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Scusate l’interruzione
Il progetto di arte contemporanea, prende spunto dal ricordo della televisione anni 60, quando spariva l’immagine e su una superficie pulviscolare appariva la scritta, appunto, scusate l’interruzione, le trasmissioni riprenderanno il più presto possibile. Un’ interruzione che sembrava ipnotizzare i bambini di quegli anni e che ha portato alla realizzazione prima di un video e poi di una mostra.
Comunicato stampa
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Il progetto di arte contemporanea, prende spunto dal ricordo della televisione anni 60, quando spariva l'immagine e su una superficie pulviscolare appariva la scritta, appunto, scusate l’interruzione, le trasmissioni riprenderanno il più presto possibile. Un' interruzione che sembrava ipnotizzare i bambini di quegli anni e che ha portato alla realizzazione prima di un video e poi di una mostra.
Alcuni artisti, infatti, partendo da ricordi, flash back (l’odore del caffellatte della colonia marina, le visioni allucinate della febbre alta), sogni ricorrenti, traumi o anche desideri ed emozioni hanno pensato che sarebbe stato neurotonico sfrugugliare tra gli shock, manie, fissazioni, gusti, e dis-gusti - che senza scomodare Mr Freud – sono, più o meno, legati all’infanzia.
Questo sguardo intimo, più spesso affidato, alla psicoanalisi o ai funghi allucinogeni è mediato per questa occasione dall'arte contemporanea.
Per cui sono stati invitati 20 artisti nazionali e internazionali, tutti con una ricerca contemporanea profonda e assidua ad esprimersi sul tema utilizzando il linguaggio video e fotografico
La direzione artistica è di Ivo Serafino Fenu e anche la location sarà un luogo alternativo, si tratta infatti della Stazione Ferroviaria di cui il Comune di Solarussa che patrocina l'iniziativa mette a disposizione alcuni spazi.
Scusate l’interruzione
Solarussa_ Project Space_Askosarte
21 novembre_6 dicembre 2009
Digging in the dirt, stay with me I need support I'm digging in the dirt, to find the places I got hurt Open up the places I got hurt Peter Gabriel>DIGGING IN THE DIRT dall'album "US" (1992)
Ciascuno di noi, suggerisce Peter Gabriel in Digging in the dirt, dovrebbe scavare nello sporco del proprio io, per trovare i luoghi oscuri e appiccicosi dove ci siamo feriti, per rimuovere rabbia e risentimenti, e chissà, forse anche il dolore.
Che si opti, poi, per la psicoanalisi come l’autore, per i funghi allucinogeni e gli sciamani come i nativi dell’America Latina, o per l’arte, le visioni che ne scaturiscono, possono, veramente, innescare un processo di ascolto di se, capace di ridare un senso a degli eventi che non sono, né devono restare isolati nella nostra esistenza.
Una percezione nuova degli accadimenti, in grado di cambiare radicalmente i parametri di riferimento che ci stanno accompagnando, o, spingerci ad essere, esattamente così come quei fatti ci hanno portato ad essere.
Prendersi cura di se stessi, prestare attenzione a ciò che ci succede interiormente, del resto non è semplice: raccontare di se agli altri, soprattutto delle esperienze dolorose è impresa affatto ardua.
Per dirla ancora con Gabriel “due persone che sembrano molto vicine, se guardate da più vicino si rivelano più lontane di quanto possano apparire, perché chiuse nei loro Mondi Segreti"(Introduzione a Secret World),
Il fatto è, però, che questi ricordi frantumati e confusii, sottili e complessi, anche se è stato fatto di tutto per reprimerli o dimenticarli, ci sono sempre, e agiscono in modo sotterraneo. Cicatrici che segnano le emozioni e sostengono, spesso a livello inconscio, una serie di contorsioni e insicurezze, ambivalenze e contraddizioni, che determinano la disponibilità a concedersi alla vita, orientandone scelte e percorso.
Ricostruire la memoria con l’aiuto dell’analisi si dimostra un’esperienza intensa, capace di riesumare e far rivivere questi istanti. Come una macchina del tempo che ci riporta esattamente nei punti in cui abbiamo la chance di riagganciare quei nessi che sono rimasti interrotti.
Il rendez vous con questa faccenda, per comprendere se, e in che modo, certi fatti ci stanno influenzando, è irrinunciabile: decidere cosa fare è poi questione personale.
Ciò che può essere interessante in questa sede, è il senso che può acquistare, farlo in uno spazio pubblico, che diventa – in base all’ottica da cui si guarda – atto sfacciato d’esibizionismo stile reality show, o prova di coraggio, con il quale ogni artista mostra se stesso senza pudore.
Mossi dalla formula emozione genera emozione, un gruppo d’artisti si presta a quest’indagine del (falso)ricordo, che ancora suscita in (noi)loro, una forte suggestione, una sorta di black out provocato da un shock ma anche da un sogno, una tensione psichica o una percezione che ci ha avvicinato, anche fugacemente, ma in maniera talmente vitale, allo stato di pienezza, da farci star male per la nostalgia e l’incapacità di ritrovarla.
E per farlo usano lo scatto fotografico e il video, con l’intenzione di rappresentare e trasmetterne un frammento.
L’arte si fa dunque, e ancora, spazio di narrazione, a cui consegnare un particolare privato, anche insopportabile e segreto, per cercare quel qualcosa che ancora non si riesce (o non si vuole) vedere, però esiste.
O, citando il sociologo e filosofo britannico Zygmunt Barman, per parlare, attraverso la creazione artistica, del tempo liquido nel quale viviamo.
In vena di citazioni, giunge ad hoc Paolo Villaggio, interprete sarcastico e cinico della serie fantozziana, che si esprime con queste parole .
“la vera impotenza è quella sentimentale, la perdita del batticuore”
(Chiara Schirru_Askosarte)
Alcuni artisti, infatti, partendo da ricordi, flash back (l’odore del caffellatte della colonia marina, le visioni allucinate della febbre alta), sogni ricorrenti, traumi o anche desideri ed emozioni hanno pensato che sarebbe stato neurotonico sfrugugliare tra gli shock, manie, fissazioni, gusti, e dis-gusti - che senza scomodare Mr Freud – sono, più o meno, legati all’infanzia.
Questo sguardo intimo, più spesso affidato, alla psicoanalisi o ai funghi allucinogeni è mediato per questa occasione dall'arte contemporanea.
Per cui sono stati invitati 20 artisti nazionali e internazionali, tutti con una ricerca contemporanea profonda e assidua ad esprimersi sul tema utilizzando il linguaggio video e fotografico
La direzione artistica è di Ivo Serafino Fenu e anche la location sarà un luogo alternativo, si tratta infatti della Stazione Ferroviaria di cui il Comune di Solarussa che patrocina l'iniziativa mette a disposizione alcuni spazi.
Scusate l’interruzione
Solarussa_ Project Space_Askosarte
21 novembre_6 dicembre 2009
Digging in the dirt, stay with me I need support I'm digging in the dirt, to find the places I got hurt Open up the places I got hurt Peter Gabriel>DIGGING IN THE DIRT dall'album "US" (1992)
Ciascuno di noi, suggerisce Peter Gabriel in Digging in the dirt, dovrebbe scavare nello sporco del proprio io, per trovare i luoghi oscuri e appiccicosi dove ci siamo feriti, per rimuovere rabbia e risentimenti, e chissà, forse anche il dolore.
Che si opti, poi, per la psicoanalisi come l’autore, per i funghi allucinogeni e gli sciamani come i nativi dell’America Latina, o per l’arte, le visioni che ne scaturiscono, possono, veramente, innescare un processo di ascolto di se, capace di ridare un senso a degli eventi che non sono, né devono restare isolati nella nostra esistenza.
Una percezione nuova degli accadimenti, in grado di cambiare radicalmente i parametri di riferimento che ci stanno accompagnando, o, spingerci ad essere, esattamente così come quei fatti ci hanno portato ad essere.
Prendersi cura di se stessi, prestare attenzione a ciò che ci succede interiormente, del resto non è semplice: raccontare di se agli altri, soprattutto delle esperienze dolorose è impresa affatto ardua.
Per dirla ancora con Gabriel “due persone che sembrano molto vicine, se guardate da più vicino si rivelano più lontane di quanto possano apparire, perché chiuse nei loro Mondi Segreti"(Introduzione a Secret World),
Il fatto è, però, che questi ricordi frantumati e confusii, sottili e complessi, anche se è stato fatto di tutto per reprimerli o dimenticarli, ci sono sempre, e agiscono in modo sotterraneo. Cicatrici che segnano le emozioni e sostengono, spesso a livello inconscio, una serie di contorsioni e insicurezze, ambivalenze e contraddizioni, che determinano la disponibilità a concedersi alla vita, orientandone scelte e percorso.
Ricostruire la memoria con l’aiuto dell’analisi si dimostra un’esperienza intensa, capace di riesumare e far rivivere questi istanti. Come una macchina del tempo che ci riporta esattamente nei punti in cui abbiamo la chance di riagganciare quei nessi che sono rimasti interrotti.
Il rendez vous con questa faccenda, per comprendere se, e in che modo, certi fatti ci stanno influenzando, è irrinunciabile: decidere cosa fare è poi questione personale.
Ciò che può essere interessante in questa sede, è il senso che può acquistare, farlo in uno spazio pubblico, che diventa – in base all’ottica da cui si guarda – atto sfacciato d’esibizionismo stile reality show, o prova di coraggio, con il quale ogni artista mostra se stesso senza pudore.
Mossi dalla formula emozione genera emozione, un gruppo d’artisti si presta a quest’indagine del (falso)ricordo, che ancora suscita in (noi)loro, una forte suggestione, una sorta di black out provocato da un shock ma anche da un sogno, una tensione psichica o una percezione che ci ha avvicinato, anche fugacemente, ma in maniera talmente vitale, allo stato di pienezza, da farci star male per la nostalgia e l’incapacità di ritrovarla.
E per farlo usano lo scatto fotografico e il video, con l’intenzione di rappresentare e trasmetterne un frammento.
L’arte si fa dunque, e ancora, spazio di narrazione, a cui consegnare un particolare privato, anche insopportabile e segreto, per cercare quel qualcosa che ancora non si riesce (o non si vuole) vedere, però esiste.
O, citando il sociologo e filosofo britannico Zygmunt Barman, per parlare, attraverso la creazione artistica, del tempo liquido nel quale viviamo.
In vena di citazioni, giunge ad hoc Paolo Villaggio, interprete sarcastico e cinico della serie fantozziana, che si esprime con queste parole .
“la vera impotenza è quella sentimentale, la perdita del batticuore”
(Chiara Schirru_Askosarte)
21
novembre 2009
Scusate l’interruzione
Dal 21 novembre al 05 dicembre 2009
arte contemporanea
performance - happening
serata - evento
performance - happening
serata - evento
Location
STAZIONE FERROVIARIA
Solarussa, Via Stazione, (Oristano)
Solarussa, Via Stazione, (Oristano)
Orario di apertura
ore 17.30/20.00
Vernissage
21 Novembre 2009, ore 18
Sito web
www.askosarte.it
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