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Senza titolo 2 – Monocromi
Una collettiva in cui giovani artisti e nomi di fama internazionale dialogano sul tema del monocromo, del colore assoluto, che ha avuto un ruolo chiave nell’arte del ventesimo secolo e che è in costante relazione con il contemporaneo.
Comunicato stampa
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L’occhio può seguire lo sguardo soltanto sulle vie predisposte dall’artista, non su altre. Questa è la consapevolezza/pretesa/illusione coltivata in tutta la storia dell’arte o almeno ciò è quello che l’artista spera avvenga nel momento in cui, diventando artefice, tenta di dare vita a un “dispositivo” segnico, capace di generare senso e significato in un fruitore dell’esperienza estetica. L’arte, infatti, non è mai semplice duplicazione mimetica della realtà, mai semplice rappresentazione astratta o figurativa del mondo, in quanto si muove su traiettorie non iscritte nel precedente sistema linguistico, istituendo sempre e comunque nuovi regimi dello sguardo e tentando di creare nuovi elementi significanti, attraverso gesti capaci di generare tensione e sommovimento nello scambio sociale. In questa prospettiva, il manufatto artistico tenta in continuazione di rispondere, in modo più o meno adeguato, a un progetto interiore di cui si fa portatore l’artista, che è finalizzato a condensare una certa tonalità affettiva, emozionale, individuale, culturale o sociale nelle forme e nei linguaggi della rappresentazione.
Astratta o figurativa che sia l’arte è sempre, infatti, concentrata a produrre simulacri, che vorrebbero costringere il mondo a guardarli, sollecitando lo sguardo e inserendo nel tessuto della comunicazione sociale forza creativa ed elementi simbolici dal forte impatto. In questa prospettiva, una tendenza tutta novecentesca alla sperimentazione, alla rottura del canone, alla messa in crisi e al superamento dei linguaggi preesistenti si è sviluppata attraverso la pratica della monocromia, intesa come gesto capace di superare i binomi astrattismo-figurazione, sfondo- figura, visibile-invisibile, colore-non colore, pittura-non pittura, arte-non arte...
Il monocromo si presenta, infatti, come tema trasversale dell’arte contemporanea, generato da diverse forme di intenzionalità, ma sempre interessato al raggiungimento di una potenza espressiva capace di liberare il gesto, l’opera e la creatività dai maggiori condizionamenti possibili, alla ricerca di essenzialità, semplicità, minimalismo e rigore. La rinuncia all’immagine o la riduzione della sua potenza espressiva attraverso la monocromia, permette agli artisti di concentrarsi sugli elementi primi dell’arte e della percezione, mettendo in scena conflitti più o meno risolti e armonizzati tra visibile e invisibile, tra tangibile e intangibile, mettendo in discussione la stessa storia dell’arte e la sua eredità, al fine di realizzare opere capaci di parlare al più ampio spettro di fruitori.
La mostra sul monocromo, ospitata dalla Galleria Opere Scelte, mette in scena una selezione di opere di Pierre Alechinsky, James Brooks, Alberto Burri, Enrico Castellani, Eduardo Chillida, Marco Cordero, Marcel Duchamp, Fukushi Ito, Francesca Gagliardi,
Giorgio Griffa, Dan Halter, Piero Manzoni, Pino Pinelli, Pierluigi Pusole/Walter Visentin,
Jean-Paul Riopelle, Turi Simeti, Renato Spagnoli, al fine di proporre una panoramica tra diverse impostazioni e tecniche artistiche che vedono nel “monocromismo” la possibilità per istituire un regime dello sguardo che nel colore unico individua lo spazio di azione per differenti sensibilità, ricerche e sperimentazioni. Opere grafiche, sculture, pitture, fotografie e installazioni danno vita in galleria a una mappatura leggera degli effetti di senso prodotti dalla unità del colore e, nello stesso tempo, permettono alle opere di parlare degli artisti che le hanno prodotte, mettendo in luce il tratto essenziale della loro poetica, del loro stile e della loro ricerca. Figlio più o meno legittimo di un certo atteggiamento “suprematista”, che caratterizza l’arte post-novecentesca, il monocromismo sembra aver introiettato più o meno esplicitamente la lezione di Malevich, secondo cui vi sarebbe una “supremazia della sensibilità pura” sull’oggetto e la rappresentazione, che mira alla realizzazione di forme, appunto, essenziali e “pure” di espressione della sensibilità esemplare dell’artista e di quella universale dell’umano. In questo modo la pratica di forme di pittura in chiaro-scuro o a tinta unita, che prima del novecento erano caratteristiche del disegno o dell’abbozzo preparatorio della pittura ad olio, diventano forme di espressione artistica diffusa in tutto il globo, dando vita a opere che fanno dell’unico colore la propria cifra espressiva, attraverso campiture dell’intera superficie della tela o pitture tonali, variazioni di luminosità, copertura pittorica degli oggetti o sottrazione del colore…
Tutto ciò all’insegna di un’attenzione per un’attitudine dell’arte e un desiderio degli artisti di mettere ordine nell’instabilità del mondo esterno, attraverso un gesto che imponga un regime dello sguardo, capace di armonizzare l’universo interiore ed esteriore dell’uomo e nello stesso tempo interrogare gli elementi primi della storia dell’arte, del gesto artistico e della percezione.
Testo di Roberto Mastroianni
Astratta o figurativa che sia l’arte è sempre, infatti, concentrata a produrre simulacri, che vorrebbero costringere il mondo a guardarli, sollecitando lo sguardo e inserendo nel tessuto della comunicazione sociale forza creativa ed elementi simbolici dal forte impatto. In questa prospettiva, una tendenza tutta novecentesca alla sperimentazione, alla rottura del canone, alla messa in crisi e al superamento dei linguaggi preesistenti si è sviluppata attraverso la pratica della monocromia, intesa come gesto capace di superare i binomi astrattismo-figurazione, sfondo- figura, visibile-invisibile, colore-non colore, pittura-non pittura, arte-non arte...
Il monocromo si presenta, infatti, come tema trasversale dell’arte contemporanea, generato da diverse forme di intenzionalità, ma sempre interessato al raggiungimento di una potenza espressiva capace di liberare il gesto, l’opera e la creatività dai maggiori condizionamenti possibili, alla ricerca di essenzialità, semplicità, minimalismo e rigore. La rinuncia all’immagine o la riduzione della sua potenza espressiva attraverso la monocromia, permette agli artisti di concentrarsi sugli elementi primi dell’arte e della percezione, mettendo in scena conflitti più o meno risolti e armonizzati tra visibile e invisibile, tra tangibile e intangibile, mettendo in discussione la stessa storia dell’arte e la sua eredità, al fine di realizzare opere capaci di parlare al più ampio spettro di fruitori.
La mostra sul monocromo, ospitata dalla Galleria Opere Scelte, mette in scena una selezione di opere di Pierre Alechinsky, James Brooks, Alberto Burri, Enrico Castellani, Eduardo Chillida, Marco Cordero, Marcel Duchamp, Fukushi Ito, Francesca Gagliardi,
Giorgio Griffa, Dan Halter, Piero Manzoni, Pino Pinelli, Pierluigi Pusole/Walter Visentin,
Jean-Paul Riopelle, Turi Simeti, Renato Spagnoli, al fine di proporre una panoramica tra diverse impostazioni e tecniche artistiche che vedono nel “monocromismo” la possibilità per istituire un regime dello sguardo che nel colore unico individua lo spazio di azione per differenti sensibilità, ricerche e sperimentazioni. Opere grafiche, sculture, pitture, fotografie e installazioni danno vita in galleria a una mappatura leggera degli effetti di senso prodotti dalla unità del colore e, nello stesso tempo, permettono alle opere di parlare degli artisti che le hanno prodotte, mettendo in luce il tratto essenziale della loro poetica, del loro stile e della loro ricerca. Figlio più o meno legittimo di un certo atteggiamento “suprematista”, che caratterizza l’arte post-novecentesca, il monocromismo sembra aver introiettato più o meno esplicitamente la lezione di Malevich, secondo cui vi sarebbe una “supremazia della sensibilità pura” sull’oggetto e la rappresentazione, che mira alla realizzazione di forme, appunto, essenziali e “pure” di espressione della sensibilità esemplare dell’artista e di quella universale dell’umano. In questo modo la pratica di forme di pittura in chiaro-scuro o a tinta unita, che prima del novecento erano caratteristiche del disegno o dell’abbozzo preparatorio della pittura ad olio, diventano forme di espressione artistica diffusa in tutto il globo, dando vita a opere che fanno dell’unico colore la propria cifra espressiva, attraverso campiture dell’intera superficie della tela o pitture tonali, variazioni di luminosità, copertura pittorica degli oggetti o sottrazione del colore…
Tutto ciò all’insegna di un’attenzione per un’attitudine dell’arte e un desiderio degli artisti di mettere ordine nell’instabilità del mondo esterno, attraverso un gesto che imponga un regime dello sguardo, capace di armonizzare l’universo interiore ed esteriore dell’uomo e nello stesso tempo interrogare gli elementi primi della storia dell’arte, del gesto artistico e della percezione.
Testo di Roberto Mastroianni
05
dicembre 2017
Senza titolo 2 – Monocromi
Dal 05 dicembre 2017 al 13 gennaio 2018
arte moderna e contemporanea
Location
GALLERIA OPERE SCELTE
Torino, Via Matteo Pescatore, 11D, (Torino)
Torino, Via Matteo Pescatore, 11D, (Torino)
Orario di apertura
da martedì a sabato ore 15.30 - 20
Vernissage
5 Dicembre 2017, ore 18.30
Autore