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Sebastiano Favitta – Dentro me
Un tributo alla luce meridiana e al paesaggio mediterraneo; in diciotto fotografie, che l’autore seleziona da un ampio e pluriennale work in progress, corpuscoli luminosi – come elettroni vitali – vibrano, saettano, danzano, muovono, liquefano ma soprattutto … “ascoltano” il canto del paesaggio.
Comunicato stampa
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I veri paesaggi sono quelli che noi stessi creiamo, perché così, quali loro dèi, li vediamo come veramente sono, cioè come sono stati creati. Fernando PESSOA, Il libro dell'inquietudine, 1982 (postumo)
La Galleria Fotografica Luigi Ghirri di Caltagirone CT,
come un porto di mare – un mare interiore, intimo, profondo e in gran parte inesplorato – in circa tre lustri di attività di promozione della cultura fotografica, ha cercato di costruire e consolidare, nel cuore della Sicilia, un avamposto della visione, un’avanguardia attenta ed ospitale dove hanno trovato spazio, di volta in volta, “grandi maestri” e “piccoli esploratori” della ricerca fotografica.
E poiché chi cerca, prima o poi, finisce per trovare o recuperare quanto non si sapeva di cercare o, ancora, non si aveva consapevolezza di possedere, può accadere che in questo spazio di frontiera ove ha sede questa singolare Galleria Fotografica – nel cuore aspro di un’isola continente, ombelico del Mediterraneo – si delinea e matura in modo graduale e consapevole una ricerca discreta, mite e silenziosa, una ricerca che, paradossalmente, porta colui che questo spazio ha voluto, ideato e realizzato – Sebastiano FAVITTA – ad “ascoltare e riascoltare” empaticamente il proprio sguardo interiore, ricercare, affinare e professare un esercizio della visione nutrito dal dialogo con l’opera dei fotografi ospiti: dalle immagini silenti e atemporali del maestro eponimo Luigi Ghirri, alla ricerca rigorosa dell’amico Giovanni Chiaramonte ogni contributo è tradotto in suggestione, ogni curiosità filtrata in ricerca, ogni lettura decantata in desiderio.
E così che Sebastiano FAVITTA matura un traguardo nella sua personale ricerca: “Dentro me”, il titolo di questa rigorosa selezione di immagini – idealmente strutturate in trittici proposti in questo scorcio di maggio alla Biblioteca Mediateca Baratta di Mantova – condensa lo spirito di un ben più ampio progetto fotografico in progress che, da anni, lo vede impegnato in una ricognizione privata, intima e necessaria dal paesaggio interiore a quello naturale e antropico quotidianamente vissuto, attraversato e indagato.
Diciotto stampe fotografiche panoramiche – visioni magiche del paesaggio siciliano – si offrono agli sguardi e ai sensi curiosi come un primo, parziale compendio di questa indagine sul paesaggio che condensa suggestioni e incanti sui quali le parole, e i rimandi, scorrono leggeri con l’auspicio che … la storia continui.
Attilio GERBINO
Galleria Fotografica Luigi GHIRRI
Riesi, maggio 2013
La voce dello sguardo di Sebastiano FAVITTA
Io celebro me stesso, io canto me stesso,
E ciò che io suppongo devi anche tu supporlo
Perché ogni atomo che mi appartiene è come appartenesse anche a te.
Ozioso m’attardo e invito l’anima mia,
Ozioso mi attardo a mio agio e mi curvo a osservare un filo d’erba estiva.
La mia lingua, ogni atomo del mio sangue, prodotto da questa terra, da quest’aria,
Qui nato, da genitori nati qui, i loro padri e i padri dei padri nati qui parimenti,
Io, a trentasette anni e in perfetta salute, incomincio,
Sperando di non cessare che alla morte.
Credi e scuole in sospensiva,
Un poco indietro ritrattomi, contento di ciò che essi sono, ma non scordandoli mai,
Accolgo il bene e il male, lascio parlare a caso,
La natura senza freno e con la nativa energia.
Walt WHITMAN, Il canto di me stesso, nella raccolta Foglie d’erba 1855
Roma, 8 maggio 2009, una data importante per la comunicazione scientifica e … l’incanto spirituale: una fonte Ansa informa che la Nasa, l’Ente Nazionale per le attività Spaziali e Aeronautiche degli USA, ha catturato – registrandolo – il cosiddetto “Canto della Terra”, un brusio di fondo che si propaga nello spazio extraterrestre trasformandosi in sibilo, per spegnersi quando si avvicina al pianeta; un suono che si produce nello spazio esterno intorno al pianeta, le Fasce di Van Allen, dove il campo magnetico terrestre intrappola particelle di altissima energia che, fluendo da un polo all’altro, … cantano.
Canta la Terra nello spazio come l’Universo tra le stelle. Cantano le sirene nei miti omerici e le balene negli oceani. Cantano i popoli nel tempo della storia umana e nello spazio dei continenti. In un tempo senza tempo, viviamo avvolti in un canto che è vibrazione e palpito, pulsazione e ritmo il cui segreto, come afferma
Kahlil Gibran, “… risiede tra la vibrazione della voce di chi canta ed il battito del cuore di chi ascolta”.
L’ascolto pare essere la chiave ma si può ascoltare quanto l’occhio abbraccia con la visione?
La fotografia di Sebastiano FAVITTA – questa fotografia – risponde affermativamente ponendo ulteriori domande mentre lancia una sfida ai sensi, e a quelle stesse percezioni, che consapevolmente ci permettono di essere al mondo: può l’immagine di un paesaggio cedere al suono e al tatto? Oppure lasciarsi avvolgere dal profumo mentre un canto inatteso ne amplifica o paralizza la visione? Nella risposta potenziale, un corto circuito sensoriale – quello cui si assiste scorrendo l’orizzonte meridiano di questi scatti – ove lo sguardo e la percezione assistono alla convergenza dei nostri cinque sensi, su insolite frequenze extrasensoriali.
Ma come nasce questa fotografia? Quali le suggestioni e la tecnica e, sostanzialmente, cosa guida questa sperimentazione che solo apparentemente, e ad uno sguardo svagato e distratto, si compiace di una palese maestria “pittorica” che, a torto, farebbe pensare ad una manipolazione digitale (in post produzione) e che, sempre per il solito sguardo svagato e distratto, sembra fare l’occhiolino a certa Avanguardia Storica?
A svelare l’arcano, la particolare cura che FAVITTA pone in fase di ripresa quando, quasi sopraffatto dalla propria sensibilità, disegna sul suo campo visivo traiettorie così dinamiche e sghembe che solo complessi calcoli matematici potrebbero tracciare. Movimenti rapidi e saettanti – sempre estremamente razionali e controllati – ascoltano e inseguono l’immagine interiore nel riverbero della luce che scompone e sfalda il paesaggio. “Uno sguardo in ascolto”, così possono definirsi le fotografie di questa mostra mantovana, immagini ove uno spazio assolutamente non cartesiano distorce le coordinate geografiche per interagire con gli elementi che lo abitano, elementi che, a dispetto nella loro natura di pietra, nuvola o guard rail intonano ugualmente un canto pronto ad essere catturato dalla camera danzante di Sebastiano FAVITTA.
Marina BENEDETTO e Attilio GERBINO
Galleria Fotografica Luigi GHIRRI
(…) Mi piace la gente che sa ascoltare il vento sulla propria pelle, /
sentire gli odori delle cose, / catturarne l'anima. /
Quelli che hanno la carne a contatto con la carne del mondo. /
Perché lì c'è verità, lì c'è dolcezza, lì c'è sensibilità, lì c'è ancora amore.
Alda MERINI, La semplicità
La Galleria Fotografica Luigi Ghirri di Caltagirone CT,
come un porto di mare – un mare interiore, intimo, profondo e in gran parte inesplorato – in circa tre lustri di attività di promozione della cultura fotografica, ha cercato di costruire e consolidare, nel cuore della Sicilia, un avamposto della visione, un’avanguardia attenta ed ospitale dove hanno trovato spazio, di volta in volta, “grandi maestri” e “piccoli esploratori” della ricerca fotografica.
E poiché chi cerca, prima o poi, finisce per trovare o recuperare quanto non si sapeva di cercare o, ancora, non si aveva consapevolezza di possedere, può accadere che in questo spazio di frontiera ove ha sede questa singolare Galleria Fotografica – nel cuore aspro di un’isola continente, ombelico del Mediterraneo – si delinea e matura in modo graduale e consapevole una ricerca discreta, mite e silenziosa, una ricerca che, paradossalmente, porta colui che questo spazio ha voluto, ideato e realizzato – Sebastiano FAVITTA – ad “ascoltare e riascoltare” empaticamente il proprio sguardo interiore, ricercare, affinare e professare un esercizio della visione nutrito dal dialogo con l’opera dei fotografi ospiti: dalle immagini silenti e atemporali del maestro eponimo Luigi Ghirri, alla ricerca rigorosa dell’amico Giovanni Chiaramonte ogni contributo è tradotto in suggestione, ogni curiosità filtrata in ricerca, ogni lettura decantata in desiderio.
E così che Sebastiano FAVITTA matura un traguardo nella sua personale ricerca: “Dentro me”, il titolo di questa rigorosa selezione di immagini – idealmente strutturate in trittici proposti in questo scorcio di maggio alla Biblioteca Mediateca Baratta di Mantova – condensa lo spirito di un ben più ampio progetto fotografico in progress che, da anni, lo vede impegnato in una ricognizione privata, intima e necessaria dal paesaggio interiore a quello naturale e antropico quotidianamente vissuto, attraversato e indagato.
Diciotto stampe fotografiche panoramiche – visioni magiche del paesaggio siciliano – si offrono agli sguardi e ai sensi curiosi come un primo, parziale compendio di questa indagine sul paesaggio che condensa suggestioni e incanti sui quali le parole, e i rimandi, scorrono leggeri con l’auspicio che … la storia continui.
Attilio GERBINO
Galleria Fotografica Luigi GHIRRI
Riesi, maggio 2013
La voce dello sguardo di Sebastiano FAVITTA
Io celebro me stesso, io canto me stesso,
E ciò che io suppongo devi anche tu supporlo
Perché ogni atomo che mi appartiene è come appartenesse anche a te.
Ozioso m’attardo e invito l’anima mia,
Ozioso mi attardo a mio agio e mi curvo a osservare un filo d’erba estiva.
La mia lingua, ogni atomo del mio sangue, prodotto da questa terra, da quest’aria,
Qui nato, da genitori nati qui, i loro padri e i padri dei padri nati qui parimenti,
Io, a trentasette anni e in perfetta salute, incomincio,
Sperando di non cessare che alla morte.
Credi e scuole in sospensiva,
Un poco indietro ritrattomi, contento di ciò che essi sono, ma non scordandoli mai,
Accolgo il bene e il male, lascio parlare a caso,
La natura senza freno e con la nativa energia.
Walt WHITMAN, Il canto di me stesso, nella raccolta Foglie d’erba 1855
Roma, 8 maggio 2009, una data importante per la comunicazione scientifica e … l’incanto spirituale: una fonte Ansa informa che la Nasa, l’Ente Nazionale per le attività Spaziali e Aeronautiche degli USA, ha catturato – registrandolo – il cosiddetto “Canto della Terra”, un brusio di fondo che si propaga nello spazio extraterrestre trasformandosi in sibilo, per spegnersi quando si avvicina al pianeta; un suono che si produce nello spazio esterno intorno al pianeta, le Fasce di Van Allen, dove il campo magnetico terrestre intrappola particelle di altissima energia che, fluendo da un polo all’altro, … cantano.
Canta la Terra nello spazio come l’Universo tra le stelle. Cantano le sirene nei miti omerici e le balene negli oceani. Cantano i popoli nel tempo della storia umana e nello spazio dei continenti. In un tempo senza tempo, viviamo avvolti in un canto che è vibrazione e palpito, pulsazione e ritmo il cui segreto, come afferma
Kahlil Gibran, “… risiede tra la vibrazione della voce di chi canta ed il battito del cuore di chi ascolta”.
L’ascolto pare essere la chiave ma si può ascoltare quanto l’occhio abbraccia con la visione?
La fotografia di Sebastiano FAVITTA – questa fotografia – risponde affermativamente ponendo ulteriori domande mentre lancia una sfida ai sensi, e a quelle stesse percezioni, che consapevolmente ci permettono di essere al mondo: può l’immagine di un paesaggio cedere al suono e al tatto? Oppure lasciarsi avvolgere dal profumo mentre un canto inatteso ne amplifica o paralizza la visione? Nella risposta potenziale, un corto circuito sensoriale – quello cui si assiste scorrendo l’orizzonte meridiano di questi scatti – ove lo sguardo e la percezione assistono alla convergenza dei nostri cinque sensi, su insolite frequenze extrasensoriali.
Ma come nasce questa fotografia? Quali le suggestioni e la tecnica e, sostanzialmente, cosa guida questa sperimentazione che solo apparentemente, e ad uno sguardo svagato e distratto, si compiace di una palese maestria “pittorica” che, a torto, farebbe pensare ad una manipolazione digitale (in post produzione) e che, sempre per il solito sguardo svagato e distratto, sembra fare l’occhiolino a certa Avanguardia Storica?
A svelare l’arcano, la particolare cura che FAVITTA pone in fase di ripresa quando, quasi sopraffatto dalla propria sensibilità, disegna sul suo campo visivo traiettorie così dinamiche e sghembe che solo complessi calcoli matematici potrebbero tracciare. Movimenti rapidi e saettanti – sempre estremamente razionali e controllati – ascoltano e inseguono l’immagine interiore nel riverbero della luce che scompone e sfalda il paesaggio. “Uno sguardo in ascolto”, così possono definirsi le fotografie di questa mostra mantovana, immagini ove uno spazio assolutamente non cartesiano distorce le coordinate geografiche per interagire con gli elementi che lo abitano, elementi che, a dispetto nella loro natura di pietra, nuvola o guard rail intonano ugualmente un canto pronto ad essere catturato dalla camera danzante di Sebastiano FAVITTA.
Marina BENEDETTO e Attilio GERBINO
Galleria Fotografica Luigi GHIRRI
(…) Mi piace la gente che sa ascoltare il vento sulla propria pelle, /
sentire gli odori delle cose, / catturarne l'anima. /
Quelli che hanno la carne a contatto con la carne del mondo. /
Perché lì c'è verità, lì c'è dolcezza, lì c'è sensibilità, lì c'è ancora amore.
Alda MERINI, La semplicità
20
maggio 2013
Sebastiano Favitta – Dentro me
Dal 20 al 28 maggio 2013
fotografia
Location
BIBLIOTECA MEDIATECA GINO BARATTA
Mantova, Corso Giuseppe Garibaldi, 88, (Mantova)
Mantova, Corso Giuseppe Garibaldi, 88, (Mantova)
Orario di apertura
lun. / ven. 9.00 – 20.00 sab. 09.00 -13.00
Vernissage
20 Maggio 2013, ore 11.00
Autore
Curatore