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Sensia. Percezioni dell’essere
Questa mostra-progetto si esplica come contenitore atto a sviluppare, esaltare e affinare la percezione pura sensoriale
Comunicato stampa
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Questa mostra-progetto si esplica come contenitore atto a sviluppare, esaltare e affinare la percezione pura sensoriale.
Il concetto portante ruota attorno alla perdita della memoria del corpo e quindi dei sensi, a causa del condizionamento proveniente da stimoli che attivano processi mentali patologici, fino alla perdita dell’identità del proprio essere.
Il mezzo per riacquistare il senso dell’umano è il confronto con l’espressione artistica, purché dinanzi all’opera si accetti di spogliare la mente dalle sovrastrutture che l’affollano.
Il progetto è articolato attraverso un tragitto che parte dalla perdita della coscienza e della memoria: una caleidoscopica installazione architettonica si pone essa stessa come opera, recando in sé i cicli dei percorsi, incrociando il buio e i colori del buio, in un non luogo ove lo spazio delle reminiscenze è ottenebrato dalla cecità della falsa cultura. Successivamente il non luogo si inasprisce, valicando il fastidio e giungendo al dolore generato dalla banalità della televisione insulsa, dell’immagine deteriore, della triviale sensualità e al disgusto che diventa palese, quasi nausea di sartriana memoria. E poi l’arte, che evoca l’aura che in ognuno si agita, estraendola dalle pieghe dell’anima e richiamando mediaticamente l’essere reale, la forma,il colore, la pura percezione. Si manifesta un nuovo essere, lucido delle lacrime del dolore passato e forte di una nuova coscienza, libera da condizionamenti e falsi pudori, capace di sentire, vivere e morire e poi rinascere sempre nuova nel senso immortale del divino riportato all’essere umano.
Alfonso Spezza
“(...) Questa mostra intende così seguire questo difficile sentiero, creare una sorta di viaggio sensoriale ed emozionale di sublimazione in cui le opere entrano in un preciso e forte rapporto con un allestimento ideato per dialogare con l’architettura e la città, con quella dimensione metropolitana che rappresenta non a caso lo scenario centrale delle relazioni culturali ed esistenziali del presente interpretato degli artisti con gli strumenti affilati di una visione che riesce a essere critica senza perdere la qualità e il senso della sua rappresentazione. Gli artisti che partecipano a questa esposizione riflettono quindi sulla violenza e sulla bellezza, sulla leggerezza e sulla devastazione, sulla perdita di senso dei simboli e sulla loro rinascita all’interno dell’opera d’arte, in un progetto dove proprio l’allestimento recita un ruolo fondamentale e dove le opere degli autori si uniscono (anche grazie a un video chiarificatore di Alfonso Spezza) in un percorso che intende portare lo spettatore alla perdita delle sue sicurezze, trascinarlo in una situazione di incertezza e di spiazzamento, fino a condurlo a una trasfigurazione della sua visione e della sua sensorialità, spingendo il suo sguardo verso un rinnovamento radicale indotto dalla forza dell’esperienza estetica. Le immagini di lotta e di fisicità si uniscono pertanto a trame di millenaria levità ornamentale, i detriti lasciati dal crollo definitivo dei nostri convincimenti si uniscono alle parole di una poesia che dialoga con la vanità emblematica e mortale del fumo, i corpi si disfano nel sudore e si smaterializzano nella luce per comporre l’armonia dissonante di questo cammino di perdita e di mutazione tracciato grazie alla presenza rigeneratrice delle opere d’arte. (...) ”
Lorenzo Canova
Il concetto portante ruota attorno alla perdita della memoria del corpo e quindi dei sensi, a causa del condizionamento proveniente da stimoli che attivano processi mentali patologici, fino alla perdita dell’identità del proprio essere.
Il mezzo per riacquistare il senso dell’umano è il confronto con l’espressione artistica, purché dinanzi all’opera si accetti di spogliare la mente dalle sovrastrutture che l’affollano.
Il progetto è articolato attraverso un tragitto che parte dalla perdita della coscienza e della memoria: una caleidoscopica installazione architettonica si pone essa stessa come opera, recando in sé i cicli dei percorsi, incrociando il buio e i colori del buio, in un non luogo ove lo spazio delle reminiscenze è ottenebrato dalla cecità della falsa cultura. Successivamente il non luogo si inasprisce, valicando il fastidio e giungendo al dolore generato dalla banalità della televisione insulsa, dell’immagine deteriore, della triviale sensualità e al disgusto che diventa palese, quasi nausea di sartriana memoria. E poi l’arte, che evoca l’aura che in ognuno si agita, estraendola dalle pieghe dell’anima e richiamando mediaticamente l’essere reale, la forma,il colore, la pura percezione. Si manifesta un nuovo essere, lucido delle lacrime del dolore passato e forte di una nuova coscienza, libera da condizionamenti e falsi pudori, capace di sentire, vivere e morire e poi rinascere sempre nuova nel senso immortale del divino riportato all’essere umano.
Alfonso Spezza
“(...) Questa mostra intende così seguire questo difficile sentiero, creare una sorta di viaggio sensoriale ed emozionale di sublimazione in cui le opere entrano in un preciso e forte rapporto con un allestimento ideato per dialogare con l’architettura e la città, con quella dimensione metropolitana che rappresenta non a caso lo scenario centrale delle relazioni culturali ed esistenziali del presente interpretato degli artisti con gli strumenti affilati di una visione che riesce a essere critica senza perdere la qualità e il senso della sua rappresentazione. Gli artisti che partecipano a questa esposizione riflettono quindi sulla violenza e sulla bellezza, sulla leggerezza e sulla devastazione, sulla perdita di senso dei simboli e sulla loro rinascita all’interno dell’opera d’arte, in un progetto dove proprio l’allestimento recita un ruolo fondamentale e dove le opere degli autori si uniscono (anche grazie a un video chiarificatore di Alfonso Spezza) in un percorso che intende portare lo spettatore alla perdita delle sue sicurezze, trascinarlo in una situazione di incertezza e di spiazzamento, fino a condurlo a una trasfigurazione della sua visione e della sua sensorialità, spingendo il suo sguardo verso un rinnovamento radicale indotto dalla forza dell’esperienza estetica. Le immagini di lotta e di fisicità si uniscono pertanto a trame di millenaria levità ornamentale, i detriti lasciati dal crollo definitivo dei nostri convincimenti si uniscono alle parole di una poesia che dialoga con la vanità emblematica e mortale del fumo, i corpi si disfano nel sudore e si smaterializzano nella luce per comporre l’armonia dissonante di questo cammino di perdita e di mutazione tracciato grazie alla presenza rigeneratrice delle opere d’arte. (...) ”
Lorenzo Canova
08
settembre 2007
Sensia. Percezioni dell’essere
Dall'otto al 30 settembre 2007
arte contemporanea
Location
CIAC – CENTRO INTERNAZIONALE PER L’ARTE CONTEMPORANEA – CASTELLO COLONNA
Genazzano, Piazza San Nicola, 4, (Roma)
Genazzano, Piazza San Nicola, 4, (Roma)
Orario di apertura
tutti i giorni escluso il lunedì dalle 16,00 alle 18,00
sabato e domenica dalle 10,00 alle 13,00 e dalle 16,00 alle 18,00
Vernissage
8 Settembre 2007, ore 17
Sito web
www.sensia.eu
Autore
Curatore