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Seeds
La mostra si propone come riflessione sulla contemporaneità: un discorso aperto sulla condizione della natura umana, su caducità e persistenza, tempo e memoria, resistenza e pericolo, materialità e spiritualità, ricorrenza dei simboli e loro significato.
Comunicato stampa
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La Galleria Biagiotti è lieta di presentare la mostra collettiva Seeds, con opere di Andras Calamandrei, Federico Gori, Alberto La Penna, Maria Francesca Tassi e Xiuzhong Zhang.
La mostra si propone come riflessione sulla contemporaneità: un discorso aperto sulla condizione della natura umana, su caducità e persistenza, tempo e memoria, resistenza e pericolo, materialità e spiritualità, ricorrenza dei simboli e loro significato.
L'atteggiamento espressivo dei cinque artisti è contraddistinto da una spiccata eterogeneità linguistica e procedurale: in mostra saranno presentati interventi performativi, installazioni, tele, fotografie, sculture, opere pensate appositamente per gli spazi della galleria.
Lo stesso titolo Seeds allude ad un processo di crescita, ad uno stato che contiene in nuce elementi in costante divenire. L’interesse che gli artisti rivolgono al mondo naturale - in alcuni casi centrale, altre volte strumentale all’articolazione della loro poetica - permette di sviluppare un discorso sulle complesse dinamiche del reale, nella consapevolezza non soltanto dei limiti e delle fragilità, ma anche delle risorse proprie dell’essere umano.
La natura dell'individuo, la sua relazione con il mondo viene indagata attraverso una molteplicità di sguardi, al fine di proporre uno spaccato parziale e non esaustivo, ma ugualmente significativo, delle complesse relazioni che si instaurano tra l'esperienza e la sua rappresentazione mediante pratica artistica.
La formazione fotografica di Andras Calamandrei (1975) caratterizza la sua modalità espressiva, che si esplica principalmente mediante una tassonomia di immagini volta all'appropriazione del reale tramite sua nominazione. L'archivio visuale a cui Calamandrei dà vita è risultato di un accumulo per eccedenza; questo emerge come una personale visione etica, estetica e politica. Una complessa esperienza di luoghi e oggetti è sviluppata anche nelle tele ricamate di Calamandrei, dove l'artista dà consistenza a immagini bidimensionali attraverso il ricamo. Nel progetto Lombroso-Aesthetics of Terror - ricami su stoffa da tappezzeria - l'artista attinge alle immagini della tassonomia criminale dell'archivio Lombroso e da frasi tratte dalla pubblicità della polizia o da altri organi di sicurezza. La dicotomia che si attua tra messaggio e sua resa formale conduce a una riflessione sulla distorta percezione del pericolo e della violenza, sull'incapacità di riconoscimento del diverso e sulla sensazione di allarme e paura che nasce dalla relazione con l'altro.
Nel lavoro di Federico Gori (1977) la meditazione sul mondo naturale diviene discorso su tempo e memoria, in un’indagine in cui il lirismo è privo di connotazioni nostalgiche. I paesaggi ambientali costituiscono per l'artista un elemento iconografico da rielaborare e modificare; sono spazi fisici che appartengono al proprio vissuto personale, ma che attraverso una manipolazione a carattere linguistico divengono veri e propri luoghi mentali.
In Ancient Legend l’artista utilizza il rame come materiale carico di fascinazione, in grado di rendere evidente il mutamento attraverso il processo in divenire dell’ossidazione naturale. Elementi vegetali quali fiori, cortecce, foglie e radici lasciano tracce sulle lastre di rame grazie all’ausilio di acidi e sali e tramite un lento processo chimico di incisione e ossidazione che misura l’impatto inesorabile, quanto spesso impercettibile, del tempo sulla materia. L'immagine che ne deriva assume spesso i contorni di forma astratta che compenetra il rame e insieme ad esso si trasforma.
La ricerca artistica di Alberto Lapenna (1987) è ricca di citazioni e riferimenti colti. Le immagini di Lapenna rivelano una matrice di natura pittorica, sia per il gioco di citazionismo dichiarato messo in atto, che per la metodologia proposta. L’intervento che Lapenna realizza negli spazi della galleria è una riproposizione vivente, a cui il pubblico potrà assiste in occasione dell'opening della mostra, de Le Rose di Eliogabalo, opera del 1888 del pittore storicista inglese Alma Tadema. Il dipinto è ispirato ad un episodio attribuito all’imperatore romano Eliogabalo, secondo cui il sovrano, durante una cena, uccise i suoi convitati soffocandoli con una massa di petali di rose, viole e altri fiori fatta cadere dal soffitto. In una adesione dei personaggi allo sfondo e nel mimetismo della scena vivente sul modello pittorico originario, Lapenna ricrea un’atmosfera di languida decadenza, un quadro umano che diventa composizione dell’immagine dalla tessitura densa, nella quale la dimensione del tableaux vivant viene accentuata dall’accumulo di materiale, copiosa cascata di fiori evidenziata dalla scarsa altezza del soffitto.
Maria Francesca Tassi (1977), attraverso disegni ed installazioni, indaga gli aspetti visionari della realtà. Disegnando prevalentemente cose che non esistono, o cose che esistono ma in situazioni e dimensioni improbabili, Tassi considera la realizzazione scultorea un metodo di riproducibilità. In Prehistorica l'artista da forma alla propria fascinazione per il sistema razionale della natura, ricostruendo un giardino di piante fossili realmente esistite e perlopiù scomparse. Il lavoro di Tassi prende avvio da uno studio degli elementi vegetali preistorici effettuato nei musei di scienze naturali, di cui riproduce la primigenia forma geometrica. Questi sono avvertiti dall'artista come “oggetti significanti”, in quanto costitutivi delle riserve di carbone e petrolio che oggi vengono utilizzate come primaria fonte di energia e che sono in via di esaurimento. In Vorrei un mondo nuovo Tassi attua un procedimento costitutivo inverso, riproducendo fossili che non esistono se non nella propria immaginazione. L'atto creativo dell'artista diviene una sorta di moderno rituale attraverso il quale la scultura va ad auspicare una nuova e feconda esistenza e al contempo una riflessione di matrice ecologica.
Il lavoro di Xiuzhong Zhang (1988) nasce dall’incontro e dalla fascinazione per culture diverse. L’artista esplora il concetto di bellezza intesa non solo come equilibrio e armonia interiore, ma anche come ordine matematico insito nella natura stessa. In Eterno, serie di lavori in fibre ottiche del 2011, lettere e ideogrammi cinesi si combinano secondo uno schema numerico a comporre la parola “bellezza”. Una luce posteriore illumina una parte delle fibre ottiche formando un cerchio, simbolo di perfezione. Nell'installazione Integratore (2012) Zhang reitera la medesima combinazione di lettere e ideogrammi; in questo caso è significativo il simbolismo dei materiali impiegati per riprodurre la parola “bellezza”, una serie di siringhe riempite di cenere di incenso, residuo votivo di preghiere effettivamente compiute, poste su un supporto specchiante a formare una croce. Per l'artista l'incenso dà forma all'immaterialità della preghiera, divenendo metafora di una dimensione interiore e spirituale, in contrasto con la materialità evocata dalle siringhe, connesse ad un piano fisico e quindi superficiale dell'esistenza umana.
La mostra si propone come riflessione sulla contemporaneità: un discorso aperto sulla condizione della natura umana, su caducità e persistenza, tempo e memoria, resistenza e pericolo, materialità e spiritualità, ricorrenza dei simboli e loro significato.
L'atteggiamento espressivo dei cinque artisti è contraddistinto da una spiccata eterogeneità linguistica e procedurale: in mostra saranno presentati interventi performativi, installazioni, tele, fotografie, sculture, opere pensate appositamente per gli spazi della galleria.
Lo stesso titolo Seeds allude ad un processo di crescita, ad uno stato che contiene in nuce elementi in costante divenire. L’interesse che gli artisti rivolgono al mondo naturale - in alcuni casi centrale, altre volte strumentale all’articolazione della loro poetica - permette di sviluppare un discorso sulle complesse dinamiche del reale, nella consapevolezza non soltanto dei limiti e delle fragilità, ma anche delle risorse proprie dell’essere umano.
La natura dell'individuo, la sua relazione con il mondo viene indagata attraverso una molteplicità di sguardi, al fine di proporre uno spaccato parziale e non esaustivo, ma ugualmente significativo, delle complesse relazioni che si instaurano tra l'esperienza e la sua rappresentazione mediante pratica artistica.
La formazione fotografica di Andras Calamandrei (1975) caratterizza la sua modalità espressiva, che si esplica principalmente mediante una tassonomia di immagini volta all'appropriazione del reale tramite sua nominazione. L'archivio visuale a cui Calamandrei dà vita è risultato di un accumulo per eccedenza; questo emerge come una personale visione etica, estetica e politica. Una complessa esperienza di luoghi e oggetti è sviluppata anche nelle tele ricamate di Calamandrei, dove l'artista dà consistenza a immagini bidimensionali attraverso il ricamo. Nel progetto Lombroso-Aesthetics of Terror - ricami su stoffa da tappezzeria - l'artista attinge alle immagini della tassonomia criminale dell'archivio Lombroso e da frasi tratte dalla pubblicità della polizia o da altri organi di sicurezza. La dicotomia che si attua tra messaggio e sua resa formale conduce a una riflessione sulla distorta percezione del pericolo e della violenza, sull'incapacità di riconoscimento del diverso e sulla sensazione di allarme e paura che nasce dalla relazione con l'altro.
Nel lavoro di Federico Gori (1977) la meditazione sul mondo naturale diviene discorso su tempo e memoria, in un’indagine in cui il lirismo è privo di connotazioni nostalgiche. I paesaggi ambientali costituiscono per l'artista un elemento iconografico da rielaborare e modificare; sono spazi fisici che appartengono al proprio vissuto personale, ma che attraverso una manipolazione a carattere linguistico divengono veri e propri luoghi mentali.
In Ancient Legend l’artista utilizza il rame come materiale carico di fascinazione, in grado di rendere evidente il mutamento attraverso il processo in divenire dell’ossidazione naturale. Elementi vegetali quali fiori, cortecce, foglie e radici lasciano tracce sulle lastre di rame grazie all’ausilio di acidi e sali e tramite un lento processo chimico di incisione e ossidazione che misura l’impatto inesorabile, quanto spesso impercettibile, del tempo sulla materia. L'immagine che ne deriva assume spesso i contorni di forma astratta che compenetra il rame e insieme ad esso si trasforma.
La ricerca artistica di Alberto Lapenna (1987) è ricca di citazioni e riferimenti colti. Le immagini di Lapenna rivelano una matrice di natura pittorica, sia per il gioco di citazionismo dichiarato messo in atto, che per la metodologia proposta. L’intervento che Lapenna realizza negli spazi della galleria è una riproposizione vivente, a cui il pubblico potrà assiste in occasione dell'opening della mostra, de Le Rose di Eliogabalo, opera del 1888 del pittore storicista inglese Alma Tadema. Il dipinto è ispirato ad un episodio attribuito all’imperatore romano Eliogabalo, secondo cui il sovrano, durante una cena, uccise i suoi convitati soffocandoli con una massa di petali di rose, viole e altri fiori fatta cadere dal soffitto. In una adesione dei personaggi allo sfondo e nel mimetismo della scena vivente sul modello pittorico originario, Lapenna ricrea un’atmosfera di languida decadenza, un quadro umano che diventa composizione dell’immagine dalla tessitura densa, nella quale la dimensione del tableaux vivant viene accentuata dall’accumulo di materiale, copiosa cascata di fiori evidenziata dalla scarsa altezza del soffitto.
Maria Francesca Tassi (1977), attraverso disegni ed installazioni, indaga gli aspetti visionari della realtà. Disegnando prevalentemente cose che non esistono, o cose che esistono ma in situazioni e dimensioni improbabili, Tassi considera la realizzazione scultorea un metodo di riproducibilità. In Prehistorica l'artista da forma alla propria fascinazione per il sistema razionale della natura, ricostruendo un giardino di piante fossili realmente esistite e perlopiù scomparse. Il lavoro di Tassi prende avvio da uno studio degli elementi vegetali preistorici effettuato nei musei di scienze naturali, di cui riproduce la primigenia forma geometrica. Questi sono avvertiti dall'artista come “oggetti significanti”, in quanto costitutivi delle riserve di carbone e petrolio che oggi vengono utilizzate come primaria fonte di energia e che sono in via di esaurimento. In Vorrei un mondo nuovo Tassi attua un procedimento costitutivo inverso, riproducendo fossili che non esistono se non nella propria immaginazione. L'atto creativo dell'artista diviene una sorta di moderno rituale attraverso il quale la scultura va ad auspicare una nuova e feconda esistenza e al contempo una riflessione di matrice ecologica.
Il lavoro di Xiuzhong Zhang (1988) nasce dall’incontro e dalla fascinazione per culture diverse. L’artista esplora il concetto di bellezza intesa non solo come equilibrio e armonia interiore, ma anche come ordine matematico insito nella natura stessa. In Eterno, serie di lavori in fibre ottiche del 2011, lettere e ideogrammi cinesi si combinano secondo uno schema numerico a comporre la parola “bellezza”. Una luce posteriore illumina una parte delle fibre ottiche formando un cerchio, simbolo di perfezione. Nell'installazione Integratore (2012) Zhang reitera la medesima combinazione di lettere e ideogrammi; in questo caso è significativo il simbolismo dei materiali impiegati per riprodurre la parola “bellezza”, una serie di siringhe riempite di cenere di incenso, residuo votivo di preghiere effettivamente compiute, poste su un supporto specchiante a formare una croce. Per l'artista l'incenso dà forma all'immaterialità della preghiera, divenendo metafora di una dimensione interiore e spirituale, in contrasto con la materialità evocata dalle siringhe, connesse ad un piano fisico e quindi superficiale dell'esistenza umana.
17
maggio 2012
Seeds
Dal 17 maggio al 14 settembre 2012
arte contemporanea
performance - happening
performance - happening
Location
FONDAZIONE BIAGIOTTI PROGETTO ARTE
Firenze, Via Delle Belle Donne, 39r, (Firenze)
Firenze, Via Delle Belle Donne, 39r, (Firenze)
Orario di apertura
da martedì a sabato ore 14-19
Vernissage
17 Maggio 2012, ore 18.30
Autore