Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Se dico Aria
“Cercatori di libertà” il tema della prima edizione di Caleidoscopio Festival delle arti di Camerano. Sei artisti internazionali lo hanno interpretato attraverso l’aria.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Se dico Aria … dici … Tutti noi che di aria viviamo, siamo chiamati idealmente a completare questa frase. Un elemento impalpabile, trasparente, intangibile, forse l’unico trascendente e immanente al tempo stesso, che fa scaturire innumerevoli e personalissime risposte.
Sei quelle di altrettanti artisti internazionali – Marcello Chiarenza, Chris Gilmour, Angela Glajcar, Kaori Miyayama, Gianluca Quaglia e Medhat Shafik – chiamati da Antonio D’Amico a rispondere alla domanda attraverso installazioni realizzate site specific per la chiesa di San Francesco a Camerano (AN).
La location stessa – un luogo di culto in cui si respira un’aria che ha il sapore dell’eternità – sembra suggerirci una prima chiave di lettura: potesse parlare direbbe «Se dico Aria … dici … Dio».
Analoga suggestione percorre il catalogo della mostra (italiano/inglese, Vanilla edizioni) dove una ventina di professionisti – a diverso titolo ‘coinvolti’ con l’aria (piloti di linea, meteorologi, istruttori di vela, circensi etc.) sono stati chiamati a rispondere al curioso quesito.
In mostra ‘fluttueremo’ dalle reti che circonfondono luce di Chiarenza, per la loro naturale traforatura quasi transustanziali all’aria, agli aerei e al pianoforte di cartone di Gilmour, all’installazione sospesa e multi stratificata – realizzata in carta – di Glajcar, a un inedito progetto sul tema della natura di Miyayama, fino all’ultimissimo confronto sperimentale con il paesaggio di Quaglia e le ‘colonne di carta’ di Shafik.
Il concept della mostra
La mostra si propone di contemplare l’aria riscoprendone la sostanza, l’ampiezza, l’invadenza, il limite, per mostrarne il fascino delle suggestioni che origina, mediante installazioni appositamente pensate dagli artisti coinvolti nel progetto. Infatti il loro lavoro si presenta come l’espressione tangibile di ciò che è nelle cose e
ne trasfigura la naturale percezione sublimandola, attraverso diversi strati di indagine: materiale, simbolica, filosofica e spirituale.
Gli artisti interpellati, per loro natura, osservano la realtà e trascendono il dato materiale, percepiscono la profondità delle cose e si abbandonano a un’azione meditativa che dalla visione oggettuale dell’aria, trasmigra alla riflessione sulle possibili accezioni ad essa legate. Nel loro immaginario, l’aria è leggerezza, sospensione, possibilità di far fluttuare ciò che si contrappone con la pesantezza e l’immobilità.
L’aria cerca, s’infiltra, delimita, stravolge pesi e misure ma si arrende alla chiusura dei confini. L’aria coinvolge l’invisibile e trascende il visibile invadendo il conscio e il sub-conscio. È essenza vitale in cui viaggiano i corpi e con essi idee, ideologie e culture, in una dimensione spazio-temporale perennemente al
di là della nostra percezione.
Gli artisti invitati a Camerano, con gli occhi ben aperti sul mondo, liberi di muoversi nei selciati della libertà e consapevoli della loro identità creativa, penetrano nell’aria, lasciandosi invadere da pensieri, sensazioni ed emozioni, per dare nuova forma a pesi di misure reali e contrappesi di dimensioni sognate.
Sogni e fantasie danno vita a una caleidoscopica gamma di creazioni percepite nell’aria e attraverso l’aria, avvolgendo lo spettatore in un respiro trascendente, astratto, surreale e contemporaneo.
Se dico aria … dici?
Così hanno risposto alcuni degli artisti protagonisti della mostra
Marcello Chiarenza
Se dico aria … dici? Penso al cielo come mare superiore e alla terra come fondo di un oceano d'aria.
L’installazione per Camerano
La pesca delle stelle è un'immagine che realizzo da circa trent'anni a partire da una visione: una rete da pesca si stacca dalle acque scure della creazione, pescando acqua di luce e sale nelle profondità del cielo.
Chris Gilmour
Se dico aria...dici? La prima cosa che mi è venuta in mente è Shakespeare il quale ha inventato la locuzione inglese “Vanish into thin air” cioè “Svanire nel nulla”. Ne La Tempesta Prospero dice:
Come t’avevo detto, quegli attori
erano solo spiriti dell’aria,
e in aria si son tutti dissolti,
in un’aria sottile e impalpabile.
E come questa rappresentazione
– un edificio senza fondamenta –
così l’immensa sfera della terra,
con le sue torri ammantate di nubi,
le sue ricche magioni, i sacri templi
e tutto quello che vi si contiene
è destinato al suo dissolvimento;
e al pari di quell’incorporea scena
che abbiam visto dissolversi poc’anzi,
non lascerà di sé nessuna traccia.
Siamo fatti anche noi della materia
di cui son fatti i sogni;
e nello spazio e nel tempo d’un sogno
è racchiusa la nostra breve vita.
Il mio lavoro parla di presenza e di assenza, le mie sculture parlano di realtà e impermanenza, il materiale che ho scelto è intrinsecamente leggero.
L’installazione per Camerano
Uno dei lavori presenti in mostra è un grande pianoforte a coda, sospeso al centro della navata della chiesa. Come sempre, é una scultura realizzata solo con cartone riciclato e colla.
Tutti i miei lavori invitano lo spettatore a una rosa di letture diverse e spesso innescano meccanismi di contrasto, anzi, veri e propri corto circuiti. Il pianoforte è vero e, al tempo stesso, è assolutamente finto, è leggero e pesante, è presente ma anche assente; è teso tra una pesantezza minacciosa che incombe su chi lo osserva e una leggerezza e una fragilità che lo rendono quasi immateriale.
Queste giustapposizioni si moltiplicano in direzioni diverse: il materiale è semplice cartone da imballaggio, rimasto dopo aver scartato il prodotto tanto desiderato e parla di un processo di manifattura e di commercio, ma anche della differenza tra il costo e il valore degli oggetti. Racconta del contrasto tra il valore di un'opera d'arte – sia economico che culturale – e un materiale di nessun valore: è il contrasto tra la pretesa di eternità di un lavoro artistico e la natura evanescente della carta.
Infine c'è la scelta dell'oggetto in sé e, visto i lunghi tempi di realizzazione delle opere, queste non sono mai scelte casuali. Qui è un pianoforte, un pesante simbolo della cultura "classica", uno strumento di comunicazione e di riproduzione ma anche un marchingegno usato da Willy Coyote nelle sue trappole per l’inafferrabile Road Runner...
Angela Glajcar
Se dico aria … dici? Spazi aperti … per pensieri, progetti e sogni.
L’installazione per Camerano
Ogni singolo foglio di carta, attraverso il taglio e la lacerazione, è irreversibilmente trasformato, diventando altro da sé, qualcosa di ben diverso dalla ‘carta bianca’.
Allineando i singoli elementi nascono nuove impressioni e, contemporaneamente, uno sguardo all'indietro. Non si crea né un tunnel né una nuova visione verso il futuro, ma un "pieno" che guarda al passato.
Tutte le mie opere sono una reminiscenza che dall’esterno va verso l'interno e quindi nel passato. Non è mai una restituzione “piena”, bensì un'impressione che si pone di sperimentare il flusso del tempo. È in ogni caso un flusso, uno sviluppo che scaturisce da una ‘vista all’indietro’.
Kaori Miyayama
Se dico aria … dici? Pieno nel vuoto
L’arte giapponese attribuisce grande importanza al vuoto in quanto esso contiene la possibilità di tutte le cose, di tutti gli eventi.
Il vuoto ci da sempre l’impressione dinamica ed energica. In questo senso il vuoto viene considerato il pieno.
L’aria mi stimola come una coesistenza con il pieno.
L’installazione per Camerano
Le Radici del Cielo è un’installazione labirintica di tessuti trasparenti con immagini xilografiche e fili. Il mio lavoro vuole essere una riflessione sul vuoto nell’aria, sul confine e sul collegamento tra cielo e terra.
L’idea è quella di creare un’atmosfera al limite, che sia al contempo del bosco e delle radici ma anche delle nuvole alla deriva.
Gianluca Quaglia
Se dico aria … dici? Paesaggio!
La mia definizione di paesaggio si avvicina al concetto di esperienza, nella misura in cui acquisiamo conoscenza attraverso il contatto diretto con la realtà che vediamo e viviamo. Tocchiamo l’aria e l’aria tocca tutto ciò che è nel paesaggio: montagne, palazzi, piante, animali e persone; ma l’aria è anche dentro di noi, nei nostri polmoni, la respiriamo, la sperimentiamo, la sentiamo. In questo senso non esiste un limite tra noi e ciò che guardiamo. Ci muoviamo nell’ambiente e siamo l’ambiente.
L’installazione per Camerano
Ho inciso con un bisturi cinquecento poster con paesaggi di montagna, separando il cielo dalla roccia. Utilizzando questi due differenti elementi ho ricreato uno spazio, un vero e proprio ambiente in cui il pubblico può entrare e muoversi. Il mio lavoro si concentra sul concetto di limite e sul significato che esso ha in relazione all’ambiente.
L’aria del cielo limita i monti oppure è il contrario?!
I cieli applicati alle pareti suggeriscono ancora la presenza dei monti anche se questi sono stati estratti e trasformati in rocce di carta tridimensionali. La mia intenzione è portare il pubblico a entrare e muoversi dentro l’ambiente ricreato, stimolandolo alla contemplazione di un cielo e di un ambiente pur trovandosi già all’interno del paesaggio che si sta osservando.
Medhat Shafik
Se dico aria… dici? Tempo sospeso, levitazione del pensiero, leggerezza, meditazione, spiritualità e desiderio di ritrovare il candore dell’essere. Aria è un respiro vagante nello spazio cosmico. La dolce malinconia e l’inquietudine dell’essere che trovano spazio per liberarsi in una dimensione di quiete e vitale umanità.
L’installazione per Camerano
Attraverso la mia opera desidero ritrovare lo spirito generativo delle città, cioè la coesistenza pacifica e inclusiva; le mie Città sospese sono un’alternativa al degrado, alla distruzione e alla demolizione sistematica di tutto lo stratificato e il sedimentato storico, architettonico e antropologico delle nostre città. Le mie città sono sospese sulle ali di una nuvola del pensiero.
Sei quelle di altrettanti artisti internazionali – Marcello Chiarenza, Chris Gilmour, Angela Glajcar, Kaori Miyayama, Gianluca Quaglia e Medhat Shafik – chiamati da Antonio D’Amico a rispondere alla domanda attraverso installazioni realizzate site specific per la chiesa di San Francesco a Camerano (AN).
La location stessa – un luogo di culto in cui si respira un’aria che ha il sapore dell’eternità – sembra suggerirci una prima chiave di lettura: potesse parlare direbbe «Se dico Aria … dici … Dio».
Analoga suggestione percorre il catalogo della mostra (italiano/inglese, Vanilla edizioni) dove una ventina di professionisti – a diverso titolo ‘coinvolti’ con l’aria (piloti di linea, meteorologi, istruttori di vela, circensi etc.) sono stati chiamati a rispondere al curioso quesito.
In mostra ‘fluttueremo’ dalle reti che circonfondono luce di Chiarenza, per la loro naturale traforatura quasi transustanziali all’aria, agli aerei e al pianoforte di cartone di Gilmour, all’installazione sospesa e multi stratificata – realizzata in carta – di Glajcar, a un inedito progetto sul tema della natura di Miyayama, fino all’ultimissimo confronto sperimentale con il paesaggio di Quaglia e le ‘colonne di carta’ di Shafik.
Il concept della mostra
La mostra si propone di contemplare l’aria riscoprendone la sostanza, l’ampiezza, l’invadenza, il limite, per mostrarne il fascino delle suggestioni che origina, mediante installazioni appositamente pensate dagli artisti coinvolti nel progetto. Infatti il loro lavoro si presenta come l’espressione tangibile di ciò che è nelle cose e
ne trasfigura la naturale percezione sublimandola, attraverso diversi strati di indagine: materiale, simbolica, filosofica e spirituale.
Gli artisti interpellati, per loro natura, osservano la realtà e trascendono il dato materiale, percepiscono la profondità delle cose e si abbandonano a un’azione meditativa che dalla visione oggettuale dell’aria, trasmigra alla riflessione sulle possibili accezioni ad essa legate. Nel loro immaginario, l’aria è leggerezza, sospensione, possibilità di far fluttuare ciò che si contrappone con la pesantezza e l’immobilità.
L’aria cerca, s’infiltra, delimita, stravolge pesi e misure ma si arrende alla chiusura dei confini. L’aria coinvolge l’invisibile e trascende il visibile invadendo il conscio e il sub-conscio. È essenza vitale in cui viaggiano i corpi e con essi idee, ideologie e culture, in una dimensione spazio-temporale perennemente al
di là della nostra percezione.
Gli artisti invitati a Camerano, con gli occhi ben aperti sul mondo, liberi di muoversi nei selciati della libertà e consapevoli della loro identità creativa, penetrano nell’aria, lasciandosi invadere da pensieri, sensazioni ed emozioni, per dare nuova forma a pesi di misure reali e contrappesi di dimensioni sognate.
Sogni e fantasie danno vita a una caleidoscopica gamma di creazioni percepite nell’aria e attraverso l’aria, avvolgendo lo spettatore in un respiro trascendente, astratto, surreale e contemporaneo.
Se dico aria … dici?
Così hanno risposto alcuni degli artisti protagonisti della mostra
Marcello Chiarenza
Se dico aria … dici? Penso al cielo come mare superiore e alla terra come fondo di un oceano d'aria.
L’installazione per Camerano
La pesca delle stelle è un'immagine che realizzo da circa trent'anni a partire da una visione: una rete da pesca si stacca dalle acque scure della creazione, pescando acqua di luce e sale nelle profondità del cielo.
Chris Gilmour
Se dico aria...dici? La prima cosa che mi è venuta in mente è Shakespeare il quale ha inventato la locuzione inglese “Vanish into thin air” cioè “Svanire nel nulla”. Ne La Tempesta Prospero dice:
Come t’avevo detto, quegli attori
erano solo spiriti dell’aria,
e in aria si son tutti dissolti,
in un’aria sottile e impalpabile.
E come questa rappresentazione
– un edificio senza fondamenta –
così l’immensa sfera della terra,
con le sue torri ammantate di nubi,
le sue ricche magioni, i sacri templi
e tutto quello che vi si contiene
è destinato al suo dissolvimento;
e al pari di quell’incorporea scena
che abbiam visto dissolversi poc’anzi,
non lascerà di sé nessuna traccia.
Siamo fatti anche noi della materia
di cui son fatti i sogni;
e nello spazio e nel tempo d’un sogno
è racchiusa la nostra breve vita.
Il mio lavoro parla di presenza e di assenza, le mie sculture parlano di realtà e impermanenza, il materiale che ho scelto è intrinsecamente leggero.
L’installazione per Camerano
Uno dei lavori presenti in mostra è un grande pianoforte a coda, sospeso al centro della navata della chiesa. Come sempre, é una scultura realizzata solo con cartone riciclato e colla.
Tutti i miei lavori invitano lo spettatore a una rosa di letture diverse e spesso innescano meccanismi di contrasto, anzi, veri e propri corto circuiti. Il pianoforte è vero e, al tempo stesso, è assolutamente finto, è leggero e pesante, è presente ma anche assente; è teso tra una pesantezza minacciosa che incombe su chi lo osserva e una leggerezza e una fragilità che lo rendono quasi immateriale.
Queste giustapposizioni si moltiplicano in direzioni diverse: il materiale è semplice cartone da imballaggio, rimasto dopo aver scartato il prodotto tanto desiderato e parla di un processo di manifattura e di commercio, ma anche della differenza tra il costo e il valore degli oggetti. Racconta del contrasto tra il valore di un'opera d'arte – sia economico che culturale – e un materiale di nessun valore: è il contrasto tra la pretesa di eternità di un lavoro artistico e la natura evanescente della carta.
Infine c'è la scelta dell'oggetto in sé e, visto i lunghi tempi di realizzazione delle opere, queste non sono mai scelte casuali. Qui è un pianoforte, un pesante simbolo della cultura "classica", uno strumento di comunicazione e di riproduzione ma anche un marchingegno usato da Willy Coyote nelle sue trappole per l’inafferrabile Road Runner...
Angela Glajcar
Se dico aria … dici? Spazi aperti … per pensieri, progetti e sogni.
L’installazione per Camerano
Ogni singolo foglio di carta, attraverso il taglio e la lacerazione, è irreversibilmente trasformato, diventando altro da sé, qualcosa di ben diverso dalla ‘carta bianca’.
Allineando i singoli elementi nascono nuove impressioni e, contemporaneamente, uno sguardo all'indietro. Non si crea né un tunnel né una nuova visione verso il futuro, ma un "pieno" che guarda al passato.
Tutte le mie opere sono una reminiscenza che dall’esterno va verso l'interno e quindi nel passato. Non è mai una restituzione “piena”, bensì un'impressione che si pone di sperimentare il flusso del tempo. È in ogni caso un flusso, uno sviluppo che scaturisce da una ‘vista all’indietro’.
Kaori Miyayama
Se dico aria … dici? Pieno nel vuoto
L’arte giapponese attribuisce grande importanza al vuoto in quanto esso contiene la possibilità di tutte le cose, di tutti gli eventi.
Il vuoto ci da sempre l’impressione dinamica ed energica. In questo senso il vuoto viene considerato il pieno.
L’aria mi stimola come una coesistenza con il pieno.
L’installazione per Camerano
Le Radici del Cielo è un’installazione labirintica di tessuti trasparenti con immagini xilografiche e fili. Il mio lavoro vuole essere una riflessione sul vuoto nell’aria, sul confine e sul collegamento tra cielo e terra.
L’idea è quella di creare un’atmosfera al limite, che sia al contempo del bosco e delle radici ma anche delle nuvole alla deriva.
Gianluca Quaglia
Se dico aria … dici? Paesaggio!
La mia definizione di paesaggio si avvicina al concetto di esperienza, nella misura in cui acquisiamo conoscenza attraverso il contatto diretto con la realtà che vediamo e viviamo. Tocchiamo l’aria e l’aria tocca tutto ciò che è nel paesaggio: montagne, palazzi, piante, animali e persone; ma l’aria è anche dentro di noi, nei nostri polmoni, la respiriamo, la sperimentiamo, la sentiamo. In questo senso non esiste un limite tra noi e ciò che guardiamo. Ci muoviamo nell’ambiente e siamo l’ambiente.
L’installazione per Camerano
Ho inciso con un bisturi cinquecento poster con paesaggi di montagna, separando il cielo dalla roccia. Utilizzando questi due differenti elementi ho ricreato uno spazio, un vero e proprio ambiente in cui il pubblico può entrare e muoversi. Il mio lavoro si concentra sul concetto di limite e sul significato che esso ha in relazione all’ambiente.
L’aria del cielo limita i monti oppure è il contrario?!
I cieli applicati alle pareti suggeriscono ancora la presenza dei monti anche se questi sono stati estratti e trasformati in rocce di carta tridimensionali. La mia intenzione è portare il pubblico a entrare e muoversi dentro l’ambiente ricreato, stimolandolo alla contemplazione di un cielo e di un ambiente pur trovandosi già all’interno del paesaggio che si sta osservando.
Medhat Shafik
Se dico aria… dici? Tempo sospeso, levitazione del pensiero, leggerezza, meditazione, spiritualità e desiderio di ritrovare il candore dell’essere. Aria è un respiro vagante nello spazio cosmico. La dolce malinconia e l’inquietudine dell’essere che trovano spazio per liberarsi in una dimensione di quiete e vitale umanità.
L’installazione per Camerano
Attraverso la mia opera desidero ritrovare lo spirito generativo delle città, cioè la coesistenza pacifica e inclusiva; le mie Città sospese sono un’alternativa al degrado, alla distruzione e alla demolizione sistematica di tutto lo stratificato e il sedimentato storico, architettonico e antropologico delle nostre città. Le mie città sono sospese sulle ali di una nuvola del pensiero.
02
agosto 2014
Se dico Aria
Dal 02 agosto al 18 ottobre 2014
arte contemporanea
Location
SEDI VARIE – Camerano
Camerano, (Ancona)
Camerano, (Ancona)
Biglietti
libero in occasione dell'apertura.
http://www.caleidoscopiofestival.com/prezzi_biglietti.php
Orario di apertura
3 agosto – 7 settembre 2014
lunedì, martedì, mercoledì: 10.00 – 13.30 / 15.00 – 20.00
da giovedì a domenica: 10.00 – 13.30 / 15.00 – 20.00 / 21.00–23.30
8 – 28 settembre 2014
10.30 – 13.30 / 16.00 – 20.00
29 settembre – 18 ottobre 2014
da lunedì a giovedì 16.00 – 20.00
venerdì, sabato e domenica 10.30 – 13.30 / 16.00 – 20.00
Vernissage
2 Agosto 2014, ore 19.00
Autore
Curatore