Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Se Dici Terra
Se Dici Terra è una mostra corale, pensata dal gruppo di artiste Se Dici Mani per promuovere la protezione della Terra. L’arte diviene strumento per rivendicare una pratica ecologica globale.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Le sale al pian terreno del PAN Palazzo delle Arti Napoli ospitano giovedì 28 giugno alle ore 17,30 il
vernissage di Se Dici Terra, mostra a cura di Susanna Crispino, che riunisce le opere del gruppo Se Dici Mani
composto da: Anna Crescenzi, Adriana Del Vento, Mina Di Nardo, Consiglia Giovine, Nicca Iovinella, Anna
Maglio, Renata Petti, Carla Viparelli.
L'esposizione è realizzata in collaborazione con l'ufficio della delegata alle Pari Opportugruppo Se Dici Mani
composto da: Anna Crescenzi, Adriana Del Vento, Mina Di Nardo, Consiglia Giovine, Nicca Iovinella,
Anna Maglio, Renata Petti, Carla Viparelli.
L'esposizione è realizzata in collaborazione con l'ufficio della delegata alle Pari Opportunità nità e
l'Assessorato alla Cultura e Turismo del Comune di Napoli.
Nucleo fondante delle opere esposte è la cura e protezione della Terra, responsabilità a cui sono chiamati sia il
singolo che la collettività, e su cui le artiste hanno maturato una riflessione fondando il laboratorio artistico Se
Dici Mani.
La rivendicazione di un ruolo attivo nella salvaguardia del territorio e dell'ambiente rappresenta per loro il primo
passo per fondare una pratica ecologica globale ed autentica.
I lavori in mostra operano una riflessione su tali temi partendo da TerrAtanor di Adriana Del Vento,
un'installazione site specific che richiama l'energia trasformatrice contenuta nella natura, rifacendosi al nome del
crogiuolo alchemico (Atanor, appunto) ed alla stratificazione temporale insita nelle rocce.
Un'energia che può essere splendore e delicatezza, potenza sopita come il fuoco del vulcano, ma è talvolta resa
distruttiva e tossica dall'intervento umano, come nel caso della Terra dei Fuochi.
La natura, piegata e violata dall'intervento umano, è il fulcro dell'opera di Consiglia Giovine, in cui la materia si
compone in un rosso sanguigno, stratificato e scalfito da cicatrici e parole, ma in alcuni punti ingentilito da inserti
leggeri e ricucito amorevolmente, come a simboleggiare una volontà di riconciliazione, di riparazione e cura.
L'intervento umano sull'ambiente, di fatto, può anche essere positivo, come nelle opere di Anna Maglio, che
ricostruiscono visivamente il ciclo vitale dell'agricoltura: Semina, Raccolta, Attesa. Atti che non si esauriscono
nel rapporto utilitaristico con la terra, ma sono anche espressione di discernimento, selezione, osservazione.
Il carattere disciplinante delle operazioni necessarie affinché la terra dia i suoi frutti trova nell'Attesa una perfetta
sintesi: la Natura ha i suoi tempi ed il loro rispetto viene premiato dal raccolto. A dispetto dell'era frenetica in cui
viviamo, il rapporto con la terra mantiene un ritmo antico.
Una presa di coscienza del ruolo – costruttivo o distruttivo – dell'essere umano sull'ambiente viene evidenziata
dal video e dalle opere su forex e su carta di Nicca Iovinella. L'opera ha origine in una installazione, poi
divenuta performance, realizzata nel Cratere degli Astroni nell'ambito del progetto LandArt 2013. Le immagini in
movimento di Injuries e quelle fisse della serie omonima, mostrano l'umanità di fronte alle ferite che infligge
quotidianamente all'ambiente. Un'umanità che è allo stesso tempo carnefice e vittima, e che, davanti allo
Ufficio Stampa: Susanna Crispino M. 380 33 100 80 – sucrister@gmail.com
scempio, si chiede come impedire che accada di nuovo.
La natura che riprende i suoi spazi è invece il tema della scultura Ciliegie - Grotta del sole e dell'installazione di
stampo concettuale realizzate da Mina Di Nardo. Costituita da due serie a parete di pannelli, intitolati
rispettivamente Landscape e Pacciamatura, l'installazione si affida ai materiali ed ai colori per costruire
segmenti di un paesaggio ordinato come una centuria, ma in cui la vegetazione sovrasta la geometria
dell'intervento umano, auspicando la sconfitta della desertificazione attraverso un intervento umano di
protezione del territorio.
Pur vilipesa e ferita, la natura possiede in sé il potere della rigenerazione, e, d'altro canto, l'umanità è
contrassegnata nella sua esistenza dalla fragilità, soprattutto nei confronti dei fenomeni naturali.
L'installazione La forza della fragilità di Anna Crescenzi mette in evidenza il complicato rapporto che lega
l'essere umano all'ambiente che lo circonda. La sua ragnatela intrappola insetti antropomorfi, figure umane,
frammenti di storia e di vita comune, persino strade. Accanto ad essa, la riflessione ha la forma di fili neri protesi
verso l'alto da una testa-bozzolo ed idee, pensieri, dubbi emergono da un utero-vaso, anch'esso in forma di
bozzolo, fuoriuscito dalla rete. Entrambi pongono l'accento sul processo di generazione e ri-generazione a cui la
natura e gli esseri umani non possono sottrarsi, e che può trovare il suo equilibrio solo nel rapporto armonico tra
i due estremi.
Un equilibrio complesso, ma non impossibile, come dimostra Drift di Carla Viparelli, installazione ambientale in
cui microorganismi marini fluttuano sulle pareti. Essi simboleggiano l'unità della diversità, in quanto riproduzione
fedele dei fossili che, ritrovati in luoghi lontanissimi fra loro, hanno dimostrato scientificamente la teoria della
Deriva dei continenti.
I loro contorni ripropongono fedelmente le linee di frattura delle placche continentali, ed a dispetto della loro
frammentazione evidenziano l'unità dei singoli elementi del creato, essenza imprescindibile della leggi della
Natura.
Una natura che contiene in sé la bellezza e la distruzione: come ricorda l'installazione di Renata Petti intitolata
La Scarpa Spaiata che chiude il percorso espositivo. Composta da una scarpa deformata e corrosa dall’acqua
e da una rete da pesca, fa riferimento alla Tragedia di Portopalo, uno dei più grandi naufragi avvenuti nel
Mediterraneo. Negata in un primo momento, la Tragedia è salita agli onori delle cronache dopo che un
pescatore, impietosito dal ritrovamento del documento di un adolescente annegato nella traversata, ne ha dato
notizia.
La scarpa spaiata rappresenta quindi l'identità negata dei migranti che vi trovarono una morte impietosa,
occultata dai loro simili. In essa si può vedere anche un monito rispetto all'essenza devastante della natura, in
grado di spezzare i viaggi e le vite in alto mare.
Oltre alle opere personali, il gruppo Se Dici Mani ha realizzato, nell'atrio, l'installazione collettiva che dà il titolo
alla mostra: Se dici Terra.
Composta da una tavola imbandita con otto piatti, ciascuno contenente una zolla d'erba e contornato da una
coppia di posate-scultura realizzate dalle artiste, suggerisce l'azione di “cibarsi” delle risorse naturali, con una
duplice lettura.
Da un lato si riferisce al patrimonio naturale cui gli esseri umani attingono senza riserve, dall'altro alla cura che
ciascuno dovrebbe avere verso il piccolo pezzo di mondo in cui vive, rispettandolo e preservandolo intatto per le
generazioni future.
La mostra sarà visitabile fino al 9 luglio, tutti i giorni tranne il martedì dalle ore 9,30 alle 19,30 – la domenica
dalle 9,30 alle 14,30
vernissage di Se Dici Terra, mostra a cura di Susanna Crispino, che riunisce le opere del gruppo Se Dici Mani
composto da: Anna Crescenzi, Adriana Del Vento, Mina Di Nardo, Consiglia Giovine, Nicca Iovinella, Anna
Maglio, Renata Petti, Carla Viparelli.
L'esposizione è realizzata in collaborazione con l'ufficio della delegata alle Pari Opportugruppo Se Dici Mani
composto da: Anna Crescenzi, Adriana Del Vento, Mina Di Nardo, Consiglia Giovine, Nicca Iovinella,
Anna Maglio, Renata Petti, Carla Viparelli.
L'esposizione è realizzata in collaborazione con l'ufficio della delegata alle Pari Opportunità nità e
l'Assessorato alla Cultura e Turismo del Comune di Napoli.
Nucleo fondante delle opere esposte è la cura e protezione della Terra, responsabilità a cui sono chiamati sia il
singolo che la collettività, e su cui le artiste hanno maturato una riflessione fondando il laboratorio artistico Se
Dici Mani.
La rivendicazione di un ruolo attivo nella salvaguardia del territorio e dell'ambiente rappresenta per loro il primo
passo per fondare una pratica ecologica globale ed autentica.
I lavori in mostra operano una riflessione su tali temi partendo da TerrAtanor di Adriana Del Vento,
un'installazione site specific che richiama l'energia trasformatrice contenuta nella natura, rifacendosi al nome del
crogiuolo alchemico (Atanor, appunto) ed alla stratificazione temporale insita nelle rocce.
Un'energia che può essere splendore e delicatezza, potenza sopita come il fuoco del vulcano, ma è talvolta resa
distruttiva e tossica dall'intervento umano, come nel caso della Terra dei Fuochi.
La natura, piegata e violata dall'intervento umano, è il fulcro dell'opera di Consiglia Giovine, in cui la materia si
compone in un rosso sanguigno, stratificato e scalfito da cicatrici e parole, ma in alcuni punti ingentilito da inserti
leggeri e ricucito amorevolmente, come a simboleggiare una volontà di riconciliazione, di riparazione e cura.
L'intervento umano sull'ambiente, di fatto, può anche essere positivo, come nelle opere di Anna Maglio, che
ricostruiscono visivamente il ciclo vitale dell'agricoltura: Semina, Raccolta, Attesa. Atti che non si esauriscono
nel rapporto utilitaristico con la terra, ma sono anche espressione di discernimento, selezione, osservazione.
Il carattere disciplinante delle operazioni necessarie affinché la terra dia i suoi frutti trova nell'Attesa una perfetta
sintesi: la Natura ha i suoi tempi ed il loro rispetto viene premiato dal raccolto. A dispetto dell'era frenetica in cui
viviamo, il rapporto con la terra mantiene un ritmo antico.
Una presa di coscienza del ruolo – costruttivo o distruttivo – dell'essere umano sull'ambiente viene evidenziata
dal video e dalle opere su forex e su carta di Nicca Iovinella. L'opera ha origine in una installazione, poi
divenuta performance, realizzata nel Cratere degli Astroni nell'ambito del progetto LandArt 2013. Le immagini in
movimento di Injuries e quelle fisse della serie omonima, mostrano l'umanità di fronte alle ferite che infligge
quotidianamente all'ambiente. Un'umanità che è allo stesso tempo carnefice e vittima, e che, davanti allo
Ufficio Stampa: Susanna Crispino M. 380 33 100 80 – sucrister@gmail.com
scempio, si chiede come impedire che accada di nuovo.
La natura che riprende i suoi spazi è invece il tema della scultura Ciliegie - Grotta del sole e dell'installazione di
stampo concettuale realizzate da Mina Di Nardo. Costituita da due serie a parete di pannelli, intitolati
rispettivamente Landscape e Pacciamatura, l'installazione si affida ai materiali ed ai colori per costruire
segmenti di un paesaggio ordinato come una centuria, ma in cui la vegetazione sovrasta la geometria
dell'intervento umano, auspicando la sconfitta della desertificazione attraverso un intervento umano di
protezione del territorio.
Pur vilipesa e ferita, la natura possiede in sé il potere della rigenerazione, e, d'altro canto, l'umanità è
contrassegnata nella sua esistenza dalla fragilità, soprattutto nei confronti dei fenomeni naturali.
L'installazione La forza della fragilità di Anna Crescenzi mette in evidenza il complicato rapporto che lega
l'essere umano all'ambiente che lo circonda. La sua ragnatela intrappola insetti antropomorfi, figure umane,
frammenti di storia e di vita comune, persino strade. Accanto ad essa, la riflessione ha la forma di fili neri protesi
verso l'alto da una testa-bozzolo ed idee, pensieri, dubbi emergono da un utero-vaso, anch'esso in forma di
bozzolo, fuoriuscito dalla rete. Entrambi pongono l'accento sul processo di generazione e ri-generazione a cui la
natura e gli esseri umani non possono sottrarsi, e che può trovare il suo equilibrio solo nel rapporto armonico tra
i due estremi.
Un equilibrio complesso, ma non impossibile, come dimostra Drift di Carla Viparelli, installazione ambientale in
cui microorganismi marini fluttuano sulle pareti. Essi simboleggiano l'unità della diversità, in quanto riproduzione
fedele dei fossili che, ritrovati in luoghi lontanissimi fra loro, hanno dimostrato scientificamente la teoria della
Deriva dei continenti.
I loro contorni ripropongono fedelmente le linee di frattura delle placche continentali, ed a dispetto della loro
frammentazione evidenziano l'unità dei singoli elementi del creato, essenza imprescindibile della leggi della
Natura.
Una natura che contiene in sé la bellezza e la distruzione: come ricorda l'installazione di Renata Petti intitolata
La Scarpa Spaiata che chiude il percorso espositivo. Composta da una scarpa deformata e corrosa dall’acqua
e da una rete da pesca, fa riferimento alla Tragedia di Portopalo, uno dei più grandi naufragi avvenuti nel
Mediterraneo. Negata in un primo momento, la Tragedia è salita agli onori delle cronache dopo che un
pescatore, impietosito dal ritrovamento del documento di un adolescente annegato nella traversata, ne ha dato
notizia.
La scarpa spaiata rappresenta quindi l'identità negata dei migranti che vi trovarono una morte impietosa,
occultata dai loro simili. In essa si può vedere anche un monito rispetto all'essenza devastante della natura, in
grado di spezzare i viaggi e le vite in alto mare.
Oltre alle opere personali, il gruppo Se Dici Mani ha realizzato, nell'atrio, l'installazione collettiva che dà il titolo
alla mostra: Se dici Terra.
Composta da una tavola imbandita con otto piatti, ciascuno contenente una zolla d'erba e contornato da una
coppia di posate-scultura realizzate dalle artiste, suggerisce l'azione di “cibarsi” delle risorse naturali, con una
duplice lettura.
Da un lato si riferisce al patrimonio naturale cui gli esseri umani attingono senza riserve, dall'altro alla cura che
ciascuno dovrebbe avere verso il piccolo pezzo di mondo in cui vive, rispettandolo e preservandolo intatto per le
generazioni future.
La mostra sarà visitabile fino al 9 luglio, tutti i giorni tranne il martedì dalle ore 9,30 alle 19,30 – la domenica
dalle 9,30 alle 14,30
28
giugno 2018
Se Dici Terra
Dal 28 giugno al 09 luglio 2018
arte contemporanea
Location
PAN – PALAZZO DELLE ARTI DI NAPOLI
Napoli, Via Dei Mille, 60, (Napoli)
Napoli, Via Dei Mille, 60, (Napoli)
Orario di apertura
tutti i giorni tranne il martedì dalle ore 9,30 alle 19,30 – la domenica dalle 9,30 alle 14,30
Vernissage
28 Giugno 2018, h 17,30
Autore
Curatore