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Serena Porrati – Faccio fatica, a volte, a vivere da anarchico
Serena Porrati nei suoi lavori ci parla del mondo naturale, vissuto e manipolato dall’uomo. La ricerca è dunque una indagine su come i sogni dell’uomo possano fisicamente realizzarsi e modificare l’ambiente anche solo occupando con dei segni lo spazio naturale .
Comunicato stampa
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Ogni punto della visuale è l’apice di una piramide rovesciata la cui base è indeterminabile
Fernando Pessoa
La realtà fotografata è quel linguaggio che non risolve l’ambivalenza ma ne aggrava la disperazione.
La fotografia è uno specchio decifrabile in superficie in cui le immagini che ruotano attorno a un tema e che sono ciascuna il frammento di una serie, dispensano l’illusione di cogliere un oggetto reale, illudono di poter vedere con gli occhi di chi ha guardato quel punto dello spazio in quell’attimo di tempo.
Di queste piccole colline “risparmiate” e disposte tra noi e il mondo da Serena Porrati, ciascuno di noi osserva la realtà seguendo il proprio filo e costruendo, punto dopo punto, una propria personale geometria del senso. È tuttavia un significato che rifiuta di essere univoco e che si aggira tra rilievi dolci, porzioni di un terreno all’apparenza fragile, a volte ricoperto da vegetazione spontanea e, a volte, nudo.
Al mio sguardo quelle sinuosità del terreno non sono mai state tracce superstiti né ritagli trascurati dall’azione devastatrice dell’uomo, non sono testimoni di una qualche inosservanza, né residui dello sfruttamento falsamente geometrico del territorio. Non sono niente di tutto questo. Quei tumuli sono simulacri di un dato inafferrabile, rappresentano l’avamposto di qualche straordinaria energia messa momentaneamente a tacere.
Quelle collinette sono timidi simboli di un possibile rovesciamento, di una inversione di tendenza al suo stadio iniziale. Esse sono segnali che emergono da un paesaggio immobile ma sempre sul punto di prendere fuoco.
Nel contrasto con edifici, manufatti industriali, guardrails, reti di protezione quei volumi naturali indicano un ordine antico ma anche futuro, lo stesso ordine rivissuto interiormente da Porrati nella scultura The Phytolacca Series (2011) che rielabora l’andamento biologico di una pianta arbustiva per renderlo metafora di un più vasto e universale decadimento biologico certamente ma sociale e culturale.
Anche Snow Balls (2011) è una riflessione emotivamente partecipata sulla Natura che dapprima protagonista dell’esperienza umana è stata ridotta a ricoprire ruoli secondari. La fotografia diventa memoria di memorie, riproduzione delle pagine di un taccuino su cui alcuni amici dell’artista hanno provato a raccontare per iscritto il luogo naturale di una loro esperienza sessuale en plein air.
Da ultimo il video intitolato Inexpressible Island (2010), dal nome dell’isola, ostica all’uomo, situata nel cuore dell’Antartide, ci restituisce una immagine della relazione tra individuo e ambiente come costruzione di un mondo ossessivamente popolato di oggetti e di simulacri destinati a perdersi come se stessero per sbriciolarsi nel disturbo dell’immagine elettronica. Il viaggio descritto nel video è una sorta di progressivo allontanamento dallo spazio urbano, saturo di segni ma privo di uomini.
Durante questo viaggio la Natura riconquista il proprio ruolo centrale e sembra riappropriarsi del potere fantasmatico delle origini sottrattole dal mondo degli oggetti. Ed era forse quel potere ad indurre negli uomini il pensiero che fosse proprio il volo di uno stormo di uccelli a disegnare le traiettorie del vento.
Massimo Arioli
Fernando Pessoa
La realtà fotografata è quel linguaggio che non risolve l’ambivalenza ma ne aggrava la disperazione.
La fotografia è uno specchio decifrabile in superficie in cui le immagini che ruotano attorno a un tema e che sono ciascuna il frammento di una serie, dispensano l’illusione di cogliere un oggetto reale, illudono di poter vedere con gli occhi di chi ha guardato quel punto dello spazio in quell’attimo di tempo.
Di queste piccole colline “risparmiate” e disposte tra noi e il mondo da Serena Porrati, ciascuno di noi osserva la realtà seguendo il proprio filo e costruendo, punto dopo punto, una propria personale geometria del senso. È tuttavia un significato che rifiuta di essere univoco e che si aggira tra rilievi dolci, porzioni di un terreno all’apparenza fragile, a volte ricoperto da vegetazione spontanea e, a volte, nudo.
Al mio sguardo quelle sinuosità del terreno non sono mai state tracce superstiti né ritagli trascurati dall’azione devastatrice dell’uomo, non sono testimoni di una qualche inosservanza, né residui dello sfruttamento falsamente geometrico del territorio. Non sono niente di tutto questo. Quei tumuli sono simulacri di un dato inafferrabile, rappresentano l’avamposto di qualche straordinaria energia messa momentaneamente a tacere.
Quelle collinette sono timidi simboli di un possibile rovesciamento, di una inversione di tendenza al suo stadio iniziale. Esse sono segnali che emergono da un paesaggio immobile ma sempre sul punto di prendere fuoco.
Nel contrasto con edifici, manufatti industriali, guardrails, reti di protezione quei volumi naturali indicano un ordine antico ma anche futuro, lo stesso ordine rivissuto interiormente da Porrati nella scultura The Phytolacca Series (2011) che rielabora l’andamento biologico di una pianta arbustiva per renderlo metafora di un più vasto e universale decadimento biologico certamente ma sociale e culturale.
Anche Snow Balls (2011) è una riflessione emotivamente partecipata sulla Natura che dapprima protagonista dell’esperienza umana è stata ridotta a ricoprire ruoli secondari. La fotografia diventa memoria di memorie, riproduzione delle pagine di un taccuino su cui alcuni amici dell’artista hanno provato a raccontare per iscritto il luogo naturale di una loro esperienza sessuale en plein air.
Da ultimo il video intitolato Inexpressible Island (2010), dal nome dell’isola, ostica all’uomo, situata nel cuore dell’Antartide, ci restituisce una immagine della relazione tra individuo e ambiente come costruzione di un mondo ossessivamente popolato di oggetti e di simulacri destinati a perdersi come se stessero per sbriciolarsi nel disturbo dell’immagine elettronica. Il viaggio descritto nel video è una sorta di progressivo allontanamento dallo spazio urbano, saturo di segni ma privo di uomini.
Durante questo viaggio la Natura riconquista il proprio ruolo centrale e sembra riappropriarsi del potere fantasmatico delle origini sottrattole dal mondo degli oggetti. Ed era forse quel potere ad indurre negli uomini il pensiero che fosse proprio il volo di uno stormo di uccelli a disegnare le traiettorie del vento.
Massimo Arioli
08
ottobre 2011
Serena Porrati – Faccio fatica, a volte, a vivere da anarchico
Dall'otto ottobre al 18 novembre 2011
arte contemporanea
Location
SPAZIO SENZATITOLO
Roma, Via Panisperna, 100, (Roma)
Roma, Via Panisperna, 100, (Roma)
Orario di apertura
lun. - ven. 17-20
sab. dom e festivi su appuntamento
Vernissage
8 Ottobre 2011, ore 19
Autore
Curatore