Dagli arabi, a cui si attribuisce la prima osservazione stenopeica della storia della fotografia, alla prima riproduzione su lastra impregnata di bitume di giudea del francese Nicephone Niepce, molti sono stati coloro che hanno riprodotto in legno macchine stenopeiche per poter disegnare paesagi ed oggetti dal vero, sfruttando la possibilita’ di “ricopiare” la prospettiva reale, appoggiando un foglio sullo specchio ove si riproduceva l’immagine proveniente dal foro. I quasi due secoli che ci separano da Niepce sono stati un susseguirsi di perfezionamenti: le lenti (peraltro gia’ usate nel Medioevo) hanno sostituito il foro, i sali d’argento hanno reso possibile esposizioni di luce di millesimi di secondo, sono nate le pellicole sensibili e le macchine sono diventate strumenti di estrema precisione, ma il principio su cui si basa la fotografia era e resta lo stesso, anche oggi che si utilizzano i bit di memoria e la pellicola rischia di andare in pensione dopo anni di onorata carriera.

Gli spazi espositivi della Temple University Rome ospitano una mostra in forma abbreviata di una rassegna gia’ presentata presso Santa Maria della Scala di Siena e con il patrocinio del Comune di Siena, curata da Mauro Tozzi e Alessandro Mlach dedicata alla fotografia stenopeica internazionale. Una selezione di 10 dei 30 artisiti presenti in quel occasione saranno esposti alla Temple University Rome per illustrare questo aspetto molto particolare della ricerca fotografica, quello cioe’ che realizza immagini attraverso l’uso di camere oscure nelle quali e’ praticato un foro piccolissimo. Gli artisti qui presenti sono Alessandro Mlach, Lucy Clink, Maurizio Gioco, Ilio Scali, Dominuque Stroobant, Luciano Celli, Teresa Cicero, Lorenzo Tommasoni e Mauro Tozzi