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Sei indici della bellezza dell’uomo. Monumenti per la legalità
Cantiere per il recupero di una villa confiscata alla camorra
Comunicato stampa
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SEI INDICI DELLA BELLEZZA DELL’UOMO C’è uno slogan punk che dice “Siamo nella fogna, ma alcuni di noi guardano le stelle”. Nella ricerca della bellezza ci sono uomini e donne che hanno avuto la capacità di vedere ciò che a noi normalmente sfugge o che, molto più spesso, preferiamo non vedere. Dalla coerenza di queste persone nascono gli esempi dell’etica, della integrità morale, esempi scomodi in una società in cui la cecità è di gran lunga più rassicurante del vedere. Come sosteneva Albert Einstein: pochi di coloro che hanno gli occhi vedono. Pochi di coloro che hanno le orecchie sentono. L’arte è stata, da sempre, ricerca di una bellezza che è, innanzitutto, una funzione sociale; il concetto di estetica stesso travalica il vuoto edonismo per essere una attestazione di armonia e verità. Esiste una bellezza del gesto che è di gran lunga superiore a qualsiasi opera che i grandi artisti possano concepire. E, d’altra parte, lo stesso atto creativo dell’arte nasce, innanzitutto, nella mente e nel cuore prima di essere forma del pensiero creativo. Nello scontro che, da sempre, l’umanità ha vissuto fra il bene ed il male c’è sempre una possibilità di scelta, laddove lo schierarsi fa parte della necessità di non poter ignorare gli accadimenti della storia. Lo stesso fatto di non vedere giustifica, implicitamente, il male. Ci sono persone che hanno avuto il coraggio di vedere, indicando la strada della responsabilità individuale e sociale. La nostra meravigliosa terra è un luogo di scontro fra la dialettica che contrappone le opposte visioni della vita. Normalmente, nell’esistenza degli uomini lo scontro è sfumato, traendo proprio dai territori di confine etici, l’equivoco della autoperpetuazione del male. Le vittime della arroganza e della funerea visione della vita camorristica hanno scelto la bellezza della più alta visione morale ed etica della società piuttosto che le tenebre della giustificazione dell’orrore del rapporto sociale: la camorra. Camorra è un sistema di cose in cui tutto è funzionale ad un profitto; anche l’annichilimento di generazioni intere di ragazzi attraverso la droga, o la devastazione di un territorio nello sversatoio continuo di rifiuti tossici, o la sistematica distruzione di una economia attraverso il pizzo o, ancora, la negazione di ogni regola di etica sociale e politica nel controllo di appalti ed opere pubbliche. Non c’è motivazione e giustificazione possibile: la Camorra è male.
Va da se che le radici del male hanno motivazioni, storia, responsabilità. E l’eroismo di coloro che si contrappongono a questo male non ha sempre bisogno di gesti eclatanti; la stessa cultura della legalità è la risposta migliore che ognuno può avere, nella sua responsabilità individuale.
L’arte non è mai stata, nella realtà, un fenomeno slegato dall’accadere sociale e storico; spesso ha indicato una strada che, al di là della soggettive pulsioni degli artisti stessi, ha aperto le porte della visione del bello.
Il progetto di realizzazione di sei monumenti, o, meglio ancora, di sei opere d’arte che rammentano le vittime della sopraffazione camorristica, riprende, esattamente, il discorso sulla funzione sociale dell’estetica. Sei opere, sei virus contaminatori, sei fari all’interno di un territorio in cui la penetrazione dell’arte è veicolo di riflessione prima ancora che abbellimento di un luogo. Sei segni che sono atto di accusa verso quello che Goya definì Sonno della Ragione ma, al contempo, sei indici puntati verso il cielo della speranza. Dall’angelo volato via di Arturo Casanova, alla coppia voltata di spalle ed ingabbiata di Lello Lopez. La madre ed il bambino che ricordano di Giovanni Roma ed, ancora, Il Codice a Barre di Raffeale Bova come attestazione di memoria. L’albero della Legalità di Massimo Patroni Griffi e la Figura Alata di Angelo Golia. Espressioni diverse, figlie di storie artistiche ed umane assolutamente differenti fra loro eppure accomunate di una esigenza di attestare una appartenenza a quella parte dell’umanità che non china la testa, che non guarda da un’altra parte.
Sosteneva S. Agostino nelle Confessioni che proprio dall’assenza è possibile intravedere la Presenza di qualcosa. L’assenza degli angeli volati via di Arturo Casanova, indica la possibilità sostituire il nostro essere fisico ad essi; di raccoglierne il messaggio indossandone le scarpe e le ali per volare nel limpido cielo della bellezza. L’angelo è, storicamente, il messaggero del divino; è, nella nostra realtà, il messaggero di una idea, di una volontà. Coloro che hanno scelto di schierarsi dalla parte della legalità sono gli angeli di un messaggio forte che neppure la morte violenta ha saputo fermare: quello di essere, sempre e comunque, dalla parte del giusto
L’opera di Lello Lopez è un virus contaminatore per le coscienze dei giovani, di coloro che hanno, più di tanti altri, ancora il disincanto e la possibilità di sfuggire al fascino del male. Concepita come luogo di aggregazione ha, proprio nella sua possibilità di essere vissuta, la capacità di passare dolcemente nel quotidiano dei giovani per essere segnale, indicazione di una strada non semplice, eppure necessaria.
Il linguaggio della scultura di Raffaele Bova parte dalla sua attenzione verso i linguaggi non soltanto dell’arte, ma della vera e propria vita quotidiana, del contemporaneo. E’ un riportare, attraverso una immagine di uso comune, la memoria delle vittime della Camorra affinché la scelta della legalità rimanga perennemente all’interno della nostra mente, perché essa sia “normalità” e non più eccezione.
Più direttamente legato al ricordo è il monumento composto da due figure di Giovanni Roma. Il cuore dell’opera è, proprio, questa assenza, la morte di un uomo il cui sangue non ricade soltanto sui suoi carnefici ma, anche, nella mancanza degli affetti. E’ una vita che continua ma che è pervasa, comunque, dal dolore della perdita, da quella persona che sopravvive soltanto nel ricordo.
La figura alata di Angelo Golia è, in qualche modo, legata ad alcuni aspetti sociali delle nostre zone; luoghi in cui i cantieri fanno i conti continuamente con la prepotenza camorristica. Tecnicamente, infatti, la figura è costruita da tondini di ferro, quelli appunto dei cantieri, piegati a freddo ed a caldo che diventano forma di libertà non asservita ai diktat della cultura della sopraffazione.
Direttamente legata alla bellezza della natura ed alla purezza del simbolo è l’opera di Massimo Patroni Griffi. L’Albero della Legalità si armonizza con gli elementi naturali del parco di Casal di Principe diventando simbolo di una scelta radicata nella coscienze e che, eppure, sembra dimenticata. Essa affonda le radici in una visione etica che appartiene profondamente all’essere umano e che può risvegliarsi allo steso modo in cui un albero si risveglia dopo il lungo inverno della Ragione.
Quello che, comunque, conta in questa operazione, in questa ricerca collettiva che artisti, critici, ingegneri, architetti, operai, uomini e donne delle associazioni hanno intrapreso è la necessità di attestare una scelta. Una decisione di essere, sempre e comunque, fedeli ad una idea, ad ricerca della verità che è fondamentale affinché la luce squarci le tenebre della violenza e della sopraffazione del male. Poiché associazioni criminali come la Camorra, la Mafia, la Ndrangheta non incidono soltanto direttamente negli affari più o meno sporchi di una società; esse minano alla distruzione di un territorio, di una armonia sociale, di una mondo in cui viviamo ed in cui vivranno i nostri figli. Non è banale retorica affermare che solo la bellezza, come affermava Fedor Dostoevskji ne L’Idiota, e la verità potranno salvare il mondo. Anche l’arte, come è stato sempre nel corso della storia umana, può aiutarci ad intraprendere la via Estetica della vita; essa non vive soltanto nella forma, essa è sempre e comunque figlia, di un pensiero profondo che nasce dal cuore per diventare gridò di libertà.
MASSIMO SGROI
***
L’arte rappresenta uno dei più potenti veicoli di idee, di socialità di ricerca di bellezza, non soltanto legata alle opere in se ma, anche e soprattutto, a quella umana. L’arte è un modo di attestare una scelta, è qualcosa che funziona nelle menti delle persone come virus contaminatore di bellezza. Ora noi scegliamo sempre, ogni giorno da che parte stare; se dalla parte, appunto della bellezza o se dalla parte del male. L’arte, spesso, ti obbliga a pensare, anche quando gli occhi si fermano distratti su di un monumento o su un’opera; essa penetra profondamente nella nostra parte inconscia ponendoci la domanda: dove sei? La scelta di Agrorinascita di realizzare sei monumenti in una delle zone d’Italia a più alta penetrazione camorristica ha proprio questa idea di base: scegliere sempre la bellezza piuttosto che l’orrore di una ideologia di morte quale la camorra è. Una morte che non soltanto la scia di sangue che queste organizzazioni criminali lasciano dietro. E’, anche, la distruzione di una socialità, l’affossamento di una economia, la contaminazione della politica. L’ideologia della camorra, se di idea si può parlare, è, per sua intima natura, la negazione della bellezza e la distruzione del sogno. Per questo motivo abbiamo scelto di affidare a sei artisti la progettazione di sei monumenti in memoria delle vittime della ferocia camorrista. Prima di tutto perché ricordare serve a sapere cosa fare ogni volta che la storia si ripresenta. La memoria di chi ha combattuto, di chi non ha ceduto al ricatto criminale o, semplicemente, il ricordo delle vittime innocenti diventa oggetto fisico, totem di bellezza con cui fare i conti ogni giorno della nostra vita, ogni volta che ci passiamo davanti. Sempre e comunque quando lo sguardo curioso si posa su di essi, sempre quando pensiamo di non avere il coraggio. Il vero coraggio non ha sempre bisogno di atti eclatanti, la nostra vera forza sta nello scegliere ogni giorno la via maestra della legalità, anche nelle più piccole ed insignificanti cose.
Noi contaminiamo il territorio con la bellezza laddove altri lo hanno sporcato con la bruttura del male; Arturo Casanova, Raffaele Bova, Lello Lopez, Massimo Patroni Griffi, Angelo Golia e Giovanni Roma hanno usato la loro personale ricerca dell’arte per tradurre i loro segni in un significato dalla grandissima valenza sociale, per lasciare una testimonianza potente di come sia possibile camminare sulla strada della legalità e della poesia a dispetto di tutto e di qualsiasi tendenza verso l’amoralità. Essi hanno scelto. Si dice che l’arte visuale, nell’entrare in relazione con le persone, ed in questo caso, con gli spazi, funzioni da detonatore di un accadere. Noi siamo certi che qualcosa accadrà, che l’arte funzioni e funzionerà da spinta propulsiva verso una nuova cultura che restituisca dignità a delle città ricordate troppo spesso solo come luogo di origine di un cancro che si chiama Camorra. Tutti noi siamo compartecipi di questa scelta; dal Ministero degli Interni e la Comunità europea. Le Amministrazioni di Casapesenna, Casal di Principe, San Cipriano d’Aversa, Villa Literno, Santa Maria la Fossa e San Marcellino, a noi di Agrorinascita, agli artisti ed i critici che hanno trasformato una tragedia in ricerca della bellezza. Ma, soprattutto, siete compartecipi voi cittadini che avete ancora la voglia di ritornare a sognare.
GIANNI ALLUCCI
Va da se che le radici del male hanno motivazioni, storia, responsabilità. E l’eroismo di coloro che si contrappongono a questo male non ha sempre bisogno di gesti eclatanti; la stessa cultura della legalità è la risposta migliore che ognuno può avere, nella sua responsabilità individuale.
L’arte non è mai stata, nella realtà, un fenomeno slegato dall’accadere sociale e storico; spesso ha indicato una strada che, al di là della soggettive pulsioni degli artisti stessi, ha aperto le porte della visione del bello.
Il progetto di realizzazione di sei monumenti, o, meglio ancora, di sei opere d’arte che rammentano le vittime della sopraffazione camorristica, riprende, esattamente, il discorso sulla funzione sociale dell’estetica. Sei opere, sei virus contaminatori, sei fari all’interno di un territorio in cui la penetrazione dell’arte è veicolo di riflessione prima ancora che abbellimento di un luogo. Sei segni che sono atto di accusa verso quello che Goya definì Sonno della Ragione ma, al contempo, sei indici puntati verso il cielo della speranza. Dall’angelo volato via di Arturo Casanova, alla coppia voltata di spalle ed ingabbiata di Lello Lopez. La madre ed il bambino che ricordano di Giovanni Roma ed, ancora, Il Codice a Barre di Raffeale Bova come attestazione di memoria. L’albero della Legalità di Massimo Patroni Griffi e la Figura Alata di Angelo Golia. Espressioni diverse, figlie di storie artistiche ed umane assolutamente differenti fra loro eppure accomunate di una esigenza di attestare una appartenenza a quella parte dell’umanità che non china la testa, che non guarda da un’altra parte.
Sosteneva S. Agostino nelle Confessioni che proprio dall’assenza è possibile intravedere la Presenza di qualcosa. L’assenza degli angeli volati via di Arturo Casanova, indica la possibilità sostituire il nostro essere fisico ad essi; di raccoglierne il messaggio indossandone le scarpe e le ali per volare nel limpido cielo della bellezza. L’angelo è, storicamente, il messaggero del divino; è, nella nostra realtà, il messaggero di una idea, di una volontà. Coloro che hanno scelto di schierarsi dalla parte della legalità sono gli angeli di un messaggio forte che neppure la morte violenta ha saputo fermare: quello di essere, sempre e comunque, dalla parte del giusto
L’opera di Lello Lopez è un virus contaminatore per le coscienze dei giovani, di coloro che hanno, più di tanti altri, ancora il disincanto e la possibilità di sfuggire al fascino del male. Concepita come luogo di aggregazione ha, proprio nella sua possibilità di essere vissuta, la capacità di passare dolcemente nel quotidiano dei giovani per essere segnale, indicazione di una strada non semplice, eppure necessaria.
Il linguaggio della scultura di Raffaele Bova parte dalla sua attenzione verso i linguaggi non soltanto dell’arte, ma della vera e propria vita quotidiana, del contemporaneo. E’ un riportare, attraverso una immagine di uso comune, la memoria delle vittime della Camorra affinché la scelta della legalità rimanga perennemente all’interno della nostra mente, perché essa sia “normalità” e non più eccezione.
Più direttamente legato al ricordo è il monumento composto da due figure di Giovanni Roma. Il cuore dell’opera è, proprio, questa assenza, la morte di un uomo il cui sangue non ricade soltanto sui suoi carnefici ma, anche, nella mancanza degli affetti. E’ una vita che continua ma che è pervasa, comunque, dal dolore della perdita, da quella persona che sopravvive soltanto nel ricordo.
La figura alata di Angelo Golia è, in qualche modo, legata ad alcuni aspetti sociali delle nostre zone; luoghi in cui i cantieri fanno i conti continuamente con la prepotenza camorristica. Tecnicamente, infatti, la figura è costruita da tondini di ferro, quelli appunto dei cantieri, piegati a freddo ed a caldo che diventano forma di libertà non asservita ai diktat della cultura della sopraffazione.
Direttamente legata alla bellezza della natura ed alla purezza del simbolo è l’opera di Massimo Patroni Griffi. L’Albero della Legalità si armonizza con gli elementi naturali del parco di Casal di Principe diventando simbolo di una scelta radicata nella coscienze e che, eppure, sembra dimenticata. Essa affonda le radici in una visione etica che appartiene profondamente all’essere umano e che può risvegliarsi allo steso modo in cui un albero si risveglia dopo il lungo inverno della Ragione.
Quello che, comunque, conta in questa operazione, in questa ricerca collettiva che artisti, critici, ingegneri, architetti, operai, uomini e donne delle associazioni hanno intrapreso è la necessità di attestare una scelta. Una decisione di essere, sempre e comunque, fedeli ad una idea, ad ricerca della verità che è fondamentale affinché la luce squarci le tenebre della violenza e della sopraffazione del male. Poiché associazioni criminali come la Camorra, la Mafia, la Ndrangheta non incidono soltanto direttamente negli affari più o meno sporchi di una società; esse minano alla distruzione di un territorio, di una armonia sociale, di una mondo in cui viviamo ed in cui vivranno i nostri figli. Non è banale retorica affermare che solo la bellezza, come affermava Fedor Dostoevskji ne L’Idiota, e la verità potranno salvare il mondo. Anche l’arte, come è stato sempre nel corso della storia umana, può aiutarci ad intraprendere la via Estetica della vita; essa non vive soltanto nella forma, essa è sempre e comunque figlia, di un pensiero profondo che nasce dal cuore per diventare gridò di libertà.
MASSIMO SGROI
***
L’arte rappresenta uno dei più potenti veicoli di idee, di socialità di ricerca di bellezza, non soltanto legata alle opere in se ma, anche e soprattutto, a quella umana. L’arte è un modo di attestare una scelta, è qualcosa che funziona nelle menti delle persone come virus contaminatore di bellezza. Ora noi scegliamo sempre, ogni giorno da che parte stare; se dalla parte, appunto della bellezza o se dalla parte del male. L’arte, spesso, ti obbliga a pensare, anche quando gli occhi si fermano distratti su di un monumento o su un’opera; essa penetra profondamente nella nostra parte inconscia ponendoci la domanda: dove sei? La scelta di Agrorinascita di realizzare sei monumenti in una delle zone d’Italia a più alta penetrazione camorristica ha proprio questa idea di base: scegliere sempre la bellezza piuttosto che l’orrore di una ideologia di morte quale la camorra è. Una morte che non soltanto la scia di sangue che queste organizzazioni criminali lasciano dietro. E’, anche, la distruzione di una socialità, l’affossamento di una economia, la contaminazione della politica. L’ideologia della camorra, se di idea si può parlare, è, per sua intima natura, la negazione della bellezza e la distruzione del sogno. Per questo motivo abbiamo scelto di affidare a sei artisti la progettazione di sei monumenti in memoria delle vittime della ferocia camorrista. Prima di tutto perché ricordare serve a sapere cosa fare ogni volta che la storia si ripresenta. La memoria di chi ha combattuto, di chi non ha ceduto al ricatto criminale o, semplicemente, il ricordo delle vittime innocenti diventa oggetto fisico, totem di bellezza con cui fare i conti ogni giorno della nostra vita, ogni volta che ci passiamo davanti. Sempre e comunque quando lo sguardo curioso si posa su di essi, sempre quando pensiamo di non avere il coraggio. Il vero coraggio non ha sempre bisogno di atti eclatanti, la nostra vera forza sta nello scegliere ogni giorno la via maestra della legalità, anche nelle più piccole ed insignificanti cose.
Noi contaminiamo il territorio con la bellezza laddove altri lo hanno sporcato con la bruttura del male; Arturo Casanova, Raffaele Bova, Lello Lopez, Massimo Patroni Griffi, Angelo Golia e Giovanni Roma hanno usato la loro personale ricerca dell’arte per tradurre i loro segni in un significato dalla grandissima valenza sociale, per lasciare una testimonianza potente di come sia possibile camminare sulla strada della legalità e della poesia a dispetto di tutto e di qualsiasi tendenza verso l’amoralità. Essi hanno scelto. Si dice che l’arte visuale, nell’entrare in relazione con le persone, ed in questo caso, con gli spazi, funzioni da detonatore di un accadere. Noi siamo certi che qualcosa accadrà, che l’arte funzioni e funzionerà da spinta propulsiva verso una nuova cultura che restituisca dignità a delle città ricordate troppo spesso solo come luogo di origine di un cancro che si chiama Camorra. Tutti noi siamo compartecipi di questa scelta; dal Ministero degli Interni e la Comunità europea. Le Amministrazioni di Casapesenna, Casal di Principe, San Cipriano d’Aversa, Villa Literno, Santa Maria la Fossa e San Marcellino, a noi di Agrorinascita, agli artisti ed i critici che hanno trasformato una tragedia in ricerca della bellezza. Ma, soprattutto, siete compartecipi voi cittadini che avete ancora la voglia di ritornare a sognare.
GIANNI ALLUCCI
24
maggio 2008
Sei indici della bellezza dell’uomo. Monumenti per la legalità
Dal 24 maggio al 22 giugno 2008
arte contemporanea
Location
CASAL DI PRINCIPE
Casal Di Principe, -, (Caserta)
Casal Di Principe, -, (Caserta)
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