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Senaria sguardi – spazi e intenzioni dell’immagine
Prendendo spunto da una vecchia incisione del 1543, depositata nella Kunsthalle di Amburgo, Gabriele Perretta con questa esposizione insiste ancora una volta sull’immagine, su sei modi di intenderla, passando attraverso gli sguardi e gli spazi che nel contemporaneo la circondano
Comunicato stampa
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Perché sei modi di intenderla? Perché sei sono gli artisti invitati in questa mostra e sei sono i modi di trattare la fotografia, come sei sono le fonti delle immagini coinvolte, sei sono i modi di affrontare il viaggio nelle poetiche e sei sono i riflessi che si determinano tra percorso stilistico e pratiche discorsive. Qui, anzi, la pratica discorsiva per eccellenza è l’Immagine stessa e le varie forme di ricerca che si convogliano (si canalizzano, si instradano…) in Essa. Quell’immagine che negli ultimi anni ha totalizzato il suo identico riflesso, l’immagine che non parla più una lingua, ma parla la lingua delle lingue, la lingua del disegno e della pubblicità. Nell’immagine si concentra lo specchio del mondo contemporaneo: immagine come conflitto dei conflitti, immagine come materia tra le materie, come cosa tra le cose, come economia tra le economie, come cartina di tornasole: uno dei test più importanti della scuola del sospetto per capire le nostre attuali condizioni di esistenza. L’immagine come topos del trasferimento definitivo nel mondo, nel valico dell’universo di rappresentazione della medialità.
L’incisione a cui Perretta si riferisce è Piramide di sei uomini di Juste de Juste e serve a tenere salda un’ulteriore accezione, la dedica che i sei artisti - Andrea Neri, Luca Piovaccari, Fabrice de Nola, Giorgio Lupattelli, Silvano Tessarollo, Adriano Nardi - presenti in Senaria si sono adoperati a realizzare per il famoso Gruppo dei Sei della musica strumentale francese: Arthur Honegger, Daris Milhaud, Francis Poulenc, George Auric, Germaine Taillefarre e Louis Durey. Il motivo per cui artisti così giovani hanno scelto di indirizzare questa esposizione ad un gruppo così inconsueto di musicisti è presto detto. I sei artigiani dell’immagine, pur adoperando tecniche e linguaggi fisici così aggiornati, e che in prevalenza scorrono attraverso la fotografia, vogliono comunicare in maniera raffinata il loro dissenso per una moda banale quanto globale e volgarmente corrente, che nel presente è quella di associare le nuove culture del visivo alla musica rock ed alle tendenze dei videoclip, ormai segnate dalla noia dell’industria culturale, dall’effimero adattamento al genere e al suo portato spettacolare.
Il titolo di questa mostra indica, dunque, con genuinità, che essa è rivolta sia a quelli che sono a digiuno di arte contemporanea, sia a quelli che sono degli appassionati fruitori. Lo scopo dell’iniziativa tende a propagare l’esigenza di raccogliere, in pochi exempla, concetti, proposte, intenzioni e ricerche sull’immagine mediale, che possano rappresentare il modus del “fare artistico odierno”. La mostra, che svolge il ruolo di ouverture a possibilità future, si propone di fornire al lettore una verifica pratica su quell’espressione che convoglia pittura e fotografia e che spesso fa di questo connubio, con tutti i derivati tecnici possibili, l’antro delle sinergie e del laboratorio della post-produzione. In altri termini, un’economia della tecnica che eroga artigianalità: una summa in cui confluiscono ibridamente new-media, estetica della post-produzione e grafica digitale. Tale excursus, sintetizzato nel lavoro e nell’esposizione di questi sei artisti italiani, ha l’intento di portare l’occhio del visitatore nel cuore dell’immagine, accompagnandolo attraverso il lento processo di gestazione e di elaborazione della cosa: progetto, ideazione, scelta del soggetto e dei mezzi, adozione delle tecniche e dei materiali più adeguati a tradurre l’immagine secondo le intenzioni dell’artista e le occasioni di una buona attività post-produttiva.
L’incisione a cui Perretta si riferisce è Piramide di sei uomini di Juste de Juste e serve a tenere salda un’ulteriore accezione, la dedica che i sei artisti - Andrea Neri, Luca Piovaccari, Fabrice de Nola, Giorgio Lupattelli, Silvano Tessarollo, Adriano Nardi - presenti in Senaria si sono adoperati a realizzare per il famoso Gruppo dei Sei della musica strumentale francese: Arthur Honegger, Daris Milhaud, Francis Poulenc, George Auric, Germaine Taillefarre e Louis Durey. Il motivo per cui artisti così giovani hanno scelto di indirizzare questa esposizione ad un gruppo così inconsueto di musicisti è presto detto. I sei artigiani dell’immagine, pur adoperando tecniche e linguaggi fisici così aggiornati, e che in prevalenza scorrono attraverso la fotografia, vogliono comunicare in maniera raffinata il loro dissenso per una moda banale quanto globale e volgarmente corrente, che nel presente è quella di associare le nuove culture del visivo alla musica rock ed alle tendenze dei videoclip, ormai segnate dalla noia dell’industria culturale, dall’effimero adattamento al genere e al suo portato spettacolare.
Il titolo di questa mostra indica, dunque, con genuinità, che essa è rivolta sia a quelli che sono a digiuno di arte contemporanea, sia a quelli che sono degli appassionati fruitori. Lo scopo dell’iniziativa tende a propagare l’esigenza di raccogliere, in pochi exempla, concetti, proposte, intenzioni e ricerche sull’immagine mediale, che possano rappresentare il modus del “fare artistico odierno”. La mostra, che svolge il ruolo di ouverture a possibilità future, si propone di fornire al lettore una verifica pratica su quell’espressione che convoglia pittura e fotografia e che spesso fa di questo connubio, con tutti i derivati tecnici possibili, l’antro delle sinergie e del laboratorio della post-produzione. In altri termini, un’economia della tecnica che eroga artigianalità: una summa in cui confluiscono ibridamente new-media, estetica della post-produzione e grafica digitale. Tale excursus, sintetizzato nel lavoro e nell’esposizione di questi sei artisti italiani, ha l’intento di portare l’occhio del visitatore nel cuore dell’immagine, accompagnandolo attraverso il lento processo di gestazione e di elaborazione della cosa: progetto, ideazione, scelta del soggetto e dei mezzi, adozione delle tecniche e dei materiali più adeguati a tradurre l’immagine secondo le intenzioni dell’artista e le occasioni di una buona attività post-produttiva.
20
dicembre 2003
Senaria sguardi – spazi e intenzioni dell’immagine
Dal 20 dicembre 2003 al 10 febbraio 2004
Location
STUDIO D’ARTE FEDELE
Monopoli, Via Giuseppe Mazzini, 49, (Bari)
Monopoli, Via Giuseppe Mazzini, 49, (Bari)
Orario di apertura
tutti i giorni 10.00/12.00-1630/2030