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Serena Boccanegra – Sotto al letto di mia nonna
La mostra si configura come un’installazione totale site specific: attraverso il filo di un’amorevole memoria, simbolizzata da una variegata sequenza di oggetti e micro mondi sognati dall’autrice, emerge in senso catartico l’importanza del rapporto dell’artista con il proprio contesto
famigliare.
Comunicato stampa
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Comunicato stampa

S’inaugura sabato 6 maggio alle 18.30 alla Bottega d’arte Gibigiana di Venezia la mostra Sotto al letto di mia nonna di Serena Boccanegra con la curatela di Marianna Accerboni, la rassegna si configura come un’installazione totale site specific: attraverso il filo di un’amorevole memoria, simbolizzata da una variegata sequenza di oggetti e micro mondi sognati dall’autrice, emerge in senso catartico l’importanza del rapporto di Serena con il proprio contesto
famigliare.
Figura idealmente centrale della composizione -‐ scrive Accerboni -‐ è Rina Nono, la nonna, una forte personalità illuminata da intensi occhi verdi, che rappresenta una sorta di nume tutelare, che nel corso del tempo ha fermamente mantenuto la memoria della sua famiglia d’origine, conservandone gli oggetti più vari, che Serena implementa con altre testimonianze materiche, anche questa volta foto, oggetti, tessuti, pizzi, lettere, scarpe e scarpette, appartenute pure alla famiglia del padre, i Boccanegra. Simboli di una catena d’amore che l’artista -‐ scenografa realizzatrice per il teatro e per il cinema, che ha sempre parallelamente condotto un proprio percorso di ricerca artistica personale -‐ collega e ramifica come se il suo racconto per immagini -‐ dedicato alla nonna Rina e al figlio Orlando -‐
andasse a rappresentare in realtà l’albero della vita.
“Ho sentito la forte necessità di incontrare i miei antenati, di metterli tutti insieme e pacificarli, di farli incontrare di nuovo. -‐ spiega Serena -‐ Un piccolo atto psicomagico per dialogare con loro, un incontro
tra morti e vivi”.
Artista, ma anche sapiente artigiana, la Boccanegra ospita ogni oggetto e ogni composizione in un altrettanto simbolico cassetto, che in un certo senso li cataloga ma nel contempo li incornicia in una sorta di boccascena, forse perché sono appartenuti al teatro della vita. E in ognuno di questi ambiti o contenitori c’è tutto un mondo, che si apre e si collega, secondo il concetto delle scatole cinesi, a un altro mondo. Un work in progress, un lavoro in divenire: “Questo -‐ afferma infatti Serena -‐ è solo
l’inizio di un cammino, nel tempo aggiungerò sempre altri cassetti”.
Molto spesso, nel rielaborare o fermare gli oggetti su un supporto, Serena usa la cera d’api, un materiale naturale come gli altri -‐ legno, carta, stoffa, gesso e pelle -‐ che compongono l’esposizione, perché le piace il suo profumo e perché “mettere la cera sopra gli oggetti è come fermarli, la cera è un
materiale scultoreo, simbolico, può interpretare il concetto di “fermare l’attimo”.
Questa mostra -‐ conclude Accerboni -‐ appare dunque come una fascinazione simbolica che, snodandosi sul filo di un’intima ispirazione surreale, gioca, quasi inconsciamente, con l’object trouvé di duchampiana memoria, implementando l’emozione ch’esso suscita con l’emotività che rende vive e
umane le tavole di un palcoscenico e coinvolgente, la finzione cinematografica.
L’universo di Serena si adagia -‐ soffice -‐ e dialoga inoltre in un contesto espositivo che è specchio, dilatazione e contrappunto della mostra stessa e si amplia in contaminazioni con altri due artisti. La Bottega d’arte Gibigiana è infatti fucina d’arte dove laboratorio e spazio espositivo convivono e dove s’incontrano artisti che operano sia nel mondo dell’arte sia nel campo dell’arredamento con i loro lavori handmade, generati dal recupero di materiali poveri e in disuso. E creano ambientazioni dalle interessanti connotazioni. La denominazione Gibigiana allude al gioco generato dal riverbero della luce solare che, incontrando uno specchio d’acqua, crea riflessi ritmici e sinuosi, facendo vibrare tutto ciò su cui si posa. Fenomeno che ben simbolizza il comune intento delle personalità artistiche presenti. In quest’occasione, accanto alla mostra Sotto il letto di mia nonna, incontreremo
anche le opere di Mirko Donati, anima portante della Bottega, e di Anna Scovacricchi, artista illustratrice ora qui in residenza, che presenteranno negli altri spazi del laboratorio/bottega nuove creature. Ogni stanza sarà un elemento: aria, acqua, fuoco e terra, questo il leitmotiv costante.
Serena Boccanegra, di natura nomade, vive e lavora per molti anni fuori Venezia, per poi tornare alle radici veneziane. Si forma come pittrice e scenografa realizzatrice per il teatro, lavorando in diversi laboratori teatrali e compagnie, tra cui la compagnia Figli d’Arte Cuticchio. Opera al Teatro Massimo di Palermo, cura gli spazi scenici per ripetute edizioni del festival La Macchina dei Sogni; progetta e costruisce diverse marionette per l’Opernhaus di Zurigo. Incontra poi il cinema e si specializza come pittrice di scena: Garrone, Crialese, Moretti, Soldini e Wenders sono alcuni dei registi per i quali ha lavorato. Porta avanti da anni una personale ricerca artistica e sul teatro di figura.


S’inaugura sabato 6 maggio alle 18.30 alla Bottega d’arte Gibigiana di Venezia la mostra Sotto al letto di mia nonna di Serena Boccanegra con la curatela di Marianna Accerboni, la rassegna si configura come un’installazione totale site specific: attraverso il filo di un’amorevole memoria, simbolizzata da una variegata sequenza di oggetti e micro mondi sognati dall’autrice, emerge in senso catartico l’importanza del rapporto di Serena con il proprio contesto
famigliare.
Figura idealmente centrale della composizione -‐ scrive Accerboni -‐ è Rina Nono, la nonna, una forte personalità illuminata da intensi occhi verdi, che rappresenta una sorta di nume tutelare, che nel corso del tempo ha fermamente mantenuto la memoria della sua famiglia d’origine, conservandone gli oggetti più vari, che Serena implementa con altre testimonianze materiche, anche questa volta foto, oggetti, tessuti, pizzi, lettere, scarpe e scarpette, appartenute pure alla famiglia del padre, i Boccanegra. Simboli di una catena d’amore che l’artista -‐ scenografa realizzatrice per il teatro e per il cinema, che ha sempre parallelamente condotto un proprio percorso di ricerca artistica personale -‐ collega e ramifica come se il suo racconto per immagini -‐ dedicato alla nonna Rina e al figlio Orlando -‐
andasse a rappresentare in realtà l’albero della vita.
“Ho sentito la forte necessità di incontrare i miei antenati, di metterli tutti insieme e pacificarli, di farli incontrare di nuovo. -‐ spiega Serena -‐ Un piccolo atto psicomagico per dialogare con loro, un incontro
tra morti e vivi”.
Artista, ma anche sapiente artigiana, la Boccanegra ospita ogni oggetto e ogni composizione in un altrettanto simbolico cassetto, che in un certo senso li cataloga ma nel contempo li incornicia in una sorta di boccascena, forse perché sono appartenuti al teatro della vita. E in ognuno di questi ambiti o contenitori c’è tutto un mondo, che si apre e si collega, secondo il concetto delle scatole cinesi, a un altro mondo. Un work in progress, un lavoro in divenire: “Questo -‐ afferma infatti Serena -‐ è solo
l’inizio di un cammino, nel tempo aggiungerò sempre altri cassetti”.
Molto spesso, nel rielaborare o fermare gli oggetti su un supporto, Serena usa la cera d’api, un materiale naturale come gli altri -‐ legno, carta, stoffa, gesso e pelle -‐ che compongono l’esposizione, perché le piace il suo profumo e perché “mettere la cera sopra gli oggetti è come fermarli, la cera è un
materiale scultoreo, simbolico, può interpretare il concetto di “fermare l’attimo”.
Questa mostra -‐ conclude Accerboni -‐ appare dunque come una fascinazione simbolica che, snodandosi sul filo di un’intima ispirazione surreale, gioca, quasi inconsciamente, con l’object trouvé di duchampiana memoria, implementando l’emozione ch’esso suscita con l’emotività che rende vive e
umane le tavole di un palcoscenico e coinvolgente, la finzione cinematografica.
L’universo di Serena si adagia -‐ soffice -‐ e dialoga inoltre in un contesto espositivo che è specchio, dilatazione e contrappunto della mostra stessa e si amplia in contaminazioni con altri due artisti. La Bottega d’arte Gibigiana è infatti fucina d’arte dove laboratorio e spazio espositivo convivono e dove s’incontrano artisti che operano sia nel mondo dell’arte sia nel campo dell’arredamento con i loro lavori handmade, generati dal recupero di materiali poveri e in disuso. E creano ambientazioni dalle interessanti connotazioni. La denominazione Gibigiana allude al gioco generato dal riverbero della luce solare che, incontrando uno specchio d’acqua, crea riflessi ritmici e sinuosi, facendo vibrare tutto ciò su cui si posa. Fenomeno che ben simbolizza il comune intento delle personalità artistiche presenti. In quest’occasione, accanto alla mostra Sotto il letto di mia nonna, incontreremo
anche le opere di Mirko Donati, anima portante della Bottega, e di Anna Scovacricchi, artista illustratrice ora qui in residenza, che presenteranno negli altri spazi del laboratorio/bottega nuove creature. Ogni stanza sarà un elemento: aria, acqua, fuoco e terra, questo il leitmotiv costante.
Serena Boccanegra, di natura nomade, vive e lavora per molti anni fuori Venezia, per poi tornare alle radici veneziane. Si forma come pittrice e scenografa realizzatrice per il teatro, lavorando in diversi laboratori teatrali e compagnie, tra cui la compagnia Figli d’Arte Cuticchio. Opera al Teatro Massimo di Palermo, cura gli spazi scenici per ripetute edizioni del festival La Macchina dei Sogni; progetta e costruisce diverse marionette per l’Opernhaus di Zurigo. Incontra poi il cinema e si specializza come pittrice di scena: Garrone, Crialese, Moretti, Soldini e Wenders sono alcuni dei registi per i quali ha lavorato. Porta avanti da anni una personale ricerca artistica e sul teatro di figura.

06
maggio 2017
Serena Boccanegra – Sotto al letto di mia nonna
Dal 06 maggio al 06 luglio 2017
arte contemporanea
Location
BOTTEGA D’ARTE GIBIGIANA
Venezia, Dorsoduro, 1487, (Venezia)
Venezia, Dorsoduro, 1487, (Venezia)
Orario di apertura
da lunedì a sabato ore 10-15.30
Vernissage
6 Maggio 2017, ore 18.30
Autore
Curatore