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Scrivo il tuo volto
L’esperienza del vuoto, intesa come confine del distacco, spinge l’uomo a non farsi inghiottire dall’idea di sprofondare nel reale. Il ricordo è un motivo di slancio che ci dà la possibilità di rimanere in contatto non con lo zoccolo della morte, ma con la conoscenza della vita e dell’amore. In continuo sussulto, il ricordo ci permette di pensare l’essere, presente-assente, nella sua vera essenza e non solo come segno storicizzato, ma testimone e viaggiatore di una concreta esistenza.
Comunicato stampa
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L’esperienza del vuoto, intesa come confine del distacco, spinge l’uomo a non farsi inghiottire dall’idea di sprofondare nel reale. Il ricordo è un motivo di slancio che ci dà la possibilità di rimanere in contatto non con lo zoccolo della morte, ma con la conoscenza della vita e dell’amore. In continuo sussulto, il ricordo ci permette di pensare l’essere, presente-assente, nella sua vera essenza e non solo come segno storicizzato, ma testimone e viaggiatore di una concreta esistenza.
In occasione del terzo anniversario della scomparsa di mia moglie Franca, ho voluto organizzare un evento creativo a lei dedicato, invitando dieci voci differenti dell’arte contemporanea internazionale alle quali ho chiesto di interrogarsi sul volto di una persona cara.
Le opere, installate su dieci sedie (una per ogni artista), in altrettante dieci stanze del Museo della Città e del Territorio di Corato, interagiscono con la presenza dei visitatori e l’arte, con il suo contenuto di verità, diventa gesto e coscienza nel silenzio denso di ‘un mondo sopra il mondo’.
“Della poesia non si dimostra l’esistenza.” […] “È e non è / e perciò è.” (Wallace Stevens).
Il concetto di stare seduti è un atto creativo e diventa desiderio di ritrovare se stesso e liberarsi da se stesso. È un ricercare il senso dell’io che dilaga e si dilata, si sfrangia con l’essere che si muove sull’orizzonte dei sensi. “Sedersi di fronte a un foglio o a uno schermo e scrivere (scriversi!)” ha scritto il filosofo e saggista Franco Rella su Anterem n.86 “è sofferenza e godimento. Una violenza su di sé che si proietta fuori di sé”.
Purtroppo, la nostra società ormai spenta e priva dell’apparato digerente, elimina in fretta tutto ciò che ha assimilato, dimenticando e dissolvendo il dire e il fare.
“E non so più… / Chi di noi è l’assente” Paul Eluard.
Nel virtuale, nel web, nelle esperienze online tutto ci appare privo di senso. La bellezza, l’amore, l’altruismo, l’essere, sono stati smantellati da una indifferenza al cianuro e da un cieco individualismo esasperato.
Ecco che la sedia si mostra nella sua piena totalità e libertà, come elemento e momento di riflessione, di meditazione, di pausa e di riposo, lontani da ordini di esaurimento. Per tutti gli esseri umani che si dicono uomini, ognuno potrà dire all’altro: esistiamo. Ed è bello pensarlo.
La sedia narra e l’io osserva. L’io narra e la sedia osserva.
Cercare se stessi se ancora si esiste è l’unico modo per aprirsi al mondo.
E l’arte, in silenzio e nel silenzio, ci fa scoprire la luce della vita, prepotentemente sottomessa e tradita dagli inganni.
Oronzo Liuzzi
In occasione del terzo anniversario della scomparsa di mia moglie Franca, ho voluto organizzare un evento creativo a lei dedicato, invitando dieci voci differenti dell’arte contemporanea internazionale alle quali ho chiesto di interrogarsi sul volto di una persona cara.
Le opere, installate su dieci sedie (una per ogni artista), in altrettante dieci stanze del Museo della Città e del Territorio di Corato, interagiscono con la presenza dei visitatori e l’arte, con il suo contenuto di verità, diventa gesto e coscienza nel silenzio denso di ‘un mondo sopra il mondo’.
“Della poesia non si dimostra l’esistenza.” […] “È e non è / e perciò è.” (Wallace Stevens).
Il concetto di stare seduti è un atto creativo e diventa desiderio di ritrovare se stesso e liberarsi da se stesso. È un ricercare il senso dell’io che dilaga e si dilata, si sfrangia con l’essere che si muove sull’orizzonte dei sensi. “Sedersi di fronte a un foglio o a uno schermo e scrivere (scriversi!)” ha scritto il filosofo e saggista Franco Rella su Anterem n.86 “è sofferenza e godimento. Una violenza su di sé che si proietta fuori di sé”.
Purtroppo, la nostra società ormai spenta e priva dell’apparato digerente, elimina in fretta tutto ciò che ha assimilato, dimenticando e dissolvendo il dire e il fare.
“E non so più… / Chi di noi è l’assente” Paul Eluard.
Nel virtuale, nel web, nelle esperienze online tutto ci appare privo di senso. La bellezza, l’amore, l’altruismo, l’essere, sono stati smantellati da una indifferenza al cianuro e da un cieco individualismo esasperato.
Ecco che la sedia si mostra nella sua piena totalità e libertà, come elemento e momento di riflessione, di meditazione, di pausa e di riposo, lontani da ordini di esaurimento. Per tutti gli esseri umani che si dicono uomini, ognuno potrà dire all’altro: esistiamo. Ed è bello pensarlo.
La sedia narra e l’io osserva. L’io narra e la sedia osserva.
Cercare se stessi se ancora si esiste è l’unico modo per aprirsi al mondo.
E l’arte, in silenzio e nel silenzio, ci fa scoprire la luce della vita, prepotentemente sottomessa e tradita dagli inganni.
Oronzo Liuzzi
19
ottobre 2013
Scrivo il tuo volto
Dal 19 ottobre all'undici novembre 2013
arte contemporanea
Location
EX CARCERE – MUSEO DELLA CITTA’ E DEL TERRITORIO
Corato, Via Trilussa, 4, (Bari)
Corato, Via Trilussa, 4, (Bari)
Vernissage
19 Ottobre 2013, ore 19.00
Autore
Curatore