosa degli altri, a tutte le attività di interesse pubblico nel proprio paese.
Il recupero di una secolare tradizione come la festa del Maio non è, dunque, soltanto rilancio di un originale folklore, ma volano di trascinamento di valori fondamentali per il buon cittadino, strumento di emancipazione e di educazione civica.
A distanza di anni, sorge spontanea la domanda: siamo tutti partecipi di tali convinzioni? Probabilmente no, è la risposta. C’è ancora strada da percorrere.
Non a tutti è chiaro che il Maio non ha il significato di un richiudersi in se stessi, di un trincerarsi entro confini asfittici, nella vanagloria (con dei tratti di presunzione) di chi pensa di essere unico ed originale, nella nostalgia di un passato che non può più ritornare e che, forse, è giusto che non torni più. Il rito del Maio deve essere un modo di orgogliosamente rappresentare la cultura da cui veniamo, rispecchiandone la semplicità dei costumi di vita, improntati alle elementari regole dell’onestà, della coerenza, dell’interesse comune e solidale, e la gioia di viverla tutti insieme, senza essere invasivi e inutilmente confusionari.
Alla luce di queste considerazioni, ci siamo persuasi che occorre non abbassare la guardia e continuare, tutti insieme, nell’azione di “formazione ed emancipazione culturale”.
La rassegna artistica nasce proprio da questa esigenza di dare respiro alla festa, aprirla al nuovo, allargarne i confini per misurarsi con sensibilità diverse. Le originali interpretazioni della realtà dei qualificati artisti invitati sapranno suscitare nuove e stimolanti sensazioni, diversi modi di pensare.
L’idea maturò quasi per caso. Alessandro Graziato, presidente della Pro Loco, mi parlò di una consuetudine colpevolmente abbandonata. Il Majo, simbolo della fede dei baianesi e della loro identità, dopo la celebrazione dell’ emozionante rito natalizio, è sempre rimasto a svettare maestosamente davanti la Chiesa di S. Stefano fino all’Epifania. Soltanto dopo il 7 gennaio era messo all’asta dal Comitato Festa per finanziare i festeggiamenti del nostro Santo Protettore. La partecipazione è sempre stata massiccia: tanti devoti se ne contendevano il possesso, mossi da sentimenti di fede e generosità. Una bella tradizione, schiettamente baianese, durata fino al giorno in cui Don Santo Cassese, parroco di S. Stefano per lungo tempo dai primi anni 60, tristemente noto per un attaccamento al danaro poco cristiano, rivendicò il diritto ad incassare il corrispettivo della vendita, escludendo di fatto il Comitato. Da quel momento gestì personalmente tale operazione a “trattativa privata”. Il risultato fu la progressiva perdita d’interesse per il Maio, fino ad arrivare, ai giorni nostri, alla difficoltà di trovare persone disposte a rimuoverlo dal Sagrato. Alessandro mi propose di rinnovare quella signorile tradizione. Offrimmo alla Chiesa di S. Stefano un sostanzioso contributo e prelevammo il Maio.
Antonio Vecchione
La manifestazione “Schegge di maio… frammenti d’arte” è stata pensata ed organizzata per valorizzare la nostra Festa del Maio utilizzando linguaggi diversi da quelli tradizionali, proiettandola in una dimensione più ampia, meno “paesana”, aperta all’arte ed ai suoi valori universali. Ci è sembrato opportuno affidarci a nuovi modi di esprimersi, più incisivi e contemporanei, dopo un lungo e non facile percorso di “formazione” durato più di venti anni. La radicale trasformazione della nostra società negli anni 50/60 spazzò via la cultura contadina e la sua organizzazione di vita. Grande impegno ed energie furono necessarie per mettere in sicurezza la Festa del Maio, che, espressione di quel mondo, sembrava trasformarsi in un rito senza anima e deragliava pericolosamente verso l’esaurimento della sua carica vitale, avendo perso per strada senso della comunità e fede.
In una società sempre più egoista, l’obiettivo più importante di quegli anni e di quel lavoro è stato, attraverso la riscoperta della Festa, il recupero della coscienza delle radici comuni, un sentimento importante per un piccolo paese come il nostro. E’ stata una vera e propria operazione culturale di massa, portata avanti, forse, senza convinzione scientifica, ma con la determinazione di chi ha le idee chiare, l’ingenuità delle persone semplici, l’incosciente ottimismo dei sognatori, la passione di chi ama il proprio paese. Non possiamo non ricordare, fra le persone più impegnate, la figura di Orazio Bocciero, baianese di grande spessore umano e intellettuale, che amava Baiano sopra ogni altra cosa. Riappropriarsi della propria storia, della memoria collettiva, del senso di radicamento alla propria terra, riscoprire un retroterra popolare fatto di privazioni, di lavoro, di sacrifici, di coraggio, di fede, nel quale tutti si riconoscono: sono i risultati di questa azione, emersi, nel tempo, in tutta la loro evidenza.
Eravamo entusiasti, convinti di far bene e di poter registrare un salto di qualità per tutti, giovani e meno giovani. In un mondo globalizzato, in cui tutto è massificato, le identità smarrite e le giovani generazioni disorientate, la certezza delle proprie radici conferisce a ciascuno una base solida per progettare e costruire il proprio futuro. La consapevolezza di essere parte di una “comunità”, verificata e rafforzata dall’essere uniti intorno al Maio, facilita la coesione sociale, rasserena i rapporti tra i cittadini, favorisce la solidarietà e l’assistenza reciproca, aumenta l’attenzione per la difesa e la tutela del territorio, crea le condizioni per una responsabile partecipazione, civile e rispettosa degli altri, a tutte le attività di interesse pubblico nel proprio paese.
Il recupero di una secolare tradizione come la festa del Maio non è, dunque, soltanto rilancio di un originale folklore, ma volano di trascinamento di valori fondamentali per il buon cittadino, strumento di emancipazione e di educazione civica.
A distanza di anni, sorge spontanea la domanda: siamo tutti partecipi di tali convinzioni? Probabilmente no, è la risposta. C’è ancora strada da percorrere.
Non a tutti è chiaro che il Maio non ha il significato di un richiudersi in se stessi, di un trincerarsi entro confini asfittici, nella vanagloria (con dei tratti di presunzione) di chi pensa di essere unico ed originale, nella nostalgia di un passato che non può più ritornare e che, forse, è giusto che non torni più. Il rito del Maio deve essere un modo di orgogliosamente rappresentare la cultura da cui veniamo, rispecchiandone la semplicità dei costumi di vita, improntati alle elementari regole dell’onestà, della coerenza, dell’interesse comune e solidale, e la gioia di viverla tutti insieme, senza essere invasivi e inutilmente confusionari.
Alla luce di queste considerazioni, ci siamo persuasi che occorre non abbassare la guardia e continuare, tutti insieme, nell’azione di “formazione ed emancipazione culturale”.
La rassegna artistica nasce proprio da questa esigenza di dare respiro alla festa, aprirla al nuovo, allargarne i confini per misurarsi con sensibilità diverse. Le originali interpretazioni della realtà dei qualificati artisti invitati sapranno suscitare nuove e stimolanti sensazioni, diversi modi di pensare.
L’idea maturò quasi per caso. Alessandro Graziato, presidente della Pro Loco, mi parlò di una consuetudine colpevolmente abbandonata. Il Majo, simbolo della fede dei baianesi e della loro identità, dopo la celebrazione dell’ emozionante rito natalizio, è sempre rimasto a svettare maestosamente davanti la Chiesa di S. Stefano fino all’Epifania. Soltanto dopo il 7 gennaio era messo all’asta dal Comitato Festa per finanziare i festeggiamenti del nostro Santo Protettore. La partecipazione è sempre stata massiccia: tanti devoti se ne contendevano il possesso, mossi da sentimenti di fede e generosità. Una bella tradizione, schiettamente baianese, durata fino al giorno in cui Don Santo Cassese, parroco di S. Stefano per lungo tempo dai primi anni 60, tristemente noto per un attaccamento al danaro poco cristiano, rivendicò il diritto ad incassare il corrispettivo della vendita, escludendo di fatto il Comitato. Da quel momento gestì personalmente tale operazione a “trattativa privata”. Il risultato fu la progressiva perdita d’interesse per il Maio, fino ad arrivare, ai giorni nostri, alla difficoltà di trovare persone disposte a rimuoverlo dal Sagrato. Alessandro mi propose di rinnovare quella signorile tradizione. Offrimmo alla Chiesa di S. Stefano un sostanzioso contributo e prelevammo il Maio.
Antonio Vecchione
19
dicembre 2010
Schegge di maio… frammenti d’arte
Dal 19 al 26 dicembre 2010
arte contemporanea
Location
PALAZZO COMUNALE
Baiano, piazza napolitano, (Avellino)
Baiano, piazza napolitano, (Avellino)
Orario di apertura
ore 9,00 – 14,00; 16,00 – 18,30
Vernissage
19 Dicembre 2010, ore 11
Autore
Curatore