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Serena Fineschi – Viva questo mondo di merda (2020)
Dopo Altro giro, altra corsa di Iginio De Luca, si inaugura giovedì 9 luglio in diretta alle ore 19.00 sul canale Facebook di Flashback – @flashbackfair – Viva questo mondo di merda di Serena Fineschi, il terzo manifesto della quinta edizione di Opera Viva Barriera di Milano, progetto ideato da Alessandro Bulgini, curato da Christian Caliandro e sostenuto dalla fiera Flashback, l’arte è tutta contemporanea. Che quest’anno ha scelto – per il suo ottavo appuntamento – il tema Ludens, ispirato al racconto di fantascienza La variante dell’Unicorno di Roger Zelazny e all’opera di Johan Huizinga. Il gioco dunque come fondamento della vita umana e della creatività, come approccio fondamentale per la ricostruzione continua del mondo e come base per l’arte e la cultura; il gioco come attività sacra.
Proprio quel corpo individuale e collettivo dunque che è stato sottoposto di recente, durante le settimane del lockdown, a una dura prova, ritorna prepotentemente al centro dell’attenzione (è infatti il tema principale della riflessione di alcuni dei più significativi pensatori contemporanei, da Michel Foucault a Donna Haraway a Paul B. Preciado), e diventa il territorio e il mezzo del messaggio artistico: “Amiamo il corpo malato. Amiamo le cicatrici e i morsi lasciati sulla pelle dalle ferite. Amiamo il corpo anziano, segnato dal tempo, raggrinzito dal sole, pieno di ricordi. Amiamo il corpo lento. Amiamo l’imperfezione e lo squilibrio (…). Amiamo il vero corpo, fragile e vulnerabile, e non il corpo ideale e tirannico della norma. Amiamo il corpo poetico, perché il linguaggio è solo uno degli organi astratti del corpo vivo” (Paul B. Preciado, Inno al corpo, «Internazionale», 20 giugno 2020).
La frase tatuata sulla pelle di Serena, ed esposta sul manifesto 6x3, è in realtà tenera e commovente: significa che, nonostante siamo perfettamente consapevoli dei problemi e delle crisi che attraversano il mondo contemporaneo, nonostante le società occidentali stiano mostrando tutte le loro crepe (che il virus ha ampliato e reso ancora più visibili), nonostante tutto questo e proprio per questo non rinunciamo a dichiarare a gran voce il nostro amore per la vita – e tutta l’incoscienza, la sfrenatezza e la passione per l’imprevisto che ci vogliono per affrontarla. Per sentirsi ed essere davvero vivi, oggi.
Serena Fineschi vive e lavora tra Siena e Bruxelles. Il suo lavoro, espresso con diversi media, si concentra sull’importanza dei legami tra gli esseri umani, e riflette in modo particolare anche sulle trasformazioni che tali legami, e il loro mutare, producono. È tra i fondatori e gli ideatori di progetti che coinvolgono diversi artisti e curatori, tra cui l’itinerante Grand Hotel e FONDACO. Nel 2016 ha ideato CAVEAU, una cassaforte incassata tra le mura medioevali della città di Siena, che ha dato origine a una mostra realizzata nel 2017 presso il complesso museale di Santa Maria della Scala. Tra le mostre e i progetti più recenti si ricordano: la residenza annuale a Bruxelles (Belgio) presso la Collezione Frédéric de Goldschmidt, nel programma Artiste Domicilié(e) a cura della Galleria FuoriCampo; le mostre personali “After the Party”, Montoro12 Contemporary Art, Bruxelles (2018); “Stato di Grazia”, Brick Centro per la Ricerca e la Cultura Contemporanea, Siena (2014); tra le mostre collettive, "Border Crossing", evento collaterale in Manifesta12, Palermo (2018); "White Covers", Frédéric de Golschmidt collection, Bruxelles (2017).
Serena Fineschi – Viva questo mondo di merda (2020)
Torino, Via Crescentino, 25, (Torino)